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A Lione la tredicesima assemblea della Conferenza delle Chiese europee

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2009 08:06
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16/07/2009 14:57

A Lione la tredicesima assemblea della Conferenza delle Chiese europee

Offrire prospettive per l'ecumenismo


Lione, 15. Si è aperta oggi a Lione la tredicesima assemblea della Conferenza delle Chiese europee (Kek) che ispirerà le proprie riflessioni al tema paolino:  "Chiamati a una sola speranza in Cristo", tratto dalla Lettera agli Efesini (cap. iv - v.4), in cui l'apostolo sottolinea l'unità del corpo di Cristo. Il tema di questa assemblea solleciterà le Chiese a continuare a infondere speranza cristiana nelle società degli anni futuri e a testimoniare il messaggio di Cristo, Signore della Chiesa e Re dell'Universo, in ogni ambito di vita.
Hanno preso parte ai lavori quattrocentoquindici rappresentanti delle Chiese integrate nella Kek, membri di organismo associati e personalità invitate, per un totale di settecento persone circa.



I lavori dell'assemblea si concluderanno sabato 18 luglio.
Come rappresentanti della Chiesa cattolica, non aderente alla Kek, sono stati invitati alcuni membri del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, in particolare il cardinale Jean-Pierre Ricard, vice presidente del Ccee e arcivescovo di Bordeaux, il segretario generale del Consiglio medesimo, padre Duarte da Cunha, e Thierry Bonaventura, responsabile delle comunicazioni sociali.

Oltre all'approfondimento del tema centrale, l'assemblea intende elaborare una traccia di lavoro per la Kek per il periodo 2009-2015, celebrare i cinquant'anni di vita della Conferenza medesima, offrire prospettive per l'ecumenismo in Europa, contribuire all'edificazione di un'Europa giusta e solidale.
Nei sei anni compresi tra il 2009 e il 2015 la Kek, quindi, si concentrerà su diverse tematiche di particolare importanza, soprattutto il ruolo dell'Europa nella protezione e nella tutela dei rifugiati nel xxi secolo.

Attualmente, la maggioranza dei rifugiati è ospitata dai Paesi più poveri del mondo. Negli ultimi anni - si legge in un comunicato della Kek - il numero dei rifugiati in Europa è drasticamente sceso provocando una sproporzione a livello globale. Lo status di rifugiato sta lentamente scomparendo e  migliaia  di  persone  si  trovano  in una situazione di incertezza e di precarietà.

La Conferenza delle Chiese europee, quindi, ha come obiettivo primario quello di colmare questo divario cercando di facilitare l'ingresso e una protezione efficace per i rifugiati. Più volte, in passato, la Kek si è fatta portavoce del dramma vissuto da queste persone presso gli organismi internazionali.
Migliaia di immigrati che giungono in Europa vengono spesso sfruttati e non tutti godono degli stessi diritti dei cittadini europei. Per questo la Kek è impegnata a contrastare ogni forma di schiavitù e in particolare la tratta degli esseri umani. Mentre gli sforzi congiunti di comunità internazionale, organizzazioni non governative e Chiese - prosegue il comunicato della Conferenza delle Chiese europee - hanno prodotto risultati soddisfacenti contro il dilagare della criminalità internazionale, il traffico dello sfruttamento da lavoro non è ancora stato debellato e, in particolare, quello relativo alla tratta delle donne.

Il mezzo secolo della Kek, dunque, è un'occasione importante per le sue Chiese non solo di celebrare il passato, ma anche di guardare al futuro; di qui la decisione di organizzare una "Conferenza sul futuro", quale momento di preparazione alla tredicesima assemblea.
La conferenza, che si è tenuta nel settembre del 2008, ha permesso ai partecipanti di elaborare una visione della missione della Kek fino al 2029, l'anno in cui cadrà il quarantesimo anniversario del primo raduno ecumenico europeo svoltosi nel 1989 a Basilea.

Gli esiti della conferenza e dell'intero processo di preparazione alla tredicesima assemblea, improntato ad una forte volontà ecumenica, saranno portati in questi giorni all'assemblea di Lione  e  sottoposti  a  ulteriore  riflessione e dibattito da parte di tutti i partecipanti.


(©L'Osservatore Romano - 16 luglio 2009)
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Oltre settecento partecipanti alla tredicesima assemblea della Kek

I cristiani e il coraggio di sperare


Lione, 16. "Come cristiani abbiamo il coraggio di sperare. In un'epoca in cui su tutta la terra, milioni di persone disperano sotto il peso della crisi economica mondiale e sono sopraffatte dalle incertezze. E anche quando ogni sorta di paura, vecchia e nuova, invade le nostre menti e i nostri cuori. Come cristiani abbiamo il coraggio di sperare". Con queste parole pronunciate dall'arcivescovo di Tirana, Anastasios, primate della Chiesa ortodossa di Albania, si è aperta mercoledì pomeriggio a Lione, nella storica chiesa di san Bonaventura, la tredicesima assemblea generale della Conferenza delle Chiese europee (Kek).

All'assemblea, che ha per tema "Chiamati  a un'unica speranza in Cristo"  partecipano settecentocinquanta delegati delle Chiese membro della  Kek e cioè delle chiese ortodosse, protestanti, anglicana e vetero-cattolica.


"In questa nuova fase della storia del mondo - ha detto l'arcivescovo Anastasios - noi, come cristiani siamo chiamati a vivere personalmente questa "speranza che è in noi" e allo stesso tempo, a proporla coraggiosamente laddove ci troviamo. Questo è il nostro messaggio:  c'è speranza. C'è speranza quando lottiamo per la verità e la giustizia. Quando resistiamo a ogni forma di violenza e di razzismo, quando difendiamo la dignità di ogni persona. C'è speranza - ha aggiunto Anastasios - quando sottolineiamo il dovere di solidarietà disinteressata tra tutti gli uomini e tutti i popoli; quando lottiamo per il rispetto sincero per il creato. Tuttavia, non possiamo, come cristiani, annunciare questa speranza in maniera convincente restando divisi; conservando relazioni tra noi formali, convenzionali e distanti. Da qui - ha concluso il primate della Chiesa ortodossa di Albania - la chiamata oggi rivolta alle chiese a ricercare l'unità per una "comune speranza" ad annunciare all'Europa e al mondo".

Un augurio sincero ai numerosi partecipanti della tredicesima assemblea della Kek è stato rivolto dal cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione. "Come fratello - ha sottolineato il porporato - auspico che questi giorni di lavoro e di preghiera a Lione vi aiutino a progredire nella comprensione del mistero della nostra unità in Cristo in quanto le sfide della nostra società sono numerose e sono di natura economica, culturale, politica e interreligiosa".

Facendo riferimento al tema dell'assemblea "Chiamati a un'unica speranza in Cristo", il cardinale Barbarin ha detto:  "Sì, è il nostro comune appello:  testimoniare al mondo, spesso alla ricerca di speranza, che la luce di Cristo brilla su ogni uomo. Concretamente, la vostra assemblea vuole condurre una riflessione su cosa significa per i cristiani servire l'Europa di oggi e promuovere un impegno ecumenico. Avete già intrapreso un dialogo tra le differenti tradizioni - ha concluso l'arcivescovo di Lione - che lo Spirito Santo accompagni i vostri lavori, le vostre  sfide  e  anche la vostra preghiera".


(©L'Osservatore Romano - 17 luglio 2009)
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18/07/2009 07:32

L'intervento del Patriarca ortodosso di Romania all'assemblea della Kek

L'Europa ha bisogno della Chiesa




Lione, 17. "Oggi la società europea ha bisogno della Chiesa perché ha bisogno di guarigione e di comunione spirituale". Lo ha detto il Patriarca Daniel della Chiesa ortodossa di Romania intervenendo, giovedì, alla tredicesima assemblea generale della Conferenza delle Chiese d'Europa (Kek),  in  corso  di  svolgimento  a Lione.
Il Patriarca ha espresso la sua soddisfazione per "l'interesse crescente" che le istituzioni europee hanno manifestato negli ultimi anni, in generale per la dimensione culturale della integrazione europea, e in particolare per il dialogo con le Chiese d'Europa".

Nella sua allocuzione, Daniel ha anche affrontato un tema particolarmente caro alla Chiesa di Romania e cioè la questione delle migrazioni, "lo spostamento massiccio di persone da una regione all'altra dell'Europa in seguito al quale - ha spiegato il Patriarca della Chiesa ortodossa di Romania - sulla cartina religiosa dell'Europa sono intervenuti cambiamenti radicali. In questo contesto di profonda complessità che costituisce certamente una novità e una grande sfida per le Chiese, non possiamo essere nostalgici, cercando di restaurare un'Europa cristiana medievale. Poiché si tratta di una realtà nuova - ha concluso il Patriarca Daniel - le Chiese devono trovare insieme soluzioni nuove e problemi nuovi. Dovremmo sempre abituarci a vivere un pluralismo religioso e di rispetto altrui, senza cadere in un relativismo dottrinale o morale".

Ai lavori dell'assemblea è intervenuto anche Christoph Stückelberger, docente, direttore esecutivo e fondatore di "Globalethics.net", che si è soffermato sul tema della globalizzazione e sulla crisi economica che ha colpito l'intero pianeta. "La crisi finanziaria - ha sottolineato - è anche una crisi etica. Quella che stiamo vivendo è una vera e propria crisi di fiducia e anche di valori". Stückelberger, illustrando una serie di sfide spirituali ed etiche per far fronte all'attuale crisi finanziaria, ha soprattutto esortato le Chiese d'Europa a farsi promotrici di dibattiti all'interno dei quali poter trasmettere i veri valori cristiani.


(©L'Osservatore Romano - 18 luglio 2009)
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21/07/2009 08:06

  La proposta lanciata dal Patriarca Bartolomeo all'assemblea della Kek

Una Conferenza di tutte le Chiese europee




Lione, 20. "Siamo convinti che una Conferenza di tutte le Chiese europee possa, concordemente, rispondere al meglio al comandamento sacro del ristabilimento della comunione ecclesiale e servire l'uomo contemporaneo posto di fronte a una moltitudine di problemi complessi":  è la proposta lanciata ieri, domenica, dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, all'assemblea della Conferenza delle Chiese europee (Kek) in corso di svolgimento a Lione dal 15 al 21 luglio. Nel testo dell'allocuzione quel "tutte" appare in neretto, a sottolineare la volontà del Patriarca ortodosso di allargare, di "migliorare l'impegno ecumenico" già garantito dalla cooperazione tra la Kek e il Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa (Ccee).

"Proponiamo - ha detto Bartolomeo - di porre in essere un modo di cooperare meglio organizzato e strutturato fra queste due istanze". Al riguardo, il Patriarca ecumenico ha ricordato che "la Chiesa di Costantinopoli aveva proposto, durante l'ottava assemblea della nostra conferenza", tenuta all'Accademia ortodossa di Creta nel 1979, "che la Chiesa cattolica romana divenisse in futuro membro della Kek". Bartolomeo non nasconde che "questa sfida non è facile e che si mostrerebbero necessari dei lavori preparatori e degli emendamenti ai relativi regolamenti". Tuttavia, la creazione di una Conferenza di tutte le Chiese europee consentirebbe "di promuovere più efficacemente il dialogo delle Chiese d'Europa con le istituzioni europee e l'Unione europea". Questo dialogo, "instaurato da molto tempo dalla nostra Chiesa", ha detto ancora Bartolomeo, è "prezioso e necessario non solo per le Chiese ma anche per le istanze politiche dell'Unione europea, e soprattutto per i popoli dell'Europa".

La risposta da parte cattolica non si è fatta attendere. Interpellato dai giornalisti a margine dell'assemblea della Kek, l'arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin, ha detto - riferisce il Sir - che scriverà direttamente al Papa per informarlo dell'idea lanciata da Bartolomeo. "Il Patriarca - ha dichiarato il porporato - ha espresso la speranza che si intensifichino i rapporti con la Chiesa cattolica ed è andato oltre questa affermazione". Barbarin, come del resto ricordato da Bartolomeo, ha spiegato che tale proposta non rappresenta una novità perché la questione è già stata posta dalle Chiese in passato, aggiungendo che ciò implicherebbe "modificazioni strutturali abbastanza importanti" e una certa correlazione con la non partecipazione della Chiesa cattolica al Consiglio ecumenico delle Chiese. L'arcivescovo di Lione ha tenuto a distinguere due piani:  da una parte "il terreno concreto della collaborazione che esiste e può essere sicuramente intensificato", dall'altra "la questione dell'integrazione della struttura che presuppone una riflessione". L'appello, "forte, pieno di speranza e fraterno", è stato tuttavia "ascoltato". Al riguardo, il presidente della Kek, Jean-Arnold de Clermont, ritiene "possibile avere un Consiglio di tutte le Chiese cristiane in Europa", un luogo attorno al quale "si incontrano tutti i cristiani d'Europa per elaborare un messaggio comune da portare alle società europee".

Tornando al discorso del Patriarca ecumenico, egli ha sottolineato "le nostre responsabilità e i nostri obblighi nei confronti della Kek" e quelli che "ci spettano riguardo al comandamento di nostro Signore", il quale "ci impone di fare tutto il possibile per ristabilire la piena comunione fra le Chiese cristiane in Europa". Rifacendosi al tema dell'assemblea riunita a Lione - Chiamati a una sola speranza in Cristo - Bartolomeo ribadisce che "ciò costituisce la nostra speranza e la nostra incrollabile convinzione".

La Conferenza delle Chiese europee festeggia quest'anno il cinquantesimo anniversario della fondazione. Mezzo secolo caratterizzato, secondo il Patriarca di Costantinopoli, da tante luci ma anche da qualche ombra. Durante questo periodo - ha detto - "sono stati elaborati innumerevoli documenti di tenore ecumenico, testi di grande profondità teologica, come la Charta oecumenica, che è il frutto degli sforzi congiunti di tutte le Chiese d'Europa, e cioè della Kek e della Ccee". Tuttavia, ricorda Bartolomeo, "come è stato sottolineato nel messaggio della iii Assemblea ecumenica europea, a Sibiu nel 2007, numerose proposizioni della Charta non sono state né assorbite dalla coscienza dei nostri fedeli né, a fortiori, applicate dalle nostre Chiese". Sono restate "lettera morta", incapaci di produrre i risultati positivi sperati. La conclusione è che "i nostri discorsi si dimostrano non essere coerenti con i nostri atti", circostanza che "intacca la credibilità delle nostre Chiese e dà l'impressione, tanto all'interno che all'esterno, che esse sono incapaci di trovare delle soluzioni ai problemi esistenti". Un aspetto toccato anche da fratel Alois, priore della comunità ecumenica di Taizé, che nella meditazione tenuta sabato a Lione nel tempio della Chiesa riformata si è chiesto:  "Come essere credibili, parlando di un Dio dell'amore, se i cristiani restano separati?".

L'avvenire della nuova Europa in costruzione, senza i valori spirituali cristiani, "che toccano tutto ciò che concerne il sostegno e la protezione della persona umana e della sua dignità", è "buio, perfino incerto", ha concluso il Patriarca ecumenico di Costantinopoli. (giovanni zavatta)



(©L'Osservatore Romano - 20-21 luglio 2009)
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