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Oggi l'arrivo delle sei salme dei militari a Roma, domani i funerali di stato

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2009 08:09
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Le bare dei parà in viaggio per Roma

In Afghanistan le lacrime dei colleghi

A Kabul la cerimonia con le salme
KABUL

Un grande commovente abbraccio cameratesco. È risultato sostanzialmente questo il senso della cerimonia religiosa con cui nella zona militare dell’aeroporto di Kabul decine e decine di soldati e ufficiali della Folgore e dell’Aeronautica hanno dato oggi l’ultimo saluto ai sei compagni che hanno sacrificato la vita per un Afghanistan più democratico e giusto.

Le semplici bare in cui erano stati composti i resti di Matteo Mureddu, Antonio Fortunato, Massimiliano Randino, Giandomenico Pistonami, Davide Ricchiuto e Roberto Valente, uccisi giovedì nella capitale afghana dallo scoppio di un’autobomba guidata da un kamikaze, sono state portate a spalla da sei commilitoni fino ad una zona della pista dove erano schierati un centinaio di militari fra ufficiali, truppa multinazionale e autorità diplomatiche, italiane e straniere.

Allineati ed avvolti in una bandiera tricolore ad un centinaio di metri dal C-130 che li avrebbe riportati in Italia, i feretri sono stati benedetti da un cappellano militare che in una breve orazione funebre ha detto di «non poter immaginare il dolore che questa tragedia ha provocato a parenti, fidanzate, mogli, figli e genitori». Ma il sacrificio, ha aggiunto, conferma che «il vangelo della pace non si dimostra, si mostra». Sul minuscolo podio è salito quindi il generale Tommaso Ferro, vicecapo del Coi, il Comando operativo interforze, in un clima di raccoglimento segnato solo dal decollo di elicotteri e aerei militari in missione, a testimonianza di un impegno a sostegno dell’Afghanistan che non prevede pause. «Il loro esempio - ha detto - rappresenta da oggi una luce nel fondo dei cuori che ci ricorda il nostro dovere ed il senso della nostra missione».

Nè lui, nè il generale Marco Bertolini, capo di stato maggiore di Isaf, la forza della Nato in Afghanistan, e tantomeno il colonnello Aldo Zizzo, comandante del contingente di cui i caduti facevano parte, hanno distolto neppure per un attimo gli occhi dai feretri: sei bare allineate, la peggiore tragedia militare dopo il massacro di Nassiriya. Dopo l’ambasciatore d’Italia Claudio Glentzer che ha sottolineato come l’attentato sia stato un dramma italiano ma anche afghano con «la morte di 20 civili e anche di bambini», l’ultimo a parlare è stato il decano della Folgore in Afghanistan, il primo maresciallo Franco Provenzale, che è tornato sul dolore di chi è restato e il vuoto provocato dai sei «come mariti, fidanzati, padri e, soprattutto, figli». Provenzale ha quindi chiamato uno per uno, per nome e cognome, con la voce rotta dall’emozione, i compagni caduti, invitando tutti a recitare la Preghiera del Paracadutista e ad unirsi infine al grido: «186! Folgore!».

Le bare sono quindi state trasferite, sempre a spalla, a bordo del C-130, con un’ultima camminata accompagnata dalle note della Canzone del Piave. Domani mattina, dopo 18 ore di volo e due scali, l’arrivo a Ciampino, dove ad accogliere le salme dei sei parà della Folgore, insieme ai parenti, ci sarà anche il presidente Giorgio Napolitano. Dopo la mezzanotte di oggi, inoltre, sono attesi, a Fiumicino, i quattro militari rimasti feriti. Nel pomeriggio di domani, dopo lo svolgimento delle autopsie, sarà allestita, all’ospedale militare del "Celio", la camera ardente aperta all’omaggio di tutti. Il sindaco della capitale Gianni Alemanno ha invitato i romani ad esporre il tricolore alle finestre nel giorno dei funerali. Palazzo Chigi ha proclamato due giorni di lutto nazionale, domani e lunedì, giorno dei funerali solenni nella basilica di San Paolo fuori le mura. Dopo le esequie di Roma, i feretri partiranno per i paesi d’origine dove, dopo una funzione più privata e raccolta, saranno tumulati.

 















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20/09/2009 07:02

        Caduti della Folgore

                                                




bandiera+ tenente Antonio Fortunato, 35 anni, originario di Lagonegro (Potenza);
bandiera+ il primo caporal maggiore
Matteo Mureddu, 26 anni, di Solarussa;
bandiera+ il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, 26 anni, nativo di Glarus (Svizzera);
bandiera+ il sergente maggiore
Roberto Valente, 37 anni di Napoli;
bandiera+ il primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, 26 anni di Orvieto;
bandiera+ il primo caporal maggiore
Massimiliano Randino, salernitano, 32 anni.






KABUL - E' quasi mezzogiorno a Kabul quando si scatena l'inferno. Sulla strada per l'aeroporto, un'auto con 150 chili di esplosivo si lancia contro due blindati italiani. Lo scoppio si sente a chilometri di distanza. Muoiono sei paracadutisti della Folgore, altri quattro militari (tre paracadutisti e un aviere) restano feriti. Molte sono le vittime anche tra i civili, almeno quindici afgani che affollavano un mercato vicino.

Due soldati appena rientrati dalla licenza. Il convoglio assaltato rientrava al quartier generale del contingente Isaf dopo aver raccolto all'aeroporto un paio di paracadutisti appena sbarcati dall'aereo che li riaccompagnava a Kabul al termine di una licenza in Italia. All'altezza del check point che controlla il traffico verso l'aeroporto, la Toyota bianca carica di esplosivo si è lanciata contro il primo mezzo del convoglio. E' stata una carneficina. Nessun soldato a bordo di quel blindato ha avuto scampo. Le fiamme hanno raggiunto anche il secondo Lince, sul quale è morto un altro soldato e sono rimasti feriti gravemente i quattro commilitoni che erano con lui.

I nomi delle vittime e dei feriti. Appartenevano al
186esimo Reggimento Paracadutisti di stanza a Pisa: quattro caporal maggiore; un sergente maggiore, e il tenente che comandava i due blindati. Con loro, sono 21 i militari morti dall'inizio della missione in Afghanistan dal 2004.


Ricoverati nell'ospedale da campo francese i caporalmaggiore Rocco Leo, 26 anni, brindisino; Sergio Agostinelli, 32 anni, nato in Svizzera e residente nel Salento; Ferdinando Buono, 30 anni, di Napoli; il maresciallo dell'Aeronautica militare Felice Calandriello, 58 anni, di Sassano (Salerno). Sono tutti in stato di shock ma senza altre gravi ferite.

Un cratere sull'asfalto: "Sembrava la fine del mondo". Un'esplosione devastante. Decine di veicoli hanno preso fuoco. Lo scoppio è stato così violento che sull'asfalto ha provocato un cratere profondo quasi un metro. Khuja Hedayatullah si trovava nel bazar a pochi metri di distanza dal luogo dell'attentato: "Sembrava la fine del mondo". In quel momento il mercato vicino era affollato di gente che faceva la spesa per la fine del Ramadan. "Prima c'è stato un fragore enorme - racconta il testimone - e poi piccole esplosioni dall'interno del blindato. Tutto intorno, sulla strada, c'era gente che implorava aiuto, sanguinava e gridava. Molti erano morti. L'aria era piena di fumo e le fiamme erano altissime".

I Taliban rivendicano l'attentato. L'attentato è stato rivendicato dai Taliban. Sul sito ufficiale dei militanti è scritto con tono trionfalistico: "Guidava l'autobomba un eroe dell'emirato islamico, il mujahid Hayatullah". Della strage di civili accusano i militari: "E' colpa della forza di occupazione che, dopo l'esplosione, hanno iniziato a sparare alla cieca colpendo molti tra i presenti sul posto".

La giornalista scampata all'attentato. I due blindati Lince stavano rientrando dall'aeroporto al quartier generale del contingente in compagnia di due commilitoni appena rientrati dall'Italia. Cristina Balotelli, giornalista di Radio24-Il Sole 24 Ore, era arrivata all'aeroporto di Kabul sullo stesso volo sul quale avevano viaggiato i soldati. All'uscita dallo scalo c'erano i paracadutisti. "Ci hanno detto: adesso portiamo i nostri al quartier generale. Poi torniamo indietro e veniamo a riprendervi. Stavamo caricando i bagagli in un container - ricorda la reporter - quando abbiamo sentito il rumore sordo di un'esplosione in lontananza e abbiamo visto alzarsi una colonna di fumo verso il cielo".

L'esperto: "Il Lince non ha rivali". E riesplode la polemica sull'affidabilità dei blindati Lince. Dopo l'attacco di luglio in cui morì
il caporal maggiore Alessandro Di Lisio, l'artificiere della Folgore vittima di un ordigno esploso sotto il blindato vicino a Farah, i gipponi sono stati rinforzati ma non è stato sufficiente. Gli esperti però ripetono che i blindati italiani restano i migliori: "Sostenere che i Lince non sono sicuri - ha detto Andrea Nativi, direttore di Rid, Rivista italiana difesa dal 2000, e dal 2008 di Risk - è una polemica inutile. Se qualcuno mi trova un mezzo del genere che resiste meglio alle bombe, lo premio. A livello mondiale, il Lince non ha rivali".

Karzai. L'attentato suicida è avvenuto pochi minuti dopo che il presidente afgano Hamid Karzai aveva concluso una conferenza stampa dedicata ai
risultati contestati delle elezioni. "E' un attentato barbarico e anti-islamico", ha detto Karzai. "Gli afgani non dimenticheranno mai il servizio che i militari italiani stanno rendendo a favore della pace e della sicurezza nel nostro paese".

Sei anni fa, Nassiriya. Quello a Kabul è il più grave attentato subito dalle truppe italiane dalla
strage di Nassiriya, in Iraq, del 12 novembre 2003. Allora l'esplosione di un camion-cisterna davanti alla base italiana Msu dei Carabinieri provocò 28 morti, 19 italiani (12 carabinieri, cinque militari dell'Esercito, due civili di una troupe che girava un documentario), e nove iracheni.

(17 settembre 2009)


bandiera              preghiera del paracudista


Eterno, Immenso Dio che creasti gli infiniti spazi e ne misurasti le misteriose profondità, guarda benigno a noi, Paracadutisti d'Italia, che nell' adempimento del dovere balzando dai nostri apparecchi, ci lanciamo nelle vastità dei cieli.

Manda l' Arcangelo S.Michele a nostro custode; guida e proteggi l'ardimentoso volo.
Come nebbia al Sole, davanti a noi siano dissipati i nostri nemici.
Candida come la seta del paracadute sia sempre la nostra fede e indomito il coraggio.

La nostra giovane vita è tua o Signore!
Se è scritto che cadiamo, sia!
Ma da ogni goccia del nostro sangue sorgano gagliardi figli e fratelli innumeri, orgogliosi del nostro passato, sempre degni del nostro immancabile avvenire.

Benedici, o Signore, la nostra Patria, le Famiglie, i nostri Cari!
Per loro, nell'alba e nel tramonto, sempre la nostra vita! E per noi, o Signore, il Tuo glorificante sorriso.

Così sia.

Preghiera per i Caduti



Signore Gesù,

ti preghiamo per i nostri Militari,

caduti nell’adempimento del loro dovere

nei cieli, in terra, sui mari.

 

Per il loro supremo sacrificio,

per la fede, la speranza e l’amore,

che li animarono nel servire la Patria,

dona a loro la vita eterna,

a noi il conforto,

all’Italia a al mondo la prosperità e la pace.

 

Fa’, o Signore della vita,

che il nostro Popolo accolga il loro esempio,

e sia sempre degno del loro sacrificio,

nella fedeltà delle nobili tradizioni,

e nell’amore ai valori umani e cristiani

della nostra storia.

 

Amen






GRAZIE RAGAZZI!

GRAZIE FOLGORE!






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21/09/2009 08:42

Atterrato a Ciampino l'aereo con le bare. Aperta la camera ardente, domani previsti i funerali di Stato
ROMA
E' atterrato questa mattina alle 9.30 all’aeroporto romano di Ciampino l'aereo con le salme dei sei parà uccisi nell'attentato di tre giorni fa a Kabul. Ad attendere le bare avvolte nel tricolore le massime autorità istituzionali e i familiari delle vittime, oltre a quelli degli altri soldati rimasti feriti che non vogliono far mancare la loro vicinanza a chi è stato più sfortunato.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha accolto le sei bare avvolte dal tricolore. Oltre al capo dello Stato c’era il presidente del Senato Renato Schifani, quello della Camera Gianfranco Fini, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, quello dell’Applicazione del programma di governo Roberto Calderoli, il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, il sindaco di Roma Gianni Alemmano, i vertici militari. Un picchetto d’onore interforce ha reso omaggio alle bare .

Evidente la commozione generale, resa ancor più profonda da una immagine: il figlio piccolo del sergente Valente, in braccio alla madre, con in testa il basco amaranto dei paracadutisti. Un mesto corteo ha chiuso la breve cerimonia che si è tenuta a Ciampino. Dopo il saluto del Capo dello Stato, che si è inchinato davanti a tutte le bare, poggiando su ciascuna la mano destra, e gli onori da parte del picchetto della Folgore schierato sulla pista, le sei bare sono state trasportate a spalla a bordo dei carri funebri con cui hanno raggiunto l’istituto di medicina legale, dove è stata predisposta l’autopsia. In testa al corteo, affranti, i parenti delle vittime: abbracciati tra loro, sostenuti da militari dell’esercito, hanno seguito le bare con i loro cari in silenzio, con dolore e grande compostezza.

Palazzo Chigi ha proclamato due giorni di lutto nazionale. Domani si svolgeranno i funerali solenni nella basilica di San Paolo fuori le mura per i sei caduti: il tenente Antonio Fortunato, originario di Lagonegro (Potenza); il primo caporal maggiore Matteo Mureddu, di Oristano; il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, nativo di Glarus (Svizzera); il sergente maggiore Roberto Valente, di Napoli, e il primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, di Orvieto (Terni). Nel pomeriggio di oggi, dopo lo svolgimento delle autopsie, è stata allestita, all’ospedale militare del "Celio", la camera ardente aperta all’omaggio di tutti. A presidiare l’entrata dell’ospedale sono stati schierati dei militari. Il sindaco della capitale Gianni Alemanno ha invitato i romani ad esporre il tricolore alle finestre nel giorno dei funerali. Il percorso che dal Celio conduce a San Paolo (lo stesso dei caduti di Nassirya) - ha deciso il Campidgolio - sarà punteggiato da 2.500 bandiere. Domani, dopo le esequie di Roma, i feretri partiranno per i paesi d’origine dove, dopo una funzione più privata e raccolta, saranno tumulati.

Intanto nella notte sono rientrati in Italia anche i quattro militari rimasti feriti nell’attentato. L’aereo che li trasportava - via Abu Dhabi e Larnaca - un volo Alitalia utilizzato per le esigenze della Difesa, è atterrato all’aeroporto romano di Fiumicino alle 1.32. I quattro militari feriti, il primo Maresciallo dell’Aeronautica Felice Calandriello e i primi caporalmaggiori della Folgore, Rocco Leo, Sergio Agostinelli e Ferdinando Buono, sono scesi da soli, senza aiuto, dalle scalette dell’Airbus 321 dell’Alitalia. Sotto bordo ad attenderli due ambulanze dell’Esercito. Nel viaggio sono stati accompagnati da sei colleghi che, una volta saliti a bordo delle due ambulanze, li hanno aiutati a portare i loro zaini. Le due ambulanze, precedute da due pulmini dell’Esercito e scortate da polizia e carabinieri, hanno quindi lasciato l’aeroporto di Fiumicino poco prima delle 2, dirette all’ospedale militare del Celio.





















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21/09/2009 08:47

Onore ai caduti in Afghanistan






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21/09/2009 11:11

In diretta i funerali dei sei parà della Folgore assassinati a Kabul


Su molte reti televisive (da Raiuno a Canale 5) e' iniziata la diretta dei funerali dei sei militari italiani uccisi a Kabul.
Uniamoci nella preghiera alle famiglie
.

LA PREGHIERA DEL PARACADUTISTA

Eterno, Immenso Dio che creasti gli infiniti spazi e ne misurasti le misteriose profondità, guarda benigno a noi, Paracadutisti d'Italia, che nell' adempimento del dovere balzando dai nostri apparecchi, ci lanciamo nelle vastità dei cieli.

Manda l' Arcangelo S.Michele a nostro custode; guida e proteggi l'ardimentoso volo. Come nebbia al Sole, davanti a noi siano dissipati i nostri nemici. Candida come la seta del paracadute sia sempre la nostra fede e indomito il coraggio.

La nostra giovane vita è tua o Signore! Se è scritto che cadiamo, sia! Ma da ogni goccia del nostro sangue sorgano gagliardi figli e fratelli innumeri, orgogliosi del nostro passato, sempre degni del nostro immancabile avvenire.

Benedici, o Signore, la nostra Patria, le Famiglie, i nostri Cari! Per loro, nell'alba e nel tramonto, sempre la nostra vita! E per noi, o Signore, il Tuo glorificante sorriso.

Così sia.
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21/09/2009 15:38

L'Italia saluta i morti di Kabul

A Roma l'addio ai militari




Il presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek ha inviato "sentite condoglianze" alle famiglie dei soldati italiani uccisi a Kabul, ricordando che: "I soldati italiani sono morti nella missione per la stabilizzazione dell'Afganistan".

"E' davvero triste apprendere che in alcune scuole si sia deciso di non osservare il minuto di silenzio in memoria dei militari italiani caduti in Afganistan". E' quanto ha detto il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini.

Uno dei militari rimasti feriti a Kabul ha girato un video con il telefono cellulare subito dopo l'attacco terroristico. Il video, secondo quanto si è appreso, si trova ancora in Afganistan nelle mani della polizia giudiziaria italiana che sta svolgendo indagini, e sarà a breve acquisito dai magistrati romani che indagano sulla vicenda. Dopo lo scoppio dell'autobomba, i quattro feriti che si trovavano sul secondo Lince, una volta usciti dal mezzo blindato, hanno udito spari arrivare, probabilmente, da un'altura. Si sono quindi messi al riparo e solo quando la situazione era tranquilla hanno a loro volta sparato colpi in aria per scongiurare atti di sciacallaggio sui cadaveri dei commilitoni.

Serrande abbassate in Piazza San Marco, a Venezia, in occasione dei funerali solenni per i sei parà morti nell'attentato a Kabul, in Afghanistan.

Napoli aspetta il suo eroe di Kabul, il sergente maggiore Roberto Valente. La salma del parà ucciso arriverà tra poco nella sua città natale che gli ha riservato gli onori della camera ardente al Maschio Angioino, nel centro di Napoli. Domani mattina saranno celebrati i funerali dopo quelli solenni svolti in mattinata nella basilica di San Paolo a Roma.

Ai funerali hanno infatti assistito anche molti parà, che hanno voluto rendere omaggio ai loro colleghi. "Oggi sono vicino ai parenti, ai figli dei militari caduti - ha aggiunto un ex parà - è il nostro mestiere, noi sappiamo a cosa andiamo incontro ma per i parenti è diverso".

"L'Italia si è stretta intorno a noi, di questo siamo contenti". E' quanto ha detto un parente di Matteo Mureddu, uno dei sei militari morti, lasciando la basilica di San Paolo fuori le mura. "Siamo stati sostenuti" ha aggiunto.

Per la missione in Afghanistan "Ho votato anch'io: eravamo convinti che servisse, non certo a farli morire". Lo ha detto il leader della Lega Umberto Bossi interpellato a margine dei funerali.

"Una manifestazione di affetto di tutta l'Italia alle Forze armate". Così il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, definisce la grande partecipazione popolare ai funerali. "La cosa che mi è sembrata evidente in questa manifestazione - ha detto La Russa - è come sia ormai divenuto sentire comune di tutti gli italiani questa vicinanza ai nostri ragazzi con le stellette. La consapevolezza che fanno ogni giorno qualcosa, non solo per ricostruire ma per la nostra libertà, per poter tenere lontano i pericoli della guerra e del terrorismo da casa nostra".

"Lasciateli marcire i talebani, lasciateli marcire questi afgani. Quanti morti ancora?". E' l'urlo che si è levato da una voce tra la folla mentre il corteo delle bare dei sei militari uccisi in Afghanistan usciva dalla basilica

Con un urlo "Viva i nostri eroi" e tanti applausi la folla ha salutato il passaggio dei feretri, che hanno appena lasciato la basilica di San Paolo fuori le Mura dove si sono svolti i funerali.

La cerimonia si è conclusa.

In cielo il passaggio delle Frecce Tricolori

I feretri dei sei parà morti in Afghanistan, portati a spalla da commilitoni, vengono condotti fuori dalla basilica di San Paolo. Il loro passaggio è accompagnato dal grido 'Folgore, Folgore'.

Si avvia alla conclusione il rito funebre per i sei parà uccisi in Afghanistan.

L'ex parà costretto su un sedia a rotelle dopo essere rimasto ferito in Somalia,, adesso onorevole, Gianfranco Paglia legge la preghiera del paracadutista. Al suo fianco il piccolo Martin.

Nella Basilica un uomo si impossessa del microfono e grida "pace subito". Poi viene allontanato dalla sicurezza.

Una polo celeste e un paio di jeans. Un Caschetto di capelli castani. Ha lasciato per un attimo la mamma, seduta accanto a lui in prima fila, per correre sull'altare a salutare un'ultima volta il papà. Martin, il figlio del capitano Antonio Fortunato ha accarezzato la bandiere italiana, ha lanciato uno sguardo al basco amaranto poggiato ai piedi del feretro e poi, sempre sotto lo sguardo delle autorità e dei politici presenti, è tornato tra le braccia della madre.

Lieve malore per il padre di una delle vittime dell'attentato a Kabul. Dopo una breve visita in un'ambulanza all'esterno della basilica, il padre della vittima è però voluto tornare nella chiesa per assistere al funerale del figlio.

Li ha chiamati per nome, uno ad uno, "Antonio, Davide, Giandomenico, Massimiliano, Matteo, Roberto", l'ordinario militare, mons. Vincenzo Pelvi nella sua omelia. "La tua vita a servizio della pace - ha detto, rivolto a ciascuno dei parà uccisi a Kabul - è motivo di consolazione e di gioia per il nostro paese che vive un grande dolore per la tua tragica scoparsa". Per mons. Pelvi, oggi, "il popolo italiano è unito dal senso di umano turbamento di questo momento ma anche dall'ammirazione" per il sacrificio dei parà. "Se uno Stato non è in grado di proteggere da violazioni granvi e continue dei diritti umani e dalle conesguenze delle crisi, la Comunità Internazionale è chiamata a intervenire".

Il Papa si dice "profondamente addolorato per il tragico attentato" e invoca la Vergine "affinchè Iddio sostenga quanti si impegnano ogni giorno per costruire solidarietà e pace", nel telegramma inviato per le vittime dell'attentato a Kabul e letto durante i funerali.

E' iniziata, presso la Basilica di San Paolo Fuori le mura la cerimonia.

Dopo aver ricevuto gli onori militari sul sagrato della Basilica tra applausi e sventolii di tricolori, i sei feretri portati a spalla da parà della Folgore, sono stati condotti nella Basilica di San Paolo. Numerose le grida dei tanti presenti: "Eroi", "Viva i parà", "Viva la Folgore

Molti gli esponenti dell'opposizione, fra i quali il leader del Pd Dario Franceschini, l'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema, l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini.

Nella Basilica fa il suo ingresso anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Silvio Berlusconi è arrivato nella Basilica.

Il corteo è arrivato a piazzale San Paolo

"Li abbiamo mandati noi e sono morti" dice il ministro delle Riforme Umberto Bossi giunto nella Basilica.

Uno striscione di una decina di metri è stato affisso questa mattina in piazza Sant'Emerenziana con la scritta: "Basta sangue italiano per il petrolio americano". Sullo striscione che non reca firma sono in corso indagini della Digos. Piazza sant'Emerenziana è un luogo notoriamente 'battuto' da organizzazioni estremistiche di destra

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e quello della Difesa, Ignazio La Russa, sono arrivati alla chiesa di San Paolo fuori le mura. Giunto anche il presidente della camera Gianfranco Fini

E' piena la Basilica di San Paolo. Nelle prime file della navata centrale stanno prendendo posto i parenti delle vittime, più indietro i posti riservati alle autorità. Tanti i cittadini che hanno preso posto tra i militari nella parte vicino agli ingressi: molti quelli che stringono tra le mani il tricolore. Ai lati della navata centrale decine di paracadutisti

In chiesa cominciano ad entrare i parenti dei militari uccisi

Partito il corteo funebre verso la Basilica di San Paolo. Le bare dei sei militari morti a Kabul avvolte nel tricolore, sono trasportate, su autocarri militari scoperti. All'uscita dell'ospedale Celio un lungo applauso ha saluto i feretri dei parà.

Parteciperanno anche i feriti
nell'attentato di Kabul ai funerali solenni dei sei parà che inizieranno tra poco nella Basilica di San Paolo. I quattro feriti, il Primo maresciallo dell'Aeronautica Felice Calandriello e i primi caporalmaggiori della Folgore, Rocco Leo, Sergio Agostinelli e Ferdinando Buono, sono rientrati ieri notte in Italia e sono stati ricoverati all'ospedale militare del Celio.

Traffico congestionato stamani in molte zone di Roma e nel quartiere San Paolo, dove alle 11 si svolgeranno i funerali dei sei militari morti in Afghanistan. La chiusura di alcune strade intorno alla Basilica di San Paolo Fuori alle Mura sta creando ripercussioni sulla Cristoforo Colombo, viale Marconi e parte del Lungotevere

Ci sono ancora persone in fila alla camera ardente per i parà morti a Kabul allestita all'ospedale militare del Celio

In Afghanistan occorrono più truppe altrimenti la missione è destinata al fallimento: in un rapporto strettamente riservato sulla guerra in Afghanistan, il generale Stanley McChrystal, comandante delle truppe Usa e Nato nel tormentato Paese, ha fatto sapere alla Casa Bianca che ha bisogno di truppe aggiuntive sul terreno perchè il rischio, in caso contrario, è che la guerra, che va avanti da ormai 8 anni e che è già costata la vita a migliaia di soldati e civili, si risolva in un fallimento. Il documento, 66 pagine il cui contenuto è filtrato sulle pagine del Washington POst, è stato inviato il 30 agosto scorso al segretario alla Difesa Robert Gates

Si terrano alla Basilica di san paolo
Fuori le mura i funerali dei sei parà morti a Kabul. Le esequie saranno celebrate dall'ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, davanti alle massime cariche dello Stato

Diecimila persone hanno reso omaggio ai sei soldati caduti a Kabul. Le bare sono state esposte alla cappella dell'ospedale militare del Celio da dove partirà il corteo funebre

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Dopo la lettura del Vangelo, incentrata sulla conversione dell'apostolo Matteo, di cui oggi la Chiesa celebra la festa liturgica, mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario militare, ha tenuto una significativa omelia, in cui, secondo lo stile dell'orazione funebre, ha principalmente ricordato le virtù dei sei parà caduti a Kabul.

Dopo averli singolarmente chiamati per nome, il presule si è loro rivolto dicendo: "La tua vita a servizio della pace é motivo di consolazione e di gioia per il nostro paese che vive un grande dolore per la tua tragica scomparsa". Ha quindi esaltato il contributo del mondo militare “alla cultura della solidarietà, che trova il suo ultimo fondamento nell'unità del genere umano”.

In particolare l’arcivescovo castrense ha rilevato che “le missioni di pace ci stanno aiutando a valutare da protagonisti il fenomeno della globalizzazione, da non intendere solo come processo socio-economico, ma criterio etico di razionalità, comunione e condivisione tra popoli e persone”.

Ne insorge, dunque, “l'esigenza di una concreta e rinnovata attenzione a quella responsabilità di proteggere, un principio divenuto ragione delle missioni di pace. Se uno stato non é in grado di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani, come pure dalle conseguenze delle crisi umanitarie, la comunità internazionale è chiamata a intervenire, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione e incoraggiamento anche ai più flebili segni di democrazia o di desiderio di riconciliazione". Nella chiusa mons. Pelvi ha invocato l’intercessione della Vergine Maria a conforto dei familiari.










www.corriere.it/cronache/09_settembre_21/funerali-paracadutisti-folgore_e9e5f862-a680-11de-8d5f-00144f02aa...
[Modificato da Cattolico_Romano 21/09/2009 15:52]
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L'Italia piange i soldati morti a Kabul

Nella basilica di San Paolo a Roma si sono tenute le solenni esequie dei 6 parà. Un uomo sale sull'altare e urla: «Pace subito»

ROMA
L’ultima carezza del piccolo Martin Fortunato alla bara del suo papà nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura è una delle immagini simbolo della giornata dei solenni funerali di Stato per i sei parà morti giovedì scorso nell’attentato di Kabul. Giornata caratterizzata dalla presenza alle esequie non soltanto delle massime autorità del Paese, ma anche da tantissima gente comune, che si è stretta con affetto e partecipazione attorno ai familiari delle vittime. Il corteo funebre è partito questa mattina dall’ospedale militare del Celio, diretto alla Basilica di S. Paolo, dove alle ore 11 hanno avuto inizio le esequie. Numerose le bandiere tricolore esposte alle finestre e ai balconi dei palazzi lungo il percorso. Molte serrande chiuse in segno di lutto. Per primi ad arrivare alla Basilica sono stati i familiari delle vittime, accolti da un lungo applauso della folla. Alcuni di loro hanno risposto salutando con la mano, altri sorridendo, ma il sentimento prevalente è stato quello di muto dolore.

Poi sono giunte le autorità: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quelli delle Camere, Renato Schifani e Gianfranco Fini, il premier Silvio Berlusconi, i ministri La Russa, Bossi, Calderoli, Frattini, Brunetta, Alfano, Meloni, Tremonti e Letta. Quindi il sindaco Alemanno. Folta anche la rappresentanza dell’opposizione: Franceschini, Bersani, Marino, D’Alema, Scalfaro e Bassolino per il Pd quindi Casini e Vendola. Applausi e sventolio delle bandiere tricolore hanno accompagnato le salme dei sei militari all’interno della Basilica. Ad accogliere le bare don Salvatore Nicotra, cappellano di Kabul. Numerose le grida dei tanti presenti: «Eroi», «Viva i parà», «Viva la Folgore». Il Presidente della Repubblica si è inchinato al passaggio di ognuna delle sei bare avvolte dal Tricolore, Berlusconi ha applaudito all’arrivo delle salme. Bossi ha detto: «Li abbiamo mandati noi e sono tornati morti». All’inizio della cerimonia è stato letto il telegramma di condoglianze del Papa.

Toccante l’omelia pronunciata dall’ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, che ha chiamato le vittime per nome, uno ad uno, «Antonio, Davide, Giandomenico, Massimiliano, Matteo, Roberto». «L’intera nazione ha dimostrato in questa difficile prova quanto siano saldi i valori di solidarietà e fraternità che caratterizzano la nostra Italia - ha detto mons. Pelvi -. «Se uno Stato non è in grado di proteggere la propria pace da violazioni gravi e continue dei diritti umani, la Comunità Internazionale è chiamata a intervenire. Le missioni di pace - ha aggiunto - ci stanno aiutando a valutare da protagonisti il fenomeno della globalizzione, che non è da intendere solo come processo economico ma come criterio etico».

Durante il rito funebre, un uomo, di circa 60 anni di età, è riuscito a salire sull’altare maggiore della Basilica, urlando al microfono «Pace subito, pace subito, pace subito», ma è stato bloccato dalla sicurezza e accompagnato fuori dalla Basilica. Al termine delle esequie, sono state le Frecce tricolori a rendere l’ultimo omaggio ufficiale ai sei parà.















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21/09/2009 16:08





Il piccolo Simone Francesco, di due anni - figlio del sergente maggiore Roberto Valente - in braccio alla madre durante l'arrivo dell'aereo militare che ha riportato le sei salme in Italia.









Uniti dalla stessa commozione, politici e gente comune hanno assistito stamani ai funerali solenni dei sei parà morti nell'attentato di Kabul. Una cerimonia intensa, composta e commovente, turbata soltanto da un piccolo incidente durante lo scambio del segno della pace, quando un uomo ha preso un microfono ed è andato sull'altare gridando più volte «pace subito» prima di essere portato via.



L'uomo che urla: "Pace subito"

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L'Italia saluta i morti di Kabul

Un silenzio assordante, surreale, regnava stamane nel piazzale antistante la basilica di San Paolo fuori le Mura, dove alle 11 è comiciato la celebrazione dei funerali dei sei parà della Folgore uccisi in Afghanistan. Famiglie con bambini al seguito, ex parà, singoli cittadini che volevano testimoniare la loro vicinanza ai parenti dei caduti, sono accorsi in migliaia per assistere ai funerali.

L'atmosfera è stata interrotta ogni tanto soltanto dall'urlo "Folgore, Folgore" che ha accompagnato l'arrivo delle bare e il momento precedente all'apertura dei cancelli al pubblico. I carri funebri attendono all'esterno della chiesa le bare dei sei ragazzi italiani che verranno successivamente portate nelle rispettive città di appartenenza per l'ultimo saluto di parenti, amici e concittadini. Tra le corone di fiori esposte davanti all'ingresso principale della basilica quelle delle istituzioni locali e anche della stampa nazionale. Più di 3.000 le bandiere tricolore distribuite dalle squadre del Comune di Roma. Tra i cartelli e gli striscioni tenuti in alto dai gruppi di persone alcuni che recitano: "Gli angeli degli eroi vi sorridono mentre vi fanno la scorta d'onore fino alla luce di Dio in paradiso. Viva l'Italia".

L'omelia di Pelvi: «Vite a servizio della pace».  Li ha chiamati per nome, uno ad uno, "Antonio, Davide, Giandomenico, Massimiliano, Matteo, Roberto", l'ordinario militare, mons. Vincenzo Pelvi nella sua omelia. "La tua vita a servizio della pace - ha detto, rivolto a ciascuno dei parà uccisi a Kabul - è motivo di consolazione e di gioia per il nostro paese che vive un grande dolore per la tua tragica scoparsa". Per mons. Pelvi, oggi, "il popolo italiano è unito dal senso di umano turbamento di questo momento ma anche dall'ammirazione" per il sacrificio dei parà. "Se uno Stato non è in grado di proteggere da violazioni gravi e continue dei diritti umani e dalle conesguenze delle crisi, la Comunità Internazionale è chiamata a intervenire", ha detto poi Pelvi nella sua omelia. "Le missioni di pace - ha aggiunto - ci stanno aiutando a valutare da protagonisti il fenomeno della globalizzione, che non è da intendere solo come processo economico ma come criterio etico". "Il mondo militare - ha sottolineato - contribuisce a edificare una solidarietà globale".

Un uomo sale sul palco: «Pace subito». "Pace subito, pace subito". È il grido che si è levato da parte di una persona presente nella basilica per i funerali che, durante lo scambio del segno di pace. L'uomo ha preso un microfono è andata sull'altare e ha gridato "pace subito" ed è stato subito portato via. 

La preghiera del paracadutista. Gianfranco Paglia, deputato del Pdl, rimasto ferito anni fa durante una missione di pace in Somalia, ha letto la preghiera del paracadutista durante i solenni funerali dei sei militari italiani caduti la scorsa settimana a Kabul. Accanto a Paglia il figlio di uno dei soldati che hanno perso la vita nell'agguato dei terroristi talebani, che indossava il basco cremisi della Folgore. Grande commozione tra le decine di militari che affollano la basilica hanno suscitato anche le note del silenzio eseguite alla fine della preghiera.


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