Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Attesa nella comunità ecclesiale di Aosta per l'incontro con il Papa venerdì prossimo 24 luglio

Ultimo Aggiornamento: 14/08/2009 06:39
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
23/07/2009 13:44



A colloquio con il vicario di Aosta sull'incontro della comunità diocesana con il Papa

Evento di grazia in un cammino di rinnovamento


di Mario Ponzi

C'è molta attesa, nella comunità ecclesiale di Aosta, per l'incontro con il Papa venerdì prossimo, 24 luglio, in cattedrale. Attesa da parte di un clero che soffre per la mancanza di prospettive immediate di ringiovanimento - sofferenze alimentate dal recentissimo abbandono di alcuni giovani sacerdoti diocesani - e attesa da parte di un laicato pronto a venire incontro alle necessità della Chiesa e che anzi reclama maggiori spazi. Ne abbiamo parlato con don Franco Lovignana, vicario del vescovo di Aosta e responsabile della pastorale sacerdotale. 

L'incontro del clero aostano con il Papa avviene a circa un mese dall'inizio dell'Anno sacerdotale. Può essere colto, questo evento, come un'occasione per riflettere sul senso del sacerdozio vissuto nel contesto della vostra diocesi?

L'incontro è atteso con gioia da tutti noi, anche per il ricordo - sempre vivo nel cuore - del momento bellissimo vissuto in occasione delle sue prime vacanze in Valle d'Aosta nel 2005. Assume poi il senso di una grazia particolare perché si colloca come primizia di questo Anno sacerdotale indetto dal Papa e che in diocesi abbiamo iniziato con la celebrazione del cinquantesimo di ordinazione sacerdotale del vescovo Giuseppe Anfossi lo scorso 28 giugno.
La presenza del Papa, il suo pregare con noi e le parole che ci rivolgerà durante i vespri di venerdì, si inseriscono in una riflessione avviata da qualche mese nel nostro consiglio presbiterale e che, a partire da ottobre, si allargherà alla partecipazione di tutto il presbiterio diocesano sulla figura e sulla missione del parroco oggi nella diocesi. La lettera di indizione dell'Anno sacerdotale, che Benedetto XVI ci ha donato, rappresenterà un punto di riferimento per questo delicato discernimento comunitario. Vorrei però sottolineare che in cattedrale, assieme ai sacerdoti e ai diaconi, il Papa ha voluto che fossero presenti anche religiosi e religiose e i laici, rappresentanti dei consigli pastorali parrocchiali, delle aggregazioni e di altre istanze. Leggiamo questo come un invito "a evidenziare gli spazi di collaborazione che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici, coi quali i presbiteri formano l'unico popolo sacerdotale" come lo stesso Pontefice scrive nella lettera.
Tale collaborazione risponde alla natura della Chiesa e della chiamata battesimale che tutti unisce e responsabilizza in ordine alla missione, ma risponde anche all'urgenza dei tempi. La complessità della situazione sociale e culturale, la difficoltà di trovare riferimenti etici condivisi, una rinnovata richiesta di spiritualità, sommati alla diminuzione del clero chiedono un maggior coinvolgimento del laicato. Nella nostra diocesi molto lavoro resta da fare al riguardo, ma alcune esperienze lasciano ben sperare:  la presenza di molti catechisti laici che assicurano con il parroco il servizio capillare dell'iniziazione cristiana di bambini e ragazzi; la collaborazione di animatori ed educatori, anche alcune famiglie, che operano nella pastorale giovanile; il servizio di operatori laici che svolgono anche un servizio di animazione nelle comunità che non hanno più un parroco residente. È un piccolo seme che domanda attenzione e cura. La diocesi conta negli anni venturi di potenziare la formazione teologica e spirituale di tutti gli operatori pastorali laici per qualificare meglio il loro ministero.

Il modello sacerdotale tradizionale è ancora rispondente alle nuove esigenze della società che è chiamato a servire?

Se per modello tradizionale si intende quello del prete che sta in mezzo alla sua gente con il cuore del Pastore, profondamente unito a Gesù nella preghiera e nel sacrificio eucaristico e totalmente donato alle persone affidategli (siano esse vicine o lontane), allora credo proprio di sì. Mi pare che sia anche questo il messaggio che vuole trasmettere il Papa riproponendo l'esemplarità del santo curato d'Ars. È vero che il mondo è molto cambiato, ma il cuore della missione evangelica resta sempre lo stesso:  portare l'annunzio e il segno efficace dell'amore salvifico di Dio per tutti gli uomini. Mi ha molto colpito che il Papa rilevi una certa somiglianza tra la situazione di oggi e quella della Francia postrivoluzionaria. Anche se ci sono particolari legati alla persona e alle contingenze storiche che non possono rivivere in noi, l'esempio di Jean-Marie Vianney è attualissimo:  un pastore che affronta una società scristianizzata, inviato a una comunità quanto meno tiepida e l'affronta con una dedizione totale, una grande fede, tanto amore e soprattutto con una consapevolezza altissima del dono e del compito che Dio gli aveva affidato. Non sempre questa consapevolezza riempie il cuore e la vita di noi sacerdoti del terzo millennio. L'esempio del curato d'Ars ci chiede conversione, ci chiede di contare di più su Dio che su di noi e sulle nostre forze umane o mondane!

Qual è lo stato del clero valligiano in generale e aostano in particolare?

La diocesi di Aosta conta 93 parrocchie sparse su un territorio montuoso e assai vasto - più di tremila chilometri quadrati - con una popolazione di circa 130.00 abitanti. La diocesi però accoglie, sia in estate che in inverno, decine di migliaia di turisti e di villeggianti che a volte moltiplicano a dismisura la popolazione delle parrocchie e domandano attenzione e cura pastorale. La diocesi e i parroci in prima persona vivono questa come una bella vocazione che si aggiunge e alla quale cercare di rispondere, consapevoli come siamo che chi viene in montagna spesso non cerca solo divertimento e attività o riposo per il corpo, ma anche nutrimento spirituale, tempo per ritemprare l'anima. Mi pare che le nostre comunità siano molto accoglienti verso quanti soggiornano fra noi, in modo particolare nelle messe domenicali.
Al servizio di questo popolo vi sono 88 sacerdoti secolari - due appartenenti al clero di altre diocesi - e 24 religiosi. Di questi preti soltanto 83 sono impegnati direttamente nella pastorale in diocesi; alcuni sono a riposo a motivo dell'età e della salute, altri sono impegnati nelle opere delle loro famiglie religiose, altri sono fuori per servizi pastorali in altre realtà ecclesiali. L'età media dei parroci è di 61 anni. Ai sacerdoti si aggiungono 17 diaconi permanenti; diversi svolgono il ministero in collaborazione con i parroci. Non vorrei dimenticare la presenza tanto importante delle comunità femminili, compresi due monasteri di clausura. Le religiose rappresentano, con la loro vita e con i loro servizi pastorali e caritativi, un punto di riferimento per molti fedeli e un sostegno non piccolo per il ministero dei sacerdoti.
In questi ultimi quindici anni le linee pastorali offerte dal vescovo alla diocesi hanno cercato di far crescere l'impegno per la valorizzazione della domenica, per la pastorale giovanile, per la pastorale familiare, con un percorso di preparazione dei fidanzati al matrimonio e l'attenzione alle giovani coppie di sposi e alle famiglie in difficoltà - sta nascendo uno spazio di ascolto - e per l'iniziazione cristiana di bambini e ragazzi. L'anno pastorale che sta per iniziare si svolgerà, per una felice coincidenza, sulla scia dell'enciclica del Papa:  sarà infatti incentrato sul tema "Una comunità che pratica la carità". L'attenzione sarà focalizzata sui sacerdoti, sulla loro vita e sulla loro missione in mezzo alla comunità e sul sofferto tema delle vocazioni.

Quale attenzione viene dedicata in diocesi alla formazione del clero?

Essa è oggi, per la nostra diocesi come per tutta la Chiesa, un passaggio tanto fondamentale quanto difficile e delicato, per l'esiguità dei numeri ma anche per altre ragioni. Riteniamo che la vita comune e la presenza attenta dei formatori sia indispensabile per accompagnare i giovani aspiranti al sacerdozio, ma anche per cogliere in tempo segni di disagio o di problemi che potrebbero poi col tempo degenerare in situazioni dolorose per la Chiesa. In seminario abbiamo due soli giovani, giunti al terzo anno di formazione. Frequentano la facoltà teologica di Torino e durante la settimana condividono la vita comunitaria con i seminaristi di Ivrea. Rientrano ad Aosta il venerdì sera. Durante il fine settimana svolgono un servizio pastorale in due parrocchie. In questo momento c'è anche un adulto che ha iniziato un cammino di discernimento.

Pochi seminaristi e qualche abbandono recente. Sono dati che preoccupano.

Sì. La diocesi ha vissuto alcuni abbandoni dolorosi da parte di sacerdoti giovani, è vero, e le vocazioni attendono una nuova fioritura. Tuttavia si nota una certa reazione, al di là dello sconcerto immediato e della sofferenza che in molti perdura. È il segnale di una fede matura e consapevole, che continua a orientare verso la preghiera e che ci spinge a contare sulla certezza che Dio non abbandona la sua Chiesa, malgrado le debolezze degli uomini.


(©L'Osservatore Romano - 23 luglio 2009)
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
24/07/2009 16:58



Intervista a don Aldo Armellin

Il Papa e la popolazione valdostana


di Mario Ponzi

Messaggi fatti recapitare a mano con la complicità di chi ha la fortuna di potersi accostare alla sua residenza, a Les Combes; ninnoli e altri oggetti dell'artigianato locale inviati come gesto d'omaggio all'illustre ospite; dolcetti e torte tipiche fatte in casa per esprimere l'atmosfera di familiarità con la quale viene vissuta la sua vicinanza. Così, sino a oggi, i valdostani hanno testimoniato, da lontano, il loro affetto rispettoso a Benedetto XVI. Ora si preparano a stringersi intorno a lui anche in modo più concreto quando, venerdì 24, scenderà in città per la preghiera dei vespri. Per la verità occasioni d'incontro per alcuni di loro ci sono già state. L'ultima, in ordine di tempo, quella che si è presentata mercoledì pomeriggio a un gruppetto di bambini di una frazione di Introd.
Sul come i valdostani vivono questa esperienza, ormai ultradecennale, della presenza del Papa tra loro, abbiamo parlato con don Aldo Armellin, il sacerdote incaricato dalla diocesi di tenere i contatti con la residenza di Les Combes. 

Come è vissuta dalle comunità valdostane la presenza del Papa in queste giornate?

Direi che la vivono come un momento di grazia. È la tredicesima volta che un Papa viene in vacanza in Valle d'Aosta. Iniziò a farlo Giovanni Paolo II, che era innamorato delle nostre montagne. Per Benedetto XVI si tratta della terza volta. Il rinnovarsi di questa, che vorremmo ormai poter definire una bella consuetudine, potrebbe forse apparire come un momento abituale. Ma la presenza del Pontefice in questi luoghi rimane, per tutti noi, sempre un evento capace di infondere nuove emozioni.

Alla vigilia dell'arrivo del Papa la parola d'ordine era "garantirgli riservatezza e riposo assoluto". Invece sembra che le occasioni di poter incrociare il Papa si ripetano con una certa frequenza, anche se in qualche caso, del tutto imprevista e certamente fortuita. Come ci si sta preparando invece all'incontro fissato per venerdì sera in cattedrale?

Per la verità gli incontri programmati, o almeno i grandi appuntamenti, sono due. Il primo appunto è per la celebrazione dei vespri in cattedrale. Il vescovo aveva chiesto al Papa un incontro per i sacerdoti, i religiosi e le religiose. Benedetto XVI invece ha voluto che l'invito fosse esteso a tutta la comunità ecclesiale e ai valdostani. Dunque sono attese circa quattrocento persone, per la maggior parte laici. Ma siamo certi che saranno molti di più quelli che si sistemeranno nella Piazza antistante la cattedrale per ricevere il saluto del Papa al termine della liturgia dei vespri, e tanti ancora saranno a far da corona lungo le strade che percorrerà il corteo. Il secondo appuntamento è fissato per le dodici di domenica 26 luglio per la preghiera dell'Angelus, dove pensiamo si registrerà la maggior parte delle presenze. Ci saranno naturalmente soprattutto i valdostani; ma certamente si aggiungeranno i tanti turisti in vacanza in queste zone.
Per i gruppi organizzati c'è la consapevolezza che si tratta di momenti di preghiera, di occasioni per ascoltare la parola del Papa, mai scontata e sempre densa di significati per quanto riguarda la fede e la vita cristiana. Dunque da parte loro c'è molta attesa.

Lei, che fa un po' da trait d'union tra la residenza del Papa e la comunità valdostana, che idea si è fatto di questa convivenza, sino ad oggi, sperimentata a distanza?

La convivenza è sempre stata rispettosa delle esigenze del Santo Padre. Il Papa viene per un periodo di vacanza e la comunità aostana lo accompagna nella preghiera, rispettando il suo riposo e accogliendo le eventuali possibilità di incontro come un dono. E come si vede i doni del Papa non mancano mai. Anzi sono sempre più ricchi di quanto ci si possa aspettare. E sono in tanti a poterlo testimoniare anche in questi giorni.

Le hanno affidato qualche messaggio particolare per il Papa, qualche dono, qualche pensier0 da riferirgli in questi giorni?

In effetti sono in tanti quelli che cercano di accostarsi al Papa anche soltanto attraverso un messaggio, o che cercano di manifestargli gratitudine inviandogli un dono simbolico, o quanti intendono dimostrare concretamente l'affetto e la familiarità con i quali lo accolgono facendogli arrivare un dolce tipico, fatto da loro stessi. In genere i messaggi che gli vengono recapitati provengono da persone ammalate, sofferenti o in difficoltà. E sono in tanti. Per questo il Papa ha deciso di incontrare alcuni di loro venerdì sera, dopo i vespri, passando per Introd.

Tra la gente si nota più curiosità, più devozione o più indifferenza?

Non è facile discernere i sentimenti delle persone. Sicuramente c'è una grande devozione per il successore di Pietro. Ma non si può escludere una certa curiosità data l'eccezionalità della presenza del Papa. Non capita tutti i giorni di poter cogliere una simile occasione.

La religiosità delle popolazioni valdostane, secondo lei, deriva da una tradizione popolare o piuttosto da una fede convinta, vissuta?

Quella della nostra gente è una religiosità convinta, che si esprime anche in manifestazioni di fede popolare. Questo non toglie che anche noi siamo toccati dalla secolarizzazione e che tante certezze religiose del passato siano messe in discussione. Credo che sia una grande sfida per la Chiesa valdostana, come per quella universale, fare incontrare la bellezza della vita cristiana e dell'annuncio evangelico con i ritmi della vita del nostro tempo che presenta tante opportunità.

Lei definirebbe, quella della Chiesa di Aosta, una comunità giovane per la sua vivacità, adulta per la maturità raggiunta, o antica per la pigrizia della consuetudine?

Non sono facili da definire le caratteristiche della comunità valdostana. In alcuni settori presenta indubbiamente elementi di vivacità. Penso per esempio agli oratori, ai volontari della Caritas, ai catechisti eccetera. Ci sono anche tracce di vita cristiana vissuta come consuetudine, routine, ma credo che sia la realtà di ogni altra diocesi del mondo.



(©L'Osservatore Romano - 24 luglio 2009)
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
27/07/2009 06:05


 

Omelia di Benedetto XVI per i Vespri nella Cattedrale di Aosta


AOSTA, venerdì, 24 luglio 2009 (ZENIT.org).-

 * * *

Eccellenza,

cari fratelli e sorelle,
vorrei innanzitutto dire grazie a lei, Eccellenza, per le sue buone parole con le quali mi ha introdotto nella grande storia di questa chiesa cattedrale e così mi ha fatto sentire che preghiamo qui, in questa bella chiesa, non solo in questo momento ma anche nei secoli. E grazie a tutti voi che siete venuti per pregare con me e per rendere visibile così questa rete di preghiera che ci collega tutti e sempre.
In questa breve omelia vorrei dire qualche parola sulla orazione con la quale si concludono questi Vespri, perché mi sembra che in questa orazione il brano della Lettera ai Romani, ora letto, sia interpretato e trasformato in preghiera.

La orazione si compone di due parti, un indirizzo, una intestazione per così dire, e poi la preghiera composta da due domande. Cominciamo con l'indirizzo che ha, a sua volta, due parti. Va qui un po' concretizzato il “tu” al quale parliamo per poter bussare con migliore forza al cuore di Dio. Nel testo italiano leggiamo semplicemente, “Padre misericordioso”, il testo originale latino e un po' più ampio e dice “Dio onnipotente e misericordioso”. Dio. Nella mia recente Enciclica ho tentato di mostrare la priorità di Dio sia nella vita personale che anche nella vita, nella storia e nella società del mondo. Certamente la relazione con Dio è una cosa profondamente personale, e la persona è un essere in relazione e se la relazione fondamentale, la relazione con Dio non è viva, non è vissuta, anche tutte le altre relazioni non possono trovare la loro forma giusta.

Ma questo vale anche per la società, per l'umanità come tale, anche qui se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente manca la bussola per mostrare l'insieme di tutte le relazioni, per trovare la strada, l'orientamento dove andare. Dio. Dobbiamo di nuovo portare in questo nostro mondo la realtà di Dio, farlo conoscere e farlo presente. Ma Dio, come conoscerlo? Nelle visite ad limina parlo sempre delle religioni tradizionali con i Vescovi soprattutto africani, ma anche dell'Asia e dell'America latina, dove ci sono ancora queste religioni. Sono molti i dettagli abbastanza diversi, naturalmente, ma ci sono anche elementi comuni. Tutti sanno che c'è Dio, un solo Dio, che Dio è una parola al singolare, che gli dei non sono Dio, che c'è Dio, il Dio.Ma nello stesso tempo questo Dio sembra assente, molto lontano, non sembra entrare nella nostra vita quotidiana, si nasconde, non conosciamo il suo volto. E così la religione in gran parte si occupa di cose come i poteri più vicini, gli spiriti, gli antenati, etc., perché Dio stesso è troppo lontano e quindi ci si deve arrangiare con questi poteri vicini.

E l'evangelizzazione consiste proprio nel fatto che il Dio lontano si avvicina. Che Dio non è più lontano ma è vicino. Che questo conosciuto-sconosciuto adesso realmente si fa conoscere, mostra il suo volto, si rivela, il velo sul volto scompare. E perciò perché Dio stesso adesso è vicino, lo conosciamo, ci mostra il suo volto, entra nel nostro mondo, non c'è più bisogno di arrangiarsi con questi altri poteri perché lui è il potere vero, è l'Onnipotente. Non so perché nel testo italiano hanno omesso la parola “onnipotente”, ma è vero che ci sentiamo un po' quasi minacciati dall'onnipotenza, sembra limitare la nostra libertà, sembra un peso troppo forte, ma dobbiamo imparare che l'onnipotenza di Dio non è un potere arbitrario, perché Dio è il bene, è la verità e perciò Dio può tutto ma non può agire contro il bene, non può agire contro la verità, non può agire contro l'amore e contro la libertà, perché egli stesso è il bene, è l'amore e la vera libertà e perciò tutto ciò che fa non può mai essere in contrasto con verità, amore e libertà. E' vero il contrario: Egli Dio è il custode della nostra libertà, dell'amore, della verità. Questo occhio che ci vede non è un occhio cattivo che ci sorveglia, ma è la presenza di un'amore che non ci abbandona mai e ci dona la certezza che è bene essere è bene vivere. E' l'occhio dell'amore che ci dà l'aria di vivere.

Dio onnipotente e misericordioso, una orazione romana collegata con il testo del Libro della Sapienza dice: "O Dio, che manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella misericordia e nel perdono". Il vertice della potenza di Dio è la misericordia e il perdono. Nel nostro concetto mondiale di oggi del potere pensiamo che ha il potere chi ha grandi proprietà; in economia è chi ha qualcosa da dire, che dispone di capitali per influire sul mondo del mercato, pensiamo che ha il potere chi dispone del potere militare, che può minacciare. E la domanda di Stalin - “Quante divisioni ha il Papa?” - ancora caratterizza l'idea media del potere. Il potere lo ha chi può essere pericoloso, chi può minacciare, chi può distruggere, chi ha in mano tante cose del mondo.

Ma la Rivelazione ci dice che non è così. Il vero potere è il potere di grazia e misericordia. Nella misericordia Dio dimostra il vero potere e così la seconda parte di questo indirizzo dice: “Che hai redento il mondo con la passione del tuo Figlio”. Dio ha sofferto e nel Figlio soffre con noi e questo è l'ultimo apice del suo potere: che è capace di soffrire con noi. Così dimostra il vero potere divino. Voleva soffrire con noi e per noi e nelle nostre sofferenze non ci ha mai lasciato soli. Dio nel suo Figlio ha sofferto ed è vicino a noi nelle nostre sofferenze.

Tuttavia rimane la questione difficile, che adesso non si può interpretare ampiamente: perché era necessario soffrire per salvare il mondo? Era necessario? Perché nel mondo esiste un oceano di male, di ingiustizia, di odio, di violenza, e le tante vittime dell'odio, dell'ingiustizia, hanno diritto che sia fatta giustizia. Dio non può ignorare questo grido dei sofferenti, che sono oppressi dall'ingiustizia. Perdonare non è ignorare ma trasformare. E Dio deve entrare in questo mondo e opporre all'oceano dell'ingiustizia un oceano più grande del bene e dell'amore. E' questo l'avvenimento della Croce che da quel momento è andato contro l'oceano del male. Esiste un fiume infinito e perciò sempre più grande di tutte le ingiustizie del mondo. Un fiume di bontà, di verità, di amore. Così Dio perdona trasformando il mondo ed entrando nel nostro mondo perché ci sia realmente una forza, un fiume di bene più grande di tutto il male che possa mai esistere.

E così l'indirizzo a Dio diventa un indirizzo a noi, cioè questo Dio ci invita a metterci dalla sua parte, a uscire dall'oceano del male, dell'odio, della violenza, dell'egoismo e di identificarci, di entrare nel fiume del suo amore.E proprio questo è il contenuto della prima parte della preghiera che segue: “Fa che la tua Chiesa si offra a te come sacrificio vivo e santo”. Questa domanda diretta a Dio va a anche a noi stessi. E' un accenno a due testi della Lettera ai Romani. Nel cap. 12, Paolo dice che dobbiamo noi stessi divenire “un sacrificio vivente”, cioè noi stessi con tutto il nostro essere dobbiamo essere adorazione, sacrifico, restituire il nostro mondo a Dio, trasformare così il mondo.

Al cap. 15 dove Paolo descrive l'apostolato come sacerdozio, la funzione del sacerdozio è consacrare il mondo perché diventi “ostia vivente”, perché il mondo diventi liturgia. Che la liturgia non sia una cosa accanto alla realtà del mondo ma che il mondo stesso diventi “ostia vivente”, diventi liturgia. E' la grande visione che poi ha avuto anche Teilhard de Chardin che alla fine avremo una vera liturgia cosmica, e il cosmo diventerà ostia vivente. Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad essere sacerdoti in questo senso, ad aiutare nella trasformazione del mondo in adorazione di Dio, cominciando da noi stessi. Che la nostra vita parli di Dio, che la nostra vita sia realmente liturgia, annuncio di Dio, porta attraverso la quale il Dio lontano diventa Dio vicino e realmente dono di noi stessi a Dio.

E poi la seconda domanda: Fa che il tuo popolo “sperimenti sempre la pienezza del tuo amore”. Il testo latino aveva detto saziaci col tuo amore e così il testo accenna al Salmo che abbiamo cantato, dove si dice “apri la tua mano e sazia la fame di ogni vivente”. E quanta fame esiste sulla Terra! Fame di pane in tante parti del mondo. Sua Eccellenza ha parlato anche delle sofferenze delle famiglie qui. Fame di giustizia, fame di amore.

E con questa preghiera preghiamo Dio: apri la tua mano e sazia realmente la fame di ogni vivente. Sazia la fame nostra con la verità del tuo amore. Così sia. Amen.

[Trascrizione e adattamento a cura di ZENIT]
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
27/07/2009 06:07

L'incontro con la comunità diocesana e il saluto agli ospiti della casa di accoglienza di Introd

«Buone vacanze... senza incidenti»


"Auguro a tutti voi un tempo buono e anche buone vacanze, come io sono in vacanza; ma senza incidenti per voi". Scherzando sull'infortunio occorsogli una settimana fa, Benedetto XVI si è congedato dai fedeli che, numerosissimi nonostante la pioggia, lo hanno a lungo atteso all'esterno della cattedrale di Aosta dove, nel pomeriggio di venerdì 24 luglio, si è recato per recitare i vespri con la comunità diocesana locale.

Centinaia di persone alle quali il Pontefice ha rivolto un breve saluto. "Cari amici - ha detto - vorrei semplicemente dire grazie per questa vostra accoglienza, per l'affetto e per la simpatia. Qui siamo tutti uniti nella preghiera e siamo uniti nell'amicizia che il Signore ci dona". Parole improvvisate, come quelle pronunciate poco prima all'interno dell'antico edificio di culto da poco restaurato:  quindici minuti di meditazione sulla presenza di Dio nel mondo.



Gli aostani hanno dato il benvenuto a Benedetto XVI riversandosi per le vie del centro storico attraversate dal corteo. Il Papa, accompagnato dal suo segretario particolare, monsignor Georg Gänswein, all'arrivo in città è stato accolto dal presidente della Regione autonoma Augusto Rollandin, dal presidente del Consiglio regionale Albert Cerise, dal sindaco Guido Grimod e dal vescovo Giuseppe Anfossi.

In cattedrale - la stessa che già visitò Giovanni Paolo II nel 1986 - il Papa è stato accolto dai canonici del Capitolo. All'interno erano presenti circa quattrocento persone, soprattutto sacerdoti, ma anche rappresentanti laici delle parrocchie e delle associazioni ecclesiali valdostane.


All'inizio del rito, il vescovo di Aosta, monsignor Giuseppe Anfossi, ha rivolto al Papa parole di saluto. "È una bella cosa - ha esordito - pregare con il Papa; è un onore che ricorderemo nel tempo il fatto che il Papa sia qui a presiedere una liturgia nella nostra chiesa madre. È questa per noi la grazia della sua presenza:  una grazia che ci mette in comunione con la Chiesa universale; pregando con lei, Successore di Pietro, ci sentiamo confermati nella fede, sostenuti nella speranza e coinvolti nella carità. La grazia della sua presenza - ha aggiunto - porta a pienezza la grazia del luogo. Questo luogo. Siamo nella cattedrale e quindi nella sede di un vescovo, ordinato nella successione apostolica e garante della comunione con la Chiesa di Roma".

Dopo aver ripercorso brevemente la storia dell'antica cattedrale, monsignor Anfossi ha ricordato che sant'Anselmo - di cui ricorre il nono centenario della morte - prima di divenire arcivescovo di Canterbury e dottore della Chiesa, da bambino e da ragazzo, "solo o accompagnato dalla sua mamma, con dentro domande vive di fede e di vocazione, ha visto questa cattedrale nella sua bellezza nativa e in essa ha pregato prima di lasciare la sua e nostra terra a ventitré anni".
Concludendo il vescovo ha ricordato che la cattedrale era inizialmente la casa di una famiglia. Una circostanza che può essere di conforto alle tante "nostre famiglie di oggi, soprattutto quelle che soffrono molto:  voglio sperare che questa loro sofferenza accompagnata dalla preghiera di lei, Santità, e di noi, possa nel tempo che viene rigenerare questa bellissima comunità, piccola chiesa o meglio chiesa domestica, famiglia fondata sul matrimonio".

Al termine della celebrazione, conclusasi con un canto mariano, lo scambio dei doni:  il Papa ha offerto un calice, il capitolo della cattedrale gli ha fatto omaggio di paramenti liturgici.
Lasciata Aosta verso le 18.30, sulla strada del ritorno verso Les Combes, Benedetto XVI è giunto davanti alla Maison d'accueil, casa d'accoglienza per anziani a Introd. A causa della pioggia battente il Pontefice non è potuto scendere dall'automobile. Ha però chiesto che si procedesse a passo d'uomo per il breve tratto davanti all'istituto, per poter così salutare e benedire le circa trenta persone che lo attendevano insieme al sindaco di Introd, Osvaldo Naudin. Tra i fedeli assiepati in questo tratto di percorso c'erano anche alcuni bambini della scuola locale.

La stessa casa di accoglienza aveva avuto l'onore di ricevere la visita di Giovanni Paolo II, nel 1994, anch'egli, per una singolare coincidenza, vittima di un infortunio, purtroppo ben più grave:  infatti, era caduto e si era fratturato il femore. All'epoca, la costruzione, proprietà del comune di Introd, era stata da poco ultimata.


(©L'Osservatore Romano - 26 luglio 2009)
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
27/07/2009 06:07












 
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
27/07/2009 06:08

Vespri ad Aosta...



















 
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
27/07/2009 06:08

Vespri ad Aosta...











 
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
27/07/2009 06:09

Vespri ad Aosta...







 
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
29/07/2009 07:31



A colloquio con il sindaco di Introd

Cittadinanza onoraria per Benedetto XVI


di Nicola Gori

Introd avrà un nuovo e illustre cittadino:  Benedetto XVI. L'annuncio è stato dato dal sindaco Osvaldo Naudin, che da trenta anni guida il Comune valdostano. Le motivazioni del conferimento della cittadinanza sono essenzialmente riconducibili a tre, come ha spiegato il sindaco in un'intervista a "L'Osservatore Romano":  "Per la partecipazione alla vita del paese, per l'apprezzamento verso il territorio e per l'entusiasmo dimostrato nel trascorrere i periodi vacanza tra le nostre montagne".

Come  ha  accolto  la  popolazione  il conferimento  della  cittadinanza  a  Benedetto XVI?

Direi con molto entusiamo. E il documento con il quale il consiglio comunale ha conferito all'unanimità la cittadinanza onoraria al Papa esprime molto bene, nell'ufficialità del linguaggio, il sentimento della popolazione:  "La comunità di Introd di profonda tradizione cattolica riconoscendo nel Romano Pontefice una guida sicura e un maestro per l'umanità intera, desidera esprimere la riconoscenza di un piccolo ma fiero popolo di montagna, grata di poter accogliere per la terza volta il Papa per le sue vacanze estive. La presenza del successore di Pietro a Les Combes, località che egli ha dichiarato di amare, così come l'amò il suo predecessore, l'indimenticabile Giovanni Paolo II, onora e dà lustro al nostro comune". Il diploma verrà consegnato a fine novembre o ai primi di dicembre, quando il consiglio comunale al completo si recherà in Vaticano per fare gli auguri natalizi al Papa.

Quale idea si è fatto del soggiorno di Benedetto XVI a Les Combes?

Ritengo di poter parlare di un'esperienza molto positiva, a parte la preoccupazione per il piccolo incidente occorso al Papa. Il Pontefice è uscito a passeggiare tutti i giorni. Ha onorato la città di Aosta con la sua presenza, incontrando i sacerdoti e la popolazione. Ha riservato poi un breve saluto anche per la micro-comunità di anziani di Introd. Vorrei ricordare che Benedetto XVI è venuto tra di noi per riposarsi, e siamo contenti che lo abbia fatto, libero di decidere quando e come incontrare o pregare con qualcuno.

La vostra comunità non è nuova a ospitare un Papa.

Effettivamente la prima volta risale al 1989, quando Giovanni Paolo II decise di trascorre le sue vacanze a Les Combes. Venne poi altre nove volte, l'ultima nel 2004. Poi, nel 2005, nel  2006  e  quest'anno,  la  nostra località  è  stata  scelta  anche  da  Benedetto XVI. La vita del paese non cambia molto con la presenza del Papa. I suoi spostamenti sono discreti e non ostacolano lo scorrere della quotidianità. La gente è molto cattolica, riservata e orgogliosa di avere come vicino di casa il Pontefice anche se solo per alcune settimane. Gli abitanti hanno un grande rispetto per il successore di Pietro. C'è una battuta che circola in paese:  "Non è da tutti i comuni avere un Papa ospite in vacanza".

Qual è la sua esperienza personale?

Credo di essere un uomo molto fortunato. Non capita spesso che il sindaco di un piccolo paese come il nostro possa ospitare due Papi. Per questo ne custodisco gelosamente i ricordi. Molto simpaticamente Giovanni Paolo II quando veniva tra noi, mi diceva:  "Siamo ancora lo stesso Papa e lo stesso sindaco". Quando il 13 luglio scorso ho accolto Benedetto XVI mi ha salutato con una battuta estremamente significativa:  "Saluto il nostro eterno sindaco". Effettivamente, è già la terza volta che mi incontra.

A Introd c'è un museo dedicato a Giovanni Paolo II. È frequentato?

Il museo dedicato a Papa Wojtyla è stato aperto nel 1996. Vi sono esposti tutti gli oggetti donati a Giovanni Paolo II durante le sue vacanze:  vestiti, paramenti liturgici, oggetti devozionali, doni di Solidarnosc. Esiste anche una sezione fotografica. Devo dire che il museo attrae molti pellegrini, soprattutto da giugno a settembre. Ormai direi che è divenuto una meta importante per una forma di turismo religioso.

Avete  organizzato  qualcosa  per  il congedo dal Papa al termine del suo soggiorno?

Abbiamo preparato una scultura in legno di noce che rappresenta un santo di cui il Papa è molto devoto. Gliela consegneremo mercoledì alla partenza, durante la cerimonia di congedo con il presidente della giunta e del consiglio comunale. Gli diremo che siamo fieri e orgogliosi di averlo ospitato e, anche se non vogliamo forzarlo, lo inviteremo a passare le vacanze tra di noi anche per il prossimo anno, con la speranza che torni.



(©L'Osservatore Romano - 29 luglio 2009)
__________________________________________________

OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
14/08/2009 06:39

Vespri ad Aosta...













__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:49. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com