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Scambio di lettere tra Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler

Ultimo Aggiornamento: 21/06/2009 11:58
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Scambio di lettere tra Benedetto XVI
e il presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler

Solidarietà internazionale per l'Africa colpita dalla crisi


I contenuti del viaggio apostolico in Africa compiuto nello scorso mese di marzo sono stati al centro di uno scambio epistolare tra Benedetto XVI >small 1e il presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler. Pubblichiamo qui di seguito il testo della lettera del Papa.


Aus dem Vatïkan, 4 Mai 2009
Sehr geehrter Herr Bundespräsident Köhler!
Kurz vor meiner ersten Apostolischen Reise nach Afrika hat mich Ihr lehrreicher Brief erreicht, in dem Sie mir von Ihren zahlreichen Begegnungen mit den Menschen unseres südlichen Nachbarkontinents berichten und mir Ihre Einblicke in die Entwicklung Afrikas und Ihre Visionen für die Zukunft dieses Kontinents mitteilen. Ihre Gedanken haben mich auf meiner Reise begleitet. Nun, nach meiner Rückkehr kann ich aus voller Überzeugung Ihre Erfahrungen bestätigen:  Afrika ist ein junger Kontinent, voller Lebensfreude und Zuversicht, mit einem großen Potential an Kreativität. Freilich, die ausländischen Interessen und die Spannungen der eigenen Geschichte lasten noch über der Gegenwart und bedrohen die Zukunft. Aber der lebendige Glaube, die frische moralische Kraft und die wachsende intellektuelle Kompetenz schaffen ein Klima der Hoffnung, die den Herausforderungen standhält und ihre Bewältigung möglich macht.

Dank der Ad-limina-Besuche konnte ich in den vergangenen vier Jahren bereits mit dem größten Teil der afrikanischen Bischöfe persönliche Gespräche über die Lage in ihren Diözesen führen und eine Vorstellung von deren Situation gewinnen. In diesem Herbst wird die Synode der afrikanischen Bischöfe zu Rom über das Thema Die Kirche in Afrika im Dienst von Versöhnung, Gerechtigkeit und Frieden:  "Ihr seid das Salz der Erde... Ihr seid das Licht der Welt" (Mt 5, 13-14) Gelegenheit zu einem umfassenden Gedankenaustausch und zur Formung eines gemeinsamen pastoralen Programms bieten.

Zu der dafür nötigen inneren menschlichen Formung kann der Glaube einen entscheidenden Beitrag leisten. In Yaoundé habe ich dazu ein Wort des afrikanischen Kirchenschriftstellers Lactantius (4. Jahrhundert) zitiert:  "Die erste Pflicht der Gerechtigkeit ist es, den Menschen als seinen Bruder anzuerkennen. Denn wenn uns derselbe Gott gemacht und uns alle im Hinblick auf die Gerechtigkeit und das ewige Leben in derselben Verfassung hervorgebracht hat, sind wir mit Sicherheit alle durch die Bande der Brüderlichkeit verbunden:  Wer sie nicht anerkennt, ist ungerecht." In diesem Sinne versucht die Kirche, die Gewissen zu bilden und gleichsam von innen zu wirken, damit die Afrikaner als Hauptakteure der Entwicklung ihrer Länder ihre zahlreichen Gaben für den Aufbau der Gesellschaft und den Frieden nutzen. Redliches und solidarisches Verhalten, das nicht dem Gesetz des Stärkeren nachgibt und nur das eigene Interesse sucht, ist ja gleichsam Hoffnung, die handelt, ein Samenkorn, in dem die bessere Zukunft bereits gegenwärtig ist. Dabei ist auch die Unterstützung der internationalen Staatengemeinschaft gefordert, nicht trotz, sondern gerade wegen der gegenwärtigen Finanz- und Wirtschaftskrise, welche Afrika und die ärmeren Länder besonders trifft.

Jeder von uns ist von Gott gedacht, gewollt und geliebt. Auf dieser Grundlage konnte ich die Kirche in Afrika auch dazu ermutigen, den Opfern der Gewalt und von Krankheiten wie Aids, Malaria und Tuberkulose weiter beizustehen und diese schrecklichen Geißeln nachhaltig zu bekämpfen. Im Sinne eines wahren Humanismus, dessen vollkommener Maßstab Jesus Christus ist, werden Christen auch in Zukunft in den Krankenhäusern und Schulen ihren Dienst tun, und an ihrer Seite werden zahlreiche Menschen guten Willens stehen. In diesem Sinn konnte ich sagen, daß die Kirche, indem sie in den Herzen der Menschen die Liebe zu den Leidenden und die Bereitschaft zum Helfen weckt, mehr gegen die verheerenden Krankheiten tut als viele andere Institutionen.

Die Begegnung mit unseren afrikanischen Brüdern und Schwestern wie auch besonders mit den Kindern und Jugendlichen hat mir gut getan. Ich hoffe und bete, daß der persönliche Austausch und die internationale Zusammenarbeit weiter gedeihen und reichen Segen für die Menschen aller Kontinente, besonders für Afrika, mit sich bringen werden.

Mit dem Ausdruck meiner vorzüglichen Hochachtung und besten Segenswünschen für Sie und Ihre Familie.



Questa è la nostra traduzione italiana della lettera.

Dal Vaticano, 4 maggio 2009
Stimatissimo Signor Presidente Federale Köhler!
alla vigilia del mio primo Viaggio Apostolico in Africa ho ricevuto la Sua lettera, assai istruttiva, con la quale Ella mi informava dei Suoi numerosi incontri con persone del continente a noi vicino e mi partecipava le Sue idee sullo sviluppo dell'Africa e le Sue prospettive circa il futuro di quel continente. Le Sue riflessioni mi hanno accompagnato durante il mio viaggio. Ora, dopo il mio rientro, posso confermare con piena convinzione le Sue esperienze:  L'Africa è un continente giovane, pieno di gioia di vita e di fiducia, con un enorme potenziale di creatività. Certo, gli interessi stranieri e le tensioni della sua propria storia gravano ancora sul presente e minacciano l'avvenire. Ma la fede viva, la fresca forza morale e la crescente competenza intellettuale creano un clima di speranza che resiste alle sfide e ne rende possibile il superamento.

Grazie alle visite Ad-limina, negli ultimi quattro anni ho potuto avere colloqui personali già con la maggior parte dei Vescovi africani sullo stato delle loro rispettive Diocesi e farmi un'idea della situazione di esse. Quest'autunno, a Roma, il Sinodo dei Vescovi africani sul tema La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace:  "Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo" (Mt 5, 13-14) offrirà l'occasione per un ampio scambio di idee e per la creazione di  un  comune  programma pastorale.

La fede può offrire un contributo decisivo per l'interiore e necessaria formazione umana. Al riguardo, a Yaoundé ho citato una parola di Lattanzio, scrittore ecclesiastico africano del quarto secolo:  "Il primo dovere della giustizia è riconoscere l'uomo come un fratello. Infatti, se lo stesso Dio ci ha fatti e ci ha generati tutti nella stessa condizione, in vista della giustizia e della vita eterna, noi siamo sicuramente uniti da legami di fraternità:  chi non li riconosce è ingiusto". In tal senso la Chiesa cerca di formare le coscienze e di operare quasi dall'interno affinché gli africani, come protagonisti dello sviluppo dei loro Paesi, usino i loro numerosi doni a favore dell'edificazione della società e della pace. Un comportamento onesto e solidale che non ceda alla legge del più forte e non cerchi soltanto il proprio interesse è infatti come una speranza che agisce, un seme che porta già in sé un futuro migliore. In tale contesto è richiesto anche l'appoggio della comunità internazionale non malgrado, bensì proprio a motivo dell'attuale crisi finanziaria ed economica che tocca particolarmente  l'Africa e i Paesi più poveri.

Ognuno di noi è pensato, voluto e amato da Dio. Su questa base ho anche potuto incoraggiare la Chiesa in Africa a continuare ad assistere le vittime della violenza e delle malattie come l'Aids, la malaria e la tubercolosi e a lottare efficacemente contro tali terribili flagelli. Ispirati da un autentico umanesimo, la cui misura perfetta è Gesù Cristo, i cristiani presteranno anche in futuro il loro servizio negli ospedali e nelle scuole, ed accanto a loro ci saranno numerose persone di buona volontà. In questo senso ho potuto dire che la Chiesa, suscitando nei cuori degli uomini l'amore verso i sofferenti e la disponibilità ad aiutare, fa molto di più contro le malattie devastanti che tante altre istituzioni.

L'incontro con i nostri fratelli e sorelle africani e, in modo particolare, con i bambini e con i giovani, mi ha fatto bene. Spero e prego che lo scambio interpersonale e la collaborazione internazionale continuino a crescere e portino abbondanti benedizioni agli uomini di tutti i continenti, specialmente all'Africa.

Con l'espressione della mia alta considerazione e con i migliori auguri di benedizione per Lei e per Sua famiglia.


 

BENEDETTO PP. XVI


(©L'Osservatore Romano - 21 giugno 2009)
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L'enorme energia di un giovane continente


Questo è il testo delle lettera inviata al Papa dal presidente Köhler.

Berlin, den 4 märz 2009
Eure Heiligkeit,
es freut mich sehr, dass Sie im März zu Ihrer ersten Reise nach Afrika aufbrechen werden. Das ist für die Menschen in Afrika ein gutes Signal. Gerade in der jetzigen Krise und vor dem Hintergrund der notwendigen Neugestaltung unserer Weltordnung ist es wichtig, dass wir den afrikanischen Kontinent nicht aus dem Blick verlieren.

Ich selber habe ganz bewusst einen Schwerpunkt meiner Arbeit auf die Entwicklung einer neuen Partnerschaft mit Afrika gelegt. Ich denke, dass sich die Menschlichkeit unserer Welt am Schicksal Afrikas entscheidet. Für mich ist auch ganz klar, dass wir die Probleme unserer Zeit nur lösen können, wenn wir dabei auch Afrika einbeziehen. Das gilt für die Bewältigung der Finanzkrise genauso wie für den Umgang mit den Folgen des Klimawandels. Ich bin davon überzeugt, dass wir Europäer unmittelbar von einer vertieften Zusammenarbeit mit Afrika profitieren können. Dabei geht es nicht nur um Rohstoffe, Absatzmärkte und andere wirtschaftliche Interessen. Es geht auch um den kulturellen Reichtum, um die Traditionen und die Kreativität der Afrikaner. Wer sich für Afrika und seine Menschen öffnet, wird bereichert. Hilfe für Afrika ist aber auch ein Gebot christlicher Nächstenliebe.

Mich beeindruckt tief, wie afrikanische Traditionen zu Versöhnung, Ausgleich und Frieden beitragen, wie familiärer Zusammenhalt hilft, auch Phasen der Not oder der Umwälzungen zu überbrücken, wie eine häufig aus Not erzwungene Mobilität im Zeitalter der Globalisierung zu einem echten Vorteil werden kann, oder wie in Afrika mit enormer kultureller Kraft und Energie Neues geschaffen wird, ohne die Wurzeln der Vergangenheit zu verleugnen. Nicht zuletzt hat mich auch immer wieder die unverbildete Lebensfreude der Menschen in Afrika beeindruckt,

Afrikas wichtigster Reichtum ist ohne Zweifel das Potenzial seiner Jugend. Der Schwerpunkt der Zusammenarbeit sollte daher bei einer durchgreifenden Verbesserung der Bildungschancen und der Beschäftigungsmöglichkeiten vor Ort liegen. Wir können und sollten auch noch mehr Angebote für die Begegnung Jugendlicher machen. Durch verstärkte Austauschprogramme bieten sich zudem Möglichkeiten, von denen auch unsere eigene Jugend sehr profitieren kann.

Ich habe viele junge Afrikaner getroffen, die sehr konkrete Vorstellungen davon haben, wie eine gute Zukunft für unseren Planeten aussehen könnte. Sie wollen sich aktiv einbringen, um gemeinsam mit ihren Altersgenossen aus Europa, Asien und Amerika für diese Zukunft einzutreten. Junge Afrikaner und Deutsche haben das vor zwei Jahren beim Afrika-Forum in Ghana, das ich gemeinsam mit Präsident Kufuor veranstaltet habe, in der Accra-Erklärung in beeindruckender Weise festgehalten. Ich habe mir damals erlaubt, Ihnen ein Exemplar dieser Erklärung zu übersenden. Ich hoffe sehr, dass Sie von Begegnungen mit afrikanischen Jugendlichen ähnlich beeindruckt sein werden wie ich.

Mich betrübt, dass unser Informationsstand über Afrika leider noch immer durch Vorurteile geprägt ist, dass wir einfach zu wenig wissen füber die Fortschritte, die auf dem afrikanischen Kontinent schon gemacht wurden. In Afrika hat sich viel verändert, vieles ist in Bewegung, ein neues Afrika ist im Entstehen. Bei zahlreichen Besuchen in Afrika und bei meinen Diskussionsforen mit afrikanischen Präsidenten und Vertretern der Zivilgesellschaft habe ich immer wieder erlebt, dass die Afrikaner heute mit neuem Selbstbewusstsein sprechen. Sie erkennen und bewerten ihre eigenen Probleme und deren Ursachen und entwickeln ihre eigenen Lösungsansätze. Das ist aus meiner Sicht auch eine wichtige Voraussetzung dafür, unsere Bürger in den industrialisierten Ländern davon zu überzeugen, dass Hilfe zur Selbsthilfe in Afrika möglich und lohnenswert ist.

Bemerkenswert ist in diesem Zusammenhang, mit welcher Offenheit afrikanische Gesprächspartner die existierenden Asymmetrien in unserem Verhältnis erkennen und auch ansprechen. Dasselbe gilt für die Widersprüchlichkeiten in der Politik der Industrieländer. Besonders oft werden dabei die Agrarsubventionen und die Fischereipolitik der Europäischen Union genannt. Wenn wir es ernst meinen mit einer Partnerschaft, müssen wir uns deshalb auch ernsthafter mit der Frage befassen, was sich bei uns ändern muss, damit Afrikas Entwicklung einen nachhaltig guten Verlauf nehmen kann.

Es lässt sich nicht leugnen, die Problemlagen sind in Afrika überaus komplex. Das wird dem Besucher auf unserem Nachbarkontinent schnell deutlich. Aber ich bin überzeugt, dass sich der Besuch und dass sich vor allem die geduldigen Gespräche lohnen. Schon indem wir unseren afrikanischen Partnern zeigen, dass wir zuhören können, gehen wir einen ersten, wichtigen Schritt auf dem Weg zur Überwindung der Asymmetrien und stellen uns den Widersprüchlichkeiten.

Ich weiß, dass die Menschen in Kamerun, in Angola und auf dem gesamten afrikanischen Kontinent ihrem Besuch mit großer Vorfreude entgegensehen. Ich wünsche Ihnen eine erfolgreiche und auch für Sie selbst erfüllende Reise.

Ecco una nostra traduzione italiana della lettera.

Berlino, 4 marzo 2009

Vostra Santità,
sono molto lieto del fatto che Ella, nel mese di marzo, intraprenderà il Suo primo viaggio in Africa. Ciò è un buon segnale per le popolazioni dell'Africa. Proprio nella crisi attuale e sullo sfondo della necessaria riorganizzazione dell'ordine mondiale, è importante che non perdiamo di vista il continente africano.

Volutamente ho posto io stesso uno degli accenti del mio lavoro sullo sviluppo di una nuova collaborazione tra partner con l'Africa. Penso che il futuro dell'umanità del nostro mondo si decida sul destino dell'Africa. Per me è del tutto evidente che possiamo risolvere i problemi del nostro tempo solo coinvolgendo anche l'Africa. Ciò vale sia per il superamento della crisi finanziaria, sia per la gestione delle conseguenze del cambiamento del clima. Sono convinto che noi europei possiamo trarre vantaggio, in modo diretto, da una collaborazione approfondita con l'Africa. Con ciò non si tratta soltanto della questione delle materie prime, di sbocchi e altri interessi economici. Si tratta pure della ricchezza culturale, delle tradizioni e della creatività degli africani. Chi si apre all'Africa e alla sua gente, sperimenta un arricchimento. Ma l'aiuto per l'Africa è anche un imperativo della carità cristiana.

Sono profondamente colpito dal modo attraverso il quale le tradizioni africane contribuiscano alla riconciliazione, all'equilibrio e alla pace, di come la coesione familiare aiuti a superare anche fasi di travaglio o di sconvolgimenti, di come la mobilità, spesso forzata a causa del bisogno, nell'epoca della globalizzazione possa trasformarsi in un vero vantaggio, o di come, in Africa, grazie ad un'immensa forza ed energia culturale, si creino novità senza negare le radici del passato. Non da ultimo, sono stato sempre di nuovo colpito anche dalla genuina gioia di vita delle popolazioni in Africa.

La ricchezza più importante dell'Africa è senza dubbio il potenziale costituito dalla sua gioventù. Pertanto, l'obiettivo centrale della collaborazione dovrebbe portare ad un miglioramento radicale delle opportunità educative e delle possibilità di occupazione sul posto. Possiamo e dovremmo anche offrire più occasioni per l'incontro tra i giovani. Inoltre, con la promozione di programmi di scambio, si offrono delle possibilità di cui anche i nostri giovani possono trarre vantaggio.

Ho incontrato molti giovani africani che hanno idee assai concrete di come potrebbe realizzarsi un futuro positivo per il nostro pianeta. Vogliono coinvolgersi attivamente per impegnarsi per questo futuro, insieme con i loro coetanei in Europa, Asia e America. Due anni fa, in occasione dell'Africa forum in Ghana, organizzato personalmente insieme al Presidente Kufuor, giovani africani e tedeschi hanno espresso questo desiderio in modo impressionante nella Dichiarazione di Accra. Mi sono permesso a quel tempo di inviarLe una copia di questa Dichiarazione. Spero vivamente che Ella possa essere colpito in modo simile dagli incontri con giovani africani, come è avvenuto per me.

Sono dispiaciuto che le nostre attuali informazioni sull'Africa siano, purtroppo, ancora determinate da pregiudizi e che sappiamo davvero troppo poco circa i progressi già realizzatisi nel continente africano. In Africa molte cose sono cambiate, molte altre sono in movimento, creandosi così un'Africa nuova. In occasione di numerose visite in Africa e durante i miei forum di discussione con Presidenti africani e rappresentanti della società civile, ho ripetutamente fatto l'esperienza di come oggi gli africani parlino con una nuova coscienza di sé. Riconoscono e valutano i propri problemi e le cause di essi e sviluppano i loro approcci alle soluzioni. Tutto questo, secondo me, ci pone in una condizione rilevante per convincere i nostri cittadini dei Paesi più industrializzati del fatto che sia possibile e conveniente un aiuto a favore dell'iniziativa personale in Africa.

In questo contesto è degna di nota anche la franchezza, con la quale gli interlocutori africani individuano ed affrontano anche gli squilibri presenti nel nostro rapporto. Lo stesso vale per le contraddizioni insite nella politica dei Paesi industrializzati. In questo contesto molto spesso si menzionano le sovvenzioni per l'agricoltura e la politica in materia di pesca dell'Unione Europea. Se prendiamo sul serio una collaborazione fra partner, dobbiamo pertanto anche occuparci più seriamente della domanda su che cosa vada cambiato sul nostro versante, affinché lo sviluppo dell'Africa possa svolgersi in modo positivo e duraturo.

Non si può negare che i problemi in Africa siano molto complessi. Ciò si manifesta ben presto a chi visita il nostro vicino continente. Sono tuttavia convinto che la visita e soprattutto i colloqui pazienti valgano la pena. Già la dimostrazione ai nostri partner africani che siamo capaci di ascoltare, ci fa fare un primo passo importante verso il superamento degli squilibri, affrontando le contraddizioni.

So che la gente del Camerun, dell'Angola e dell'intero continente africano attende la Sua visita con grande gioia. Le auguro un viaggio pieno di successo ed appagante anche per Lei personalmente.
Suo Horst Köhler



(©L'Osservatore Romano - 21 giugno 2009)
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