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15 Settembre 2009
Chi sarà abbastanza puro da meritarsi un abbraccio?
di Aldo Trento
Ogni stagione ha il suo bravo comandamento da trasformare in patibolo e il suo peccatore da impiccare.
Ricordate quando molti anni fa un gruppo di cattolici ha tappezzato l’Italia con un manifesto provocatorio? C’era l’immagine del diavolo, disegnata da un famoso stilista, e l’affermazione: “Il principe degli onesti”.
Era l’epoca dei “puri e forti” di Mani Pulite, gli anni in cui si ascoltavano i primi vagiti di Transparency International, “trasparenza internazionale”, la Ong, attualmente potentissima, che si incarica annualmente di stilare una classifica dei paesi onesti e disonesti di tutto il mondo.
Il mio paese, il Paraguay, in questa classifica figura sempre nelle ultimissime posizioni… e sinceramente il mio popolo, grazie ai giornalisti, definiti da Pablo Neruda «coloro che vivono mangiando gli escrementi del potere», si è quasi convinto di essere il popolo più corrotto del mondo, senza speranza di risurrezione.
Ovviamente Trasparenza Internazionale si preoccupa solo del VII comandamento, mentre in questa afosa estate italiana ci si occupa solo del VI e IX comandamento.
Che squallido panorama: in ogni stagione nasce una moda, o meglio un “modus” ipocrita per colpire, distruggere qualcuno, o una comunità o un intero popolo.
I moralisti sono davvero i più pericolosi ideologi della nostra società, perché non partono dall’uomo, dalla sua origine, dal suo cuore. Partono da un pregiudizio, da una idea che hanno sull’uomo, riducendolo così a un oggetto qualsiasi.
I moralisti non sanno che cos’è il cuore, che, appartenendo all’essenza dell’uomo, se da una parte è un groviglio di miseria, dall’altra è l’evidenza più acuta del Mistero che lo ha creato. Se partissimo dal cuore così come lo definisce la Bibbia, se partissimo cioè da quelle esigenze elementari che formano il tessuto dell’io, quali la sete di amore, di bellezza, di felicità, di verità, non solo non ci scandalizzeremmo dei nostri limiti (per altro ontologici, essendo noi figli di Adamo ed Eva) ma saremmo davvero grati al Signore per averci creati a sua immagine e somiglianza.
Il problema dell’uomo è il cuore, il problema dell’ideologia è un progetto di uomo inventato a tavolino e che deve rispondere a una certa logica definita dal potere.
Per cui di fronte a questo stracciarsi le vesti per i nostri ed altrui peccati, l’unica cosa che possiamo fare è tornare al cuore, prenderlo sul serio, per poter assaporare come sant’Agostino la gioia di un Mistero che per i nostri peccati, per la nostra spazzatura si è fatto uomo.
Mi ha commosso, nel documentario trasmesso dalla Rai in occasione dei trent’anni del Meeting, quanto disse Giovanni Testori:
«Giussani, gli amici di Comunione e Liberazione, mi hanno voluto bene, così come sono, con la mia sporcizia con i miei peccati…».
Però Testori non era un moralista.
Era un uomo, e di conseguenza un grande scrittore e giornalista che avendo incontrato il cristianesimo, grazie all’incontro con un gruppetto di ragazzi, ha incontrato non un dito puntato, ma un abbraccio.
Quell’abbraccio divino che si è fatto carne ed abita fra noi e di cui abbiamo ogni giorno di più tanto bisogno.
«Siamo peccatori ma figli tuoi, Immacolata prega per noi», cantiamo in una bellissima canzone alla Madonna.
Riconoscere questa verità è l’inizio di un nuovo modo di guardarci, coscienti che nessuno di noi può scagliare la prima pietra, ma solo inginocchiarsi davanti a un sacerdote per ascoltare le dolci parole che fanno di un peccatore e anche di un moralista un uomo vero:
«Io ti assolvo dai tuoi peccati».
La differenza fra un moralista e un uomo è stata riassunta in una bellissima affermazione dal più grande poeta del Paraguay, Manuel Ortiz Guerrero: «Yo, pecador, confieso».
L’attesa del perdono
Il problema non sono le miserie umane, che da quel primo peccato, il peccato originale, ci accompagnano e ci accompagneranno sempre, ma che ogni situazione o circostanza diventi motivo per annunciare la misericordia, la pietà di Dio per ognuno di noi.
In questo momento ci risuonano nel cuore le commoventi parole di Charles Péguy: anche ai tempi del cristianesimo esisteva la corruzione… ma venne Gesù e non perse tempo a lamentarsi; semplicemente tagliò la questione, fece il cristianesimo.
Oggi più che mai questo è ciò di cui ha bisogno il nostro paese: uomini che facciano il cristianesimo.
Direbbe santa Caterina da Siena: «Datemi quattro uomini innamorati di Cristo e cambierò l’Italia».
Bisogna partire da uno, cioè da Cristo: è il compito di ognuno di noi poveri peccatori perché abbiamo la grazia (ed è la grazia più grande al mondo) di riconoscerci tali.
La grazia, il dono più bello al mondo, è quella di inginocchiarci davanti a un uomo che ha ricevuto il potere di ripeterci instancabilmente:
«Io ti assolvo dai tuoi peccati… Va’ in pace». Solo dentro un’esperienza di perdono in cui l’uomo apprende a guardarsi con ironia saremo capaci, come il Buon Pastore, come il Buon Samaritano, di chinarci sulle miserie dell’uomo peccatore senza scandalizzarci, ma abbracciandolo.
(www.tempi.it)
[Modificato da (Zacuff) 23/09/2009 19:42] |