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SPECIALE VIAGGIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA CECA : I COMMENTI

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2009 11:27
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28/09/2009 06:59

PAPA: LOMBARDI,CONDANNA SHOAH E'DEFINITIVA, NON DEVE RIPETERLA

Salvatore Izzo

(AGI) - Praga, 27 set.

"Il Papa ha parlato tante volte, condannando ogni forma di violenza e in modo definitivo la Shoah. Non c'era stata in questa occasione una richiesta specifica e non e' che in ogni discorso puo' ripetere questa condanna".
Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha risposto cosi' alla stampa tedesca che gli chiedeva perche' il Pontefice non abbia fatto cenno all'Olocausto nel corso della sua visita a Praga, citta' dove la comunita' ebraica ha pagato un prezzo altissimo alla follia nazista.
Benedetto XVI ha incontrato questa sera due rappresentanti dell'ebraismo ceco al termine dell'incontro con i delegati delle altre confessioni cristiane.
Nella stessa occasione, ha rilevato Lombardi, il presidente del Consiglio Ecumenico, dottor Cerny, ha commentato in modo positivo la "discontinuita'" introdotta da Giovanni Paolo II e confermata da Benedetto XVI nei rapporti tra la Chiesa Cattolica e le altre confessioni, mentre il Pontefice ha citato a sua volta Jan Hus, il riformatore del cristianesimo boemo finito sul rogo.
"Dal Papa - ha riferito il portavoce - ci sono stati commenti positivi sui vari momenti delle due giornate gia' trascorse in territorio ceco, dove non ha trovato grandi masse (tranne che alla messa di Brno) ma ha constato con soddisfazione un'atmosfera concentrata sulla preghiera e sui contenuti".
Padre Lombardi ha definito infine "incoraggianti" i risultati del dialogo di ieri tra il premier Fisher e il segretario di Stato Bertone riguardo alle trattative con il Governo verso il Concordato. Anche da parte del Papa, ha detto, "e' stata sottolinenata l'attitudine alla collaborazione positiva della Chiesa Cattolica in campo sociale e nel settore dell'educazione".

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Il Cavaliere: «Ho corso nei cieli per lei»
Ma per la Santa Sede soltanto un saluto

FRANCA GIANSOLDATI

dal nostro inviato

PRAGA - «Presidente che gioia rivederla». «Santità, ho corso nei cieli per arrivare in tempo». Sorrisi, strette di mano, clima apparentemente disteso.
Berlusconi in cravatta blu a pallini è contento, ce l’ha fatta. Benedetto XVI lo ascolta interessato mentre gli chiede come è andata al G20. «Abbiamo evitato il tracollo dell’economia». Sicuramente breve ma indubbiamente significativo l’incontro avvenuto ieri mattina all’aeroporto di Ciampino. Dall’incipit si evince il peso specifico di un evento tutt’altro che casuale. Da una parte il premier appena atterrato dagli Usa, dall’altra Papa Ratzinger pronto a decollare per Praga.
In mezzo settimane di freddezza, di tensioni legate al caso Boffo, di gravi interrogativi: il presidente del Consiglio era o no a conoscenza del micidiale attacco che Feltri, il direttore neo assunto di uno dei giornali di famiglia, stava per sferrare ad uno degli uomini di punta dei vertici della Cei? In tutto questo periodo, Gianni Letta, ha continuato a rassicurare vescovi e cardinali sul fatto che il Presidente proprio non sapeva. «È dispiaciutissimo per quanto accaduto». Va da sè che occorreva far capitare al più presto un momento per stemperare il clima. La proposta avanzata dall’entourage del Cavaliere di essere presente a Ciampino, dopo opportune riflessioni, ha ottenuto il placet dell’Appartamento e del cardinale Bertone.
L’incontro in aeroporto non avrebbe impegnato eccessivamente il Pontefice, dato che non si sarebbe trattato di un colloquio appartato, a tu per tu, ma solo un amichevole scambio di auguri, un gesto di amicizia e rispetto. Ancora una volta la realpolitik ai piani alti dei Palazzi Apostolici ha prevalso. Sin dai tempi della Guerra Fredda, la strategia del realismo ha dimostrato efficacia. «Bisogna guardare avanti».
Peccato che stavolta gli effetti mediatici di quella semplice stretta di mano, hanno finito per mettere in secondo piano la visita a Praga di Benedetto XVI, oscurando quasi un viaggio preparato con cura per fare il bilancio della presenza della Chiesa nella Repubblica Ceca nel ventennale della Rivoluzione di velluto e del Crollo del Muro di Berlino. Quando padre Lombardi se n’è accorto era ormai troppo tardi, ed è stato inutile correre ai ripari nel tentativo evidente di tenere basso il profilo.
Inutili anche i distinguo: «non si è trattato di un colloquio formale ma di una conversazione in piedi di un paio di minuti», tanto può durare il tempo di accompagnare qualcuno dalla limousine alla scaletta dell’aereo.
Impossibile sapere cosa si sono detti in quel breve tragitto. Di fatto il presidente parlava e il Papa ascoltava. Quando si sono congedati entrambi erano distesi e col sorriso sulle labbra. Ne valeva la pena. Ecco perché, per essere puntuale a Ciampino, il Cavaliere ha fatto predisporre un piano di volo anticipato, serviva a «correre nei cieli». Cosa non si farebbe per una photo opportunity.

© Copyright Il Messaggero, 27 settembre 2009
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28/09/2009 08:08

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Monito del Papa alle università: «No alle lobby della ricerca»

di Andrea Tornielli

nostro inviato a Praga

Oggi la ricerca accademica è costretta «a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine».
Nel secondo giorno della sua visita nella Repubblica Ceca Benedetto XVI torna professore, incontra il mondo accademico nella sala Vladislav del castello di Praga e pronuncia un
discorso sul rapporto fede-ragione e sul ruolo del cristianesimo nella nascita dell’università. Ad ascoltarlo ci sono professori e studenti dell’ateneo Carlo, fondato nel 1347 da Clemente VI: in occasione dell’ultima visita nel Paese, nell’aprile 1997, Giovanni Paolo II donò al rettore l’originale della bolla di fondazione. Ratzinger riconosce il ruolo che gli universitari hanno avuto nel crollo del totalitarismo, e aggiunge: «Chi vi parla è stato un professore, attento al diritto della libertà accademica e alla responsabilità per l'uso autentico della ragione».
Il Papa, che ha fatto il suo ingresso nella sala preceduto dai professori in abiti variopinti ornati di ermellino, ricorda il ruolo che «le domande sollevate dalla religione, dalla fede e dall’etica» devono avere «nell’ambito della ragione pubblica», e afferma che «la libertà che è alla base dell'esercizio della ragione – in una università come nella Chiesa – ha uno scopo preciso: essa è diretta alla ricerca della verità». L’autonomia propria dell’università come di ogni istituzione scolastica, spiega Benedetto XVI, trova significato «nella capacità di rendersi responsabile di fronte alla verità». Ma quell’autonomia può essere vanificata «dalla riduttiva ideologia del materialismo, dalla repressione della religione e dall’oppressione dello spirito umano».
Ratzinger rilancia l’idea di «una formazione integrale, basata sull’unità della conoscenza radicata nella verità», per contrastare «la tendenza, così evidente nella società contemporanea, verso la frammentazione del sapere». Oggi la ragione «finisce per inaridire, quando si accontenta di ciò che è puramente parziale o provvisorio, oppure sotto l’apparenza di certezza, quando impone la resa alle richieste di quanti danno in maniera indiscriminata uguale valore praticamente a tutto. Il relativismo che ne deriva genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce all'autonomia delle istituzioni accademiche». Accade sempre più spesso, conclude il Pontefice, che «l'esercizio della ragione e la ricerca accademica» siano «costretti – in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile – a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine». «Cosa potrà accadere – si è infine chiesto Ratzinger, se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento ad una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate?». Se la cultura si separa «dalle radici che le danno vita», le nostre società «non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive».

© Copyright Il Giornale, 28 settembre 2009 consultabile online anche
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28/09/2009 08:15

Ratzinger a Praga, 20 anni dopo 'Comunismo basato su menzogne'

DAL NOSTRO INVIATO MARCO POLITI

PRAGA - Distratta e indifferente Praga accoglie Benedetto XVI in un meriggio di weekend senza folle, senza bandiere, senza manifesti. Papa Ratzinger lo sa,è una sfida nel cuore dell' Europa secolarizzata. Ottanta per cento erano i cattolici cechi prima della guerra mondiale, 30 sono oggi e appena il cinque per cento dei fedeli va a messa.
Per questo in aereo il Papa
confida ai reporter che i cristiani devono comportarsi come le «minoranze creative che fanno la storia», sapendo di avere un' eredità di valori viva e attuale. Certamente, soggiunge, praticando il dialogo intellettuale tra agnostici e credenti: «Entrambi hanno bisogno dell' altro: l' agnostico non può esser mai contento di non sapere, ma deve essere in ricerca della grande verità della fede; il cattolico non può essere contento di avere la fede, ma deve essere in ricerca di Dio ancora di più».
Vent' anni dopo la scomparsa dell' impero comunista, Ratzinger pone in questo suo pellegrinaggio il problema del contenuto della libertà.
Ne parla più volte durante la giornata. In aereo ricorda lo scrittore dissidente e poi primo presidente Vaclav Havel, quando ammoniva che la «dittatura è basata sulla menzogna». Il crollo del muro di Berlino, afferma il pontefice all' arrivo, è stato uno spartiacque della storia mondiale. La "Rivoluzione di velluto" ha liberato la Cechia dall' «oppressione atea». Ma ora che sono finiti i quarant' anni di repressione, il pontefice esorta tutti a riscoprire le radici cristiane della propria cultura e i «cristiani facciano sentire la loro voce».
Ricevuto dal presidente Klaus nel castello di Praga tra fanfare barocche e uno splendido Te Deum del compositore ottocentesco Dvorak, nello sfarzo del Salone Spagnolo tutto specchi e lampadari dorati, papa Ratzinger
domanda all' uditorio composto dalle più altre autorità politiche e dal corpo diplomatico se la libertà riconquistata possa essere disgiunta dalla ricerca della verità e del «vero bene».
Poco dopo, sotto le volte gotiche dell' antica cattedrale di San Venceslao, Benedetto XVI
proclama ciò che gli sta a cuore. Dopo il lungo «inverno comunista», in una società ancora segnata dalle ferite dell' ideologia atea, la sfida è di misurarsi con la «mentalità del consumismo edonista, la pericolosa crisi di valori umani e religiosi, la deriva di un dilagante relativismo etico e culturale».
Allora, è bene che la religione «abbia un ruolo maggiore nel Paese», anche se la «Chiesa non domanda privilegi, ma solo di poter operare liberamente al servizio di tutti». Aggiunge Benedetto XVI, ben conoscendo lo spirito laico dei cechi: «È sempre utile ripeterlo».
In ogni caso l' Europa riconosca il ruolo insostituibile del cristianesimo. Il presidente Klaus si dice d' accordo con lui: denuncia la dissoluzione dei valori, la manipolazione dei media, gli abusi della scienza, la degradazione del modello tradizionale di famiglia. Le concordanze si dissolvono, invece, quando si toccano i temi pratici. La Chiesa chiede la restituzione dei beni nazionalizzati dai comunisti. Una commissione parlamentare aveva calcolato in 83 miliardi di corone (circa venti miliardi di euro) la somma da restituire in sessant' anni. I deputati si sono rifiutati di ratificare il progetto. Dichiara il primo ministro ceco Fischer uscendo dal colloquio con il cardinale Bertone al Castello: «In tempi di crisi economica mondiale la questione non è una priorità». Il Papa con Klaus non è entrato in questi dettagli. Ai giornalisti racconta di essere contento che il polso fratturato ad Aosta va migliorando: «Ho ricominciato a scrivere. Con l' aiuto di Dio forse il libro su Gesù sarà pronto a primavera».

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28/09/2009 08:58

Papa celebra messa S. Venceslao nell'ultimo giorno in Rep. Ceca

Stasera il rientro a Roma. Si chiude la 'tre giorni' all'Est


Ultimo giorno di Benedetto XVI in Repubblica Ceca.
Il Papa visita questa mattina la Basilica di San Venceslao a Stara Boleslav, a una trentina di chilometri da Praga, nel giorno della solennità del martire Patrono della Nazione.
Alle 8 e 50 Ratzinger visita privatamente la Basilica che sorge proprio sul luogo del martirio di San Venceslao, meta di un pellegrinaggio nazionale il 28 settembre di ogni anno e considerato luogo simbolo della nascita della Nazione ceca.
All'incontro è prevista la presenza di una ventina di sacerdoti anziani, ospiti della casa della Conferenza episcopale ceca. Benedetto XVI si reca nella cripta, nei pressi del Mausoleo della Nazione ceca, per venerare la reliquia di San Venceslao, martire ucciso dal fratello. Intorno alle 10 invece, è prevista la grande messa nella spianata di Melnik, che può contenere migliaia di persone. Si tratta del secondo bagno di folla per Papa Ratzinger, dopo la messa con oltre 150mila fedeli a Brno, in Moravia, ieri mattina.
Alla celebrazione di questa mattina partecipa anche il presidente della Repubblica, Vlacav Klaus, che ogni anno prende parte alla messa per la solennità di San Venceslao. Ci sono anche circa 10mila giovani, che ieri sera hanno compiuto prima un pellegrinaggio e poi partecipato alla veglia in attesa della messa di stamattina. Proprio ai giovani il Pontefice rivolgerà un messaggio speciale. Il pranzo del Papa è invece previsto nell'Arcivescovado insieme ai vescovi della Repubblica ceca. La cerimonia di congedo all'aeroporto di Praga è infine prevista alle 17 e 15. L'aereo con a bordo Benedetto XVI partirà dall'aeroporto internazionale Stara Ruzene intorno alle 17 e 45, mentre l'arrivo a Ciampino è in programma per le 19 e 50. Ratzinger farà poi rientro a Castel Gandolfo.

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28/09/2009 09:27

“Ma lui non si lascia tirare per la giacca”

Riccardi: non è avulso, né estraneo a chi incontra


Andrea Riccardi (storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio), il Papa a Praga fa il «tagliando» all’Europa a vent’anni dalla caduta del Muro?

«Benedetto XVI sente che la sua missione è parlare al cuore e alla ragione d’Europa. La battaglia di Wojtyla era rivolta all’Est comunista, la sua è impedire che il vecchio continente perda il suo sapore cristiano ed esca dalla storia per irrilevanza. Ratzinger non punta a un nuovo imperialismo, ma affida all’Europa una missione vitale di fede e umanesimo».

Il colloquio con Berlusconi alla partenza per Praga ha fatto discutere. Franceschini lo definisce un semplice saluto (“gli incontri importanti non avvengono davanti alle telecamere”), Di Pietro una “furbata del premier”. Qual è la sua opinione?

«Il Papa non si fa strumentalizzare, né tirare da una parte o dall’altra. Poi, certo, Ratzinger stringe la mano, ti fissa negli occhi, ma guarda lontano. Sa parlare al mondo, e in questi colloqui tocca problemi generali. Benedetto XVI non è l’uomo della cronaca, però non è avulso né estraneo alle persone che incontra. Non sta sull’ultimo avvenimento ed è concentrato sulle correnti profonde della storia. Come papa e come uomo, però, non è strumentalizzabile, non si fa coinvolgere in strategie altrui. Non è prigioniero del momento, mira oltre la situazione contingente per spingere a quello che conta, difendere i principi non negoziabili e comunicare il Vangelo».

E’ un Papa che teme il progresso scientifico?

«No. Vuole unire la scienza e l’economia all’umanesimo e al valore dell’elemento umano che non si compra e vende sul mercato. Il suo messaggio è un orizzonte unitario. Per questo scrive libri su Gesù, la porta d’accesso a tutto è l’annuncio, la passione cristiana. Sia parlando pubblicamente al mondo accademico sia conversando privatamente con un capo di governo, non lo preoccupa negoziare posizioni o fissare paletti, ma proporre la sua testimonianza. Non è un crociato, sa di parlare a società fortemente secolarizzate. Però è consapevole che a cercare di spingere Dio fuori dall’Europa sono stati il nazismo e il comunismo ieri e oggi la ricerca selvaggia del profitto. Non a caso ha scelto Praga per lanciare il suo monito e non Cracovia o Budapest».

Perché?

«Le contraddizioni dell’angolo più secolarizzato d’Europa consentono a Ratzinger di dimostrare quanto le questioni di fede e la dimensione spirituale incidano sulla qualità della vita. Lui chiama alla responsabilità, alla cooperazione internazionale contro la crisi, avverte che i destini sono legati e pone istanze a nome della Chiesa. Per questo ha voluto un incontro ecumenico a Praga: per dire che la costruzione del futuro non può riguardare solo l’economia e la politica».

E' troppo teologo e poco pastore?

«E’ un Papa teologo ma appassionato all’umano. Dopo la caduta del Muro, anche Ratzinger come Wojtyla, si è subito preoccupato della giustizia sociale e non ha mai pensato che bastasse il mercato per garantire la democrazia, la libertà e lo sviluppo. Non lo hanno mai sfiorato il provvidenzialismo mercatista e la cieca fiducia nell’accumulo della ricchezza che si autogoverna, come dimostrano i forti messaggi lanciati a Praga e l’enciclica sociale. Benedetto XVI si appella all’amore, al rispetto per l’altro e guida la Chiesa sulla strada del dialogo per favorire l’intesa tra diverse culture, tradizioni e sapienze religiose».

Qual è il senso dell’incontro a Praga con le altre confessioni?

«Confrontarsi con esponenti di diverse Chiese, comunità ecclesiali e religioni è già un gran segno di pace. Serve a parlare con realismo, a guardarsi in faccia, a superare le distanze, a fronteggiare l’allontanamento di Dio dalla vita dell’uomo. Incontrarsi non risolve miracolosamente i problemi, ma crea una prospettiva nuova per vederli. Trent’anni fa si pensava che magicamente le secolari lacerazioni tra cristiani si sarebbero composte, adesso sappiamo che serve gradualità. E Benedetto XVI punta su un comune sentire, rifiuta la religione come pretesto per la violenza e indica la via del vivere insieme»

© Copyright La Stampa, 28 settembre 2009 consultabile online anche
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28/09/2009 09:55

Papa a Praga/ A Stara Boleslav prega su reliquie San Venceslao

Già in 40mila lo attendono per la messa del Patrono ceco


Il Papa è arrivato a Stara Boleslav, a 35 chilometri da Praga, e si è fermato in preghiera nella Cattedrale di San Venceslao, per venerare le reliquie del martire patrono della Repubblica Ceca, di cui oggi ricorre la solennità. San Venceslao, re boemo esempio del governante retto e generoso, fu ucciso dal fratello nel 935. Al suo arrivo, Ratzinger è stato accolto dal suono delle campane e da un coro di bambini, accompagnati dall'organo. Dopo la preghiera ha salutato brevemente un gruppo di circa 20 anziani sacerdoti della casa della Conferenza episcopale ceca. Al termine, il Papa - a bordo della papamobile - attraverserà la spianata di Melnik, dove sono presenti già 40mila persone, tra cui 10mila giovani, che assisteranno alla solenne celebrazione per la Festa Nazionale di San Venceslao.

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Papa a Praga/ Giro tra la folla per messa, giovani lo acclamano

A Stara Boleslav oltre 40mila persone per festa di San Venceslao


Giro in papamobile e bagno di folla per papa Benedetto XVI che si trova a Stara Boleslav, a 35 chilometri da Praga, per celebrare la messa conclusiva del suo viaggio in Repubblica ceca, nella solennità di San Venceslao, Patrono della nazione.
Ad accoglierlo, con grande entusiasmo, tra canti e cori, ci sono circa 40mila giovani che fin da ieri sera si sono radunati nella spianata di Melnik.
Quasi una piccola giornata mondiale della gioventù quella che i 'papa boys' stanno vivendo. Non ci sono solo giovani cechi ma anche polacchi, tedeschi, slovacchi. Il palco allestito per la celebrazione è composto da tre parti coperte, una centrale e due laterali, una per l'orchestra e due per il coro. Le decorazioni del palco riprendono i colori tradizionali di San Venceslao, il rosso e il bianco. L'altare è decorato con l'aquila del santo mentre sull'ambone è scritta una parte della preghiera 'non lasciarci perire'.

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«C'è chi vuole emarginare la Chiesa»

Il viaggio a Praga: Benedetto XVI incontra il mondo dell'università e le altre religioni
«Il cristianesimo ha molto da offrire alla società. Ma il Vangelo non è un'ideologia»


nostro servizio

Alberto Bobbio

Praga
Ci sono i rettori delle università della Repubblica Ceca, i professori, alcuni studenti.
Canta il coro dell'Università Carlo, la più antica dell'Europa centrale, voluta da Papa Clemente VI nel 1347 e fondata dall'Imperatore Carlo IV l'anno successivo. Il rettore Vaclav Hampl guida il corteo di accademici con le toghe bordeaux e nere ornate di ermellino, che precede il «professor» Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, all'ingresso della sala di Vladislav nel Castello di Praga.
Ecco gli intellettuali di Praga, ecco il mondo accademico che fece l'impresa della democrazia ceca, vent'anni fa. La «rivoluzione di velluto» partì dagli studenti e dalle università e fu il movimento degli intellettuali di «Charta 77», che indicò una strada non violenta e accorta per superare 40 anni di regime comunista.

La libertà e la ricerca

Benedetto XVI rende omaggio a quegli avvenimenti, a quei professori e studenti: «I grandi cambiamenti che vent'anni fa trasformarono la società ceca furono causati dai movimenti di riforma che cominciarono nelle università e nei circoli studenteschi». Ma le
parole del Papa non sono solo un ricordo del passato.
Benedetto XVI sottolinea che «quella ricerca di libertà deve continuare a guidare il lavoro degli studiosi», perché ciò è «indispensabile al benessere di ogni nazione». È un discorso sul ruolo degli intellettuali, quello che il professor Ratzinger ha pronunciato ieri sera nell'incontro con i professori universitari.
Premette che «chi vi parla è stato un professore» e dunque sa cosa dice. Sottolinea che non è assolutamente vero che la «fede e l'etica» non hanno posto nell'«ambito della ragione pubblica», anche se qualcuno continua a dirlo. Anzi occorre ampliare il «concetto di ragione» ed evitare quella «frammentazione del sapere», che porta alla divisione tra fede e ragione. Ciò non significa che le istituzioni accademiche non possano essere autonome. Ma un conto è l'autonomia, un altro la responsabilità verso la verità. Il Papa ha ricordato che la «tradizione formativa aperta al trascendente» è stata «sistematicamente sovvertita» in diverse parti dell'Europa, dalla «riduttiva ideologia del materialismo, dalla repressione della religione e dall'oppressione dello spirito umano». Ma nell'89 quel progetto è fallito. Eppure non tutto va bene e oggi vi sono altri rischi, prodotti dalla «massiccia crescita dell'informazione e delle tecnologie» che tentano di «separare la ragione dalla verità».
Secondo il Papa si tratta di un «relativismo» che provoca un «camuffamento» dietro a cui «possono nascondersi nuove minacce all'autonomia delle istituzioni accademiche». Le preoccupazioni del Papa sono molto forti e la sua domanda precisa: «Oggi nel mondo l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti, in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile, a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine e solo pragmatici?». Poi continua: «Cosa potrà accadere se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento ad una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse, facendo molto rumore o che sono fortemente finanziate?».

Il mondo ha bisogno di fedi

Ha posto insomma ancora una volta la questione della verità e delle ragione, come aveva già fatto l'anno scorso
al collegio dei Bernardini a Parigi e come fece nel famoso discorso a Ratisbona. I professori lo hanno ascoltato con grande attenzione e il rettore Hampl ha ricordato, salutando il Papa, quando venne qui a Praga nel 1992 per tenere una conversazione proprio all'Università Carlo sul tema della rilevanza pubblica delle religioni.
Ieri Benedetto XVI ha rilevato che «una ragione sorda al divino, che relega le religioni nel regno delle subculture, è incapace di entrare in quel dialogo tra la cultura e le fedi di cui il nostro mondo ha urgente bisogno».
E alla fine sul libro d'oro dell'Università Carlo ha lasciato scritto in latino una frase del Vangelo, che suona come un ammonimento: «La verità vi farà liberi».
Sul ruolo anche politico della verità e dei cristiani Benedetto XVI ha invece parlato nella sala del trono dell'arcivescovado di Praga, davanti a ortodossi, protestanti ed ebrei. Anche qui
è tornato all'89, sottolineando che quell'impresa fu possibile anche per l'impegno dei cristiani.
Nella Germania comunista il movimento che portò alla caduta del Muro iniziò nelle Chiese evangeliche e qui a Praga furono i cattolici a organizzare una delle prime manifestazioni. Eppure oggi, ha denunciato il Papa, si tende a mettere ai margini il cristianesimo nella vita pubblica «talora con il pretesto che i suoi insegnamenti sono dannosi al benessere della società». Invece il cristianesimo ha «molto da offrire sul piano pratico e morale» e pochi sono coloro che lo «potrebbero contestare».

Le radici dell'europa

Ma ciò avviene solo se l'Europa ascolta «la sua stessa storia», cioè non nega l'esistenza delle sue radici religiose. Sono «più tenui», ammette il Papa, ma restano indispensabili per assicurare al Continente «il sostegno spirituale e morale» indispensabile per il dialogo con le altre culture. C'è tuttavia una avvertenza, che il Papa rilancia, cioè essere consapevoli che «il Vangelo non è un'ideologia e non pretende di bloccare entro schemi rigidi le realtà socio politiche che si evolvono». Il Vangelo, rimarca Ratzinger, è solo «luce gettata sulla dignità della persona umana in ogni epoca».

© Copyright Eco di Bergamo, 28 settembre 2009
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BENEDETTO XVI - Memoria e speranza

Fabio Zavattaro

Quanta memoria in questa
visita di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca, la quarta visita di un Papa nella nazione dove il cristianesimo è fatto minoritario, e dove oltre la metà della popolazione, il 66 per cento, si professa atea o, forse, agnostica. È un viaggio che si pone alla vigilia delle celebrazioni per i venti anni del crollo del Muro di Berlino, della riunificazione delle due Germanie, dell’avvento della democrazia in queste nazioni un tempo sotto l’influenza di Mosca; viaggio che ricorda i venti anni – il prossimo anno, il 21 e 22 aprile – della prima visita di un Papa, Giovanni Paolo II, nella repubblica Cecoslovacca, ancora unita. Ancora, visita per ricordare che sono passati dieci anni dal secondo Sinodo per l’Europa – ottobre 1999 – che raccoglieva l’eredità e proseguiva la riflessione avviata nel primo Sinodo del 1991 annunciato da Papa Wojtyla a Velehrad in quell’aprile 1990, proprio all’indomani del crollo del muro di Berlino.
Ed è la memoria, appunto, a fare da sfondo alla visita che Benedetto XVI pone sotto il segno della speranza. Memoria di quelle radici cristiane dell’Europa che non possono essere dimenticate: in un continente che continua ad essere sottoposto a molti cambiamenti, anche in paesi come la repubblica Ceca dove è in atto “una difficile ma produttiva transizione verso strutture politiche più partecipative”, oggi stanno emergendo, sotto varie forme, “tentativi tesi a marginalizzare l’influsso del cristianesimo nella vita pubblica”, a volte affermando che “i suoi insegnamenti sono dannosi al benessere della società”.
Se Papa Wojtyla parlava di una Europa unita dall’Atlantico agli Urali, capace di respirare con i due polmoni – le chiese d’Occidente e d’Oriente – e di costruire il suo futuro sulle comuni radici cristiane, Papa Benedetto non solo fa sue queste affermazioni ma va oltre dicendo che non è affatto vero che le radici cristiane “siano da tempo avvizzite: al contrario, esse continuano, in maniera tenue ma al tempo stesso feconda, a provvedere al continente il sostegno spirituale e morale che permette di stabilire un dialogo significativo con persone di altre culture e religioni”. Quando l’Europa poi si pone in ascolto della storia del cristianesimo, afferma ancora il Papa, “ascolta la sua stessa storia: le sue nozioni di giustizia, libertà e responsabilità sociale, assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste idee e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla sua eredità cristiana”. Una memoria del passato che 2anima le sue aspirazioni per il futuro”.
Per questo dice il Papa, alla messa celebrata a Brno nella spianata davanti l’aeroporto, quando gli uomini escludono Dio dal loro orizzonte, dalla loro scelte e azioni, possono giungere a quelle “assurdità” che “l’esperienza della storia mostra”. Sono presenti una quarantina tra cardinali e vescovi, ci sono gli arcivescovi di Vienna Schönborn, di Cracovia Dziwisz, i vescovi delle chiese di rito orientale, un migliaio di sacerdoti alla celebrazione nella capitale della Moravia. Il Papa ricorda che “non è facile costruire una società ispirata ai valori del bene, della giustizia e della fraternità, perché l’essere umano è libero e la sua libertà permane fragile. La libertà va allora costantemente riconquistata per il bene e la non facile ricerca di retti ordinamenti per le cose umane è un compito che appartiene a tutte le generazioni”. Ad ascoltarlo ci sono giovani e meno giovani, molti sono in costumi tradizionali; è messa davanti ad una grande folla, con persone venute dalla Polonia, dall’Austria, dalla Germania, dalla Slovacchia. Il Papa al suo arrivo è accolto dal suono delle campane del Castello gotico di Spilberk, quello de “Le mie prigioni” di Silvio Pellico; in suo omaggio sull’altare è stata posta la preziosa statua della Vergine Maria di Turany, che, secondo la tradizione, è stata portata sul territorio della Grande Moravia dagli apostoli Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi.
Memoria e speranza. La repubblica Ceca, afferma il Papa, sta vivendo “una condizione culturale che rappresenta spesso una sfida radicale per la fede e, quindi, anche per la speranza. In effetti sia la fede che la speranza nell’epoca moderna, hanno subito come uno spostamento, perché sono tate relegate sul piano privato e ultraterreno, mentre nella vita concreta e pubblica si è affermata la fiducia nel progresso scientifico ed economico”. Ma questo progresso, ricorda Papa Benedetto, è “ambiguo”, apre “possibilità di bene insieme a prospettive negative”. L’uomo “ha bisogno di essere liberato dalle oppressioni materiali, ma deve essere salvato, e più profondamente, dai mali che affliggono lo spirito”. Ed ecco la speranza, la “salda speranza”: Cristo. “Qui, come altrove, nei secoli passati tanti hanno sofferto per mantenersi fedeli al Vangelo e non hanno perso la speranza; tanti si sono sacrificati per ridare dignità all’uomo e libertà ai popoli, trovando nell’adesione generosa a Cristo la forza per costruire una nuova umanità. E pure nell’attuale società, dove tante forme di povertà nascono dall’isolamento, dal non essere amati, dal rifiuto di Dio e da un’originaria tragica chiusura dell’uomo che pensa di poter bastare a se stesso, oppure di essere solo un fatto insignificante e passeggero; in questo nostro mondo che è alienato quando si affida a progetti solo umani, solo Cristo può essere la nostra certa speranza”.
Memoria e speranza. È difficile credere che solo due decenni sono passati dal crollo dei precedenti regimi. Tante speranze si erano affacciate all’orizzonte. La riconquistata libertà sembrava terreno fertile sul quale far crescere le nuove generazioni in un clima di maggiore partecipazione. In questo periodo, “i cristiani si sono uniti assieme ad altri uomini di buona volontà nell’aiutare a ricostruire un ordine politico giusto, e continuano oggi ad impegnarsi nel dialogo per aprire nuove vie verso la comprensione reciproca, la collaborazione in vista della pace e il progresso del bene comune”.
Venuto meno il totalitarismo politico, oggi, dice il Papa al mondo della cultura, “l’esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti – in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile – a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici? Cosa potrà accadere se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento ad una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate? Cosa potrà accadere se, nell’ansia di mantenere una secolarizzazione radicale, finisse per separarsi dalle radici che le danno vita? Le nostre società non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive, e dovranno faticare sempre di più per riconoscere quello che è vero, nobile e buono”.

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28/09/2009 11:20

PAPA NELLA REPUBBLICA CECA: NOTA SIR

Pubblichiamo la nota Sir di questa settimana. Il breve ed intenso viaggio del Papa nella Repubblica Ceca, a vent’anni dalla caduta del muro e dei regimi comunisti, è stato anche un viaggio alla ricerca e per la costruzione dell’Europa. Un’Europa che non è espressione geografica o politica, ma una “casa”, una “patria spirituale”, in cui il cristianesimo ha giocato e continua a giocare un ruolo fondamentale “per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo”. Queste sono le “radici cristiane”, di cui tanto si è parlato e su cui Benedetto XVI rilancia. Il totalitarismo comunista ha lasciato macerie, con “la riduttiva ideologia del materialismo, la repressione della religione e l’oppressione dello spirito umano. Nel 1989, tuttavia, il mondo è stato testimone in maniera drammatica del rovesciamento di una ideologia totalitaria fallita e del trionfo dello spirito umano”, ha detto incontrandogli intellettuali. Non mancano gli interrogativi sul futuro, per cui “passato il periodo di ingerenza derivante dal totalitarismo politico, di frequente oggi nel mondo l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti – in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile – a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici”. Per questa via però “le nostre società non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive, e dovranno faticare sempre di più per riconoscere quello che è vero, nobile e buono”. Si apre uno spazio di confronto, di competizione: “in questo senso la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un’eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva ed attuale”. Ne conseguono, per la Chiesa e i cattolici, tre compiti: il dialogo intellettuale, “il grande dialogo intellettuale, etico ed umano”, l’impegno educativo, la carità. Benedetto XVI suggerisce così di approfondire il dialogo, partendo da una constatazione radicale, la separazione artificiale del Vangelo dalla vita intellettuale e pubblica, e nello stesso tempo la domanda sulla natura della libertà conquistata. “Di qui – osserva il Papa parlando ai rappresentanti delle altre confessioni e facendo eco all’enciclica Spe salvi - dovrebbe scaturire una reciproca "autocritica dell’età moderna" e "autocritica del cristianesimo moderno", particolarmente riguardo alla speranza che essi possono offrire all’umanità”. In effetti, “sia la fede che la speranza, nell'epoca moderna, hanno subito come uno "spostamento", perché sono state relegate sul piano privato e ultraterreno, mentre nella vita concreta e pubblica si è affermata la fiducia nel progresso scientifico ed economico”. Ritorna il tema chiave del pontificato, allargare gli orizzonti, per un autentico sviluppo di civiltà.

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28/09/2009 11:35

Benedetto XVI: “La vera libertà presuppone la ricerca della verità”

Nell'incontro con le autorità ceche e il Corpo diplomatico

 (ZENIT.org).-

Questo sabato, nella Sala Spagnola del Castello di Praga, Benedetto XVI si è incontrato con le autorità politiche e civili ceche e con il corpo diplomatico, riflettendo sul “corretto uso della libertà” e sul senso della verità.
Nel suo discorso, preceduto da una breve esecuzione dell’Orchestra Filarmonica ceca, il Papa ha spiegato che “la vera libertà presuppone la ricerca della verità, del vero bene, e pertanto trova il proprio compimento precisamente nel conoscere e fare ciò che è retto e giusto”. “La verità, in altre parole, è la norma guida per la libertà e la bontà ne è la perfezione”, ha aggiunto.Per questo, ha sottolineato, “l’alta responsabilità di tener desta la sensibilità per il vero ed il bene ricade su chiunque eserciti il ruolo di guida” nei diversi ambiti della vita sociale.

Per i cristiani, ha ricordato, “la verità ha un nome: Dio. E il bene ha un volto: Gesù Cristo”. Quindi, ha ribadito che la fede cristiana, il patrimonio dei suoi valori spirituali e culturali, ha plasmato l’identità della nazione ceca e “l’ha anche dotata della prospettiva necessaria ad esercitare un ruolo di coesione al cuore dell’Europa”.

Parlando dell'Europa, il Papa ha quindi spiegato che quest'ultima “è più che un continente”, “è una casa! E la libertà trova il suo significato più profondo proprio nell’essere una patria spirituale”.
Il Santo Padre ha quindi rimarcato “l’insostituibile ruolo del cristianesimo per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo, al servizio di ogni persona” che chiama l’Europa “casa”. Quindi, rivolgendosi direttamente alle autorità presenti all’incontro le ha esortate ad essere fedeli “alla verità che, sola è la garanzia della libertà e dello sviluppo umano integrale”.

Infatti, “la ricerca della verità, lungi dal minacciare la tolleranza delle differenze o il pluralismo culturale, rende il consenso possibile e permette al dibattito pubblico di mantenersi logico, onesto e responsabile, assicurando quell’unità che le vaghe nozioni di integrazione semplicemente non sono in grado di realizzare”.

“La storia – ha ricordato il Papa – ha ampiamente dimostrato che la verità può essere tradita e manipolata a servizio di false ideologie, dell’oppressione e dell'ingiustizia”.

Noi, però, ha concluso “dobbiamo riacquistare fiducia nella nobiltà e grandezza dello spirito umano per la sua capacità di raggiungere la verità, e lasciare che quella fiducia ci guidi nel paziente lavoro della politica e della diplomazia”.“Insieme – ha infine esortato – dobbiamo impegnarci nella lotta per la libertà e nella ricerca della verità: o le due cose vanno insieme, mano nella mano, oppure insieme periscono miseramente”.

Benedetto XVI: la storia del cristianesimo è la storia dell'Europa

Incontro ecumenico all'Arcivescovado di Praga


(ZENIT.org).-

"Quando l'Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo, ascolta la sua stessa storia". E' questo il messaggio lanciato da Benedetto XVI durante l'Incontro ecumenico svoltosi nell'Arcivescovado di Praga questa domenica pomeriggio.

L'Incontro ha una particolare valenza all'interno della visita pastorale del Papa nella Repubblica Ceca, uno dei Paesi più secolarizzati al mondo, in cui la comunità cattolica e cristiana in generale incontra non di rado un ambiente poco ricettivo.

Il Papa ha riconosciuto che "è difficile credere che solo due decenni sono passati da quando il crollo dei precedenti regimi ha dato avvio a una difficile ma produttiva transizione verso strutture politiche più partecipative", ricordando che in questo periodo "i cristiani si sono uniti assieme ad altri uomini di buona volontà nell'aiutare a ricostruire un ordine politico giusto, e continuano oggi ad impegnarsi nel dialogo per aprire nuove vie verso la comprensione reciproca, la collaborazione in vista della pace e il progresso del bene comune".

Malgrado ciò, ha ammesso, "stanno emergendo sotto nuove forme tentativi tesi a marginalizzare l'influsso del cristianesimo nella vita pubblica, talora sotto il pretesto che i suoi insegnamenti sono dannosi al benessere della società". "Cosa ha da dire oggi il Vangelo alla Repubblica Ceca e più in generale all'intera Europa, in un periodo segnato dal proliferare di diverse visioni del mondo?", si è chiesto il Pontefice.

"Il cristianesimo - ha risposto - ha molto da offrire sul piano pratico e morale, poiché il Vangelo non cessa mai di ispirare uomini e donne a porsi al servizio dei loro fratelli e sorelle".

Accanto alla carità, ha aggiunto, Gesù Cristo "offre la salvezza", termine che "esprime qualche cosa di fondamentale ed universale dell'anelito umano verso la felicità e la pienezza", alludendo "al desiderio ardente di riconciliazione e di comunione che spontaneamente sgorga nelle profondità dello spirito umano". Secondo il Papa, "acquistiamo fiducia sapendo che la proclamazione da parte della Chiesa della salvezza in Gesù Cristo è sempre antica e sempre nuova, imbevuta della saggezza del passato e ricolma di speranza per il futuro".

"Quando l'Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo, ascolta la sua stessa storia. Le sue nozioni di giustizia, libertà e responsabilità sociale, assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste idee e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla sua eredità cristiana. In verità, la memoria del passato anima le sue aspirazioni per il futuro".

Il coraggio di annunciare Cristo

Benedetto XVI ha quindi ricordato che come l'impegno dei cristiani del passato "fu motivato dalla convinzione che i cristiani non devono ripiegarsi su di sé, timorosi del mondo, ma piuttosto condividere con fiducia il tesoro di verità loro affidato", quelli di oggi "devono avere il coraggio di invitare uomini e donne alla radicale conversione che deriva dall'incontro con Cristo e introduce in una nuova vita di grazia".

Le radici cristiane dell'Europa, ha aggiunto, "continuano - in maniera tenue ma al tempo stesso feconda - a provvedere al Continente il sostegno spirituale e morale che permette di stabilire un dialogo significativo con persone di altre culture e religioni".

"Proprio perché il Vangelo non è un'ideologia, non pretende di bloccare dentro schemi rigidi le realtà socio politiche che si evolvono - ha segnalato -. Piuttosto, esso trascende le vicissitudini di questo mondo e getta nuova luce sulla dignità della persona umana in ogni epoca". In questo contesto, il Papa ha chiesto a tutti gli esponenti del Consiglio ecumenico delle Chiese nella Repubblica Ceca ad auspicare da Dio "uno spirito di coraggio per condividere le verità salvifiche eterne che hanno permesso, e continueranno a permettere, il progresso sociale e culturale di questo Continente".

"La salvezza operata da Gesù con la sua passione, morte, risurrezione ed ascensione in cielo non solo trasforma noi che crediamo in lui, ma ci spinge a condividere questa Buona Notizia con altri. La nostra capacità di attingere alla verità insegnata da Gesù Cristo, illuminata dai doni dello Spirito di conoscenza, saggezza e intelletto ci sproni a lavorare strenuamente in favore dell'unità che Egli desidera per tutti i suoi figli rinati nel Battesimo, e anzi per l'intero genere umano".
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28/09/2009 11:37

Il Papa: “La Chiesa non domanda privilegi”

Nel celebrare i Vespri nella Cattedrale di Praga



(ZENIT.org).-
 
“La Chiesa non domanda privilegi, ma solo di poter operare liberamente al servizio di tutti e con spirito evangelico”: è quanto ha detto Benedetto XVI durante i Vespri celebrati sabato pomeriggio nella Cattedrale di Praga con i sacerdoti, i religiosi e i rappresentanti dei movimenti laici.
La Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto, in stile gotico, venne iniziata nel 1334, sotto il regno del re di Boemia Carlo IV ed ha subito continui restauri nel corso dei secoli fino al 1929, quando è stata ultimata.

Nella cripta riposano i re di Boemia e i Santi Patroni Venceslao, Giovanni Nepomuceno (ovvero di Nepomuk) e Adalberto, così come numerosi personaggi della storia nazionale ed europea.

Il luogo più sacro della cattedrale è però la Cappella di san Venceslao, dove sono tenuti i gioielli cechi dell’incoronazione. Nel suo discorso il Papa ha menzionato i tanti “Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, che hanno resistito con eroica fermezza alla persecuzione comunista, giungendo persino al sacrificio della vita”.

“L’eroismo dei testimoni della fede ricorda che solo dalla conoscenza personale e dal legame profondo con Cristo è possibile trarre l’energia spirituale per realizzare appieno la vocazione cristiana”, ha continuato.“Solo l’amore di Cristo rende efficace l’azione apostolica, soprattutto nei momenti della difficoltà e della prova”, ha spiegato rivolgendosi alla comunità cattolica del Paese.

Parlando poi delle nuove difficoltà sorte dopo la caduta del regime comunista, il Papa ha osservato che “anche oggi non è facile vivere e testimoniare il Vangelo”.

“La società – ha detto – reca ancora le ferite causate dall’ideologia atea ed è spesso affascinata dalla moderna mentalità del consumismo edonista, con una pericolosa crisi di valori umani e religiosi e la deriva di un dilagante relativismo etico e culturale”.In questo contesto la comunità cattolica è chiamata ad offrire il suo decisivo contributo e a dare vita a “una sempre crescente intesa con le altre istituzioni sia pubbliche che private”.

Il Papa ai fedeli della Repubblica Ceca: riscoprite le tradizioni cristiane

Nella cerimonia di benvenuto all’aeroporto Stará Ruzyně di Praga



(ZENIT.org).-

Con un appello a riscoprire le tradizioni cristiane ha avuto inizio questo sabato la visita apostolica di Benedetto XVI in Repubblica Ceca – il suo 13° viaggio internazionale – che ha come motto: “L’amore di Cristo è la nostra forza”.
Al suo arrivo il Papa è stato accolto all’aeroporto Stará Ruzyně di Praga dal Presidente ceco, Václav Klaus, dal Cardinale Miloslav Vlk, Arcivescovo di Praga, e dal Presidente della Conferenza episcopale del Paese, mons. Jan Graubner.

All'inizio del suo discorso il Pontefice si è detto felice di trovarsi in questa terra, liberatasi 20 anni fa dal regime comunista e così “profondamente [...] permeata dal cristianesimo” grazie all’azione missionaria dei Santi Cirillo e Metodio nel IX secolo.Così “questo territorio – ha sottolineato – posto nel cuore del continente europeo, al crocevia tra nord e sud, est ed ovest, è stato un punto d’incontro di popoli, tradizioni e culture diverse”.

“Da qui – ha continuato – il significativo ruolo che le terre ceche hanno giocato nella storia intellettuale, culturale e religiosa d’Europa, talora come un campo di battaglia, più spesso come un ponte”.

Nel suo discorso il Papa ha quindi ricordato l'anniversario della “Rivoluzione di Velluto”, la rivoluzione anti-comunista iniziata nel 1989 a Bratislava, con una manifestazione di studenti universitari slovacchi a favore della democrazia e continuata con la manifestazione degli studenti cechi a Praga, che “felicemente pose fine in modo pacifico ad un’epoca particolarmente dura per questo Paese, un’epoca in cui la circolazione di idee e di movimenti culturali era rigidamente controllata”.

“Mi unisco a voi e ai vostri vicini nel rendere grazie per la vostra liberazione da quei regimi oppressivi – ha affermato il Papa –. Se il crollo del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella storia mondiale, ciò è ancora più vero per i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, rendendoli capaci di assumere quel posto che spetta loro nel consesso delle Nazioni, in qualità di attori sovrani”.“Una particolare tragedia per questa terra – ha sottolineato – è stato il tentativo spietato da parte del Governo di quel tempo di mettere a tacere la voce della Chiesa”.

Infatti, ha ricordato, “nel corso della vostra storia, dal tempo di San Venceslao, di Santa Ludmilla e Sant’Adalberto fino a San Giovanni Nepomuceno, vi sono stati martiri coraggiosi la cui fedeltà a Cristo si è fatta sentire con voce più chiara e più eloquente di quella dei loro uccisori”.Il Papa ha quindi reso omaggio agli “innumerevoli coraggiosi sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne hanno mantenuto viva la fiamma della fede in questo Paese”.

“Ora che è stata recuperata la libertà religiosa – ha continuato –, faccio appello a tutti i cittadini della Repubblica, perché riscoprano le tradizioni cristiane che hanno plasmato la loro cultura ed esorto la comunità cristiana a continuare a far sentire la propria voce mentre la nazione deve affrontare le sfide del nuovo millennio”. Infine, il Papa ha sottolineato il desiderio del Presidente Klaus “di vedere riconosciuto alla religione un ruolo maggiore nelle questioni del Paese” e citando il motto della bandiera presidenziale, “La Verità vince”, ha auspicato “che la luce della verità” guidi il progresso di questa nazione nell’armonia tra fede e ragione.

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28/09/2009 11:41

Benedetto XVI chiede rispetto per i bambini maltrattati

Nel visitare la Chiesa di Santa Maria della Vittoria di Praga



(ZENIT.org).-

Rispetto per i bambini e unità e concordia per tutte le famiglie. E' quanto ha invocato questo sabato Benedetto XVI nel rendere omaggio alla statua del Bambino Gesù di Praga.

Dopo il suo arrivo nella capitale della Repubblica Ceca, il Papa si è recato nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria, eretta tra il 1611 e il 1613 per i luterani tedeschi, e poi ricostruita in seguito alla vittoria riportata dall'esercito della Lega Cattolica sui ribelli protestanti, durante la Guerra dei Trent'anni, in occasione della “Battaglia della Montagna Bianca” dell'8 novembre 1620.Qui ha reso omaggio alla piccola statua di legno e cera del Bambino Gesù, custodita in questa Chiesa fin dal 1628 e di cui esistono numerose riproduzioni soprattutto in Slovacchia, Germania e anche nelle Filippine.

Per l’occasione, Benedetto XVI ha regalato una corona per la Sacra Immagine del Bambino, cui in passato sono stati attribuiti parecchi fenomeni miracolosi.Nel suo breve discorso, il Santo Padre ha sottolineato come nel Santo Bambino di Praga si rifletta il “mistero dell’Incarnazione” e allo stesso tempo sia possibile contemplare “la bellezza dell’infanzia e la predilezione che Gesù Cristo ha sempre manifestato verso i piccoli”.Eppure, ha esclamato, “quanti bambini invece non sono amati, né accolti, né rispettati! Quanti sono vittime della violenza e di ogni forma di sfruttamento da parte di persone senza scrupoli!”.

“Possano essere riservati ai minori quel rispetto e quell’attenzione loro dovuti: i bambini sono il futuro e la speranza dell’umanità”, ha affermato con forza.Il Papa ha quindi rivolto il proprio pensiero a tutte le famiglie del mondo, invocando su di loro “il dono dell’unità e della concordia per tutte le famiglie”. “Pensiamo specialmente a quelle giovani, che debbono fare tanti sforzi per dare ai figli sicurezza e un avvenire dignitoso”, ha detto.“Preghiamo per le famiglie in difficoltà, provate dalla malattia e dal dolore, per quelle in crisi, disunite o lacerate dalla discordia e dall’infedeltà”.“Tutte le affidiamo al Santo Bambino di Praga, sapendo quanto sia importante la loro stabilità e la loro concordia per il vero progresso della società e per il futuro dell’umanità”, ha quindi concluso.

Secondo la tradizione, la statuetta del Bambino Gesù di Praga risalirebbe al XVII secolo e sarebbe stata portata dalla Spagna dalla principessa Polyxena di Lobkowicz, che nel 1628 l'ha affidata all’ordine dei padri Carmelitani Scalzi, presso il convento di Santa Maria della Vittoria. Dalla metà del 1700, quando per prime se ne occuparono Anna Loragh e Sibylla Schayemaier, la statua ha degli abiti fatti a mano, di grande fattura, che si cambiano periodicamente. Attualmente questi abitini sono oltre 100 fra cui uno tessuto personalmente dall’Imperatrice d’Austria Maria Teresa.

Il Papa: Cristo, unica certa speranza dell'umanità

(ZENIT.org).-

L'umanità è "assetata di qualcosa su cui poggiare saldamente il proprio avvenire", e questa base non può essere che Cristo, ha affermato Benedetto XVI questa domenica nell'omelia della Messa che ha presieduto nella spianata attigua all'aeroporto di Brno, in Repubblica Ceca.
Nel secondo giorno della sua visita pastorale nel Paese, il Pontefice si è voluto concentrare sul tema della speranza, a cui ha dedicato la sua seconda Enciclica Spe salvi, nella quale riconosce che l'unica speranza certa e affidabile si fonda su Dio.

"L'esperienza della storia mostra a quali assurdità giunge l'uomo quando esclude Dio dall'orizzonte delle sue scelte e delle sue azioni, e come non è facile costruire una società ispirata ai valori del bene, della giustizia e della fraternità, perché l'essere umano è libero e la sua libertà permane fragile, ha osservato.Per questo, bisogna mettersi in ascolto "di una parola che ci indichi la strada che conduce alla speranza", anzi, "della Parola che sola può darci speranza solida, perché è Parola di Dio".

La speranza si concretizza in Gesù Cristo, che, "morendo in croce e risorgendo da morte, ci ha liberati dalla schiavitù dell'egoismo e del male, del peccato e della morte". "E questo è l'annuncio di salvezza, antico e sempre nuovo, che la Chiesa proclama di generazione in generazione: Cristo crocifisso e risorto, Speranza dell'umanità!", ha esclamato.

Sfide alla speranza

Benedetto XVI ha ricordato come la Repubblica Ceca, come altre Nazioni, stia vivendo "una condizione culturale che rappresenta spesso una sfida radicale per la fede e, quindi, anche per la speranza".

"In effetti - ha riconosciuto -, sia la fede che la speranza, nell'epoca moderna, hanno subito come uno 'spostamento', perché sono state relegate sul piano privato e ultraterreno, mentre nella vita concreta e pubblica si è affermata la fiducia nel progresso scientifico ed economico". "Gli sviluppi tecnici ed il miglioramento delle strutture sociali sono importanti e certamente necessari, ma non bastano a garantire il benessere morale della società", ha osservato. "L'uomo ha bisogno di essere liberato dalle oppressioni materiali, ma deve essere salvato, e più profondamente, dai mali che affliggono lo spirito".

"Chi può salvarlo se non Dio, che è Amore e ha rivelato il suo volto di Padre onnipotente e misericordioso in Gesù Cristo?", ha chiesto."La nostra salda speranza è dunque Cristo: in Lui, Dio ci ha amato fino all'estremo e ci ha dato la vita in abbondanza, quella vita che ogni persona, talora persino inconsapevolmente, anela a possedere".

"Solo Cristo può essere la nostra certa speranza. Questo è l'annuncio che noi cristiani siamo chiamati a diffondere ogni giorno, con la nostra testimonianza".Il Vescovo di Roma ha invitato tutti a impegnarsi in questo annuncio: i sacerdoti, "restando intimamente uniti a Gesù ed esercitando con entusiasmo il vostro ministero, certi che nulla può mancare a chi si fida di Lui"; i religiosi e le religiose, "con la gioiosa e coerente pratica dei consigli evangelici, indicando quale è la nostra vera patria: il Cielo"; i laici, giovani e adulti; le famiglie.

"Gesù mai abbandona i suoi amici - ha segnalato -. Egli assicura il suo aiuto, perché nulla è possibile fare senza di Lui, ma, al tempo stesso, chiede ad ognuno di impegnarsi personalmente per diffondere il suo universale messaggio di amore e di pace".

Affidamento della Repubblica Ceca a Maria

Nel suo intervento in occasione dell'Angelus, recitato al termine della Messa, Benedetto XVI ha invitato i cechi a mantenersi fedeli alla loro vocazione cristiana e al Vangelo "per costruire insieme un avvenire di solidarietà e di pace".

"Maria tenga desta la fede di tutti voi, la fede alimentata anche da numerose tradizioni popolari che affondano le loro radici nel passato, ma che giustamente voi avete cura di conservare perché non venga meno il calore della convivenza familiare nei villaggi e nelle città". "A volte si constata, con una certa nostalgia, che il ritmo della vita moderna tende a cancellare alcune tracce di un passato ricco di fede - ha ammesso -. E' importante invece non perdere di vista l'ideale che le usanze tradizionali esprimevano, e soprattutto va mantenuto il patrimonio spirituale ereditato dai vostri antenati, per custodirlo ed anzi renderlo rispondente alle esigenze dei tempi presenti". "Vi aiuti in questo la Vergine Maria, alla quale rinnovo l'affidamento della vostra Chiesa e dell'intera Nazione ceca", ha concluso il Papa.



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La Chiesa influisce se è una "minoranza creativa", afferma il Papa

Osservazioni in una conversazione con i giornalisti


PRAGA, domenica, 27 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Benedetto XVI è convinto del fatto che la Chiesa cattolica potrà avere incidenza nel dibattito pubblico nella misura in cui rappresenterà una "minoranza creativa".

Lo ha spiegato ai giornalisti che lo accompagnavano questo sabato mattina nel volo papale da Roma a Praga, rispondendo a cinque domande raccolte in precedenza da padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede. In una delle domande si constatava che la Repubblica Ceca, destinazione di questa visita dal 26 al 28 settembre, è un "Paese molto secolarizzato in cui la Chiesa cattolica è una minoranza".

"Direi che normalmente sono le minoranze creative che determinano il futuro, e in questo senso la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un'eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva ed attuale", ha detto il Santo Padre. "La Chiesa deve attualizzare, essere presente nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per un concetto vero di libertà e di pace", ha aggiunto. Benedetto XVI ha affermato che il contributo della Chiesa deve realizzarsi a tre livelli: intellettuale, educativo e caritativo.Per quanto riguarda il primo livello, "il grande dialogo intellettuale, etico ed umano", ha sottolineato in particolare il "dialogo intellettuale tra agnostici e credenti".

"Ambedue hanno bisogno dell'altro: l'agnostico non può essere contento di non sapere se Dio esiste o no, ma deve essere in ricerca e sentire la grande eredità della fede".Dall'altro lato, "il cattolico non può accontentarsi di avere la fede, ma deve essere alla ricerca di Dio, ancora di più, e nel dialogo con gli altri ri-imparare Dio in modo più profondo". Affrontando il contributo cattolico nel settore educativo, il Pontefice ha constatato che "la Chiesa ha molto da fare e da dare", perché in questo momento si vive un'"emergenza educativa". "E' un problema comune a tutto l'Occidente: qui la Chiesa deve di nuovo attualizzare, concretizzare, aprire per il futuro la sua grande eredità", ha commentato.

Presentando la sfida posta dal terzo settore, la carità, il Papa ha ricordato che "la Chiesa ha sempre avuto questo come segno della sua identità: quello di venire in aiuto ai poveri, di essere strumento della carità".

Come esempio di questo, ha presentato la Caritas, che "fa moltissimo nelle diverse comunità, nelle situazioni di bisogno, e offre molto anche all'umanità sofferente nei diversi continenti, dando così un esempio di responsabilità per gli altri, di solidarietà internazionale, che è anche condizione della pace".

Il Pontefice chiede nuovi modelli "per una economia responsabile"

L'etica è un principio interiore economico, spiega


PRAGA, domenica, 27 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Benedetto XVI, come ha riconosciuto egli stesso, ha scritto l'Enciclica Caritas in Veritate per aprire un dibattito globale per "trovare nuovi modelli per una economia responsabile".

Lo ha confessato questo sabato nel volo che lo portava a Praga, rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto di compiere un bilancio dell'enorme eco che ha avuto la sua ultima Enciclica nei mezzi di comunicazione. "Sono molto contento per questa grande discussione", ha riconosciuto il Papa. "Era proprio questo lo scopo: incentivare e motivare una discussione su questi problemi, non lasciare andare le cose come sono, ma trovare nuovi modelli per una economia responsabile, sia nei singoli Paesi, sia per la totalità dell'umanità unificata".

Secondo il Vescovo di Roma, "l'etica non è qualcosa di esteriore all'economia, la quale come una tecnica potrebbe funzionare da sé, ma è un principio interiore dell'economia, la quale non funziona se non tiene conto dei valori umani della solidarietà, delle responsabilità reciproche e se non integra l'etica nella costruzione dell'economia stessa".

Comprendere questa visione, ha affermato, "è la grande sfida di questo momento"."Spero, con l'Enciclica, di aver contribuito a questa sfida - ha aggiunto -. Il dibattito in corso mi sembra incoraggiante. Certamente vogliamo continuare a rispondere alle sfide del momento e ad aiutare affinché il senso della responsabilità sia più forte della volontà del profitto, che la responsabilità nei riguardi degli altri sia più forte dell'egoismo; in questo senso, vogliamo contribuire ad un'economia umana anche in futuro".
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28/09/2009 11:46

Incontro tra il Papa e il Presidente Klaus nel Castello di Praga

Colloquio tra il Cardinale Tarcisio Bertone e il Premier ceco Jan Fischer


ROMA, domenica, 27 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Sabato pomeriggio, Benedetto XVI si è incontrato con il Presidente della Repubblica Ceca Václav Klaus, accompagnato dalla moglie, al Castello Hradčany di Praga. Il colloquio privato è durato 15 minuti. 
A seguire si è svolto il tradizionale scambio di doni. Il Santo Padre ha regalato un mosaico raffigurante San Venceslao, patrono della Repubblica Ceca, mentre il presidente Klaus ha donato una coppa di cristallo di Boemia con due candelabri di cristallo e uno sgabello da pianoforte.

Nel frattempo, in un'altra sala, si è svolto l’incontro tra il Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, mons. Fernando Filoni, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, mons. Diego Causero, nunzio apostolico a Praga, e il Premier ceco Jan Fischer.
Secondo quanto riferito dalla Radio Vaticana, tra i temi affrontati nel corso del colloquio figuravano: i rapporti bilaterali con riferimento all'Accordo non ancora ratificato tra Santa Sede e Repubblica Ceca (le trattative sono iniziate nell'aprile 2000) e alla questione della restituzione dei beni tolti dal regime comunista alla Chiesa.

Riguardo a quest'ultimo tema, informa l'emittente pontificia, “il dialogo non subirà accelerazioni, vista l'attuale situazione economica, ma c'è la prospettiva di riprenderlo appena possibile in un quadro di reciproca fiducia”.Inoltre, si è parlato della costruzione europea e della solidarietà internazionale verso i Paesi poveri, soprattutto in questo momento di crisi, con il coinvolgimento e la partecipazione della Chiesa.La Repubblica Ceca ha una popolazione di poco più di 10 milioni di abitanti, per il 26,8% cattolici.

Benedetto XVI denuncia l'"assedio della famiglia"

Ricevendo i Vescovi brasiliani del Nordeste 1 e Nordeste 4


di Roberta Sciamplicotti

 CASTEL GANDOLFO, domenica, 27 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Ricevendo questo venerdì nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile (Nordeste 1 e Nordeste 4) in occasione della loro visita ad limina apostolorum, Benedetto XVI ha denunciato la difficile situazione che attraversa la famiglia nel Paese latinoamericano.
Nel discorso che ha rivolto ai presuli, il Pontefice ha infatti riconosciuto che nella società attuale ci sono "forze e voci" che sembrano voler "demolire la base naturale della vita umana", provocando una situazione di "assedio della famiglia, con la vita che esce sconfitta da numerose battaglie".Nonostante questo, "è incoraggiante percepire che, malgrado tutte le influenze negative, il popolo delle Regioni Nordeste 1 e 4, sostenuto dalla sua caratteristica pietà religiosa e da un profondo senso di solidarietà fraterna, continua ad essere aperto al Vangelo della Vita". "In ogni casa il padre e la madre, intimamente irrobustiti dalla forza dello Spirito Santo, continuino ad essere la benedizione di Dio nella propria famiglia, cercando l'eternità del loro amore nelle fonti di grazie affidate alla Chiesa", ha auspicato il Vescovo di Roma.

Il dramma del divorzio

Anche se la Chiesa "paragona la famiglia umana alla vita della Santissima Trinità - prima unità di vita nella pluralità delle persone - e non cessa di insegnare che la famiglia trova il suo fondamento nel matrimonio e nel piano di Dio", "nel mondo secolarizzato si vive nell'incertezza più profonda a questo riguardo, soprattutto da quando le società occidentali hanno legalizzato il divorzio", ha riconosciuto il Papa.

"L'unico fondamento riconosciuto sembra essere il sentimento o la soggettività individuale che si esprime nella volontà di convivere", ha aggiunto, sottolineando che in questa situazione "diminuisce il numero dei matrimoni, perché nessuno impegna la vita su una premessa così fragile e incostante", "crescono le unioni di fatto e aumentano i divorzi".

"Su questa fragilità si consuma il dramma di tanti bambini privati del sostegno dei genitori, vittime del malessere e dell'abbandono, e si diffonde il disordine sociale", ha segnalato.

La Chiesa, dal canto suo, "non può restare indifferente di fronte alla separazione dei coniugi e al divorzio, davanti alla rovina delle famiglie e alle conseguenze provocate dal divorzio nei figli".

Questi ultimi, "per essere istruiti ed educati, hanno bisogno di riferimenti estremamente precisi e concreti" ed "è questo principio che la pratica del divorzio sta minando e compromettendo con la cosiddetta famiglia allargata e mobile, che moltiplica i 'padri' e le 'madri' e fa sì che oggi la maggior parte di coloro che si sentono 'orfani' non sia rappresentata da figli senza genitori, ma da figli che ne hanno troppi".

Ritornare alla famiglia cristiana

Secondo il Papa, i problemi attuali che le coppie devono affrontare e che indeboliscono la loro unione "trovano la loro vera soluzione in un ritorno alla solidità della famiglia cristiana, luogo di fiducia reciproca, di dono reciproco, di rispetto per la libertà e per l'educazione alla vita sociale".Per aiutare le famiglie, il Papa ha esortato i presuli del Brasile a "proporre loro, con convinzione, le virtù della Sacra Famiglia: la preghiera, pietra angolare di ogni famiglia fedele alla propria identità e missione; la laboriosità, asse di ogni matrimonio maturo e responsabile; il silenzio, cemento di ogni attività libera ed efficace".

Allo stesso modo, chiede ai sacerdoti e ai centri pastorali delle Diocesi dei Vescovi brasiliani di "accompagnare le famiglie, perché non siano illuse e sedotte da certi stili di vita relativisti promossi dalle produzioni cinematografiche e televisive e da altri mezzi di informazione".Il Papa ha confidato di avere "fiducia nella testimonianza di quelle famiglie che traggono la propria energia dal sacramento del matrimonio", con cui è possibile "superare la prova che soggiunge, saper perdonare un'offesa, accogliere un figlio che soffre, illuminare la vita dell'altro, anche se debole o in difficoltà, mediante la bellezza dell'amore".

In questo contesto, ha esortato i Vescovi a lavorare "con intelligenza e zelo" senza risparmiare sforzi "nella preparazione di comunità attive e consapevoli della propria fede".In questo modo, ha concluso, si consoliderà la fisionomia della popolazione del Nordeste "secondo l'esempio della Santa Famiglia di Nazareth".

L'obiettivo del Papa in Repubblica Ceca: dare speranza

Secondo padre Federico Lombardi, S.I., portavoce vaticano



PRAGA, domenica, 27 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Il primo obiettivo di Benedetto XVI nel suo viaggio in Repubblica Ceca è dare speranza a uno dei Paesi più secolarizzati dell'Europa e allo stesso continente europeo, ha spiegato il portavoce vaticano.
Dopo l'affollatissima Messa di questa domenica, che il Papa ha presieduto nella spianata accanto all'Aeroporto di Brno, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha compiuto un bilancio della visita apostolica iniziata questo sabato e che si concluderà lunedì con una specie di Giornata nazionale della gioventù.

"Mi sembra chiaro che la speranza è il tema centrale di questo viaggio", ha riconosciuto padre Lombardi ai microfoni della "Radio Vaticana". "Il Papa si rende conto che nel nostro tempo ce n'è un grande bisogno, ce n'è una grandissima sete e può essere uno dei grandi contributi che la fede può dare, perché è capace di alimentare una grande speranza che va al di là delle piccole speranze che sono molto caduche e che alimentano le nostre giornate ma con un orizzonte corto".

"Invece, la grande speranza, quella che non muore mai, quella che guarda veramente lontano e alimenta e fonda le altre, è da risvegliare e nessuno - probabilmente - come i cristiani che credono in Gesù Cristo Risorto può alimentarla", ha aggiunto. Per esprimere la speranza, sulla spianata accanto all'Aeroporto di Brno c'era questa domenica mattina una grandissima àncora messa di lato."L'àncora, nella Lettera agli Ebrei, è proprio la descrizione della speranza - ha osservato il sacerdote gesuita -. Noi abbiamo la speranza come un'àncora che è lanciata nel cielo, dove è Gesù Cristo insieme a Dio Padre, e lì noi attacchiamo con grande forza e sicurezza la nostra speranza, quella che ci sostiene e ci anima in tutta la nostra vita".

Padre Lombardi constata che questa visita del Papa, in particolare durante il discorso che ha rivolto sabato al Corpo diplomatico, continua l'opera promossa da Giovanni Paolo II dopo il crollo del comunismo, vent'anni fa, sulla "libertà nella verità".Benedetto XVI compie questo servizio mostrando che "c'è una ragione capace di raggiungere la verità, riconoscere il contributo che anche la fede può dare alla conoscenza di questa verità per fondare i valori, fondare i riferimenti su cui è pensabile anche una vita, una società, un mondo ordinato e non confuso perché vi regna l'arbitrarietà".

"E' bello come il Papa lo abbia sviluppato anche nel contesto dell'Europa, dicendo: 'L'Europa dev'essere una casa', perché nella cultura, nello spirito con cui noi costruiamo la comunità, questo non è solo un continente, ma è un luogo in cui noi ci riconosciamo e viviamo insieme dei valori", ha sottolineato padre Lombardi.

La Repubblica Ceca è uno dei Paesi più secolarizzati del mondo, ma vedendo le oltre 100.000 persone attorno all'Eucaristia il portavoce vaticano ha commentato: "Siamo certamente in una terra secolarizzata, ma è una terra in cui c'è anche una comunità cristiana molto viva, piena di fede e piena di speranza che può dare un contributo cordiale alla società in cui vive".

"A me pare che il tema della presenza serena, cordiale, pieno non solo di speranza ma anche di carità operativa, che la Chiesa, la comunità dei credenti possono dare nella società, sia un tema anche caratteristico di questo viaggio del Santo Padre e che può veramente aiutare a stabilire un clima di fiducia reciproca e di collaborazione tra la Chiesa e la società che la ospita", ha commentato.
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28/09/2009 12:01

Padre Lombardi: il Papa non ha usato la parola "governanti"

Nel suo discorso dedicato alla figura di San Venceslao, il Papa non ha mai usato la parola "governanti" nè quella di "responsabili politici". Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, interpellato sulla questione, ha infatti precisato che "il Papa si rivolge a tutti" e "occorre attenersi fedelmente al testo del suo intervento". (Apcom)
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PAPA: CHI NEGA DIO NON RISPETTA L'UOMO =

dall'inviato Salvatore Izzo

(AGI) - Praga, 28 set.

"Tristezza e insoddisfazione": sono questi i sentimenti che prevalgono in "chi ha negato e continua a negare Dio e, di conseguenza, non rispetta l'uomo". A rilevarlo e' Benedetto XVI nell'omelia della messa conclusiva della sua visita nella Repubblica Ceca, nel santuario di San Venceslao, appena fuori Praga. "Queste persone sembrano avere vita facile e conseguire un successo materiale, ma - sottolinea il Papa - basta scrostare la superficie per costatare che, in loro, c'e' tristezza e insoddisfazione. Solo chi conserva nel cuore il santo 'timore di Dio' ha fiducia anche nell'uomo e spende la sua esistenza per costruire un mondo piu' giusto e fraterno".

© Copyright (AGI)

PAPA: IL '900 HA VISTO CADERE NON POCHI POTENTI

(AGI) - Praga, 28 set.

Salvatore Izzo

"Il secolo passato ha visto cadere nonpochi potenti". Personaggi che "parevano giunti ad altezzequasi irraggiungibili" ma "all'improvviso si sono ritrovatiprivi del loro potere". Benedetto XVI lo ha sottolineato nell'omelia
della celebrazione conclusiva del suo viaggio nella Repubblca Ceca, una terra, dice, che di queste cadute "e' statate stimone".
Alla disgrazia dei leader dei regimi (prima quellofilo-nazista e poi di quello comunista) il Papa contrappone lagloria raggiunta col martirio dal giovane sovrano Venceslao che"si mantenne fedele agli insegnamenti evangelici che gli avevaimpartito la santa nonna, la martire Ludmilla.
Seguendoli, ancor prima di impegnarsi nel costruire una convivenza pacifica all'interno della Patria e con i Paesi confinanti, si adopero'per propagare la fede cristiana, chiamando sacerdoti ecostruendo chiese".
Il sovrano boemo, che costrui' e abbelli'molte chiese, sempre "soccorreva i poveri, vestiva gli ignudi,dava da mangiare agli affamati, accoglieva i pellegrini,proprio come vuole il Vangelo. Non tollerava che si facesseingiustizia alle vedove, amava tutti gli uomini, poveri o ricchi che fossero". "Venceslao - ricorda il Pontefice - e'morto martire per Cristo, il fratello Boleslao riusci'uccidendolo, ad impadronirsi del trono di Praga, ma la coronache in seguito si imponevano sulla testa i suoi successori nonportava il suo nome. Porta invece il nome di Venceslao, atestimonianza che 'il trono del re che giudica i poveri nella verita' restera' saldo in eterno'. Dio - e' la conclusione che ne trae il Papa teologo - non abbandona i suoi fedeli: il sangue del martire non ha chiamato odio e vendetta, bensi' perdono e pace".

© Copyright (AGI)

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28/09/2009 13:18

PAPA: AI GIOVANI, CON VOI ANCHE IO MI SENTO GIOVANE

Papa Benedetto XVI si sente anche lui giovane quando e' in compagnia dei giovani.
Il pontefice ha incontrato 10-15mila giovani che avevano passato la notte sulla spianata di Stara' Boleslav in attesa della messa che ha celebrato questa mattina. ''Grazie per questa vostra presenza -
ha detto loro papa Benedetto XVI -, che mi fa sentire l'entusiasmo e la generosita' che sono propri della giovinezza.
Con voi anche il Papa si sente giovane!''. I giovani, infatti, per papa Ratzinger sono la ''speranza della Chiesa''.
''Cari amici - ha detto il pontefice nel suo messaggio ai giovani, arrivati non solo dalla Repubblica Ceca ma anche dalla Slovacchia, dalla Germania e dall'Austria -, non e' difficile costatare che in ogni giovane c'e' un'aspirazione alla felicita', talvolta mescolata ad un senso di inquietudine; un'aspirazione che spesso pero' l'attuale societa' dei consumi sfrutta in modo falso e alienante''. Invece, per il papa, ''l'anelito alla felicita''' esige ''una risposta vera ed esaustiva'': ''Nella vostra eta' infatti si compiono le prime grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male''. ''Purtroppo - ha osservato papa Ratzinger - non sono pochi i vostri coetanei che si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine''.

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