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Mons. Zimowski: sanità dominata non dall'etica ma dalla logica dell'industria. C'è il rischio di un disastro umanitario mondiale

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2009 08:12
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Mons. Zimowski: sanità dominata non dall'etica ma dalla logica dell'industria. C'è il rischio di un disastro umanitario mondiale

C’è il “rischio di un disastro umanitario e sanitario mondiale”: è la grave preoccupazione del Papa riportata oggi dall'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, durante il Congresso Mondiale della Federazione Internazionale Farmacisti Cattolici, in corso a Poznan, in Polonia, sul tema: “La sicurezza del medicinale: etica e coscienza per il farmacista”. Il presule ha lanciato un accorato appello a garantire l’accesso alle medicine per i più poveri, denunciando il fatto che, nell’attuale crisi economica mondiale, l’assistenza sanitaria ai malati nei Paesi in via di sviluppo, in particolare i bambini, è ancor più diminuita con conseguenze tragiche. Il servizio di Sergio Centofanti.


“In troppe zone – ha detto - mancano i farmaci di prima necessità, le prestazioni di base che garantiscono la difesa primaria. Spesso, per motivi economici, vengono trascurate le malattie tipiche dei Paesi in via di sviluppo perché, sebbene colpiscano ed uccidano milioni di persone, non costituiscono un mercato abbastanza ricco. Alcuni di questi medicamenti potrebbero essere facilmente realizzati sulla base delle conoscenze scientifiche correnti, ma non vedono la luce per motivi esclusivamente economici. Da qui proviene un termine sintomatico orphan drugs - ‘farmaci orfani’ - vale a dire, quelli che non si studiano, si producono, si distribuiscono perché i potenziali acquirenti, che sono milioni, non hanno la capacità economica di comprarli. Appare evidente – ha affermato il presule - che lo sviluppo dei medicinali è ormai governato non più dall’etica tradizionale della medicina, ma dalla logica dell’industria”.

Un altro drammatico problema – ha proseguito mons. Zimowski – riguarda “la contraffazione e la falsificazione dei farmaci“ che “colpiscono innanzitutto i soggetti in età pediatrica. Falsi antibiotici e falsi vaccini producono gravi ripercussioni negative sulla loro salute. Molte sono le morti per malattie respiratorie nei bambini africani, sicuramente più numerose se curate con antibiotici falsi, senza principio attivo ed in compenso acquistati a caro prezzo. L’uso di antibiotici sottodosati in altri casi induce a fenomeni di selezione di ceppi batterici resistenti. Per quanto riguarda gli eccipienti, si usano sostanze tossiche che possono portare alla morte bambini, come è avvenuto ad Haiti o in Nigeria“. Il presule ha ricordato “che nei Paesi in via di sviluppo la contraffazione è estremamente elevata, principalmente a causa delle insufficienti risorse umane e finanziare e di una legislazione debole relativa alla produzione, distribuzione e importazione dei medicinali. Il fenomeno riguarda innanzitutto i farmaci ‘salva-vita’”. Secondo studi dell’OMS un quarto dei farmaci acquistati per strada nei Paesi poveri è contraffatto. In molte aree dell’Africa sub-sahariana, del Sud-est asiatico e dell’America Latina più del 30 % dei medicinali è falso. Si stima che il 50% degli antimalarici venduti in Africa siano contraffatti. Altri ritengono che in alcuni Stati africani il 60% dei farmaci sarebbe contraffatto (persino il 70% degli antimalarici). In questa situazione mons. Zimowki invita tutti, ma in particolare i farmacisti cattolici “a denunciare con coraggio tutte le forme di contraffazione e falsificazione dei medicinali ed ad opporsi alla loro distribuzione”.

Il presule, citando Giovanni Paolo II, ha poi ricordato il ruolo di servizio alla vita del farmacista cattolico: «Nella distribuzione delle medicine – afferma Giovanni Paolo II – il farmacista non può rinunciare alle esigenze della sua coscienza in nome delle leggi del mercato, né in nome di compiacenti legislazioni. Il guadagno, legittimo e necessario, dev’essere sempre subordinato al rispetto della legge morale e all’adesione al magistero della Chiesa (…) Per il farmacista cattolico, l’insegnamento della Chiesa sul rispetto della vita e della dignità della persona umana, sin dal suo concepimento fino ai suoi ultimi momenti, è di natura etica e morale. Non può essere sottoposto alle variazioni di opinioni o applicato secondo opzioni fluttuanti”. Quindi cita Benedetto XVI allorché dice: «non è possibile anestetizzare le coscienze, ad esempio sugli effetti di molecole che hanno come fine quello di evitare l’annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona. Il farmacista deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il ruolo terapeutico». Ecco quanto ha detto mons. Zygmunt Zimowski al microfono di Beata Julia Zajaczkowska del Programma polacco della Radio Vaticana:

“Il prossimo mese di febbraio il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute celebrerà i suoi 25 anni di vita e in questa ottica vorrei invitare tutti i farmacisti – associazioni e singoli – a ravvivare la loro identità di farmacisti cattolici e la loro missione al servizio della salute e della vita compiendo sempre in coscienza e scienza la loro professione e vorrei anche sollecitarli ad un impegno fattivo a favore dei malati nei Paesi in via di sviluppo e in particolare per i bambini, affinché essi possano accedere ai medicinali dei quali hanno bisogno, soprattutto per quanto riguarda la lotta contro l’Aids, la malaria e la tubercolosi. Inoltre quest’anno celebriamo anche il IV centenario della morte di San Giovanni Leonardi che è il Patrono dei farmacisti: lui diceva che Gesù Cristo è l’Eucaristia e con grande enfasi additava proprio nell’Eucaristia il farmaco dell’immortalità e dal quale siamo confortati, nutriti, trasformati in Dio e partecipi della natura divina. E’ questo il nostro augurio e la nostra preghiera”.

© Copyright Radio Vaticana

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PAPA: MANCANZA FARMACI E' CATASTROFE SANITARIA MONDIALE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 13 set.

"Il rischio di un disastro umanitario e sanitario mondiale" e' stato denunciato dal Papa, che e' preoccupato per le speculazioni riguardanti i farmaci, che sono inaccessibili per una troppo vasta parte della popolazione mondiale e anche oggetto di pericolose contraffazioni.
A rendere nota questo allarme,
afferma la Radio Vaticana, e' stato oggi l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, durante il Congresso Mondiale della Federazione Internazionale Farmacisti Cattolici, in corso a Poznan, in Polonia, sul tema: "La sicurezza del medicinale: etica e coscienza per il farmacista".

A nome del Pontefice, il presule ha lanciato un accorato appello a garantire l'accesso alle medicine per i piu' poveri, denunciando il fatto che, nell'attuale crisi economica mondiale, l'assistenza sanitaria ai malati nei Paesi in via di sviluppo, in particolare i bambini, e' ancor piu' diminuita con conseguenze tragiche.

"In troppe zone - ha detto il 'ministro della salute' della Santa Sede - mancano i farmaci di prima necessita', le prestazioni di base che garantiscono la difesa primaria. Spesso, per motivi economici, vengono trascurate le malattie tipiche dei Paesi in via di sviluppo perche', sebbene colpiscano ed uccidano milioni di persone, non costituiscono un mercato abbastanza ricco. Alcuni di questi medicamenti potrebbero essere facilmente realizzati sulla base delle conoscenze scientifiche correnti, ma non vedono la luce per motivi esclusivamente economici. Da qui proviene un termine sintomatico, orphan drugs, 'farmaci orfani', vale a dire quelli che non si studiano, si producono, si distribuiscono perche' i potenziali acquirenti, che sono milioni, non hanno la capacita' economica di comprarli. Appare evidente - ha osservato il presule - che lo sviluppo dei medicinali e' ormai governato non piu' dall'etica tradizionale della medicina, ma dalla logica dell'industria".

"Un altro drammatico problema - ha proseguito mons. Zimowski - riguarda la contraffazione e la falsificazione dei farmaci che colpiscono innanzitutto i soggetti in eta' pediatrica".
Il capo dicastero
ha ricordato ai microfoni di Radio Vaticana ''le morti per malattie respiratorie nei bambini africani, sicuramente piu' numerose se curate con antibiotici falsi, senza principio attivo ed in compenso acquistati a caro prezzo'' ed ha sottolineato ''l'uso di antibiotici sottodosati in altri casi induce a fenomeni di selezione di ceppi batterici resistenti. Per quanto riguarda gli eccipienti, si usano sostanze tossiche che possono portare alla morte bambini, come e' avvenuto ad Haiti o in Nigeria''.
Il presule ha ricordato ''che nei Paesi in via di sviluppo la contraffazione e' estremamente elevata, principalmente a causa delle insufficienti risorse umane e finanziare e di una legislazione debole relativa alla produzione, distribuzione e importazione dei medicinali. Il fenomeno riguarda innanzitutto i farmaci 'salva-vita'''. Secondo studi dell'OMS citati dal presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria, un quarto dei farmaci acquistati per strada nei Paesi poveri e' contraffatto. In molte aree dell'Africa sub-sahariana, del Sud-est asiatico e dell'America Latina piu' del 30 per cento dei medicinali e' falso. Si stima che il 50 per cento degli antimalarici venduti in Africa siano contraffatti. Altri ritengono che in alcuni Stati africani il 60 per cento dei farmaci sarebbe contraffatto (persino il 70 per cento degli antimalarici).

Per il Vaticano, i farmacisti cattolici sono tenuti ''a denunciare con coraggio tutte le forme di contraffazione e falsificazione dei medicinali ed ad opporsi alla loro distribuzione''.

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Vita, veleni e libertà

Così i farmacisti rivendicano l’obiezione di coscienza


Dopo il richiamo del ministro di B-XVI, le opinioni dei cattolici

Mentre in Spagna il ministro della Salute, Trinidad Jimenez, annuncia che la pillola del giorno dopo sarà disponibile nelle farmacie senza ricetta per tutte le donne senza limiti di età entro la fine del mese, e in attesa che il 24 settembre l’Agenzia europea del farmaco si pronunci sull’autorizzazione definitiva (e che già appare scontata) a ElleOne, la super-pillola “dei cinque giorni dopo” – per ora destinata al mercato francese – dal Congresso mondiale della Federazione internazionale dei farmacisti cattolici, tuttora in corso a Poznan, in Polonia, arriva un forte richiamo che afferma il diritto all’obiezione di coscienza anche per quella categoria professionale e anche per quanto riguarda la pillola del giorno dopo.
Arriva attraverso le parole di Giovanni Paolo II ricordate dall’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio consiglio per la Pastorale della salute: “Per il farmacista cattolico –
diceva Papa Wojtyla – l’insegnamento della chiesa sul rispetto della vita e della dignità della persona umana sin dal suo concepimento e fino ai suoi ultimi momenti, è di natura etica e morale”.
Di conseguenza, aveva a sua volta affermato Benedetto XVI nell’ottobre del 2007,
rivolgendosi in udienza ai farmacisti cattolici, “non è possibile anestetizzare le coscienze, ad esempio sugli effetti di molecole che hanno come fine quello di evitare l’annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona.
Il farmacista deve invitare ciascuno a un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal suo concepimento fino alla sua morte naturale e i farmaci svolgano veramente il ruolo terapeutico”. La possibilità, per i farmacisti, di obiettare alla vendita della pillola del giorno dopo è oggetto di una vecchia e spinosissima contesa. Basata, per chi nega quel diritto, anche sul fatto che quel preparato non sarebbe un abortivo ma semplicemente un inibitore dell’ovulazione (una sorta di contraccettivo molto potenziato, da usare in condizioni d’emergenza, appunto).
Ma non è così, ribattono i farmacisti obiettori, tant’è che, a seguito di una sentenza del Tar del Lazio, nel 2001, la ditta produttrice del Norlevo, uno dei nomi commerciali della pillola, è stata costretta a scrivere sul foglietto illustrativo che quel cosiddetto farmaco può impedire l’impianto dell’ovulo fecondato. In questo modo, la stessa scheda tecnica del principio attivo, il levonorgestrel, ammette la possibile azione abortiva, perché l’espressione “ovulo fecondato” è un semplice sinonimo di embrione. L’ultimo atto della guerra in corso c’è stato a luglio, con una denuncia ai carabinieri a carico del dottor Piero Uroda, presidente dell’Unione cattolica farmacisti italiani e titolare di una farmacia a Fiumicino, che ha scelto di non ordinare e quindi di non vendere la pillola del giorno dopo. Il presidente della Federazione nazionale dei farmacisti, Andrea Mandelli, in quella circostanza ha ricordato che l’obiezione di coscienza per la vendita dei farmaci non è prevista dalla legge e nemmeno dal codice etico dei farmacisti, ma ha pure ammesso che un problema sull’azione di “quel” farmaco in effetti esiste.
Bisogna ricordare che per i medici obiettori che si rifiutano di prescrivere la pillola del giorno dopo, esistono richiami precisi alla possibilità di obiezione, in particolare nella
legge 194 sull’aborto.
Anche per questo motivo, i molti casi di denuncia dei medici che si sono rifiutati di prescriverla sono finiti nel nulla. A essere particolarmente esposta, in questa vicenda, è invece la categoria dei farmacisti.
“Ma al di là delle leggi vigenti, noi formuliamo questa domanda: come tutelare la libertà di Uroda e di tutti i farmacisti credenti e non credenti che non vogliono cooperare a un atto abortivo? Perché discutere di obiezione di coscienza e non di libertà? Che razza di democrazia è quella in cui un cittadino è costretto a collaborare ad un atto che ripugna alla sua coscienza?”: lo ha scritto Mimmo Delle Foglie in un editoriale su piuvoce.net, nel quale chiede, “se serve, un intervento, e che Parlamento e governo si mettano subito al lavoro, in nome della libertà di tutti”. Mentre a giudizio di Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica, “nel caso della pillola del giorno dopo i farmacisti che non vogliono venderla possono già fare appello alla loro deontologia di professionisti e scienziati – perché lo sono – che vendono farmaci, non preparati la cui finalità non è la terapia di una malattia”. E’ l’indicazione di Benedetto XVI sui farmaci che “svolgano veramente il ruolo terapeutico”.

© Copyright Il Foglio, 15 settembre 2009 consultabile online anche
qui.
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Chi è Zygmunt Zimowski

Il “ministro” della Salute del Papa parla polacco ma si fa capire bene


di Paolo Rodari

Il 60enne arcivescovo polacco Zygmunt Zimowski guida il “ministero” vaticano della Salute dallo scorso aprile. E domenica, in una delle sue prime uscite pubbliche, si sono viste le linee del suo agire. E’ a Poznan, infatti, dove è in corso il congresso mondiale dei farmacisti cattolici, che Zimowski, citando testi scritti in passato da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ha pronunciato parole con le quali ha voluto richiamare la necessità di garantire l’accesso alle medicine per i più poveri e, insieme, ricordare come non tutti i farmaci siano uguali: quelli “contro la vita” non dovrebbero essere venduti e di più, contro la loro vendita, sono i farmacisti cattolici a essere chiamati a fare obiezione di coscienza.
Zimowski ha tenuto un discorso che, come è logico che sia, prosegue la battaglia che Benedetto XVI dovette inaugurare con le cancellerie di mezza Europa proprio lo scorso aprile, nell’imminenza dell’addio del cardinale Javier Lozano Barragán al “ministero” poi occupato dall’arcivescovo polacco. Fu, infatti, partendo per l’Africa che Benedetto XVI venne pesantemente criticato, soprattutto da esponenti del governo belga, per aver dichiarato che la soluzione per combattere l’Aids non è da ricercare nei preservativi quanto nell’umanizzazione della sessualità e in un’autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti. In buona sostanza, il medesimo concetto espresso con altri accenti l’altro ieri da Zimowski a Poznan: una sanità dominata non dall’etica ma esclusivamente dalla logica del profitto è contro l’uomo.
Zimowski non ha difficoltà a comprendere e a mettere in pratica le prerogative del Pontefice quanto alla salute. Prerogative che, a ben vedere, sono in linea col magistero dei predecessori di Benedetto XVI e, quindi, con quella “sicurezza sanitaria” che più volte ricorre nei testi pontifici: cioè la necessità che a tutti venga assicurato l’accesso almeno ai farmaci di base, quei farmaci che salvano la vita. Esattamente per diciannove anni e quindici giorni (dal 1983 al 2002) Zimowski ha lavorato a stretto contatto con Ratzinger alla dottrina della fede. Esperto di cose morali, fa della riservatezza una delle caratteristiche centrali del proprio agire. All’ex Sant’Uffizio ha lavorato principalmente nella sezione “protocollo”. Amicissimo del segretario di Wojtyla don Stanislaw Dziwisz, venne nominato vescovo di Radom nel 2002. Fu lo stesso Zimowski a raccontare come, una volta saputo della nomina, si recò nell’ufficio di Ratzinger per chiedergli che fosse lui a imporgli le mani.
Ratzinger gli rispose: “Non sono degno”. Ma poi accettò non senza aver appurato che qualcuno s’incaricasse di tradurre in polacco il testo dell’omelia da lui redatto in tedesco appositamente per l’ordinazione. Insomma, Zimowski è dalla nidiata di presuli della ratzingeriana dottrina della fede che è uscito. Per divenire, lui come tanti altri, pedina preziosa nel governo della curia romana.
Il prossimo banco di prova per l’arcivescovo polacco sarà nel mese di ottobre, quando in Vaticano si aprirà il
sinodo dei vescovi sull’Africa.
Fu in vista dell’appuntamento autunnale che Benedetto XVI, a Yaundé in Camerun lo scorso aprile, consegnò ai presuli africani un documento preparatorio nel quale accusava la tendenza sempre più diffusa dei paesi ricchi di fare profitti in campo medico, tralasciando i paesi più poveri. Non a caso a Poznan il successore di Lozano Barragán ha parlato del fatto che spesso “per motivi economici vengono trascurate le malattie tipiche dei paesi in via di sviluppo perché, sebbene colpiscano e uccidano milioni di persone, non costituiscono un mercato abbastanza ricco”.

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

© Copyright Il Foglio, 15 settembre 2009 consultabile online anche
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