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MARIA, MADRE DELLA CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2008 12:38
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08/12/2008 09:05

(P.S. dedicato al papà di un "amico")
 

 

(At. 1, 14; Gv. 19, 25 ss.)

 

1. MADRE DEL POPOLO DI DIO E DI OGNI CRISTIANO.

Al termine della terza sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, Paolo VI ha proclamato Maria Vergine "Madre della Chiesa" con queste significative parole: "A gloria della Vergine e a nostro conforto, noi proclamiamo Maria SS. ‘Madre della Chiesa’ cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei Pastori, che la chiamano Madre amorosissima... È Madre di Colui (Gesù) che fin dal primo istante della sua incarnazione nel suo seno verginale, ha unito a Sè, come Capo, il suo Corpo Mistico che è la Chiesa. È vera Madre nostra, poiché attraverso di lei abbiamo ricevuto la vita divina. Ella ci ha dato con Gesù la sorgente stessa della grazia".

 


2. È NOSTRA MADRE SPIRITUALE, SOPRANNATURALE, "IN ORDINE ALLA GRAZIA".

In ogni ordine di vita troviamo una madre: vicino alla piccola quercia appena spuntata dal terreno c’è la quercia madre, accanto all’agnellino c’è la pecora madre, di fronte al bimbo c’è la mamma.

Ma noi abbiamo due ordini di vita: la vita naturale e la vita soprannaturale costituita dalla grazia santificante che ci fa rinascere, ci dà una vita nuova.

Ebbene anche in quest’ordine soprannaturale abbiamo bisogno di una mamma. Significativo è l’episodio di quella bimba cui la madre aveva insegnato il segno del cristiano o segno della croce. improvvisamente dopo le parole: "Nel nome del Padre e del Figlio", si interrompe, e, rivolta alla madre, chiede: Nel segno del cristiano non c’è la mamma?... L’istinto ce ne fa sentire il bisogno. No, nel segno del cristiano non c’è la mamma, ma nella vita cristiana, sì, c’è la mamma: è la Madonna. Infatti – afferma il celebre teologo Mersche – "Dio non ha voluto che la vita soprannaturale fosse meno umana della vita naturale, e che gli uomini da Lui adottati nel proprio Figlio fossero orfani a metà. E ha creato la Madonna (1)", e l’ha costituita nostra Mamma spirituale o soprannaturale.

E siccome l’ordine soprannaturale è infinitamente superiore all’ordine naturale, perciò la Madonna ci è Mamma in misura infinitamente più grande della mamma terrena, quindi, pieni di gioia, possiamo esclamare con S. Efrem: "Nemo tam Màter": nessuno ci è tanto Mamma come la Madonna!

I Padri della Chiesa – come S. Giustino, S. Ireneo, ecc. – fanno un parallelismo tra Eva, madre dei peccatori (ossia dei morti alla grazia), e Maria, madre dei vivificati dalla grazia. S. Agostino afferma che Maria è Madre di tutti gli uomini perché è Madre di Cristo di cui gli uomini sono membri mistici.

Sono stupende le parole del Vaticano II: "La Beata Vergine, col concepire Cristo, adorarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio morente in croce, cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo fu per noi Madre nell’ordine della grazia. E questa maternità perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell’Annunciazione e mantenuto senza esitazione sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti" (2).

 


3. GESU’ STESSO L’HA PROCLAMATA NOSTRA MADRE dall’alto della croce. Sul monte Calvario Maria consumò l’opera sua di Madre della Chiesa, di Madre nostra, ripetendo il suo "Fiat" e offrendo nuovamente al Padre il suo Figlio come vittima per i nostri peccati. E Gesù morente tra gli spasimi della crocifissione, l’ha dichiarata Madre spirituale d’ognuno di noi rappresentati da S. Giovanni. Infatti leggiamo nel Vangelo: "Gesù allora vedendo la Madre e lì accanto a lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: Donna, ecco tuo Figlio, poi disse al discepolo: Ecco tua Madre" (3). Mentre ce la consegna come Mamma ci affida completamente a lei: quindi l’"affidamento" o "consacrazione" alla Madonna non è altro che la ripetizione dell’affidamento pronunciato da Gesù morente sulla croce.

Il P. Roschini, grande mariologo, afferma che la Madonna spiritualmente ha concepito e partorito la Chiesa (Corpo di Cristo) quando ha concepito e partorito Gesù, Capo del Corpo Mistico; mentre concepisce e dà alla luce i singoli uomini nel Battesimo poiché la somma grazia del Battesimo, come tutte le altre grazie, è ottenuta dalla Vergine, e soprattutto perché nel Battesimo veniamo incorporati a Cristo. Poi durante la vita terrena ci porta nel suo grembo, ci tiene tra le sue braccia, ci aiuta a crescere spiritualmente e un giorno ci porterà alla perfetta vita soprannaturale ossia ci genererà alla vita della gloria sbocciata dalla vita della grazia: in altre parole ci presenterà e ci introdurrà nel Cielo. (4)


4. MADRE IMPAREGGIABILE:


a) Mamma sofferentissima:
La Chiesa ce la presenta come "L’Addolorata", come "La Regina dei martiri"; e ci ripete: "Non dimenticare mai i gemiti di tua Madre". Ci ha spiritualmente generati mediante un indicibile dolore, mediante un vero uragàno di sofferenze. In lei si è realizzata la profezia di Simeone: "La tua stessa anima sarà trapassata da una spada" (5), dalla spada del dolore che ha raggiunto il vertice sul calvario: "Presso la croce di Gesù stava sua Madre" (6).


b) Mamma potentissima:
Gesù le concede tutto ciò che chiederà. Rosmini afferma che Gesù non può negare nulla a Maria perché è sua Madre, e Maria non può negare nulla a noi perché siamo suoi figli.


c) Mamma tenerissima:
"La Chiesa cattolica – afferma il Vaticano II – edotta dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come Madre amantissima" (7).

Il S. Curato d’Ars afferma che l’amore premuroso, e, pieno di tenerezze, di tutte le mamme terrene verso i loro figli, pur essendo tanto grande, è come un pezzo di ghiaccio di fronte all’amore infuocato della mamma del Cielo verso ciascuno di noi.

Dunque: Facciamola contenta! Ascoltiamola! Consacriamoci a lei!

Facciamola contenta, osservando tutta la legge di Gesù; non rattristandola mai col peccato; recitando ogni giorno il S. Rosario!

Ascoltiamola nei suoi richiami. Ci ripete, come ai servi alle nozze di Cana, "fate quello che Gesù vi dirà". Ci ripete come raccomandò a Fatima: "Convertitevi e pregate!".

A una persona che con insistenza le diceva: "Dimostrati madre!", lei rispose, come risponde a ciascuno di noi: "Dimostrati figlio!"

A quanti di noi potrebbe rivolgere questi rimproveri: Mi chiami Madre: ma dov’è il tuo amore? Dici di amarmi; ma perché crocifiggi mio Figlio col peccato grave e lo schiaffeggi con tanti peccati veniali? Mi accendi delle candele, ma dimentichi che queste hanno valore soltanto se sono simbolo della tua fede, del tuo amore a Gesù, della tua vita che deve essere tutta consumata per il Salvatore. Mi porti dei fiori, e te ne sono grata; ma molto più gradito mi sarebbe il profumo delle tue virtù, che ti renderebbero più simile a me e al Redentore e porterebbero ovunque, mediante una vita esemplare, "il buon odore di Cristo" (8).


Consacriamoci a Lei
. Il più vivo desiderio della Madonna è il nostro Affidamento o Consacrazione a lei, che significa: metterci tra le sue braccia di Mamma, abbandonarci completamente alla sua volontà d’amore materno, affinché ci aiuti ad essere pienamente e per sempre di Gesù. Tuttavia questa Consacrazione deve essere vissuta: urge cambiare vita, romperla con il peccato; l’anima non ritorni ad essere come fiore appassito o come limone spremuto e gettato nell’immondezzaio delle passioni sregolate; e occorre correggersi pure dei difetti. Così realizzeremo lo stupendo programma di S. Bonaventura che Giovanni Paolo II ha fatto suo fin da giovane operaio nella sua Consacrazione alla Madonna e che ha impresso nel suo stemma papale: "Totus tuus": o Mamma celeste, che io sia tutto tuo per essere totalmente e per sempre di Gesù.

 



ESEMPIO. S. Crispino da Viterbo, Cappuccino
, è il primo Santo canonizzato da Giovanni Paolo II (20-6-1982), il quale ha dichiarato: "Il suo insegnamento è estremamente attuale".

Pietro Fioretti, il futuro frate Crispino, ha 5 anni ed è già orfano del padre. La sua buona mamma Marzia si preoccupa di affidarlo alla Madonna nel Santuario mariano della Quercia, dopo avergli dolcemente ripetuto: "Io presto andrò in paradiso (infatti muore dopo qualche mese), perciò ti affido alla Mamma celeste. L’amerai tanto! Ti custodirà tra le sue braccia materne. Ti proteggerà in ogni istante della tua vita". Il fanciullo vive pienamente questo affidamento alla Madonna. La invoca tante volte al giorno negli anni dello studio presso i Gesuiti, negli anni del lavoro da calzolaio, negli anni di vita francescana. Quasi sempre ha la corona in mano e il nome della Vergine sulle labbra, nella mente e nel cuore. Diventa uno dei Santi più devoti alla Madonna. Ai fanciulli, ai giovani, agli adulti parla spesso e con fervore della Vergine, insegna a loro i canti mariani ed esorta tutti ad amarla, così che viene chiamato ‘la rondinella della Vergine Maria’. La madonna lo protegge, lo difende da ogni male, anche da insidie tese da donne perverse e lo fa crescere nella fede, nella perfetta castità, nella santità e nella letizia francescana, per cui viene chiamato il ‘Giullare di Dio’. Soprattutto la Vergine inonda il suo cuore di un appassionato amore a Gesù e ai fratelli e lo spinge a fare della questua giornaliera per i poverelli e per i frati, una preziosa occasione di evangelizzazione quanto mai fruttuosa. Così - come ha detto il Papa - S. Crispino diventa ‘una catechesi itinerante’ per le persone, per le famiglie, e sarà un consigliere ricercato da Sacerdoti, da Vescovi e perfino dai Papi. Insegna le verità della fede di casa in casa nella città di Orvieto, in molti villaggi, in tanti paesi, nei casolari di campagna, ai numerosi fanciulli e contadini abbandonati. È un Missionario a tempo pieno. Il lavoro dei predicatori moderni di Missioni popolari si limita a poche settimane all’anno, mentre lui lo svolge ogni giorno dell’anno.

E quotidianamente compie pure tutte le altre opere di misericordia corporali e spirituali, "diventando - soggiunge il Papa - espressione vivente di carità. Ha veramente dell’incredibile l’opera da lui svolta. Nessuno sfugge alla sua attenzione, alle sue premure, al suo buon cuore: malati, peccatori, ragazze madri, bimbi abbandonati o in pericolo di essere uccisi dall’aborto, famiglie in miseria, anime disperate, commercianti disonesti da ammonire, visite ai carcerati quasi giornaliere, ecc." (20-6-1982).

Questo grande Santo ci insegna che quando si è molto devoti della Madonna, si diventa innamorati di Gesù, caritatevoli, misericordiosi, evangelizzatori infaticabili, apostoli ferventi e ricolmi di gioia. S. Crispino, pur in mezzo a molte difficoltà, a forti inclinazioni al nervosismo e tra tanti contrasti, vive pacificamente e nella perfetta letizia, ed è solito ripetere: "Chi ama Dio con purezza di cuore, vive felice e poi, contento, muore".

 


PROPOSITO.
Mettiamo in pratica l’ultimo ricordo di P. Pio da Pietrelcina a un gruppo di suoi figli spirituali: "Amate tanto la Madonna! Fatela amare dagli altri! Recitate ogni giorno il S. Rosario!" (Dopo poche ore moriva con la corona in mano e con queste parole sulle labbra: "Gesù! Maria! Gesù! Maria!").

La Vergine ci aiuterà a ben vivere e a ben morire.

 

 

(1) Mersche S. J., "Le theologie du Corps Mystique" (5) Lc. 2, 33 ss.

(2) L.G. 61–62 (6) Gv. 19, 25

(3) Gv. 19, 26 s. (7) L.G. 53

(4) P. Roschini, Diz. di Mariologia (8) 2 Cor. 2, 15


Buona festa dell'Immacolata a tutti voi

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 L'Immacolata Concezione, W la Nostra Mamma Celeste!


Letture: Gen 3,9-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38


I Padri della Chiesa non sembrano aver avuto una consapevolezza esplicita di questo mistero della fede. È vero che sovente incontriamo nei loro scritti delle affermazioni in cui si dice che dalla Vergine Maria si deve escludere ogni macchia di peccato, ma probabilmente essi alludevano al peccato personale e non alla colpa originale.

S. Agostino, dopo aver ricordato a Pelagio che nessun santo può dire di essere senza peccato, fa un caso particolare della Vergine, sempre riferendosi al peccato personale:

«Escludiamo dunque la S. Vergine Maria, nei riguardi della quale, per l'onore del Signore, non voglio si faccia questione alcuna di peccato» (La Natura e la grazia, 36,42).

Tuttavia la convinzione che Maria godesse di una  santità eccezionale ha costituito la base di quella riflessione che ha condotto il popolo cristiano, grazie al sensus fidei, alla visione chiara della verità.

La lettura del libro della Genesi ci propone il primo annuncio della salvezza, detto, perciò, «Protovangelo»: la Donna, con la sua stirpe, è chiamata a distruggere la potenza di Satana. Fin dai primi secoli cristiani l'interpretazione cristologica della stirpe della Donna ha comportato, per ovvia conseguenza, l'identificazione di questa donna con Maria. Scrive Ireneo di Lione:

«Da allora, infatti, si preannunciava che colui che doveva nascere da una donna vergine... avrebbe insidiato il capo del serpente... Infatti non sarebbe stato vinto con giustizia il nemico, se chi lo vinse non fosse diventato uomo da una donna» (Adversus Haereses 5,21).

Epifanio, vescovo di Salamina, fa osservare che la profezia della Genesi non può riferirsi a Eva e alla sua discendenza, ma alla Madre del Signore:

«Invece si realizzerà veramente nel seme santo, eletto, unico che viene solo da Maria... Questo seme è venuto per distruggere la potenza del dragone» (Panarion 78,18)

Più avanti nei secoli, il Patriarca di Costantinopoli Fozio così salutava Maria:

«Ave, o Vergine, rifugio della mia debolezza e indigenza. Ave, piena di grazia, per mezzo della quale ciò che era malato è stato guarito e ciò che era andato distrutto è stato di nuovo ricostruito, e il demonio, che colpisce con il calcagno ed è causa della nostra rovina, è stato ucciso, eliminato e messo sotto i piedi» (Omelia sull’Annunciazione).

I Padri presentano quindi Maria come una radicale oppositrice al demonio e al peccato. È proprio questa situazione personale della Vergine che ha spinto gradualmente il popolo cristiano a comprendere come ella non potesse aver nulla da spartire con il peccato, neppure con la colpa originale.

Ma la pagina lucana con il racconto dell'Annunciazione ci presenta l'aspetto più positivo e più bello del mistero. Immacolata Concezione non significa soltanto assenza di male e di peccato. Essa comporta soprattutto una pienezza di grazia unica, quale dono gratuito che l'Onnipotente ha concesso alla Madre del proprio Figlio diletto, in previsione dei meriti di questi; perciò Sofronio di Gerusalemme apostrofava Maria con queste parole:

«Hai trovato una grazia che mai nessuna donna ha trovato; hai trovato una grazia che mai nessuna donna ha conosciuto; hai trovato una grazia che mai nessuno ha ottenuto in sorte. Ma qual è questa grazia?Ascolta: ecco, concepirai un figlio e lo darai luce e lo chiamerai Gesù ...» (Omel. sull'Annunciazione 28).

A Ravenna il vescovo Pietro Crisologo, commentando il saluto dell'angelo precisava:

«Piena di grazia perché se negli altri è presente la grazia, su di te invece scenderà tutta la pienezza della grazia» (Sermone 140,3).

I Padri convengono nell'identificare questa pienezza di grazia con la maternità divina. Scrive ad esempio Quodvultdeus, contemporaneo e amico di S. Agostino:

«Quando l'angelo ha volto alla Vergine questo saluto, allora lo Spirito Santo l'ha fecondata.

<Allora è stata riempita di grazia; allora ha accolto il Signore, affinché in lei fosse colui che l’aveva creata» (Sul Simbolo 5.11).

A questo dono assolutamente gratuito Maria ha risposto con la sua disponibilità e collaborazione: «Ecco la serva del Signore; si faccia di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Antipatro di Bostra commenta:

«La Vergine non disse lascia perdere; è vero ciò che tu dici; io sono vergine, e non conosco uomo; non è ragionevole quello che mi esponi... Ma avendo la Spirituale spiritualmente ascoltato e la Santa santamente creduto alle sante parole, rimase ferma nella fede e nell'accettazione dell'annuncio» (Omel. sulla la Madre di Dio 11).

Da questo contesto dominato dalla misericordia e dall'amore di Dio e dalla incondizionata adesione  di Maria scaturisce quell’ applicazione alla nostra vita cristiana suggerita dalla pagina della lettera di S. Paolo agli Efesini: «Ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo» (Ef 1,3). Come la Vergine Immacolata siamo stati noi pure predestinati ad essere «a lode della sua gloria» (Ef 1,12), con la nostra vita e testimonianza cristiana.

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Maria Immacolata


Dio attua il suo disegno nella storia, realizzando l'opera della salvezza. Maria, eletta per essere Madre di Dio, è redenta insieme a tutti gli uomini ma in modo singolare: è preservata dal peccato.
Il popolo d'Israele, invischiato con tutta l'umanità nell'amara esperienza del male, da secoli portava con sé una divina promessa: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2,21-22); «Gioisci, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te» (Zc 2,14); «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!... Re d'Israele è il Signore in mezzo a te... Non temere!» (Sof 3,14-1()).
La promessa si compie in Maria, come fanno intendere le allusioni ai testi profetici nelle parole dell'angelo Gabriele: Gioisci, «il Signore è con te... Non temere...» (Lc 1,28.30). In lei si realizza la vocazione d'Israele a diventare la sposa fedele, «tutta bella», non offuscata da nessuna macchia» (Ct 4,7); in lei appare il primo germoglio della Chiesa, «tutta gloriosa, senza macchia... santa e immacolata» (Ef 5,27), che risplenderà nelle nozze eterne.
L'amore di Dio è creatore. Proprio perché ricolmata di grazia e amata in modo singolare, Maria è realmente tutta santa e tutta bella. Come l'apostolo Paolo, anzi a maggior ragione di lui, può dire: «Per grazia di Dio sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana» (1 (;or 15,10).
Nella tradizione della Chiesa, il comune senso della fede ha sempre conosciuto in Maria una incomparabile innocenza e santità. A poco a poco è arrivato ad acquisire anche la certezza della sua esenzione dal peccato originale. Finalmente nel 1854 il papa Pio IX ha definito solennemente: «La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale»". Ai nostri giorni il concilio Vaticano II, oltre l'esenzione dal peccato originale, ha sottolineato che Maria fin dall'inizio è stata adornata «degli splendori di una singolarissima santità» .

Maria è figlia di Adamo e nostra sorella, congiunta «con tutti gli uomini bisognosi di essere salvati». Anche lei è redenta da Cristo, ma «redenta in modo ancor più sublime». Non viene tirata fuori dal fango come noi; è preservata dal cadervi. In lei rifulge maggiormente il primato della grazia di Dio: tutti «sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù» (Rm 3,24).
Tuttavia, come una melodia può risuonare solo nell'orecchio e nel cuore di chi ascolta, così la grazia ha bisogno della nostra libera corrispondenza nella concretezza e nella storicità dell'esistenza; esige di essere accolta nella fede che agisce mediante la carità. Maria ha avuto il suo personalissimo cammino di fede e di carità: «Ha percorso il suo pellegrinaggio di fede e ha serbato fedelmente lei sua unione col Figlio fino ai piedi della croce». È cresciuta anche lei nella santità. Libera dal peccato originale e gratificata di doni eccezionali, ha progredito con passo spedito. Non ha conosciuto ritardi e deviazioni come noi; non ha commesso peccati personali. A ragione il popolo cristiano la venera come la "tutta santa".
(dal catechismo degli adulti della CEI)


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08/12/2008 10:37

L’immagine polare dì Maria negli Apocrlfl del Nuovo Testamento


Accostarsi agli Apocrifi del Nuovo Testamento significa scoprire un ampio patrimonio di letteratura religiosa per certi versi problematico, ma anche di

estremo interesse e di rilevante importanza per la storia del cristianesimo antico e dello sviluppo della fede della Chiesa.

Questi scritti ci presentano persone, circostanze, fatti relativi alla figura e alla vita del Signore, alla sua famiglia terrena; ci parlano degli apostoli, dei discepoli e di altri personaggi e avvenimenti che appartengono ad un'epoca considerata fondamentale per l'ingresso del cristianesimo nella storia dell'umanità.

Inoltre gli Apocrifi sono stati scritti con l'intenzione di stabilire una specie di accesso diretto ai personaggi e agli eventi in questione; e questa finalità spiega il perché essi siano stati attribuiti ad autori che hanno svolto un ruolo storico negli avvenimenti descritti, come é il caso degli apostoli e dei discepoli di Gesù, o di qualche altro personaggio che poteva vantare la prerogativa di grande testimone oculare. Se l'autore è un anonimo, allora la sua esposizione dei discorsi e degli avvenimenti è solitamente fatta in modo vivo e diretto.

Benché la letteratura apocrifa non sia considerata un veicolo della divina rivelazione, se sottoposta a serio esame e ad una discriminazione critica ed accurata, può rendere delle preziose testimonianze circa la fede, la mentalità religiosa, le credenze e le pratiche cultuali e devozionali della comunità cristiana.

Maria nella letteratura apocrifa

Si comprendono facilmente i motivi per cui la Madre di Gesù ha avuto un trattamento privilegiato negli Apocrifi del Nuovo Testamento. I cristiani de1le

prime generazioni hanno molto presto avvertito il pio desiderio di conoscere più a fondo l'eccellenza e la grandezza della sua personalità, l'importanza unica della funzione da lei svolta nell'economia della salvezza e l'urgenza del ruolo che, dalla sua condizione di creatura assurta alla gloria celeste, ancora svolge a favore degli esseri umani, chiamati da Dio alla salvezza eterna. Un esempio celebre è quello del cosiddetto Protovangelo di Giacomo, ritenuto l'apocrifo più antico tra quelli a noi noti. Esso concentra prevalentemente la sua attenzione sulla figura e sulla storia della Vergine santa, con una impressionante dovizia di informazioni e con la palese intenzione di difendere la sua verginità perpetua. Ma quanti altri di questi scritti si occupano di lei!

Va precisato che l'interesse degli Apocrifi si rivolge soprattutto a due periodi dell'esistenza di Maria: il periodo pre-evangelico, che abbraccia gli anni della sua infanzia e giovinezza, e precisamente quelli precedenti al mistero dell'Annunciazione, e il periodo post-evangelico, ossia gli anni che vanno dalla Pentecoste alla sua Assunzione in anima e corpo alla gloria dei cieli. Probabilmente si riteneva che il tempo compreso tra questi due periodi fosse già stato rischiarato a sufficienza dalla luce sobria ma penetrante della divina rivelazione.

L'immagine che questo tipo di letteratura ci offre della Madre del Signore coniuga tratti genuinamente umani con istantanee di eccelsa santità e folgoranti sprazzi di divina predestinazione.

Fanciulla sacra

Gli Apocrifi che si occupano della nascita e dell'infanzia di Maria, la dipingono come una persona sacra, destinata al piano divino della salvezza fin dai primi anni della sua esistenza. Avendole il Signore riservato dei compiti tanto eccezionali e straordinari, tutto intorno a lei viene disposto in modo tale da preservarla da cose, fatti e coinvolgimenti di natura profana, e dimostrare così che è stata riservata a dei progetti divini che richiedevano una disponibilità e una collaborazione totali da parte di lei.

In questa ottica si comprende come ella, secondo il Protovangelo, sia stata portata al tempio per vivervi una vita di dedizione completa al servizio di Dio. E anche quando il sopravvenire dell'età puberale richiese che fosse allontanata dal tempio, ella fu affidata ad uno sposo che, come Giuseppe, era in grado di vegliare e custodire la sua verginità, che rimaneva la condizione garante del suo affidamento totale al servizio dei disegni divini.

A questo punto il racconto apocrifo s'intreccia con la narrazione dei Vangeli dell'Infanzia, ai quali vorrebbe aggiungere qualche elemento di ulteriore chiarezza, a scapito però dell'essenzialità e dell'incisività del kerigma neotestamentario. Tali appaiono alcuni dettagli, come quello riguardante l'assenza di Giuseppe da Nazaret per motivi di lavoro e che al suo ritorno scoprì la gravidanza della sposa; o la prova delle acque amare, a discolpa di Maria, accusata dai sacerdoti di adulterio; oppure lo stupore della levatrice di fronte al mistero del parto verginale e il castigo di Salomé che aveva preteso un'ispezione piuttosto grossolana e irriguardosa sul corpo della Vergine.

Si tratta di circostanze che, nelle intenzioni degli autori di questi scritti, sottolineano la sacralità della persona di Maria, per cui a lei non si possono applicare i normali parametri di giudizio delle persone umane in genere.

La Madre

Nei Vangeli dell'Infanzia la figura del piccolo Gesù, pur essendo quasi sempre presentata in una condizione di evidente passività, in realtà domina lo scenario del racconto, mentre gli altri personaggi, e primi fra tutti Maria e Giuseppe, si muovono nella sua ombra. Gli Apocrifi invece, per quanto riguarda Maria, ribaltano la situazione. Ella viene descritta come una giovane donna capace di attirare su di sé l'attenzione, l'interesse e l'ammirazione dei lettori, a causa della missione a cui il Signore l'ha chiamata.

A questa missione Maria si era preparata fin dagli anni della sua infanzia, con una consapevolezza e una volontà decisamente premature. Nella piccola figlia di Gioacchino e Anna si intravedeva già la donna destinata a «cose grandi». Perciò gli Apocrifi vogliono che Maria, all'improbabile età di tre anni, sia stata presentata al tempio di Gerusalemme per essere consacrata a Dio e assumersi tutti quegli impegni che, secondo la legge divina, erano postulati da una tale consacrazione. Nell'evento del matrimonio, Maria venne concessa in sposa dal sacerdote e accolta come tale da Giuseppe; ma pur apparendo in un atteggiamento passivo, non c'è dubbio che ella rimane la figura centrale della narrazione.

In quella specie di «crisi» matrimoniale innescata dalla scoperta da parte di Giuseppe della gravidanza della propria sposa, Maria reagisce con un silenzio pieno di dignitosa maturità e di totale fiducia in Dio. È l'atteggiamento di una madre in atte-

sa che è cosciente di poter esibire spiegazioni e giustificazioni legittime circa la propria situazione. Ella è madre di un Figlio che, senza rinunciare ad essere un uomo normale e perfetto, è venuto al mondo esulando dagli schemi di una nascita unicamente umana ed ha coinvolto la Madre in un mistero abissale che solo Dio può scrutare fino in fondo. Maria non capisce, ma è sicura di muoversi nella linea voluta dall'Onnipotente; e così il mistero si compie e fa rientrare Giuseppe nell'alveo dell'abbandono alla volontà divina.

La Vergine

La verginità di Maria ha una parte importante nei racconti apocrifi, i quali hanno derivato dai Vangeli dell'Infanzia l'interesse per questo aspetto del mistero mariano. Il Protovangelo di Giacomo entra perfino in dettagli fisici che, se da una parte accentuano la dimensione taumaturgica del concepimento e del parto verginale di Cristo, dall'altra rischiano d'introdurre un elemento di dissacrazione nel velo di mistero che avvolge l'evento stesso. Il racconto lascia trapelare una certa tendenza alla ricerca curiosa che sembra rasentare la morbosità.

Ma al di là di qualche intemperanza narrativa, Maria è tratteggiata come la Vergine per eccellenza che, con la sua integrità totale, vuole essere una prova incontestabile circa l'origine trascendente e la natura divina del Bambino da lei nato. La sua immagine verginale, stagliata nello sfondo del mistero del Verbo Incarnato, vanta indubbiamente delle radici neotestamentarie; dagli Apocrifi però acquista una tenue colorazione terrena, fatta di semplicità e di una certa quale fragilità, che mettono in

risalto l'intervento della divina onnipotenza là dove si esauriscono le possibilità della natura.

Donna celeste

Gli Apocrifi si occupano poco della storia di Maria durante gli anni del ministero pubblico di Gesù e nel periodo posteriore alla Pentecoste. La ritrovano invece per raccontare le ultime vicende della sua esistenza terrena e la sua glorificazione celeste. È questo il tema degli apocrifi del Transito o della Dormizione, i quali costituiscono un patrimonio letterario di notevoli dimensioni. Nell'abbondanza di dettagli che gli autori hanno attribuito alle vicende degli ultimi giorni trascorsi dalla Vergine su questa terra e al suo transito glorioso alla vita celeste, non è facile tratteggiare una sua immagine semplice ed essenziale. Comunque alcune descrizioni possono offrire una chiave di lettura più significativa e di maggiore rilevanza dottrinale.

Quando un angelo annuncia alla Madre di Dio che è imminente il suo ricongiungimento con il Figlio in cielo, il volto di lei si trasfigura per la gioia di una speranza giunta ormai al supremo compimento. Questa gioia dell'attesa la rende curiosamente attiva nel programmare le ultime ore che ancora la separano dal transito glorioso. Invoca il Figlio affinché venga egli stesso a prendere la sua anima. Quanto al corpo, ella dà disposizioni agli apostoli, accorsi intorno al suo capezzale, sulle modalità del funerale. Maria sembra profondamente compresa dell'importanza ecclesiale che assume l'evento della sua dipartita da questa terra, e vuole contribuire, con i suoi interventi, ad uno svolgimento dei fatti che sia in grado di esprimere la pregnanza e la profondità del mistero.

Dopo la rimessa dell'anima nelle mani del Figlio divino e il trionfale corteo funebre da Sion al Getsemani, il suo corpo riposa nel sepolcro per un tempo che varia, secondo gli autori, ma che più frequentemente viene ridotto a tre giorni. Il terzo giorno l'apostolo Tommaso, giunto in ritardo, vuole vedere per l'ultima volta le spoglie della santa Madre di Dio; per cui il sepolcro viene aperto e trovato vuoto. È evidente l'analogia con la sepoltura e la risurrezione di Gesù e l'idea, in crescita tra i credenti, di assimilare l'immagine della Madre a quella del Figlio, per quanto lo

consentono i limiti di una semplice creatura. La gloria celeste costituisce l'apice di questa assimilazione.

Fantasia e realtà nei racconti degli Apocrifi

Dalla letteratura apocrifa emerge un'immagine di Maria che in alcuni casi appare reale nella sua personalità e storico-esistenziale nelle circostanze in cui vive ed opera. Altre volte viene caricata di tonalità fantasiose, il cui obiettivo sembra essere quello di soddisfare una

certa quale curiosità religiosa dei fedeli e comunque di alimentare la loro devozione verso la Madre del Signore. Per questo gli Apocrifi sono testi alquanto problematici, a proposito dei quali già Origene ( 253) ammoniva: «Non dobbiamo rigettare in blocco ciò che potrebbe essere utile per far luce sulla Scrittura. È segno di apertura di mente ascoltare e applicare le parole della Scrittura:2Esaminate ogni cosa e ritenete ciò che è buono"(1 Ts 5,21).

(p. Luigi Gambero, da "Riparazione Mariana", marzo 2002.

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Il Papa all'atto di venerazione all'Immacolata a piazza di Spagna


 

 

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Cari fratelli e sorelle!

Circa tre mesi fa, ho avuto la gioia di recarmi in pellegrinaggio a Lourdes, in occasione dei 150 anni dalla storica apparizione della Vergine Maria a santa Bernadette. Le celebrazioni di questo singolare anniversario si concludono proprio oggi, solennità dell’Immacolata Concezione perché la "bella Signora" – come la chiamava Bernadette – mostrandosi a lei per l’ultima volta nella grotta di Massabielle, rivelò il suo nome dicendo: "Io sono l’Immacolata Concezione". Lo disse nell’idioma locale, e la piccola veggente riferì al suo parroco quell’espressione, per lei sconosciuta e incomprensibile.

"Immacolata Concezione": anche noi ripetiamo con commozione quel nome misterioso. Lo ripetiamo qui, ai piedi di questo monumento nel cuore di Roma; e innumerevoli nostri fratelli e sorelle fanno altrettanto in mille altri luoghi del mondo, santuari e cappelle, come pure nelle case di famiglie cristiane. Dovunque vi sia una comunità cattolica, là oggi si venera la Madonna con questo nome stupendo e meraviglioso: Immacolata Concezione. Certo, la convinzione circa l’immacolato concepimento di Maria esisteva già molti secoli prima delle apparizioni di Lourdes, ma esse giunsero come un sigillo celeste dopo che il mio venerato predecessore, il beato Pio IX, ne definì il dogma, l’8 dicembre del 1854. Nella festa odierna, così cara al popolo cristiano, questa espressione sale dal cuore e affiora alle labbra come il nome della nostra Madre celeste. Come un figlio alza gli occhi al viso della mamma e, vedendolo sorridente, dimentica ogni paura e ogni dolore, così noi, volgendo lo sguardo a Maria, riconosciamo in lei il "sorriso di Dio", il riflesso immacolato della luce divina, ritroviamo in lei nuova speranza pur in mezzo ai problemi e ai drammi del mondo.

E’ tradizione che il Papa si unisca all’omaggio della Città recando a Maria un cesto di rose. Questi fiori stanno ad indicare il nostro amore e la nostra devozione: l’amore e la devozione del Papa, della Chiesa di Roma e degli abitanti di questa Città, che si sentono spiritualmente figli della Vergine Maria. Simbolicamente le rose possono esprimere quanto di bello e di buono abbiamo realizzato durante l’anno, perché in questo ormai tradizionale appuntamento tutto vorremmo offrire alla Madre, convinti che nulla avremmo potuto fare senza la sua protezione e senza le grazie che quotidianamente ci ottiene da Dio. Ma – come si suol dire – non c’è rosa senza spine, e anche sugli steli di queste stupende rose bianche non mancano le spine, che per noi rappresentano le difficoltà, le sofferenze, i mali che pure hanno segnato e segnano la vita delle persone e delle nostre comunità. Alla Madre si presentano le gioie, ma si confidano anche le preoccupazioni, sicuri di trovare in lei conforto per non abbattersi e sostegno per andare avanti.

O Vergine Immacolata, in questo momento vorrei affidarti specialmente i "piccoli" di questa nostra Città: i bambini, anzitutto, e soprattutto quelli gravemente malati, i ragazzi disagiati e quanti subiscono le conseguenze di pesanti situazioni familiari. Veglia su di loro e fa’ che possano sentire, nell’affetto e nell’aiuto di chi sta loro accanto, il calore dell’amore di Dio! Ti affido, o Maria, gli anziani soli, gli ammalati, gli immigrati che fanno fatica ad ambientarsi, i nuclei familiari che stentano a far quadrare il bilancio e le persone che non trovano occupazione, o hanno perso un lavoro indispensabile per andare avanti. Insegnaci, Maria, ad essere solidali con chi è in difficoltà, a colmare le sempre più vaste disparità sociali; aiutaci a coltivare un più vivo senso del bene comune, del rispetto di ciò che è pubblico, spronaci a sentire la città – e più che mai questa nostra Città di Roma – come patrimonio di tutti, ed a fare ciascuno, con coscienza ed impegno, la nostra parte per costruire una società più giusta e solidale.

O Madre Immacolata, che sei per tutti segno di sicura speranza e di consolazione, fa’ che ci lasciamo attrarre dal tuo candore immacolato. La tua Bellezza – Tota Pulchra, cantiamo quest’oggi - ci assicura che è possibile la vittoria dell’amore; anzi, che è certa; ci assicura che la grazia è più forte del peccato, e dunque è possibile il riscatto da qualunque schiavitù. Sì, o Maria, tu ci aiuti a credere con più fiducia nel bene, a scommettere sulla gratuità, sul servizio, sulla non violenza, sulla forza della verità; ci incoraggi a rimanere svegli, a non cedere alla tentazione di facili evasioni, ad affrontare la realtà, coi suoi problemi, con coraggio e responsabilità. Così hai fatto tu, giovane donna, chiamata a rischiare tutto sulla Parola del Signore. Sii madre amorevole per i nostri giovani, perché abbiano il coraggio di essere "sentinelle del mattino", e dona questa virtù a tutti i cristiani, perché siano anima del mondo in questa non facile stagione della storia. Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra, Salus Populi Romani, prega per noi!



[© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana]

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10/12/2008 12:30

Mi piace in modo particolare quanto detto da Origene:

"È segno di apertura di mente ascoltare e applicare le parole della Scrittura:Esaminate ogni cosa e ritenete ciò che è buono"(1 Ts 5,21)."

Si Avevo letto i libri apocrifi e sapevo dei racconti intorno a Maria!! la cua natura appare ultraterrena!!

Ciao


[Modificato da Robenz 10/12/2008 12:38]
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