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XXXII Conferenza Nazionale Animatori RnS

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2008 10:48
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09/12/2008 10:35

La Parola potente di Gesù


Inserisco, sperando di fare cosa gradita, alcuni momenti della XXXII Conferenza Nazionale Animatori RnS


La Parola potente di Gesù

Esortazione spirituale di S.E. mons. Francesco Lambiasi

 

«Il Signore sia con voi» è con il saluto apostolico che S.E. mons. Lambiasi, vescovo di Rimini,  inizia la sua esortazione spirituale sul tema della XXXII Conferenza Nazionale Animatori : “Gesù tutto sostiene con la potenza della sua Parola.”

Dopo aver richiamato l’attenzione sulla diversa costruzione della frase tra il testo della vecchia traduzione della Bibbia di Gerusalemme (tema del Conferenza),  quello greco che letteralmente riporta “Gesù tutto sostiene con la Parola della sua potenza”  e quello della Nuova CEI che traduce “con la sua parola potente”, mons. Lambiasi presenta i tre passaggi con cui intende offrire una lettura sapienziale della Parola che dà il titolo alla Conferenza:

1. il legame tra Parola e Soffio nella creazione. In ebraico dabar e ruach. Nulla è più leggero della parola che è un soffio, e nulla è più pesante dell’intero universo, eppure è mediante la Parola che l’universo fu creato come ci racconta la Genesi e mediante la sua smisurata potenza lo sostiene come dice san Paolo in Ebrei 1, 3a. Nel Nuovo testamento il Verbo ha il nome di Cristo e il soffio è lo Spirito. La Parola può essere veicolata solo per mezzo dello Spirito. E come il Verbo è Creatore perché: «per mezzo di lui tutte le cose furono create» lo stesso Spirito come dice san Tommaso d’Aquino «è principio stesso della creazione».

2. il legame tra Verbo e Spirito nella Rivelazione. Nella redenzione il Verbo e lo Spirito agiscono come le due mani del Padre. Se da una parte lo Spirito ci dona la Parola, infatti «mossi dallo Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2 Pr 1, 21), dall’altra la Parola ispirata e ispirante fa risuonare lo Spirito come si afferma nella Dei Verbum.

3. come ottenere anche noi la potenza dello Spirito per annunciare Cristo oggi? La risposta è sicuramente mediante la preghiera. Ce lo insegna Gesù che riceve lo Spirito nel Giordano, nel momento del battesimo mentre era in preghiera (Lc 3,21-22). Ce lo insegnano Maria e gli apostoli che ricevono l’effusione dello Spirito mentre erano «concordi e perseveranti nella preghiera» (At 1, 14). Così anche noi possiamo realizzare la promessa di Dio che si è impegnato a darci lo Spirito Santo, a condizione che glielo chiediamo sinceramente e fiduciosi.

09/12/2008 10:38

Lectio Divina

Lectio Divina

Sintesi dell'intervento di Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose

 

«Sono stato tra di voi alcuni anni fa. Torno sicuro di trovare tra voi quella testimonianza allo Spirito di cui tutta la Chiesa ha bisogno». Così, dal palco di Rimini, Enzo Bianchi al Rinnovamento. Il fondatore della comunità monastica di Bose guida la Lectio divina sul tema: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4, 18-19). Gesù ha fatto ritorno nella sua città natale. È sabato, entra nella sinagoga e viene chiamato all’ambone al momento della lettura delle Scritture. Legge – ci riporta l’evangelista – i primi versetti del capitolo 61 di Isaia, un capitolo centrale della terza parte della profezia di Isaia, dove si parla della Gerusalemme finale, sposa purificata dalle sofferenze dell’esilio. Un profeta nuovo deve aprire questi tempi escatologici. Un profeta anonimo la cui missione è costituita da una parola, annunciare la buona notizia, e da un’azione: liberare. Quel giorno nella sinagoga - commenta Enzo Bianchi - è questo stesso profeta a testimoniare la sua vocazione raccontandola. Gesù è un profeta, ma anche il servo di Dio, chiamato all’annuncio di una misericordia radicale e incondizionata verso gli uomini. Quando ha letto il brano di Isaia, ha sentito e ha proclamato che quella era la sua missione. Non bastava che lo Spirito fosse su di lui, era necessaria anche la parola di Dio, che sempre accompagna lo Spirito. Ora può finalmente iniziare la predicazione del Maestro. Spirito e Parola. Tra loro – ricorda con forza il fondatore della comunità di Bose durante la Meditatio – c’è un legame inscindibile: «agiscono insieme, in una totale osmosi, mai l’uno senza l’altra”. Ed Enzo Bianchi conclude: «Non c’è realizzazione della parola di Dio nelle nostre povere vite se lo Spirito Santo non è all’opera in noi. Occorre che noi, il Rinnovamento, la Chiesa, sentiamo la vocazione a essere un’invocazione vivente dello Spirito. Perché esso scenda con abbondanza sulla Chiesa, sull’umanità, e faccia di questa terra la dimora del Regno».


09/12/2008 10:40

Animatori con il cuore di pastori!

Animatori con il cuore di pastori!

Sintesi dell'omelia di Mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano
 

È l’emozione nel vedere «l’assemblea così vivace e carica della forza dello Spirito Santo» il primo sentimento che mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Bojano, esprime ai presenti all’inizio dell’omelia dettata nella Celebrazione eucaristica a conclusione del secondo giorno di Conferenza.
Riferendosi alle letture del giorno, il Vescovo ricorda l’opera del Signore che pur nutrendoci con «il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione non ci abbandona, questa è la strada – esorta –. Il Signore ci darà segni, come quelli che ho visto tra voi oggi». E sottolinea l’importanza e il valore della formazione: «La bellezza della formazione è la bellezza che entra nella nostra vita». Continua richiamando il Progetto unitario di formazione presentato nel pomeriggio: «Non è più tempo di emozione, ma di formazione… Cristo chiama, forma manda, e l’armonia di questi tre momenti presentati oggi è straordinaria». E precisa
che gli animatori sono chiamati ad avere un cuore di pastore, un cuore che ascolta, che non abbassa la guardia, che sa dire la cosa giusta al momento giusto e quando arriva il “lupo” non scappa. Compito del pastore però è anche quello di pregare perché la «messe è molta, ma gli operai sono pochi. Siate capaci di dire: resto, resisto, non me ne vado, opero» e ricorda che la Chiesa nutre grandi speranze sui laici per il futuro, non come pseudo-preti, non come supplenti, ma come laici con il cuore di pastori.

Dalla lettura del Vangelo di oggi, consegna all’assemblea degli animatori un mandato con questa ingiunzione, in sette punti:

  • Cercate le pecore perdute.

  • Predicate che il Regno di Dio è vicino a ogni uomo.

  • Guarite gli infermi. Tante sono le infermità che oggi affliggono il mondo.

  • Risuscitate i morti, aiutando cioè chi è scoraggiato e non ce la fa più.

  • Sanate i lebbrosi, accogliendo chi è stato ferito dalla vita.

  • Cacciate i demoni, vincendo il male con il bene.

  • Gratuitamente avete avuto, gratuitamente date.

Infine, lascia un ultima preziosa indicazione: come pastori, mai imporre ma proporre; mai vincere ma convincere; mai giudicare ma analizzare

09/12/2008 10:42

La sapienza della Croce: unica salvezza!

La sapienza della Croce: unica salvezza!

Sintesi dell'intervento di Padre Augusto Drago ofm

 

È padre Augusto Drago il primo relatore di questa terza giornata di Conferenza. Parla agli animatori del munus profetico, sulla parola di Paolo ai Corinzi: “Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito” (1 Cor 2, 13).

Un profeta della Parola questo anziano del Rinnovamento, fondatore della Comunità Adveniat Santa Maria in Arce di Assisi, che sostiene l’importanza di «recuperare il senso del munus profetico perché il male ha fatto potentemente irruzione nel mondo e c’è bisogno di innalzare una barriera per denunciare il male che va contro Dio». Il bene – afferma – vincerà solo se recupereremo la capacità di chiamare il male con il suo nome alla luce della parola di Dio.

Nel Battesimo, lo Spirito Santo dona al cristiano il triplice munus: regale, sacerdotale e profetico. Questo dono nativo – continua –che ci viene fatto con l’unzione crismatica, «ci assimila a Cristo Gesù il quale nello Spirito Santo annunciò la lieta notizia della salvezza». Il primo nostro compito – sottolinea p. Drago – è portare questa buona notizia, questa Parola, nel nostro cuore.

Poi, per capire con maggiore profondità a quali cose si riferisca il tema (“Di queste cose noi parliamo…”), egli prende ad esaminare il contesto remoto e il contesto prossimo del brano paolino.

Il contesto più remoto ci rivela che «per Paolo non dovette essere tanto facile comprendere la Comunità di Corinto», dalla mentalità tipicamente greca, per cui «il Vangelo più che buona novella di Gesù Cristo, veniva inteso come una filosofia, i suoi predicatori venivano considerati retori, mentre coloro che battezzavano venivano visti alla stregua di mistagoghi che iniziavano gli adepti».

Alla loro mentalità filosofica Paolo contrappose il Vangelo, la sapienza di Dio, sapienza della Croce. E padre Drago esorta l’assemblea a non avere paura, anche oggi, «di scandalizzare il mondo con la sapienza della Croce, perché questa è l’unica “sapienza” che salva», e mette in guardia dalle molte forme culturali che si fanno avanti per distruggere Cristo e la Chiesa.

In un contesto più immediato, il Fondatore della Comunità Adveniat sottolinea ancora che questa sapienza «altro non è che la manifestazione della redenzione da parte di Cristo, più precisamente è la Parola della Croce», rivelata a coloro che hanno ricevuto nel Battesimo «lo Spirito Santo per mezzo del quale hanno anche la conoscenza della sapienza misteriosa di Dio».

Concludendo, p. Augusto afferma ancora che «la Croce è salvezza e dunque vera sapienza… Questo è il paradosso che la sapienza di questo mondo non può accettare : proprio il Crocifisso è il Re della gloria», e indica alcune «prospettive e alcuni principi che rimandano al mistero della Croce:

  • Restituire allo Spirito il protagonismo assoluto del ministero profetico perché lo collochi sotto il segno della Croce.

  • Lo Spirito ci ricordi ciò che è tanto facile dimenticare e cioè che il movente originario del munus profetico è l’amore di Cristo per la salvezza eterna dell’uomo.

  • Lo Spirito ci aiuti a comprendere sempre più in profondità che prima di evangelizzare il mondo dobbiamo permettere a lui di evangelizzare il nostro cuore.

  • Lo Spirito ci ricordi che il primo impegno profetico-missionario è non tanto la preghiera quanto una vita fatta preghiera».

09/12/2008 10:44

È necessario andare nel deserto

È necessario andare nel deserto

Sintesi dell'omelia di Mons. Piero Marini

 

«Dobbiamo essere gli uomini e le donne dell’Avvento in questo mondo che ha perso la fiducia nel futuro». Così Mons. Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i congressi eucaristici internazionali, che domenica 7 dicembre presiede la Celebrazione eucaristica.

«Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mc 1, 3). Come possiamo noi oggi camminare in modo da preparare la strada del Signore? «Affrettandoci verso colui che già ci viene incontro – dice mons. Marini commentando le letture del giorno – . Dobbiamo ascoltare e prendere sul serio Giovanni, metterci sulle tracce di quest’uomo che è per noi segno, segno con la sua parola e soprattutto con la sua vita».

Anzitutto è necessario andare nel deserto. Che significa «accettare la realtà in cui si vive, avere il coraggio di spogliarsi degli elementi futili e superficiali non solo del mondo e della società in cui viviamo ma anche di noi stessi. Andare nel deserto significa semplificare e trovare l’essenziale della propria vita, significa ritornare all’autenticità… Solo in questo modo, passando anche attraverso il vaglio della solitudine noi potremo stare nel deserto e ascoltare la voce di Dio che parla oggi al nostro cuore».

Certo, il cammino verso l’autenticità e l’essenzialità della vita non è facile, anzi, è «esigente e doloroso». Lo ricorda lo stesso Giovanni il Battista.

Il Signore che viene – continua mons. Marini – non è un giudice severo, ma il consolatore, lo sposo; «Gesù Cristo, il Messia, lungo tutta la sua vita ha battezzato uomini e donne nello Spirito Santo, li ha immersi nello Spirito che è amore e remissione dei peccati. Così continua a fare con ciascuno di noi fino alla fine dei tempi».

 


Una Tenda eretta per il Signore

La testimonianza della Fraternità Tenda di Dio

Al termine della S. Messa, cinque sorelle della fraternità “La tenda di Dio”, hanno dato testimonianza del giorno della loro consacrazione definitiva avvenuta il 22 novembre scorso, alla presenza del S.E. mons. Monari, vescovo di Brescia. Con grande gioia hanno ringraziato il Signore che ha compiuto nella loro vita il prodigio di renderle, come la tenda di Dio, accoglienti come “luogo” ritrovo per chi ha smarrito la via. Hanno ringraziato l’intera assemblea per la generosità di preghiera, benedizioni e sostegno che da sempre il RnS riserva alla fraternità.


Clicca sulle immagini per ingrandirle...

09/12/2008 10:47

Il cristiano è il realista per eccellenza

Il cristiano è il realista per eccellenza

Sintesi dell'intervento conclusivo di Salvatore Martinez

 

«Questi giorni sono stati per noi la casa della Parola. Ora è tempo di obbedienza, è tempo di operare. La parola di Dio non è solo ascolto ispirato, deve essere adesione convinta». Nella relazione conclusiva della XXXII Conferenza nazionale animatori, Salvatore Martinez invita a guardare la Croce e ad abbracciarla senza timore, senza paura di perdere, perché in Cristo – come insegna san Paolo – anche l’atto più estremo è un guadagnare.

Esorta a farsi sfidare dalla parola di Dio, il Presidente del Rinnovamento: «Se anche fino a oggi siamo stati lenti nell’amare, non possiamo tornare a casa senza ricambiare l’amore di Dio. Dobbiamo formarci un cuore nuovo, una nuova capacità di entrare nel Mistero».

«“Cristo e questi crocifisso” (cf 1 Cor 2, 2): questa è la realtà, la sapienza di un cristiano – dice Martinez ricordando le parole dell’Apostolo –. Capiremo allora che le nostre comunità, il Rinnovamento, la Chiesa, non sono il luogo dei “diritti maturati” ma dei “doveri mancati”».

Dare la vita per gli altri, essere disposti a cambiare le priorità, nella certezza di essere in Cristo: «perché quando amiamo, siamo nel cuore di Dio, entriamo nella sua gratuità, nell’amore sorgivo del Padre». Questo deve essere il cammino del cristiano, un cammino che incontra e accoglie la sofferenza: «Il credente è il realista per eccellenza – continua il Presidente RnS –, colui che costruisce la storia sul fondamento che è Cristo, altrimenti la storia diviene un “reality”. Davanti alla croce s’impone ad essere, nel tempo, “pazienza offesa”. Bisogna essere uomini di sofferenza, perché la vita cristiana è sempre crocifiggente: se perdessimo la gioia di soffrire per Cristo racconteremmo solo il fallimento di Gesù sulla croce». Salvatore Martinez invita a «generare Cristo nella fede carismatica, audace nell’abbandono allo Spirito» e ammonisce dal rischio di «immiserire e addomesticare l’amore di Dio».

Unità, sacrificio, radicalità, preghiera, e soprattutto «custodire la carità, che è il latte con cui l’umanità è sempre svezzata»: a questo sono chiamati i gruppi e le comunità del RnS.

Dal palco di Rimini, Martinez torna a parlare con forza contro il relativismo e l’utilitarismo della cultura contemporanea. Riprendendo un concetto espresso da Benedetto XVI, mette in guardia da un cristianesimo fatto di ideali solitari, ed esorta gli animatori del RnS a vivere nella concretezza la loro fede carismatica: «Paghiamo volentieri, personalmente, gioiosamente il nostro “canone di sofferenza” per la diffusione del Vangelo di Gesù».

09/12/2008 10:48

Tre propositi di Dio per l’uomo

Tre propositi di Dio per l’uomo

Sintesi dell'omelia di Don Guido Pietrogrande

 

Nella Festa dell’Immacolata, il Consigliere spirituale nazionale celebra la Santa Messa a conclusione della Conferenza nazionale animatori. 

Ultimo giorno di Conferenza, giorno in cui si parte da Rimini con i propositi, ma don Guido Pietrogrande desidera, nel corso della sua omelia, porre l’accento sui tre propositi che Dio fa per noi, per tutta la nostra vita.

«Dio non rinuncia al dialogo con l’uomo interrotto nel Paradiso terrestre – dice presentando il primo proposito –. La prima parola che rivolge ad Adamo è di amore: “Adamo, dove sei”». E questa parola Dio continua a rivolgere ancora a ciascuno di noi, a ogni suo figlio. Lui è Parola nel cuore di ogni uomo, che risuona anche nel silenzio. Una Parola che ci dà speranza perché comincia dove il mondo dice “Tutto è finito”, là Dio ci continua a dirci “Nulla è impossibile a Dio”.

«Dio non rinuncia alla nostra santità». Questa parola – sottolinea il Consigliere spirituale del RnS – Dio la rivolge in particolar modo ai giovani. È il cammino verso questa santità che fa nascere un canto di lode pura e vera. Il diapason che Dio ha in mano è il suo amore e la nota che ne esce è il “sì” di Maria, nostra Madre. Questo dà il “la”, ma anche l’armonia, al nostro canto, in cui risuonano anche i nostri “sì”.

«Dio non rinuncia alla sua umiltà» – continua don Guido – e si china su di noi. Questo è il movimento di Dio per dirci che ha un progetto sulla nostra vita e aspetta il nostro sì, il sì della sua creatura. «È l’umiltà di Dio che ci svela la nostra vera dignità» e ci dà pace e gioia. Il Consigliere spirituale esorta poi alla preghiera: «Bisogna pregare per incontrare l’umiltà di Dio perché ci conceda questa felice “udienza”». Maria prega, intercede e canta in lingue per questo nostro incontro con il Padre e il Figlio.

Infine, ricordando l’incontro di don Bosco con il primo dei suoi ragazzi nel 1841, don Guido ha rinnovato a Maria la richiesta di precederci e sostenerci nel cammino della fede per indicarci la strada, per portarci a Gesù, e ha affidato a lei, l’Immacolata, tutto il Rinnovamento.


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