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IL DEPOSITO DELLA FEDE

Ultimo Aggiornamento: 18/08/2009 10:34
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18/08/2009 10:34

di S. Ecc.za Rev.ma Antonio Santucci – Vescovo emerito di Trivento
 
L’Apostolo Paolo scrivendo al suo collaboratore e discepolo prediletto Timoteo, da lui messo a capo della Chiesa d’Efeso come Vescovo, così si esprime: “O Timoteo custodisci il deposito, evita le chiacchiere profane e le obiezioni della così detta scienza professando le quali taluni hanno deviato dalla Fede” (1 Tm 6,20).
Cosa è il deposito? In senso giuridico indica un bene di cui il depositario non è proprietario, ma soltanto fedele custode. Nel linguaggio della Chiesa la parola “deposito” indica le verità di Fede contenute nella Rivelazione divina, integra e completa, che troviamo nella Tradizione divino - apostolica e nella Sacra Scrittura.
Appartengono a questo deposito soltanto la verità di Fede che fanno parte della Rivelazione pubblica, che riguarda cioè tutti i fedeli e che si è conclusa con la morte degli Apostoli. Sono fuori le rivelazioni private, che si sono verificate lungo i secoli, anche se sono state riconosciute genuine e di grande importanza come le apparizioni della Madonna a Lourdes ed a Fatima. I fedeli sono strettamente obbligati a credere con fermezza tutto ciò che è contenuto nel deposito della Fede.
Nella sua seconda lettera allo stesso discepolo Timoteo, l’Apostolo Paolo, rivolgendosi sempre al discepolo Timoteo, così lo ammonisce: “Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettili a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri” (2 Tm 2,1-2).
In queste due lettere pastorali, San Paolo delinea una particolare dottrina del deposito della Fede. La pienezza della Rivelazione è Cristo Gesù, il Verbo fatto carne. Egli ha consegnato la Verità del Vangelo agli Apostoli, i quali a loro volta hanno consegnato questa verità ricevuta ai loro successori. In tale contesto, l’Apostolo usa una parola che nella traduzione in latino è il verbo “tradere” (in italiano consegnare); di qui viene fuori la parola che indica questo passaggio: la Tradizione. La verità di fede passa da una generazione all’altra, attraverso la successione apostolica. A Timoteo è consegnata la dottrina che lui, vescovo successore degli Apostoli, deve affidare ad uomini degni che sappiano istruire a loro volta altre persone.
La prima lettera a Timoteo culmina con l’esortazione riportata all’inizio: “O Timoteo, custodisci il deposito”. l’ammonizione che probabilmente faceva parte di un’antica formula del rito dell’ordinazione al ministero episcopale (cfr. vv. 12-16), mette in chiara evidenza che il deposito (e vale a dire tutto il complesso della fede cristiana) deve essere mantenuto intatto e inalterato fino alla parusìa, la venuta di Gesù nella gloria alla fine di questo mondo.
Il richiamo alla parusìa e l’accorato avvertimento a guastarsi dagli eretici, dalle false dottrine e dalla falsa scienza, mostrano che il contenuto del “depositario” altro non è che il Vangelo fissato nel Credo e contestato dagli eretici ed indica due importanti conseguenze:
1 – il depositario della Fede può essere custodito solo con l’aiuto dello Spirito Santo e che tale custodia deve essere attuata con atto di fede e d’amore.
2 – coloro che con la consacrazione sono costituiti successori degli Apostoli assumono una grande responsabilità per la purezza e la genuinità del deposito loro affidato. Colui al quale è stata affidata la sana tradizione ha degli obblighi e delle responsabilità particolari: “Ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tm 6,14).
Gesù, il Vivente risorto, è in grado di proteggere il Vangelo affidato alla Chiesa non solo durante la vita dei primi apostoli, ma anche oltre, pur fra le tempeste che le generazioni future dovranno attraversare, fino al giorno del giudizio: “So in chi ho creduto e sono persuaso che è capace di custodire fino a quel giorno il deposito che mi è stato affidato” (2 Tm 1,12).
La stessa cosa è attestata a conclusione dell’Apocalisse: “Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro, a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro” (Ap 22,18-19).
La trasmissione pura e genuina del Vangelo, attuata nella Chiesa attraverso la successione apostolica, è l’unica norma dell’autenticità e della certezza della Fede.
I primi scrittori cristiani lo affermano unanimi, ci basti citare ci basti citarne qualcuno. “La Tradizione è la regola della Fede, immutabile e irreformabile, che la Chiesa ha ricevuto dagli Apostoli, gli Apostoli da Cristo, Cristo da Dio” (Origene). “Bisogna credere quella sola verità che in nessun modo è discorde dalla Tradizione apostolica ed ecclesiastica” (Origene) “Non abbandonerai i precetti del Signore, ma conserverai ciò che hai ricevuto, senza aggiungere nulla” (Didachè).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che il deposito della fede, contenuto nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura è stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa, così com’è affermato nel Concilio: “Aderendo ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera costantemente nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni, in modo che nel ritenere, praticare, professare la fede trasmessa, si crei una singolare unità di spirito tra vescovi e fedeli” (DV 10).
La responsabilità di interpretare in modo autentico e senza possibilità d’errore la Parola di Dio, sia trasmessa oralmente sia scritta, da Gesù è stata affidata solo a Pietro e agli Apostoli. Ecco alcuni passi della Sacra Scrittura: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non perverranno contro di essa” (Mt 16,18). “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano, ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 31). “Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato” (Lc 10, 16). Il giorno di Pasqua, Gesù apparendo agli Apostoli chiusi nel cenacolo, disse loro: “Pace a voi. Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21).
Successore di Pietro, crocifisso sul colle Vaticano, è il Vescovo di Roma; successori degli Apostoli sono i Vescovi in comunione con il Sommo Pontefice.
Il Sommo Pontefice ed i Vescovi in comunione gerarchica con Lui, sono i soggetti del Magistero autentico che non è superiore alla Parola di Dio, ma è a suo servizio, insegnando con autorità a tutti gli uomini le verità e le leggi divine, senza possibilità d’errore e d’adulterazione. Gesù per questo ha assicurato l’assistenza dello Spirito Santo: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre egli mi manderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete con me fin da principio”  (Gv 15, 26-27).
Sempre nel mondo sono serpeggiate idee contrarie alla Fede. Oggi purtroppo gli errori hanno a loro servizio mezzi di comunicazione sempre più potenti per diffondersi. Non dobbiamo lasciarci ingannare da teorie che addormentano lo spirito, non dobbiamo lasciarci travolgere dalla sete del piacere smodato che sollecita e accarezza le nostre passioni sregolate.
Purtroppo, talvolta anche in riviste che si dicono cattoliche non è riportato con fedeltà il magistero autentico e, piange il cuore a dirlo, avviene che qualche Sacerdote si presta ad annacquare il Vangelo nelle sue inderogabili esigenze. Ricordiamo le parole severe del Signore: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini” (Mt 5,13).
Il Signore ci ha lasciato un mezzo sicuro per non imboccare strade sbagliate nel cammino della salvezza: il magistero autentico della Chiesa. S. Agostino giungeva a dire: “Non crederei al Vangelo se non fosse la Chiesa ad insegnarmelo”. Ricordiamo infine quanto già scriveva il nostro sommo poeta: “Avete il Vecchio e il Nuovo Testamento ed il Pastor della Chiesa che vi guida, questo basti a vostro salvamento”.
                                                                                   + Antonio Santucci
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