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1. Che cosa è l'umiltà.
2. Necessità dell'umiltà.
3. Esempio di Gesù Cristo.
4. Esempi dei Santi.
5. Chi è più elevato deve abbassarsi di più.
6. Motivi di umiliarsi.
7. Gradi e segnali dell'umiltà.
8. Vantaggi dell'umiltà.
9. Che cosa bisogna fare per essere umile?
1. CHE COSA È L'UMILTÀ. - La parola umiltà viene dai due vocaboli latini humi alitus, cioè nudrito e coricato per terra... La vera umiltà non è altra cosa che la vera conoscenza di Dio e di se stesso. Perciò S. Agostino diceva continuamente a Dio: «Fate, o Signore, che io conosca voi, e conosca me» (Soliloq. c. I). La vera umiltà consiste nel non insuperbire di nulla, nel non mormorare di nulla, nel non essere né ingrato, né permaloso, ma nel rendere grazie a Dio in tutti gli atti della sua provvidenza, nel lodarlo tanto della sua bontà, quanto della sua giustizia. Nel conoscere Dio e conoscere noi medesimi, S. Agostino ripone tutta la scienza pratica (Soliloq. c, I); e S. Francesco d'Assisi diceva: Signore, chi siete voi e chi sono io? Voi l'abisso dell'essere, della sapienza e di ogni bene; io l'abisso del nulla, della follia, ogni male, il più reo dei peccatori (In Vita).
2. NECESSITÀ DELL'UMILTÀ. - Chiara e perentoria è la sentenza del divin Maestro: «Vi dico in fede mia, che se voi non cambiate sentimento e non vi fate piccoli come questi ragazzini, non entrerete nel regno dei cieli» (MATTH. XVIII, 3). I ragazzi non sanno che cosa sia l'invanirsi, il soperchiare, l'andare pettoruto, ma li vedete semplici, candidi, innocenti; tali dobbiamo essere noi. Bisogna che siamo umili per virtù, come il fanciullo lo è per l'età; bisogna che siamo piccoli per l'umiltà, come i giovanetti lo sono per statura. Gesù Cristo ci ordina di diventare simili ai ragazzi, non in leggerezza ed imprudenza, ma in semplicità ed umiltà. Perciò S. Pietro ci esorta a vestirei di umiltà, perché Dio resiste ai superbi, e dà la sua grazia agli umili (I PETR. V, 5); e S. Agostino scriveva: «Se mi chiedi della strada sicura per arrivare alla conoscenza del vero, se mi domandi quale sia la cosa più essenziale nella religione e nella scuola di Cristo, io ti rispondo: La prima è l'umiltà; la seconda, l'umiltà; la terza, l’umiltà; e se cento volte tu mi ripetessi la domanda, cento volte io ti darei la medesima risposta (Epist. LVI). Nessuno infatti si avvicina alla grandezza di Dio per altra via che quella dell'umiltà; l'umile gli si avvicina, il superbo se ne allontana (Sent. LXXXVIII)».
S. Giovanni Crisostomo ci avverte che qualunque cosa di buono noi facciamo, sia preghiera, sia digiuno, sia limosina, sia continenza, tosto se ne va in fumo e sparisce se la facciamo senza umiltà (Homil. XV, in Matth.). La stessa sentenza ripete S. Gregorio Papa, assomigliando colui che raduna virtù senza l'umiltà, a chi porti polvere su la mano aperta, mentre soffia il vento (Moral. lib. XXXIV); e soggiunge che «qualunque azione si faccia, non serve a nulla, qualora non sia accuratamente custodita dall’umiltà»; - anzi egli dà come evidentissimo segno di riprovazione la superbia, e indizio certo di predestinazione la umiltà (Mor. lib. XXXIV, c. 18).
L'abate Isaia soleva dire che siccome la terra non può produrre nessun frutto senza semenza e senza acqua, così nessuno può eccitarsi al pentimento, senza umiltà (In Vita). E infatti il. Salmista confessa di se medesimo, che prima di essere umile fu peccatore (Psalm. CXVIII, 67); perché, come soggiunge egli medesimo, dall'alto del suo trono Dio guarda gli umili; ma rigetta sdegnoso le suppliche dei superbi (Psalm. CXXXVII, 6). «Gesù Cristo, dice S. Agostino, uccise la superbia non altrimenti che con la sua umiltà, e a noi ha tracciato la strada per mezzo dell'umiltà, poiché per mezzo dell'orgoglio noi ci eravamo allontanati da Dio, e non potevamo ritornare a lui per altra via, che per quella dell'umiltà (In Psalm. CXXXVII)». E questo bene lo sa l'antico serpente; il quale perciò fa ogni sforzo per soffiare in noi lo spirito di orgoglio, e per tenere chiuso all'umiltà ogni adito del nostra cuore (Serm. XLIX). Ah, noi vorremmo essere innalzati prima di abbassarci! ciò è impossibile, vi dirò col medesimo Dottore; cominci ad umiliarsi colui al quale piace essere esaltato (Sent. LXXXVIII). È necessario, come osserva S. Leone che quelli i quali devono essere coeredi della gloria di Gesù Cristo, siano partecipi della sua umiltà (Serm. in Nativitat.).
«Umiliamo le anime nostre, diceva Giuditta, e serviamo a Dio in ispirito di umiltà» (IUDITH. VIII, 16). «Vale meglio un peccatore umile, afferma S. Agostino, che un giusto orgoglioso»; e la ragione di tale sentenza sta in quest'altra di Gesù Cristo: «Chiunque si esalta, sarà umiliato; e chiunque si umilia, sarà esaltato» (Luc. XIV, 11). Massima piena di verità, eppure oh! quanto poco praticata!... «Che grande errore, esclama S. Bernardo, che enorme illusione è mai quella dei figli di Adamo, che cercano d'invanirsi e di credersi qualche cosa di grande! Quanto più sei alto, tanto più abbassati in ogni cosa, perché senza il merito dell'umiltà, non si arriva a meriti più insigni. Bisogna che chi tende alla vetta delle virtù, senta bassamente di se stesso, affinché non avvenga che mentre si stima quello che non è, cada al di sotto di quello che è (Serm. XXXIV, in Cant.)». «Vestimento di tutte le virtù è l'umiltà, dice S. Gregorio Papa, e se loro lo togli, le vedrai morire a poco a poco (Moral.)». S. Bernardo dice con ragione: «Lodevole è la verginità, ma più necessaria è l'umiltà. Quella ci è consigliata, questa ci è comandata; a quella ti chiama un invito, a questa l'obbligo. Ti è possibile il salvarti senza la prima, impossibile senza la seconda. Può piacere a Dio l'umiltà che deplora e piange la perdita della verginità; ma senza umiltà, io ardisco asserire che nemmeno la verginità di Maria sarebbe piaciuta al Figlio di Dio (Homil l., super Missus)».
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6. MOTIVI DI UMILIARSI. - Chi siamo noi, o uomini, l° per la sostanza?..., 2° per l'estensione e la misura del nostro essere?..., 3° per la qualità?..., 4° per la origine da Adamo peccatore?.., 5° per l'azione?.., 6° per l'infermità?... 7° Dove siamo? su la terra, in mezzo al cielo e all'inferno... 8° Da quanto tempo esistiamo noi?.. Quanto abbiamo vissuto?... Quando morremo?.. 9° Qual è la nostra posizione?.. Oggi in piedi, domani, o forse fra un momento, caduti ed esangui... 10° Quali sono le nostre usanze?.. Come viviamo noi? Il santo Giobbe diceva: «Io ho detto alla corruzione: Tu sei mio padre; ed ai vermi: Voi siete mia madre e mia sorella» (IOB. XVII, 14). «O uomo, dice S. Agostino, se tu considerassi quello che di stomachevole racchiude il tuo corpo, tu comprenderesti non esservi altra più vile cloaca (In Psalm)». «La tua umiliazione sta in mezzo di te», dice Michea (VI, 14). Discendiamo adunque dall'altezza del nostro orgoglio, prostriamoci nella polvere, sediamoci su la nuda terra (ISAI. XLVII, 1); diciamo col Salmista: «L'essere mio è come un nulla innanzi a te, o Signore; ogni uomo vivente su la terra non è che vanità... La mia ignominia mi sta sempre dinanzi, e il mia volto è coperto di confusione» (Psalm. XXXVIII, 6); (Id, XLIII, 16).
Chi è ben persuaso di non essere che fango, e di doversi ridurre ben presto in cenere, non sarà mai superbo, dice S. Gerolamo; e chi considera la brevità del tempo e la lunghezza dell'eternità, chi tiene sempre sotto gli occhi il pensiero della morte e del suo niente, sarà umile (Lib. sup. Matth.). San Gregario osserva che chi ha un'esatta e perfetta conoscenza di se stesso, si disprezza; perché l'orgoglio nasce dall'accecamento e dall'ignoranza di noi medesimi (Moral.). A questo proposito, S. Bernardo così fa parlare il Signore: «O uomo! se tu ti vedessi, spiaceresti a te e piaceresti a me; ma perché non ti vedi, tu piaci a te, e a me dispiaci. Verrà giorno in cui tu non piacerai né a te, né a me; non a me, perché sei macchiato di peccato; non a te, perché brucerai eternamente (Serm. In Psalm.)».
Qual motivo di umiliazione è per noi il non essere capaci di produrre da noi medesimi nulla di bene? Ora Gesù Cristo ce lo dichiara apertamente: «Senza di me, voi non potete fare nulla» (IOANN. XV, 5). Ce lo ripete S. Paolo, avvertendoci che se alcuno si crede di essere qualche cosa, mentre è un nulla, costui s'inganna (Gal. VI, 3). Infatti come osserva S. Agostino, «non si dà misfatto, per quanto possa essere enorme, commesso da un uomo, che un altro uomo non possa commettere, se gli manchi n sostegno di Colui che lo ha creato (De Charitate)». «Dov'è l'uomo, domanda il Savio, il quale possa dire: il mio cuore è puro; io sono esente di colpa?» (Prov. XX, 9). No, non vi è uomo su la terra così giusto, che faccia sempre il bene e non inciampi mai in colpa (Eccle. VII, 21). Quantunque vi siano dei giusti e dei cuori puri, non devono tuttavia né invanirne né vantarsi, sia perché questa punta non e opera loro, ma di Dio, sia perché colui che è oggi perfetto, può essere domani un grande peccatore, un reprobo; egli può precipitare per fragilità naturale in vergognosissimi eccessi, come accadde e accade ogni giorno a non pochi… Il medesimo si può dire intorno all'incertezza della stato di grazia, secondo quelle parole dello Spirito Santo: «Non sa l'uomo se è degno di amore o di odio» (Id. IX, 1). Nessuno, infatti, anche santissimo, sa in modo positivo e sicuro, eccetto il caso di una rivelazione speciale, se egli è giusto, cioè se si trova nel felice stato della grazia santificante, nell'amicizia di Dio. Qual motivo di temere e tremare ed umiliarsi!... Supponete pure, dice S. Giovanni Crisostomo, che vi sia una persona così santa e giunta a tant'altezza di giustizia, che sia esente da peccato; essa non può tuttavia andare immune da qualche macchia: perché, quantunque santa, è pur sempre un uomo. Chi può dire di non avere macchia? chi può assicurare che è senza peccato? perciò ci è comandato di dire nella nostra preghiera: Perdona a noi i nostri peccati: affinché per l'uso della preghiera, siamo avvertiti che siamo esposti al male a cagione del fomite del peccato che è in noi e per le conseguenze della concupiscenza (In Orat. Dom.).
Dunque abbassiamoci innanzi a Dio, mettiamoci al di sotto degli Angeli, degli uomini, delle creature tutte, abbassiamoci fino all'inferno. S. Francesco Borgia si metteva sotto i piedi di Giuda, anzi dei demoni e di Lucifero medesimo (In Vita). Facciamo lo stesso anche noi. E perché? perché abbiamo peccato e più sovente e più gravemente di loro. S. Vincenzo Ferreri soleva dire con molto calore: Chi vuole scampare ai tranelli ed alle tentazioni del diavolo, pensi e senta di sé come di un cadavere formicolante di vermi, la cui vista lo fa raccapricciare di orrore, sul quale non ferma l'odorato, e da cui rivolge stomacato il viso. Bisogna che io guardi e tratti sempre così me stesso, giacché tutta intera la mia vita è macchiata: io sono tutto corruzione, il mio corpo, la mia anima, il mio cuore, e tutto ciò che si trova in me è putridume, stomachevole ignominia, abominevole sentina di peccati e di iniquità; e, cosa più abbietta e spaventosa!, io sento riscuotersi in me più vivamente questa corruzione degradante e pericolosa (Tract. de Vita spir.). Dionigi Cartusiano dice che vi sono in noi mille ragioni di umiliarci, principalmente se consideriamo: 1° i peccati da noi commessi... , 2° la nostra fragilità..., 3° l'imperfezione della nostra natura..., 4° le sozzure e le miserie nostre corporali..., 5° se ci paragoniamo coi Santi e con gli eletti..., 6° se osserviamo che non abbiamo nulla di per noi medesimi, che nulla ci appartiene..., 7° se meditiamo i giudizi di Dio..., 8° se contempliamo la sua divina maestà..., 9° sé pesiamo il castigo dell'orgoglio.
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8. VANTAGGI DELL'UMILTÀ. - 1° L'umiltà vince i demoni e le tentazioni; snerva tutta la forza dei nostri nemici. L'umile è quel giusto di cui dice lo Spirito Santo, che si accusa e si condanna da sé (Prov. XVIII, 17); egli dunque strappa di mano al demonio ogni arma con cui questi potrebbe assalirlo e accusarlo e vincerlo. «Tutta la vittoria del Salvatore che ha trionfato del demonio e del mondo fu come dice San Leone, immaginata nell'umiltà e compiuta nell'umiltà (De Vocatione)». S. Macario udì un giorno il demonio che gli diceva: Grande violenza tu mi fai, o Macario, così che con tutta la voglia che ho di nuocerti, non posso: Tu digiuni e vegli spesso; anch'io fo questo; ma vi è cosa nella quale non posso gareggiare con te e quindi tu mi vinci. Macario volle sapere quale fosse e avendoglielo domandato, il diavolo rispose: Solo la tua umiltà mi vince (Vit. Pat. lib. VII, c. XIII).
2° L'umiltà innalza: è parola immancabile di Gesù Cristo: «Chi si umilia sarà esaltato» (Luc. XIV, 11). Infatti dice S. Paolo del divin Redentore: «Gesù Cristo si è annientato; perciò Dio lo ha innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, così che al nome di Gesù si piega ogni ginocchio in cielo e in terra e nell'inferno». (Philipp. II, 7, 9-10). Maria si umilia, confessandosi ancella del Signore, ed ecco in quel punto medesimo il Verbo eterno incarnarsi nel seno di lei. La sua umiltà la innalza all'unica e sublimissima dignità di madre di Dio. «E a giusto titolo, come dice S. Bernardo, divenne la signora di tutti, colei che si confessava e riconosceva ancella di tutti (Serm. in Apoc.)».
L'umile si considera come il più abbietto di tutti, benché viva più degnamente di tutti, e credendosi l'ultimo fra tutti, è in realtà il primo. Vera grandezza dell'anima è l'umiltà, con la quale l'uomo nasconde la sua grandezza, ad esempio del Verbo incarnato che nasconde la sua grandezza divina sotto il velo della sacra sua umiltà... «L'umiltà in mezzo agli onori, scrive S. Bernardo, è l'onore dell'onore, è la dignità della dignità. Ogni dignità non merita questo nome, se si mostra altera e superba. Primeggi tu su gli altri per condizione od uffizio? sii loro uguale per volontario abbassamento; sei messo a comandare? sappi sottometterti. Perché gonfiarti ed esaltarti senza cagione? Infinitamente elevato è il Signore, ma non in questo egli si propone a te come modello. Da lodare è la sua grandezza, non da imitare. Umiliati, e sarai padrone di Dio. Solo l'umiltà innalza, solo l'umiltà conduce alla vita; essa ne è la vera strada e non ve n'è altra che questa. Chi cammina fuori di lei, cade, non ascende (Serm. XXXIV, in Cant.) ».
L'umiltà è l'albero della vita, che cresce incessantemente e si innalza altissimo. Quanto l'uomo si abbassa, tanto s'innalza, come l'albero cresce e si eleva a misura che le sue radici discendono e si sprofondano nella terra. L'orgoglio si eleva fino al cielo ed è costretto a indietreggiare fino all'inferno; l'umiltà si abbassa fino all'inferno ed è sollevata fino al cielo. Tale è l'insegnamento dei Padri. «Quanto più sarete umili, dice S. Bernardo, tanto più l'aumento della gloria vi seguirà da vicino. Discendete, se volete ascendere; umiliatevi se vi piace essere innalzati, affinché non vi capiti che esaltandovi siate abbassati. L'umiltà ignora che cosa é il cadere, ma ben sa che cosa è ascendere (De Modo bene vivendi, c. XXXIX)». L'umiltà, dice S. Cipriano, solleva l'uomo al più eccelso stato (Serm. ad Martyr.). Prendiamo dunque il consiglio di S. Agostino che ci esorta ad essere piccoli ai nostri occhi, affinché siamo grandi agli occhi di Dio (Serm. CCXIII, de Temp.). Dio è largo rimuneratore degli umili, cammina innanzi a loro per guidarli in alto, finché tocchino alla corona.
«Dio solleva dalla polvere il povero, cioè l'umile, canta il Salmista, e toglie dal suo immondezzaio l'indigente, e lo mette a sedere in mezzo ai princìpi del suo popolo, tra lo stuolo dei suoi eletti» (Psalm. CXII, 7-8). Ne abbiamo l'esempio vivo e parlante in Giuseppe: i suoi fratelli non gli risparmiano nessun oltraggio, lo umiliano fino a venderlo come schiavo; e Dio l'innalza al punto di farlo il dio di Faraone e di tutto l'Egitto; e i superbi suoi fratelli sono costretti, se non vogliono morire di fame e ottenere grazia, di prostrarsi ai suoi ginocchi. «I suoi fratelli lo vendono, nota qui S. Gregorio, per non onorarlo; ed egli é onorato ed esaltato, perché è venduto (In Gen.)». Giuseppe così venduto, così maltrattato dai fratelli, appariva miserabile e degno di compassione agli occhi dei suoi fratelli e del mondo, eppure egli non l'era, perché Dio comincia per quel fatto stesso ad innalzare il suo covone di gloria e ad abbassare i covoni dei fratelli di lui. E come fa in Giuseppe, così fa in tutti Iddio; comincia ad elevare quando umilia; e quanto più vuole esaltare uno, tanto più prima l'abbassa. Il superbo ed onorato Aman cerca di perdere l'umile e disprezzato Mardocheo, ed ecco l'abbietto Mardocheo innalzato più alto di Aman, e questi pendere dal patibolo che per quello aveva preparato. O quanti esempi simili ci potrebbe fornire la storia!...
Il carro trionfale della virtù e della gloria è fatto di umiliazioni, di derisioni, di avversità e di disprezzi. «Quando tu eri piccolo ai tuoi occhi non ti ho io posto a capo delle tribù d'Israele, disse Samuele a Saulle, non ti ha il Signore consecrato re d'Israele?» (1 Reg. XV, 17). Ecco il frutto dell'umiltà... «Dinanzi al Signore che mi ha eletto e comandato che fossi re in Israele, io comparirò più basso e vile di quello che non fossi prima, diceva Davide; sarò umile agli occhi miei e ne avrò maggior gloria» (II Reg. VI, 21-22). «Davide, commenta qui il Crisostomo, riconosceva di essere pastore di armenti e non chiaro per nobiltà di sangue. Divenuto poi nobile e grande, sente e confessa che é stato tolto dalla polvere; perché non dimenticò la sua primiera condizione, perseverò nella dignità reale (In Lib. 2 Reg.); avverandosi in lui più che mai quel detto del Savio: L'umiltà precede la gloria» (Prov. XV, 33), ripetuto da S. Gregario Nazianzeno con queste altre frasi: «Lo splendore e la gloria vanno di pari passo con l'umiltà» (Orat. III).
«Vuoi tu essere grande? comincia ad essere piccolo. Vuoi innalzare un magnifico edifizio? comincia dall'umiltà che ne è il fondamento (In Evang. Matth. Serm. X)». E questo il consiglio di S. Agostino il quale in altro luogo dice: Quanto più l'uomo ha basso sentire di se stesso, tanto più è grande alla presenza di Dio; al contrario tanto più vile e abbietto giudica Iddio l'uomo orgoglioso, quanto più pare grande al mondo. Umiliatevi dunque, se volete essere innalzati, affinché non vi accada che, innalzandovi per superbia, non siate abbassati. Poiché chi è povero e spregevole agli occhi propri, è caro e pregevole agli occhi di Dio. Nella vostra esaltazione, tenetevi in profonda umiltà; l'innalzamento in tanto ridonda a vostro onore, in quanto siete umili (Serm. CCXIII). A cagione dell'orgoglio l'ammirabile natura degli Angeli cadde dal cielo; in virtù dell'umiltà del Figliuolo di Dio, la fragilità della natura umana ascese al cielo. Più un cuore si abbassa e discende con l'umiltà, più si solleva. Credete a me, scrive S. Cirillo, chi si stima grande diventa vile, come chi si crede saggio diventa folle. La somma dignità si trova dunque dove regna una profonda umiltà; e quando voi vi disprezzate sommamente, allora la vostra dignità cresce infinitamente. Mentre ci giudichiamo indegni di ogni grandezza umana, l'umiltà ci rende degni della dimora eterna del cielo (Catech. III). Chi vuole seguire le orme della divinità, dice S. Ambrogio, cammini per la via dell'umiltà; chi vuole sovrastare al suo fratello in cielo, lo preceda e sopravanzi in umiltà sulla terra (Offic.). La strada del cielo è l'umiltà e l'umiliazione; la strada della rovina e dell'inferno è l'orgoglio.
Leggiamo nei Proverbi, che «la gloria riceverà l'umile di spirito» (XXIX, 23). Come l'aquila nutre i suoi aquilotti, li prende, li trasporta in aria, ve li tiene e sostiene perché non cadano, così la grazia celeste accoglie gli umili, li innalza, li sostiene nel loro innalzamento, li rinforza e non li lascia cadere. L'umiltà è la madre di ogni vero onore, perché l'umile è onorato da Dio, dagli Angeli, dagli uomini; egli non riceve un solo onore, ma li riceve tutti, e temporali, ed eterni. L'umile accresce e moltiplica la sua gloria in proporzione che moltiplica gli atti di umiltà, poiché non vi è atto più glorioso, e più mirabile che quello di riguardarsi come un nulla, mentre si compiono grande fatti. La vera gloria consiste nell'adempire esattamente quell'esortazione di Cristo: «Dopo che avrete fatto tutto ciò che vi è stato ordinato, dite: Noi siamo servi inutili e abbiamo fatto ciò che dovevamo fare» (Luc. XVII, 10). «Vuoi tu essere grande? dice S. Efrem; fatti l'ultimo di tutti. Desideri di godere buona fama? compi le tue opere nell'umiltà e nella mansuetudine (Tract. de Timore Dei, t. III)». S. Giovanni Battista, come osserva Papa S. Gregorio, non volle usurpare il nome del Cristo e perciò divenne membro di Gesù Cristo; avendo avuto cura di confessare con schietta umiltà la sua bassezza, meritò di essere innalzato alla più elevata altezza (Moral.): perché, come dice S. Agostino, quelli che Dio innalza fino a sé, li innalza e ne fa suo cielo (Serm. XII).
3° Solo gli umili sono capaci di grandi cose. «Niente è impossibile, anzi neppure difficile agli umili», dice S. Leone (Serm. de Quadrag.). E infatti l'umile diffida in tutto di se stesso e fa tutto in Dio; Iddio quindi lo aiuta... Consulta in ogni affare Iddio, e Dio lo guida... Attribuisce tutto a Dio, e Dio lo benedice e prospera in ogni cosa, e allora egli può tutto. Egli esclama con Pietro: «Su la vostra parola, o Signore, io getto le reti» (Luc. V, 5); e con miracolo non meno stupendo di quello ottenuto da Pietro, egli vede rimunerata la sua umile e confidente fede... Il superbo si appoggia su un braccio di carne; resta deluso nelle sue speranze, non è sostenuto, cade; l'umile non si affida che al potente braccio, di Dio, quindi sta fermo ed incrollabile, mette mano a grandi imprese e le compie. Il filugello fa un bel lavoro, ma esso si nasconde e non si vede che la sua casa preziosa. Facciamo anche noi così: nascondiamoci, e lasciamo solo vedere le opere nostre. Era questo il sentimento di Davide quando diceva: «Sono un verme, non un uomo» (Psalm. XXI, 7). Chi fece mai cose più mirabili e più utili di quelle fatte da Mosè, da Giuda Maccabeo, dagli Apostoli, dai Santi in tutti i tempi? Ora essi nulla facevano di per se stessi, ma facevano tutto in Dio e per Iddio... I superbi non sanno fare che rovine; solo gli umili compiono opere durevoli ed eroiche.
4° L'umiltà di Maria ripara tutto. «Il favore divino che la natura umana aveva perduto con l'orgoglio nei primi nostri padri, fu ricuperato da lei, dice S. Agostino, per mezzo dell'umiltà in Maria (Serm. XII)». Iddio guardò l'umiltà della sua ancella, scrive l'Evangelista, e la riempì della sua grazia, commenta S. Bernardo (Luc. I, 48); (Serm. Super Missus). «O vera umiltà, esclama S. Agostino, che partorisce un Dio agli uomini, che dà la vita ai morti, che rinnova i cieli, che purifica il mondo, che apre il cielo, che libera le anime degli uomini! (Serm. XII)». A proposito di quelle parole del Signore: «Su chi poserò il mio occhio, se non sul cuore contrito?» (Isai. LXVI, 2), S. Bernardo fa la seguente osservazione: «Iddio assicura che egli tiene l'occhio sul povero, non sul vergine. Se dunque Maria non fosse stata umile, lo Spirito Santo non si sarebbe posato sopra di lei, né l'avrebbe resa feconda. Dio ha guardato l'umiltà della sua ancella, anziché la sua verginità; e se gli piacque per la verginità, per l'umiltà però gli divenne madre e perciò ella va debitrice all'umiltà, se la sua verginità le ingraziò Dio (Homil, I, super Missus)».
5° L'umiltà è il fondamento, il sostegno, l'accrescimento delle virtù. «L'umiltà, scrive S. Basilio, è il più sicuro ricettacolo, la radice, la base di ogni virtù (In Constit. monast, c. XVII)». In altro luogo il medesimo autore la chiama l'arsenale, il magazzino di tutte le virtù (Admonit. ad fil. spirit.). S. Giovanni Crisostomo avverte che siccome la superbia è fonte di ogni male, così l'umiltà è origine di ogni virtù (Hom. XV, in Matth.). Cassiano la saluta come la signora e la regina di tutte le virtù, la dichiara il più solido fondamento del celeste edifizio (Collat. XV, c. VII). S. Bernardo la encomia quale custode della pudicizia, madre della pazienza, scuola compitissima di cristiana sapienza (Epist., ad Dioscor.). Perciò S. Paolino ci esorta a non tenerci cosa né più cara né più preziosa dell'umiltà, perché essa è la principale conservatrice, la guardiana di tutte le virtù (Epist. XV, ad Celant,), così che dov'essa manchi, queste con ogni altro dono di Dio, come dice S. Gregorio, sono in pericolo (Moral.).
6° L'umiltà è la virtù che più presto ci fa trovare Dio e ci avvicina di più a lui. «Avvicinatevi a Dio, ci dice S. Giacomo, e Dio si avvicinerà a voi» (Iac. IV, 8). «Vedete, o fratelli, esclama S. Agostino (Serm. II, de Ascens.), mirabile cosa! Dio sta in alto; eppure se tu t'innalzi, egli ti fugge; se ti abbassi, discende a te». Queste parole sono il commento di quelle del Profeta Davide: «Dall'alto del suo trono il Signore guarda gli umili e rigetta lungi da sé i volti dei superbi» (Psalm. CXXXVII, 6), e a queste altre: «L'uomo salirà in vetta al suo cuore altero, e Dio si eleverà ancora più in alto» (Psalm. LXIII, 7-8). Perché, come nota S. Agostino nel luogo citato, «nelle cose materiali e visibili, vede meglio gli oggetti posti in alto, colui che sale in luogo elevato: ma a vedere Dio si arriva non con l'innalzarsi, ma con l'umiliarsi (Ibid.)». Trova più presto Iddio un peccatore umile, che non un giusto superbo... Col passo dell'umiltà si arriva al cielo. Impariamo dunque ad essere umili, se vogliamo andare vicino a Dio. «Udite, esclama Isaia, quello che dice l'Altissimo, il Sublime, quegli il cui nome è il Santo, e la cui dimora è l'eternità: lo abito al disopra dei cieli, e intendo i gemiti del cuore umiliato; io dò vita allo spirito degli umili» (ISAI. LVII, 15). Notiamo qui l'ammirabile grandezza e magnificenza di Dio, nella stupenda connessione con cui unisce i due estremi, cioè la somma elevazione al sommo abbassamento, il cielo e l'umile: egli che sta elevato nell'infinito, si congiunge al sommo nulla che si umilia. Egli abita nel cuore umile, come abita nel cielo, perché nel cuore umile se ne forma un cielo. Ecco come Dio innalza gli umili fino al cielo, fino all'eternità, e così innalzati, come non troveranno essi Iddio, mentre egli è in loro, ed essi in lui?
7° L'umiltà è la distruzione del peccato. L'uomo cade in peccato per l'orgoglio; se ne rizza per l'umiltà. Un cuore umile non è mai rimasto lungamente nel peccato, né Dio ha mai rifiutato il perdono agli umili, secondo quelle parole del Salmista: «Voi non rigettate mai, o mio Dio, un cuore contrito e umiliato» (Psalm. L, 19); e quel detto di S. Agostino: « Iddio perdona il peccato, quando il peccatore lo riconosce e umilmente lo confessa» (Confess.). S. Egidio, discepolo di S. Francesco, paragona l'umiltà alla folgore; perché come questa colpisce e scoscende, ma scompare, così l'umiltà abbatte e distrugge ogni peccato, e fa che l'uomo divenga come un nulla ai suoi propri occhi (In Vita). L'umile diventa quasi impeccabile, perché diffidando continuamente di se stesso, e non confidando che in Dio solo, vigila, teme, fugge, prega,..
8° L'umiltà cambia i demoni in Angeli, secondo quella sentenza di S. Anselmo: «La superbia ha trasformato gli Angeli in demoni; l'umiltà muta i demoni in Angeli (Lib. de Similit.)»; infatti, come dice S. Gregorio, per mezzo dell'umiltà gli uomini vanno ad occupare in cielo i seggi lasciati vuoti dagli Angeli apostati (Homil. in Evang.). Bastano gli esempi di Davide, della Maddalena, del Pubblicano, di Paolo, di Agostino, a provarci che il più laido peccatore il quale si umilia diventa un angelo. Se i diavoli dell'inferno potessero e volessero umiliarsi, Dio loro perdonerebbe.
9° L'umiltà è il sacrifizio più gradito a Dio, «Sacrifizio eccellentissimo sopra tutti i sacrifizi è l'umiltà», scrive S. Giovanni Crisostomo (Hom. II, in Psalm. L). E infatti l'umiltà è l'immolazione del cuore, dell'anima, dello spirito, della volontà, del corpo, insomma di tutto l'uomo.
10° L'umiltà illumina e fa conoscere il vero. «Nel profondo dell'umiltà sta riposta la cognizione della verità», dice S. Bernardo (Epist.). E di fatti se Dio si rivela all'uomo, sceglie sempre l'umile. Gesù dice al Padre: «Io ti rendo grazie, o Padre mio, Signore del cielo e della terra; perché hai nascosto queste cose ai saggi ed ai prudenti (cioè agli orgogliosi), e le hai rivelate ai piccoli (cioè agli umili)» (MATTH, XI, 25). Se gli eretici sono nell'errore e fuori della verità, la causa si deve cercare nell'orgoglio... La mancanza di umiltà di spirito e di cuore è la più grave disgrazia che possa accadere a un uomo, è uno dei più terribili castighi di Dio... Ad uno spirito umile basta la fede per vedere e conoscere tutte le verità essenziali necessarie alla salute, mentre l'orgoglioso non vuole che la sua ragione. E siccome Iddio si è ritirato da lui, perciò la sua ragione è oscurata e corrotta; egli non è più che un insensato.
11° L'umiltà dà la vera libertà. «Io mi sono umiliato, cantava il Profeta, e Dio mi ha reso alla libertà» (Psalm. CXIV, 6), «Chi si umilia a confessare la propria schiavitù, merita la libertà della grazia», dice S. Giovanni Crisostomo (Hom. II, in Psalm. L). L'umiltà signoreggia i movimenti della collera; supera le offese e gli ostacoli dell'amor proprio; trionfa del demonio, della carne e di ogni genere. di peccati; apre la via e la porta al cielo. Si può dare una libertà più bella e più preziosa di questa?
12° L'umiltà reca la vera sapienza. Dice lo Spirito Santo: «Dovunque abita l'orgoglio, ivi succederà la confusione; ma dove vi è l'umiltà si trova la sapienza» (Prov. XI, 2). «L'umiltà, dice S. Agostino, merita di essere guidata dalla luce di Dio; e la luce di Dio è il premio dell'umiltà (Tract. CIV, in Ioann.)».
13° L'umiltà dà la grazia e la pace, come apertamente ci assicura Gesù Cristo: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre» (MATTH. XI, 29); e S. Giacomo dice: «Iddio è largo della sua grazia agli umili» (IAC. IV, 6). S. Agostino lasciò scritto: «Chiunque non è umile, non può aver la grazia di Dio in sé (Tract. CIV, in Ioann.)»... Figlia dell'umiltà è la pace del cuore... L'umile sta in pace con Dio, col prossimo, con se stesso... Dio non nega nessuna grazia all'umiltà.
14° Di qui deriva un altro vantaggio all'umile, ed è che la sua preghiera ottiene sempre ascolto presso Dio. «Scrivano, dice il Salmista, le generazioni venture nella loro memoria questa consolante verità: che Dio ascolta la preghiera degli umili, e non lascia mai inesaudita la loro orazione» (Psalm. CI, 18-19). Quindi egli medesimo, per essere esaudito dal Signore, gli rappresentava che viveva profondamente umiliato (Psalm. CXII, 7). Anche Giuditta ci assicura che l'orazione degli umili e dei mansueti tornò sempre accetta a Dio (Iudith. IX, 16).
15° L'umiliazione è un bene prezioso. «Buon per me, diceva Davide al Signore, che mi avete umiliato» (Psalm. CXVIII, 71). E infatti le umiliazioni ci fanno rientrare in noi medesimi, ci aprono gli occhi di modo che conosciamo e deploriamo i nostri traviamenti, ci distaccano dai beni, dagli onori, dai piaceri del mondo, ci mettono in grado di ravvisare il nulla del corpo e delle creature e ci portano a stringerci a Dio, che solo è ricco, grande, buono, sommamente amabile e degno di ammirazione e di lode... All'uomo umile si possono applicare in mistico senso quelle parole del Salmista: «Le valli abbonderanno di frumento» (Psalm. LXIV, 14), tanti sono i beni che l'umile ritrae dall'umiliazione.
16° L'umiltà soddisfa ad ogni ingiustizia e piace infinitamente a Dio. Per l'umiltà l'uomo si sdebita di quanto deve a Dio; poiché l'umile si assoggetta a Dio per spirito di religione, fa tutto ciò che Dio da lui esige e desidera. Si sdebita col prossimo, trattando tutti con affabile cortesia e carità sincera; poiché l'umile è sempre caritatevole, sempre disposto a fare servigi, ad aiutare, a soccorrere, a consolare. Si sdebita di quello che deve a se stesso, sottomettendo, mediante la continenza, il corpo all'anima, e l'anima a Dio... E così facendo, non sarà egli il diletto, il favorito di Dio? Aveva dunque ragione S. Luigi, vescovo di Tolosa, di asserire che non vi è cosa più cara e accetta a Dio di una vita piena di meriti e accompagnata da profonda umiltà; perché l'uomo è tanto più caro a Dio, quanto più disprezza se stesso per amore di lui (In Vita).
17° Nell'umiltà si trova la perfezione e la vera felicità. La virtù dell'umiltà è l'albero della vita che sempre cresce e continuamente si innalza... Più una spica è piena e più curva il capo; più un albero è carico di frutti, e più i suoi rami si abbassano: così è dell'umile del quale davvero si può dire che va sempre facendo nuovi progressi (Psalm. LXXXIII, 6); e Dio per parte sua lo riempie di gioia e di consolazione, e da ciò risulta la felicità e la beatitudine.
Quindi s'intende quel detto del Salmista: «Noi ci siamo rallegrati, o Signore, per i giorni nei quali ci avete umiliati» (Psalm. LXXXIX, 15). E Maria Vergine esclamava: «Perché il Signore ha volto l'occhio su l'umiltà della sua serva, perciò tutte le nazioni mi proclameranno beata» (Luc. I, 4-8).
Gesù Cristo chiamò beati i poveri di spirito (MATTH. V, 3); e con questo nome a buon diritto, come afferma S. Agostino, s'intendono gli umili, il cui spirito non è gonfio di orgoglio (In haec verba). L'umiltà è il principio della grazia, della gloria, del regno celeste. Ora la vera felicità, dove si trova se non nella grazia e nella gloria celeste? Felice, esclama S. Nilo, colui la cui vita è altissima e lo spirito umilissimo! (In Vit. Patr.). In lui si avvererà quello che dice S. Gerolamo di Santa Paola: «Fuggendo la gloria, si meritava la gloria». «Grande felicità e splendida gloria è l'umiltà, scrive S. Efrem; essa non conosce né caduta, né rovina (Serm.)». Perfino Seneca ci lasciò questo avviso: «Se vuoi essere beato, abbi cura anzitutto di disprezzare te stesso, poi desidera di essere disprezzato dagli altri (Prov.)». Aspettiamo dunque nell'umiltà la consolazione del Signore, dirò con Giuditta (IUDITH. VIII, 20).
18° L'umiltà assicura la salute. «Signore, diceva Davide, voi salverete il popolo che è umile» (Psalm. XVII, 28). «Il Signore salverà gli umili di spirito» (Psalm. XXXIII, 19). E come mai non si salverebbe l'umile, se l'umiltà di Gesù e di Maria è la causa della nostra salute? S. Ottato dice che valgono meglio i peccati con l'umiltà, che non l'innocenza con l'orgoglio (Cont. Donat. lib. II); e S. Giovanni Crisostomo osserva che l'umiltà introdusse nel paradiso il buon ladrone prima degli Apostoli (In Luc. c. XIX). L'umiltà venne dal cielo e al cielo ci conduce.
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