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Ai convegnisti della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice il Papa parla della sua prossima enciclica sociale

Ultimo Aggiornamento: 13/06/2009 18:40
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13/06/2009 18:40

Ai convegnisti della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice il Papa parla della sua prossima enciclica sociale

Una convivenza umana veramente libera e solidale



Un'enciclica in cui vengono posti in evidenza obiettivi da perseguire e valori da promuovere e difendere instancabilmente "al fine di realizzare una convivenza umana veramente libera e solidale". Così Benedetto XVI ha definito la sua nuova enciclica - di prossima pubblicazione - che, come è noto, è dedicata "al vasto tema dell'economia e del lavoro". Il Papa ne ha parlato in occasione dell'udienza concessa sabato mattina, 13 giugno, ai partecipanti al convegno internazionale su "Valori e regole per un nuovo modello di sviluppo" organizzato dalla Fondazione vaticana Centesimus Annus Pro Pontifice. Questo il discorso del Papa.

Venerati Fratelli nell'Episcopato
e nel Sacerdozio,
illustri e cari amici!
Grazie per questa vostra visita, che si colloca nel contesto della vostra annuale riunione. Vi saluto tutti con affetto e vi sono grato per quanto voi fate, con provata generosità, al servizio della Chiesa. Saluto e ringrazio il Conte Lorenzo Rossi di Montelera, vostro Presidente, che ha interpretato con fine sensibilità i vostri sentimenti, esponendo a grandi linee l'attività della Fondazione. Ringrazio anche coloro che, in lingue diverse, hanno voluto presentarmi l'attestato della comune devozione. L'odierno nostro incontro assume un significato e un valore particolare alla luce della situazione che vive in questo momento l'intera umanità.

In effetti, la crisi finanziaria ed economica che ha colpito i Paesi industrializzati, quelli emergenti e quelli in via di sviluppo, mostra in modo evidente come siano da ripensare certi paradigmi economico-finanziari che sono stati dominanti negli ultimi anni. Bene ha fatto, quindi, la vostra Fondazione ad affrontare, nel Convegno internazionale svoltosi ieri, il tema della ricerca e della individuazione di quali siano i valori e le regole a cui il mondo economico dovrebbe attenersi per porre in essere un nuovo modello di sviluppo più attento alle esigenze della solidarietà e più rispettoso della dignità umana.



Sono lieto di apprendere che avete esaminato, in particolare, le interdipendenze tra istituzioni, società e mercato partendo, in accordo con l'Enciclica Centesimus annus del mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II, dalla riflessione secondo la quale l'economia di mercato, intesa quale "sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell'impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell'economia" (n. 42), può essere riconosciuta come via di progresso economico e civile solo se orientata al bene comune (cfr. n. 43). Tale visione però deve anche accompagnarsi all'altra riflessione secondo la quale la libertà nel settore dell'economia deve inquadrarsi "in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale", una libertà responsabile "il cui centro è etico e religioso" (n. 42).
 
Opportunamente l'Enciclica menzionata afferma:  "Come la persona realizza pienamente  se  stessa  nel  libero dono di sé, così la proprietà si giustifica moralmente nel creare, nei modi e nei tempi dovuti, occasioni di lavoro e crescita umana per tutti" (n. 43).

Auspico che le indagini sviluppate nei vostri lavori, ispirandosi agli eterni principi del Vangelo, elaborino una visione dell'economia moderna rispettosa dei bisogni e dei diritti dei deboli. Come sapete, verrà prossimamente pubblicata la mia Enciclica dedicata proprio al vasto tema dell'economia e del lavoro:  in essa verranno posti in evidenza quelli che per noi cristiani sono gli obbiettivi da perseguire e i valori da promuovere e difendere instancabilmente, al fine di realizzare una convivenza umana veramente libera e solidale. Prendo altresì atto con compiacimento di quanto state operando a favore del Pisai (Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica), alle cui finalità, da voi condivise, attribuisco grande valore per un dialogo interreligioso sempre più fecondo.

Cari amici, grazie ancora una volta per la vostra visita; assicuro per ciascuno di voi un ricordo nella preghiera, mentre di cuore tutti vi benedico.


(©L'Osservatore Romano - 14 giugno 2009)
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