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L'opera della Chiesa per i terremotati dell'Abruzzo

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2009 10:12
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15/09/2009 10:12

Il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana in visita all'Aquila

L'opera della Chiesa per i terremotati dell'Abruzzo


L'Aquila, 14. "Si vedono i segni della ripresa, sia attraverso la presenza delle nostre parrocchie e delle nostre Caritas sia nell'opera di ricostruzione intrapresa dagli altri soggetti coinvolti". Esattamente cinque mesi dopo la sua prima visita, il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), cardinale Angelo Bagnasco, è tornato oggi nelle zone dell'Abruzzo colpite dal terremoto del 6 aprile. Dopo l'incontro con l'arcivescovo di L'Aquila, Giuseppe Molinari, nella curia provvisoria in località Pile, il porporato si è recato a Coppito, presso la nuova sede della Caritas diocesana e del Centro di coordinamento nazionale Caritas, dove è stato fatto il punto sulle attività di assistenza e di ricostruzione fin qui svolte. Erano presenti, fra gli altri, il vescovo Giuseppe Merisi, presidente di Caritas italiana, e monsignor Vittorio Nozza, direttore del medesimo organismo.

"La presenza della Caritas e dell'intera Chiesa italiana - ha detto il cardinale Bagnasco - non vuole offrire solo un sostegno materiale alla popolazione ma una testimonianza di vicinanza fraterna. Perché, essendo la Chiesa una famiglia e il fermento dell'intera società, nessuno deve sentirsi escluso". Quello che sta più a cuore alla Chiesa - ha detto ancora il presidente della Cei - "è che la gente possa ulteriormente radicare la sua appartenenza a questa terra" e "rafforzare la fede e la speranza". Per questo ha chiesto che "almeno per Natale tutte le comunità possano celebrare la messa in chiesa".

Bagnasco, nel corso della visita, si è recato a Ocre e a Onna. All'Aquila ha incontrato i volontari della Caritas e il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e visitato il centro storico e alcune chiese danneggiate dal sisma.

Grazie alla colletta nazionale indetta dalla Cei per il 19 aprile in tutte le parrocchie e alla generosità degli offerenti (singoli, famiglie, associazioni, gruppi, diocesi), sono pervenuti alla Caritas italiana oltre 25 milioni di euro, ai quali si aggiungono i 5 milioni messi a disposizione dalla Conferenza episcopale italiana. È stato così possibile avviare un programma pluriennale di ricostruzione concentrandosi su alcuni ambiti principali:  scuole, centri di comunità e di servizi, appartamenti per anziani e universitari. Alcuni numeri:  22 opere progettate, delle quali 4 già completate, 8 avviate e 10 in fase di istruttoria.

Sono già realtà la sede della Caritas diocesana e del Centro di coordinamento nella parrocchia di San Pietro a Coppito, una struttura nella zona di Torretta che garantirà spazi di accompagnamento psicologico a favore dei minori, un centro di monitoraggio dei bisogni della popolazione a Barisciano e un luogo di studio per giovani universitari nella parrocchia di San Francesco a Pettino. Fra i progetti avviati (per alcuni di essi la conclusione dei lavori è prevista nei mesi di ottobre e novembre), figurano quelli relativi alle scuole di Fossa, San Panfilo d'Ocre e Poggio di Roio, ai centri di comunità di Lucoli, Bagno e San Giacomo, e all'edilizia sociale e abitativa a Pettino e a San Marco di Preturo. Alcune di queste strutture saranno polifunzionali e consentiranno alle comunità cattoliche la celebrazione della messa, l'animazione e la catechesi dei ragazzi. Allo studio anche l'individuazione della sede per un centro diurno dell'Associazione italiana sclerosi multipla, che sorgerà probabilmente a Paganica.

Dopo la fase dell'emergenza e del primo aiuto, dopo gli interventi di accompagnamento della popolazione, l'obiettivo - ha detto monsignor Nozza - è adesso di completare la "fase 3", quella della ricostruzione. Caritas italiana si è mossa soprattutto per mettere a disposizione delle famiglie quattro diverse tipologie di strutture:  centri della comunità, edilizia sociale abitativa per categorie deboli (anziani, disabili, famiglie monogenitoriali, giovani), edilizia scolastica e strutture per servizi sociali e caritativi. Ma il lento ritorno alla normalità - ha sottolineato il direttore - arriverà solo con la "fase 4", ovvero con l'avvio degli interventi di progettazione sociale per la riabilitazione socio-economica del territorio, attraverso nuove attività economiche e il rilancio dell'artigianato.

La Caritas italiana, nei giorni immediatamente successivi al 6 aprile, si è attivata per dare sostegno e solidarietà alle popolazioni colpite. Ha avviato un centro di coordinamento nazionale per smistare tutti gli aiuti della rete, suddividendo il territorio interessato dal sisma in nove zone omogenee, affidate alle delegazioni regionali delle Caritas diocesane, secondo lo schema dei gemellaggi, strumento collaudato con successo dopo il terremoto del Friuli, nel 1976. Più di ventimila le persone complessivamente raggiunte in questa prima fase di aiuto. I gemellaggi hanno consentito l'invio di quasi 2.500 operatori e volontari che hanno svolto opera di ascolto e di assistenza psicologica, soprattutto a favore delle fasce più fragili della popolazione.


(©L'Osservatore Romano - 14-15 settembre 2009)
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