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SPECIALE VIAGGIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA CECA : I COMMENTI

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2009 11:27
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28/09/2009 13:33

PAPA: BENI MATERIALI NON GARANTISCONO FELICITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - Praga, 28 set.

"Il valore autentico dell'esistenza umana non e' commisurato solo su beni terreni e interessi passeggeri, perche' non sono le realta' materiali ad appagare la sete profonda di senso e di felicita' che c'e' nel cuore di ogni persona".
Benedetto XVI lo ricorda ai fedeli della Repubblica Ceca nella liturgia conclusiva della sua visita, al Santuario di San venceslao, poco fuori Praga. Per questo, sottolinea
nell'omelia, "Gesu' non esita a proporre ai suoi discepoli la via 'stretta' della santita': 'Chi perdera' la propria vita per causa mia, la trovera' E con decisione ci ripete questa mattina: 'Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua'".
"Certamente - ammette il Pontefice - e' un linguaggio duro, difficile da accettare e mettere in pratica, ma la testimonianza dei Santi e delle Sante assicura che e' possibile a tutti, se ci si fida e ci si affida a Cristo".

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[messa27.jpg] 

PAPA: SERVONO TESTIMONI CREDIBILI, NON SOLO IN APPARENZA =

Salvatore Izzo

(AGI) - Praga, 28 set.

"Non basta apparire buoni ed onesti; occorre esserlo realmente". Benedetto XVI ha voluto ricordarlo alla folla dei fedeli presenti alla messa conclusiva del suo pellegrinaggio nella Repubblica Ceca, nella spianata del santuario di San Venceslao, alla periferia di Praga.
Per il Pontefice, "c'e' oggi bisogno di persone che siano 'credenti' e 'credibili', pronte a diffondere in ogni ambito della societa' quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione". "Questa - spiega il Pontefice - e' la santita', vocazione universale di tutti i battezzati, che spinge a compiere il proprio dovere con fedelta' e coraggio, guardando non al proprio interesse egoistico, bensi' al bene comune, e ricercando in ogni momento la volonta' divina".
L'esempio dei santi - come il principe cristiano Venceslao, ucciso nel decimo secolo dal fratello che non condivideva la scelta di ispirare il governo della Boemia alla fede - incoraggia per il Papa teologo "chi si dice cristiano ad essere credibile, cioe' coerente con i principi e la fede che professa". "Buono ed onesto - ricorda - e' colui che non copre con il suo io la luce di Dio, non mette davanti se stesso, ma lascia trasparire Dio". Secondo il Papa, "questa e' la lezione di vita di san Venceslao, che ebbe il coraggio di anteporre il regno dei cieli al fascino del potere terreno.
Il suo sguardo non si stacco' mai da Gesu' Cristo, il quale pati' per noi, lasciandoci un esempio, perche' ne seguiamo le orme". Un esempio che raccomanda anche oggi a "quanti guidano i popoli".

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28/09/2009 15:23

Padre Lombardi: il Papa felice per l’accoglienza ricevuta, raggiunti gli obiettivi apostolici della visita nella Repubblica Ceca

Il 13.mo
viaggio apostolico di Benedetto XVI si avvia ormai alla conclusione. Una visita, quella nella Repubblica Ceca, che ha avuto un grande successo sotto ogni punto di vista. E’ quanto sottolinea il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che, in questa intervista di Alessandro Gisotti, traccia un primo bilancio del viaggio:

R. - Mi sembra che il viaggio sia riuscito molto bene, raggiungendo i diversi scopi che si proponeva, sia per l’incoraggiamento e la conferma nella fede della Chiesa locale, sia per i rapporti positivi stabiliti tra la Chiesa e la società che il Papa ha anche visitato, dimostrando tutta la sua amicizia per il popolo della Repubblica Ceca, come anche per gli altri popoli europei.

D. - Con quali sentimenti il Papa ha vissuto questo viaggio nella Repubblica Ceca?

R. - Il Papa è veramente molto contento di questo viaggio. Si è sentito accolto con amicizia, con cordialità, dalla società nel suo insieme e anche dai rappresentanti, dalle autorità del popolo ceco, e naturalmente con grandissimo amore dai fedeli che hanno partecipato molto numerosi, in particolare alle due grandi occasioni di celebrazione comune: quella a Brno, in Moravia, e quella nella Festa di San Venceslao.

D. - Uno dei messaggi forti di Papa Benedetto, in questo viaggio, è stata l’esortazione a riscoprire le proprie radici cristiane. Un messaggio non solo per la Repubblica Ceca, ma per tutta l’Europa?

R. - Certamente. Come sappiamo, questo è un tema che gli è caro. Sottolinea l’importanza fondamentale, in questo tempo in cui veramente tante cose cambiano nella società, nell’economia, di non mettere a rischio i punti di riferimento basilari che il cristianesimo ha dato per la civiltà europea. E anche perché la civiltà europea possa continuare a offrire il suo contributo di servizio alla dignità della persona umana, alla democrazia e alla libertà nell’intera umanità. Il Papa mi pare abbia parlato con una espressione nuova in questo viaggio dell’Europa come “casa”, e questo credo che abbia aiutato a comprendere come l’Europa debba essere un luogo dello Spirito, un luogo della grande tradizione del servizio all’umanità e ai valori che durano.

D. - Il Papa ha toccato i grandi temi del suo Pontificato: fede e ragione, carità e libertà nella verità, e su tutti il tema, il grande tema della speranza…

R. - Un tema che ha portato anche molta gioia, molta serenità in questo viaggio. Credo che sia la grande risposta alla domanda che molti pongono: ma cosa può fare la Chiesa in una società in cui la secolarizzazione è così avanzata, in cui molti sembrano indifferenti alla fede o non si considerano più religiosi o considerano di non avere più un rapporto con Dio? Ecco, la testimonianza della speranza penso sia qualcosa che manifesta un di più che i credenti hanno: una direzione in cui impegnare la propria vita, in cui guardare e che anche se sul brevissimo termine forse non è comprensibile nel suo valore, sui tempi più lunghi si manifesta invece come un tema assolutamente cruciale. E il fatto che il Papa abbia concluso il suo viaggio parlando con i giovani, che sono proprio i portatori della speranza del domani, mi sembra abbia dato una espressione molto bella dell’importanza essenziale di questo tema.

D. - Quali sono i frutti che questo viaggio può dare alla Chiesa locale, impegnata in un contesto fortemente secolarizzato ma che, come la partecipazione alle Messe ha dimostrato, può contare anche su una bella e viva comunità di fedeli?

R. - Penso proprio che sia il frutto che sempre l’incontro con Pietro porta, cioè il conforto nella fede, la conferma nella fede, nella vita cristiana e quindi il rilancio della gioia di vivere il cristianesimo, qualunque siano le situazioni circostanti. Questo è qualcosa di prezioso non solo per la comunità cattolica, per la comunità credente in senso stretto, ma anche per la società che la accoglie.

Il 13.mo viaggio apostolico internazionale di Benedetto XVI è giunto alla sua conclusione. Tra circa due ore e mezzo, il Papa raggiungerà l’aeroporto di Praga dove pronuncerà il discorso di congedo. Quindi, alle 17.45 decollerà alla volta dello scalo romano di Ciampino, dove l’atterraggio del volo pontificio è previsto per le 19.50. Di lì, Benedetto XVI raggiungerà in auto la sua residenza estiva di Castel Gandolfo.

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28/09/2009 15:27

Benedetto XVI ai giovani nella Messa di Praga per la festa di S. Venceslao: la vera felicità è in Cristo, il potere del mondo è triste ed effimero

Un’altra stupenda giornata di sole ha accompagnato questa mattina la Messa presieduta dal Papa a Stará Boleslav, nei pressi di Praga, luogo del martirio di San Venceslao, re boemo del decimo secolo e Patrono principale della Repubblica Ceca. Oggi ricorre la sua memoria liturgica e qui è festa nazionale. Benedetto XVI, prima della
celebrazione che si è svolta su una spianata di fronte a 45 mila persone, ha venerato le reliquie del Santo nella Basilica a lui dedicata. Poi ha sottolineato che il potere del mondo è effimero e procura solo tristezza: solo Cristo dona la vera felicità che rimane per sempre. Da Praga, il servizio del nostro inviato, Sergio Centofanti:

Una sorta di Gmg dell’Europa centro-orientale: così si è presentata la Messa a Stará Boleslav. Decine di migliaia i giovani giunti da tutta la Cechia e poi da Slovacchia, Polonia, Germania e Austria. In tanti hanno vegliato tutta la notte, con canti, adorazione eucaristica e confessioni. Come a Brno, la Messa è stata vissuta con grande intensità. Nonostante le migliaia di persone presenti è stato grande il raccoglimento e la compostezza: tanti e lunghi i momenti di silenzio profondo, una forte esperienza di preghiera e di unità.
Il Papa
ha invitato tutti a imitare San Venceslao che ha dato la vita per seguire “sempre e fedelmente Cristo”. Poi si è chiesto se ai nostri giorni la santità sia ancora attuale o se forse non sono più ricercati successo e gloria umana. Obiettivi di scarsa durata come mostra la storia - ha detto - che ha visto cadere, anche in questa terra, non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irraggiungibili. “All’improvviso si sono ritrovati privi del loro potere”:

“Chi ha negato e continua a negare Dio e, di conseguenza, non rispetta l’uomo, sembra avere vita facile e conseguire un successo materiale. Ma basta scrostare la superficie per costatare che, in queste persone, c’è tristezza e insoddisfazione. Solo chi conserva nel cuore il santo ‘timore di Dio’ ha fiducia anche nell’uomo e spende la sua esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno”.

Oggi - ha detto il Papa - c’è bisogno di persone che siano “credenti” e “credibili”, pronte a pagare di persona per diffondere gli ideali cristiani che professano. E’ la via “stretta” della santità indicata da Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”:

“Certamente è un linguaggio duro, difficile da accettare e mettere in pratica, ma la testimonianza dei Santi e delle Sante assicura che è possibile a tutti, se ci si fida e ci si affida a Cristo. Il loro esempio incoraggia chi si dice cristiano ad essere credibile, cioè coerente con i principi e la fede che professa. Non basta infatti apparire buoni ed onesti; occorre esserlo realmente. E buono ed onesto è colui che non copre con il suo io la luce di Dio, non mette davanti se stesso, ma lascia trasparire Dio”.

Questa è la lezione di vita di San Venceslao, un sovrano che ebbe il coraggio di anteporre il Regno dei cieli al fascino del potere terreno. Il suo sguardo non si staccò mai da Gesù Cristo: costruì chiese, aiutò i poveri, difese le vedove, non tollerava l’ingiustizia. Cioè, era scomodo. Alla fine perdonò il fratello prima che questi lo facesse uccidere per salire sul suo trono:

“Venceslao è morto martire per Cristo. E’ interessante notare che il fratello Boleslao riuscì, uccidendolo, ad impadronirsi del trono di Praga, ma la corona che in seguito si imponevano sulla testa i suoi successori non portava il suo nome. Porta invece il nome di Venceslao, a testimonianza che ‘il trono del re che giudica i poveri nella verità resterà saldo in eterno’”.

Il Papa esorta a camminare come San Venceslao “con passo spedito verso la santità”. Un percorso “certamente difficile - ha aggiunto - poiché la fede è sempre esposta a molteplici sfide, ma quando ci si lascia attrarre da Dio che è Verità, il cammino si fa deciso, perché si sperimenta la forza del suo amore”.

Al termine della Messa il Papa si è rivolto ai tantissimi giovani presenti alla Messa.
“Con voi -
ha detto - anche il Papa si sente giovane!”.
Ha parlato delle loro aspirazioni alla felicità che spesso la società dei consumi “sfrutta in modo falso e alienante”. E non sono pochi - ha notato - quanti “si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine”.
Invita a guardare all’esperienza di Sant’Agostino che cercava la felicità e l’ha trovata in Cristo: in realtà, ha poi capito che è Gesù che ci cerca e bussa alla nostra porta per renderci felici:

“La fede cristiana è questo: l’incontro con Cristo, Persona viva che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. E quando il cuore di un giovane si apre ai suoi divini disegni, non fa troppa fatica a riconoscere e seguire la sua voce. Il Signore infatti chiama ciascuno per nome e ad ognuno vuole affidare una specifica missione nella Chiesa e nella società.”

Il Papa esorta i giovani a costruire famiglie cristiane, famiglie sante. E nell’occasione di quest’Anno Sacerdotale, lancia un appello a essere disponibili alla chiamata di Gesù al sacerdozio o alla vita consacrata. “La Chiesa - ha detto - ha bisogno di numerosi e santi sacerdoti e di persone totalmente consacrate al servizio di Cristo, Speranza del mondo”:

“La speranza! Questa parola, su cui torno spesso, si coniuga bene con giovinezza. Voi, cari giovani, siete la speranza della Chiesa! Essa attende che voi vi facciate messaggeri della speranza, com’è avvenuto l’anno scorso, in Australia, per la Giornata Mondiale della Gioventù”.

Quindi ha ribadito il suo invito a partecipare in tanti alla prossima Gmg di Madrid, nell’agosto 2011. I giovani, da parte loro, hanno donato al Papa un album di foto che racconta la loro vita e - come impegno di solidarietà - oltre 11.000 euro per l’Africa: una colletta che non si fermerà. Benedetto XVI infine affida tutti alla protezione di Maria, in questo luogo dove si custodisce il Palladio della Boemia, un’immagine di Bronzo della Madonna che la tradizione vuole donata da San Metodio a Santa Ludmilla e da questa al nipote San Venceslao: è Maria che protegge vincendo il male con il bene.

Come rilevato da Benedetto XVI, la gioventù della Repubblica Ceca è minacciata da incertezze e crisi d’identità. Un fenomeno che colpisce anche la dimensione religiosa come afferma, al microfono di Sergio Centofanti, il gesuita padre Petr Havlicek, cappellano all’Università Carlo di Praga:

R. - Nell’attuale generazione dei giovani si manifesta una maggiore indifferenza religiosa e una sorta di sradicamento anche dalle tradizioni nazionali del Paese: si vive più del presente che del passato. Io penso che questo sia il problema sostanziale: non tanto il consumismo, quando questo sradicamento, questo perdere le proprie radici.

D. - Come può la Chiesa arrivare ai giovani cechi di oggi?

R. - E’ una grande domanda ed è anche una grande sfida riuscire a trovare le strade per avvicinarli. Una via che sembra stia funzionando è l’essere aperti a tutti, soprattutto ai giovani dai 18-20 anni in su, che nelle università stanno cercando qualcosa di diverso dal consumismo: essere aperti ed accoglierli, aperti alle loro domande, alle domande sul senso della vita…

D. - Quali sono le speranze per questo viaggio del Papa?

R. - Credo che per la Chiesa nel mio Paese possa diventare uno stimolo ad avere un’identità spirituale forte e riconoscere di nuovo l’importanza di vivere la nostra fede anche come una cosa ben pensata e ben riflettuta, in modo che per noi diventi un aiuto a dialogare con tutti coloro che non credono.

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28/09/2009 16:09

L'incontro di Benedetto XVI con il Consiglio ecumenico ceco e il saluto ai rappresentanti della comunità ebraica praghese

Che i cristiani siano uniti nel segno della speranza per incidere la vita pubblica dei Paesi europei: l’auspicio di Benedetto XVI è stato
espresso nell’incontro con il Consiglio ecumenico delle Repubblica ceca, ospitato ieri pomeriggio nell’arcivescovado di Praga, al quale hanno partecipato anche due esponenti della comunità ebraica praghese. Il servizio di Roberta Gisotti:

“E’ difficile credere - ha esordito il Papa - siano passati solo due decenni dal crollo dei regimi comunisti e l’avvio di “una difficile ma produttiva transizione verso strutture politiche più partecipative”, che ha visto i cristiani uniti ad altri uomini di buona volontà per “ricostruire un ordine politico giusto”, tutt’ora impegnati nel dialogo “verso la comprensione reciproca” e “la collaborazione” per “la pace e il progresso del bene comune”. Benedetto XVI ha evidenziato i tentativi in atto “tesi a marginalizzare l’influsso del cristianesimo nella vita pubblica, talora sotto il pretesto - ha osservato - che i suoi insegnamenti siano dannosi al benessere della società”. Fermiamoci allora a riflettere, ha detto il Papa. Se oggi c’è “separazione artificiale del Vangelo dalla vita intellettuale e pubblica” dovremmo fare reciproca “autocritica” “dell’età moderna” e “del cristianesimo moderno”, specie sulla speranza che possono offrire all’umanità:

“We may ask ourselses,….

Possiamo chiederci: cosa ha da dire oggi il Vangelo alla Repubblica Ceca e più in generale all’intera Europa, in un periodo segnato dal proliferare di diverse visioni del mondo?”

“Il Vangelo non cessa mai di ispirare uomini e donne a porsi al servizio dei loro fratelli e sorelle. Pochi potrebbero contestare ciò”, ha aggiunto il Santo Padre:

“We take confidence in knowing…

Acquistiamo fiducia sapendo che la proclamazione da parte della Chiesa della salvezza in Gesù Cristo è sempre antica e sempre nuova, imbevuta della saggezza del passato e ricolma di speranza per il futuro. Quando l’Europa si pone in ascolto della storia del cristianesimo, ascolta la sua stessa storia”.

Le nozioni di giustizia, libertà e responsabilità sociale - ha spiegato Benedetto XVI - assieme alle istituzioni culturali e giuridiche stabilite per difendere queste idee e trasmetterle alle generazioni future, sono plasmate dalla eredità cristiana dell'Europa. “In verità, la memoria del passato anima le sue aspirazioni per il futuro”. E dunque, “i cristiani non devono ripiegarsi su di sé, timorosi del mondo”, ma “condividere con fiducia il tesoro di verità loro affidato” sull’esempio di Santi come Adalberto e Agnese di Boemia:

“Likewises Christians today…

Allo stesso modo i cristiani di oggi, aprendosi alla situazione attuale e riconoscendo tutto ciò che vi è di buono nella società, devono avere il coraggio di invitare uomini e donne alla radicale conversione che deriva dall’incontro con Cristo e introduce in una nuova vita di grazia”.

Del resto le radici cristiane - ha proseguito il Santo Padre - continuano a dare all’Europa “il sostegno spirituale e morale che permette di stabilire un dialogo significativo con persone di altre culture e religioni”:

“Precisely because the Gospel…

Proprio perché il Vangelo non è un'ideologia, non pretende di bloccare dentro schemi rigidi le realtà socio-politiche che si evolvono. Piuttosto, esso trascende le vicissitudini di questo mondo e getta nuova luce sulla dignità della persona umana in ogni epoca”.

Il Papa ha richiamato i cristiani ad impegnarsi “per sanare le divisioni del passato”, ricordando la figura di Jan Hus, e ricordando il Convegno del 1999 in Vaticano, dedicato all’eroe nazionale boemo, monaco del XV secolo che si batté contro il mercato delle indulgenze e contro le ricchezze della Chiesa, un secolo prima di Lutero, arso sul rogo come eretico:

“I pray that such ecumenical initiatives…

Prego perché tali iniziative ecumeniche portino frutto non solo per proseguire il cammino dell’unità dei cristiani, ma per il bene dell’intera società europea”.

Da annotare, infine, il saluto di Benedetto XVI ai due rappresentanti della comunità ebraica di Praga presenti all’incontro. Comunità oggi di circa 4 mila persone, rispetto alle 90 mila che risiedevano nella capitale boema prima della Seconda Guerra mondiale e che finirono in massima parte uccise nei campi di sterminio nazisti.

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28/09/2009 19:26

Ratzinger, il Papa maestro

FRANCESCO ANTONIO GRANA

Benedetto XVI tiene saldamente in mano la vanga. Da umile lavoratore nella vigna del Signore, sa bene che il terreno prima di poter accogliere i semi e fruttificare, ha bisogno di essere dissodato. E ci sono zolle, fuori e dentro la Chiesa, la cui durezza non consente una semina immediata.
Ma Ratzinger non demorde. Con la mitezza che gli è propria, lavora incessantemente e meticolosamente perché il terreno, una volta pronto per la semina, possa dare frutto.
Nel suo quinto anno di pontificato, Benedetto XVI continua a lavorare alacremente per il dialogo ecumenico e interreligioso, che è fra i primi punti della sua agenda.
L’annuncio storico di un’assemblea speciale del
Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010, giunge dopo quattro anni di ascolto e di dialogo con tutti i leader religiosi del mondo.
E soprattutto dopo l’intenso
viaggio
di Benedetto XVI nella terra di Gesù, dove ha più volte invocato la pace fra israeliani e palestinesi, chiedendo che la soluzione dei due Stati divenga realtà e non rimanga un sogno.
Significativo è il tema che il Papa ha scelto per l’assise sinodale: “La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza. La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola”.
Benedetto XVI certamente non mancherà di invitare anche relatori al di fuori della stretta geografica cattolica, così come ha fatto nel
Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio
che si è tenuto nell’ottobre del 2008 in Vaticano, e al quale ha preso parte, tra gli altri, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I.
Si potrebbe concretizzare già il prossimo anno la visita di Papa Ratzinger in Vietnam, e non sembrano ormai nemmeno tanto lontane Pechino e Mosca.
La
lettera che Benedetto XVI inviò due anni orsono ai cattolici cinesi e l’inizio, seppure ancora minimo, di dialogo con il governo di Pechino, da un lato, e i sempre più proficui rapporti con il Patriarcato ortodosso russo
, e il suo leader Kirill, dall’altro, stanno iniziando a fruttificare e a rendere meno utopistici i viaggi del Papa in Cina e in Russia.
Altrettanto importante, anche alla luce delle polemiche suscitate dalla
revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani
, a causa delle scellerate dichiarazioni negazioniste sulla Shoah di monsignor Williamson, graziato dal provvedimento della Santa Sede, sarà la visita del Papa alla Sinagoga di Roma, che si terrà nell’autunno prossimo.
“Benedetto XVI - ha scritto recentemente il cardinale di Bologna, Carlo Caffarra - è il Papa della fede e della liturgia.
È un Papa maestro
.
Se la Chiesa lo canonizzerà dovrà attribuirgli il titolo di Dottore perché ci sta semplicemente insegnando la fede della Chiesa”. Quella fede che ha bisogno di testimoni e di operatori di pace e che non può
nulla senza la carità.

© Copyright L'Avanti, 28 settembre 2009 consultabile online anche
qui.
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In centomila pregano con Benedetto XVI

«Senza Dio assurdità nella Storia». Folla inattesa nelle Repubblica Ceca: 6 abitanti su 10 sono atei


dal nostro inviato

FRANCA GIANSOLDATI

PRAGA
Fare il vescovo nella Repubblica Ceca, forse la regione europea col più alto tasso di ateismo, dove sei persone su dieci dichiarano di non credere affatto in Dio, non deve proprio semplice. Basta ascoltare la confessione choc del cardinale Vlk, ormai prossimo a ritirarsi per raggiunti limiti di età, che ha ammesso pubblicamente di avere fallito la sua missione.
Una dichiarazione emblematica giunta proprio nel giorno in cui Papa Ratzinger, dall’arcivescovado di Praga, denunciava con forza i «tentativi tesi a marginalizzare in tutta Europa l’influsso del cristianesimo nella vita pubblica, col pretesto che i suoi insegnamenti sarebbero dannosi al benessere della società». Un evidente problema che ormai accomuna, a vari livelli e sotto varie forme, tutti i paesi del Vecchio Continente.
«Il fenomeno ci chiede di fermarci a riflettere» poichè «il cristianesimo ha molto da offrire sul piano pratico e morale». A vent’anni dal crollo del Muro di Berlino per la Chiesa è tempo di bilanci.
Il passato comunista ha lasciato evidenti segni nella società e non sempre la presenza dei cattolici è riuscita a imporsi come avrebbe voluto anche se ieri all’aeroporto di Brno hanno pregato in centomila, in prevalenza giovani, insieme al Papa.
«Durante i vent’anni passati a Praga - si è lamentato il cardinale Vlk - non sono riuscito a raggiungere quasi niente al livello ecclesiastico e politico».
Il riferimento include il rinvio dell’approvazione della legge sulle restituzioni ecclesiastiche, la disputa sulla proprietà della cattedrale San Vito che rimane proprietà dello Stato, e il mancato Concordato tra la Repubblica Ceca e la Santa Sede. Benedetto XVI in questi due giorni trascorsi tra Prata e Brno, nella Moravia, ha toccato con mano di come le cose non vanno come dovrebbero. Il secolarismo avanza, l’indifferenza nei confronti della religione si nota soprattutto tra i giovani, le chiese fanno fatica a riempirsi, la mancanza di fede produce un progresso economico e scientifico «ambiguo». Insomma, avverte Benedetto XVI, «l’esclusione di Dio puo’ portare a nuove assurdita della storia». L’avvertimento è rivolto all’Europa intera. Di conseguenza così come nel passato i cristiani hanno lottato per raggiungere la libertà, ora hanno il compito di essere uniti, di coordinarsi, di agire compatti «per impedire l’emarginazione della fede dalla vita pubblica». In questo contesto forse servirebbe «una autocritica dell’età contemporanea e di certo cristianesimo moderno dato che tendono a ridurre a fatto privato il credere». Il Papa teologo ha tracciato anche scenari futuri e chiedendosi che cosa potrebbe accadere se la «nostra cultura» europea dovesse «costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento a una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate». Insomma il business. Le società non diventerebbero di sicuro «più ragionevoli o tolleranti o duttili», piuttosto si indebolirebbero dimostrandosi meno inclusive. La speranza Papa Ratzinger la ripone nei giovani ai quali indirizzerà, proprio oggi, ultimo giorno della sua visita, un accorato appello a non disperdere le radici cristiane.
Intanto su You-Tube sta impazzando un buffo filmato intitolato ”
Spider bugs Pope”: un ragno piuttosto grosso ha scorrazzato indisturbato in lungo e in largo sulla veste candida di Ratzinger mentre leggeva un discorso durante uno dei tanti incontri pubblici.
Agli internauti il video è risultato simpatico, tanto che potrebbe presto superare a contatti quello ormai celebre di Obama e la mosca.

© Copyright Il Messaggero, 28 settembre 2009

In verità erano in 150 Mila!
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Il Papa lascia la Repubblica Ceca dopo un nuovo appello ai credenti perché si aprano al dialogo con le altre culture e religioni

Il cristianesimo può offrire molto all'Europa


All'Europa il cristianesimo può offrire molto. A patto che la ragione non resti "sorda" al messaggio della fede. E che i cristiani non cedano alla tentazione di "ripiegarsi su di sé, timorosi del mondo", ma si aprano al dialogo con le altre culture e religioni.
Dalla Repubblica Ceca - dove nel pomeriggio di lunedì 28 settembre si conclude il
viaggio iniziato sabato scorso - Benedetto XVI torna a chiedere che "le domande sollevate dalla religione, dalla fede e dall'etica" abbiano diritto di cittadinanza nella ragione pubblica. Non per pretese egemoniche o integraliste, ma perché il messaggio cristiano - assicura - fa parte della storia stessa del vecchio continente e continua a essere uno dei fondamenti su cui costruire il "bene dell'intera società europea".
Il Papa rilancia così il suo appello a quel "grande dialogo intellettuale, etico e umano" tra credenti e non credenti già invocato durante la conversazione con i giornalisti in volo verso Praga. Soprattutto l'incontro ecumenico di domenica pomeriggio - dopo la messa celebrata in mattinata a Brno - gli dà l'opportunità di ricordare che ai cristiani spetta il compito di "aprire nuove vie verso la comprensione reciproca, la collaborazione in vista della pace e il progresso del bene comune".
Il Vangelo - avverte - "non è un'ideologia" che "pretende di bloccare dentro schemi rigidi le realtà socio politiche che si evolvono". Al contrario, "ispira uomini e donne a porsi al servizio dei loro fratelli e sorelle". Da qui la necessità - riaffermata lunedì mattina nella celebrazione a Stará Boleslav - di essere persone "credenti" e "credibili", pronte a mettersi al servizio del bene comune, libere da interessi di parte e aliene dalla tentazione di "apparire" anziché "essere". È questo - spiega - il messaggio evangelico della santità, oggi "ancora attuale" perché invita a considerare il valore autentico di ogni esistenza umana senza misurare tutto col metro dei "beni terreni" e degli "interessi passeggeri".

Il Pontefice mette in guardia soprattutto i giovani da questa mentalità consumistica che - avverte nel messaggio al termine della messa celebrata a Stará Boleslav - "sfrutta in modo falso e alienante" la loro aspirazione alla felicità. A preoccupare Benedetto XVI è anche la pressione che interessi economici e utilitaristici possono esercitare nell'ambito della cultura. Lo confida ai rappresentanti del mondo accademico ceco - incontrati domenica sera nel castello di Praga - raccomandando nella ricerca l'uso non dogmatico o arrogante di una ragione aperta, invece, alla verità e libera dalle "nuove minacce" che, con l'illusione di emanciparla, le sottraggono autonomia e capacità di dialogo. Il pericolo - avverte - è che in questo modo "le nostre società non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive". Perché - incalza il Papa - "una comprensione della ragione sorda al divino, che relega le religioni nel regno delle subculture, è incapace di entrare in quel dialogo delle culture di cui il nostro mondo ha così urgente bisogno".

Il cristianesimo invece - aveva già ricordato sabato pomeriggio durante l'incontro con le autorità politiche, civili e diplomatiche - vuole porsi al "servizio di tutti i membri della società". Nel "pieno rispetto" della distinzione tra sfera politica e sfera religiosa, ma anche nella consapevolezza che "la ricerca della verità" non minaccia "la tolleranza delle differenze o il pluralismo culturale": anzi, "rende il consenso possibile e permette al dibattito pubblico di mantenersi logico, onesto e responsabile".

(©L'Osservatore Romano - 28-29 settembre 2009)
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28/09/2009 19:32

Papa/ Presidente ceco: Sue parole coraggiose,spesso non condivise

Klaus saluta Pontefice all'aeroporto di Praga


Il presidente della Repubblica ceca Vaclav Klaus saluta i papa all'aeroporto internazionale prima della sua partenza per Roma ringranziandolo per "la visita memorabile, l'invito "alla mutua comprensione, alla tolleranza, alla pace" ma anche per "il coraggio nell'esprimere posizioni che non sono sempre political correct e condivise da tutti, il suo fermo impegno - ha aggiunto- in favore del rispetto delle idee e dei principi fondamentali della nostra civiltà e della cristianità".

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28/09/2009 19:35

Con le braccia aperte

La
visita del successore di Pietro nelle terre di Boemia e di Moravia è stato un viaggio compiuto con le braccia aperte.
Che una volta di più hanno mostrato il volto più gentile e autentico di Benedetto XVI.
Nella Repubblica Ceca, uno dei Paesi europei più largamente secolarizzati, il Papa è stato accolto con affetto e cordialità, e non soltanto dalla minoranza cattolica, come è apparso in molti momenti, grazie anche alla ripetuta presenza del presidente Václav Klaus.
In questo quadro, il viaggio papale è stato reso ancora più significativo dalla voluta coincidenza con l'anniversario della "rivoluzione di velluto" e del pacifico rivolgimento che vent'anni fa misero fine all'oppressione del comunismo nella maggior parte dell'Europa centrale e orientale. I discorsi al popolo ceco di Benedetto XVI, incentrati principalmente sul concetto di verità, una parola che per i cristiani s'identifica con il nome di Dio, sono stati rivolti idealmente ai Paesi che hanno sofferto per il totalitarismo ateo.
Alle braccia aperte del Papa hanno risposto moltissimi, credenti e agnostici, di frequente con gioia e commozione visibili, e in ogni caso sempre con esemplare rispetto, che si è avvertito in particolare nelle cerimonie dove la musica ha saputo esprimere i sentimenti più profondi dei cechi.
Come il Te Deum di Antonin Dvorák durante l'accoglienza da parte delle autorità civili e del corpo diplomatico nella Sala spagnola del Castello di Praga.
Oppure grazie ai canti del coro dell'antichissima università Carlo,
nell'incontro con il mondo accademico.
Qui, dove circa i tre quarti del corpo docente e degli studenti si dichiarano agnostici se non atei, il consenso e il calore manifestati a Benedetto XVI - che ha riconosciuto esplicitamente il ruolo dei movimenti intellettuali e studenteschi nella liberazione dal comunismo - hanno richiamato, per contrasto, l'episodio d'intolleranza che costrinse il Papa a rinunciare alla visita all'università romana della Sapienza.
Manifestando invece quale debba essere il confronto tra credenti e non credenti: nel rispetto reciproco e nella ricerca del bene comune e della verità.
E ricorrente è stata l'insistenza del Papa sulla verità e sull'urgenza che a essa diano testimonianza e voce nel dibattito pubblico delle diverse società i cattolici. Questi nell'allora Cecoslovacchia hanno saputo contribuire insieme ai laici a sconfiggere la dittatura fondata sulla menzogna, secondo l'analisi di Václav Havel - intellettuale simbolo dell'opposizione al comunismo e quindi predecessore dell'attuale presidente - che Benedetto XVI ha voluto più volte citare sul volo verso Praga e ha poi incontrato.
Aperta dalla toccante
preghiera davanti al Bambino Gesù e chiusa nel luogo del martirio di san Venceslao il giorno della sua festa, la visita papale resterà nella memoria non solo del Paese per celebrazioni liturgiche segnate da un raccoglimento e da una dignità impressionanti.
Come il lungo silenzio durante la comunione osservato dai circa centocinquantamila fedeli - oltre ai cechi, soprattutto moravi, slovacchi e polacchi - che hanno partecipato alla
messa nell'aeroporto di Brno.
E anche le liturgie hanno manifestato come la fede cristiana non sia un'ideologia, ma l'incontro con una persona, Gesù. Che tanti santi e martiri antichi e recenti hanno testimoniato nelle terre boeme e morave. Come ora le comunità cattoliche di questo Paese, di fronte al materialismo e al relativismo, continuano a fare. Con braccia aperte come quelle del Papa.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 28-29 settembre 2009)
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28/09/2009 19:37

PAPA: LASCIA PRAGA E CITA KAFKA, CHI SA VEDERE BELLEZZA NON INVECCHIA

Lasciando la Repubblica Ceca dopo un viaggio durato tre giorni, papa Benedetto XVI ha voluto
citare una frase di Franz Kafka, lo scrittore praghese di lingua tedesca.
''Chi mantiene la capacita' di vedere la bellezza non invecchia mai'', questa la frase citata dal pontefice durante la cerimonia di congedo all'aeroporto internazionale di Praga, alla presenza del presidente ceco Vaclav Klau. Il pontefice si e' detto ''particolarmente felice'' dell'incontro avuto questa mattina con i giovani nella cittadina di Stara' Boleslav, e li ha incoraggiati ''a costruire sulle migliori tradizioni del passato di questa nazione, in particolar modo sulla eredita' cristiana''.
''Secondo un detto attribuito a Franz Kafka - ha quindi aggiunto -, 'Chi mantiene la capacita' di vedere la bellezza non invecchia mai'. Se i nostri occhi rimangono aperti alla bellezza della creazione di Dio e le nostre menti alla bellezza della sua verita', allora possiamo davvero sperare di rimanere giovani e di costruire un mondo che rifletta qualcosa della bellezza divina, in modo da offrire ispirazione alle future generazioni per fare altrettanto''. Nel suo discorso, il pontefice ha toccato brevemente tutti i temi sollevati durante il viaggio, soffermandosi in particolare sull'incontro ecumenico di ieri pomeriggio nel palazzo dell'Arcivescovado di Praga.
Un incontro, ha spiegato Ratzinger, che ''ha confermato l'importanza del dialogo ecumenico in questa terra che ha assai sofferto per le conseguenze della divisione religiosa al tempo della guerra dei Trent'anni''. ''Molto - ha aggiunto - e' gia' stato fatto per sanare le ferite del passato, e sono stati intrapresi dei passi decisivi sul cammino della riconciliazione e della verita' in Cristo''.

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28/09/2009 19:53

Il presidente Klaus al Papa: grazie per il suo coraggio, ha portato una nuova speranza!

Il presidente ceco Vaclav Klaus nella cerimonia di congedo ha pronunciato in italiano il discorso, sorprendendo anche il Papa che si è complimentato per questo. Ecco il testo integrale del discorso:


Sua Santità,

mi permetta innanzitutto di ringraziarla a nome di tutto il nostro Paese per la sua visita memorabile. Il suo soggiorno nel nostro Paese, il messaggio che ci ha portato in modo così convincente, il suo invito alla mutua comprensione, alla tolleranza, alla pace, all’importanza della ragione, della fede e dei principi etici, è stato trasmesso in modo chiaro e noi l’abbiamo compreso. Lo ricorderemo e lo terremo a mente a lungo.

Lei ci ha portato – per utilizzare le sue parole – una nuova speranza! La sua grande fede, il suo coraggio nell’esprimere posizioni che non sono sempre politicamente corrette e condivise da tutti, il suo impegno a favore del rispetto delle idee e dei principi fondamentali della nostra civiltà e della cristianità sono qui per dare a tutti noi un esempio e per incoraggiarci.

Decine di migliaia di cittadini cechi così come i popoli dei Paesi vicini hanno avuto la straordinaria possibilità di vederla di persona, milioni di persone l’hanno seguita ora dopo ora in questi tre giorni sugli schermi televisivi.

Posso senz’altro affermare - nella convinzione che questa non sia solo una mia opinione personale - che la sua visita ha avuto successo e che avrà un effetto duraturo.

Sono stati rafforzati i rapporti tra Repubblica Ceca e lo Stato della città del Vaticano: sono lieto di poter dire che essi sono molto buoni. Sono convinto che lo saranno anche in futuro.

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29/09/2009 06:53

Benedetto XVI: la società ha bisogno di persone “credenti” e “credibili”

Durante la Messa per la festa di San Venceslao


ROMA, lunedì, 28 settembre 2009 (ZENIT.org).

Benedetto XVI
ha affermato che la società odierna ha bisogno di persone “con timore di Dio e coerenti”, durante la Messa presieduta questo lunedì nella spianata della via Melnik, a Stará Boleslav, in occasione della festa di San Venceslao, patrono della nazione ceca.
Alla celebrazione liturgica erano presenti circa 45 mila persone, tra cui il Presidente della Repubblica Ceca e in special modo un nutrito gruppo di giovani che hanno partecipato al pellegrinaggio a Stará Boleslav, situata a pochi chilometri da Praga e luogo del martirio di San Venceslao (ca. 907–929/935), principe di Boemia, ucciso dai sicari del fratello minore Boleslao.
La solennità è stata seguita in diretta dalla televisione nazionale ceca e dalla radio nazionale ceca, così come dalla televisione cattolica “Noe” e dalla radio cattolica “Proglas”.

Prendendo spunto dalla vita del santo, il Papa ha affermato che “c'è oggi bisogno di persone che siano 'credenti' e 'credibili', pronte a diffondere in ogni ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione”.
“Questa è la santità – ha spiegato –, vocazione universale di tutti i battezzati, che spinge a compiere il proprio dovere con fedeltà e coraggio, guardando non al proprio interesse egoistico, bensì al bene comune, e ricercando in ogni momento la volontà divina”.
Nell'ultimo giorno della sua visita apostolica nella Repubblica Ceca, il Papa ha riconosciuto le difficoltà legate a questo progetto di vita, additando tuttavia l'esempio dei santi.
La loro vita, ha infatti affermato, “incoraggia chi si dice cristiano ad essere credibile, cioè coerente con i principi e la fede che professa”.

Il Papa ha quindi tracciato brevemente la biografia di Veneceslao, descrivendolo come un “docile discepolo del Signore”, che sempre “si mantenne fedele agli insegnamenti evangelici che gli aveva impartito la santa nonna, la martire Ludmilla”, uccisa a causa della sua fede per ordine della nuora Drahomira, madre di Venceslao.
Di lui il Pontefice ha ricordato che “ebbe il coraggio di anteporre il regno dei cieli al fascino del potere terreno” e si adoperò “nel costruire una convivenza pacifica all’interno della Patria e con i Paesi confinanti”, propagando la fede cristiana, costruendo chiese e invitando missionari tedeschi al fine di avvicinare la Boemia all’Europa occidentale e alla sua cultura.
“Animato da spirito evangelico – ha raccontato – giunse a perdonare persino il fratello, che aveva attentato alla sua vita”.
Per Benedetto XVI, la sua lezione di vita è che non basta “apparire buoni ed onesti; occorre esserlo realmente. E buono ed onesto è colui che non copre con il suo io la luce di Dio, non mette davanti se stesso, ma lascia trasparire Dio”.
“Ma ci chiediamo: ai nostri giorni la santità è ancora attuale? O non è piuttosto un tema poco attraente ed importante? Non si ricercano oggi più il successo e la gloria degli uomini? Quanto dura, però, e quanto vale il successo terreno?”, si è domandato.

A questo proposito, ha spiegato che “il valore autentico dell’esistenza umana non è commisurato solo su beni terreni e interessi passeggeri, perché non sono le realtà materiali ad appagare la sete profonda di senso e di felicità che c’è nel cuore di ogni persona”.
“Chi ha negato e continua a negare Dio e, di conseguenza, non rispetta l’uomo, sembra avere vita facile e conseguire un successo materiale – ha osservato –. Ma basta scrostare la superficie per costatare che, in queste persone, c’è tristezza e insoddisfazione”.
Il Santo Padre ha infine affermato che “solo chi conserva nel cuore il santo 'timore di Dio' ha fiducia anche nell’uomo e spende la sua esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno”.

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29/09/2009 06:54

Concluso il viaggio pastorale nella Repubblica Ceca, Papa Benedetto XVI è rientrato questa sera a Roma.

L'aereo speciale, un airbus della Repubblica Ceca proveniente da Praga, è atterrato all'aeroporto militare di Ciampino alle 19.36. All'arrivo all'aeroporto militare di Ciampino, Papa Benedetto XVI è stato accolto, a nome del Governo, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
Benedetto XVI, sceso di buon passo dalla scaletta dell'aereo, dove erano presenti anche alti prelati, ha scambiato alcune cordiali battute sotto il velivolo con Letta che lo ha accompagnato all'auto che lo attendeva a pochi metri sulla piazzola di sosta.
L'auto, una berlina nera del Vaticano, diretta al Palazzo Apostolico di Castelgandolfo ha lasciato lo scalo romano poco prima delle 19.45.

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29/09/2009 06:56

Domenica mattina bagno di folla nella capitale della Moravia

La prima volta di un Papa nell'antica diocesi di Brno


dal nostro inviato Mario Ponzi

Domenica mattina a Brno migliaia di fedeli si sono stretti attorno al Papa, cancellando in un attimo quell'atmosfera di sussiego, quasi di indifferenza, registrata nelle prime ore della visita a Praga.
Nella capitale della Moravia Benedetto XVI ha celebrato la
messa in un'ampia spianata a pochi metri dalla pista d'atterraggio dell'aeroporto dove era giunto pochi momenti prima, proveniente dalla Boemia. Si sono riviste le bandiere al vento, festoni e centinaia di bandierine con i colori del Vaticano sventolare nelle mani dei fedeli. Sono comparsi persino gli striscioni. In pochi hanno rinunciato a vivere un momento storico: la prima volta di un Papa nella loro terra.
A dire il vero c'erano anche numerosi fedeli provenienti da Paesi confinanti o comunque vicini. Forse il gruppo più consistente era quello giunto dalla Slovacchia. Si sono poi viste sventolare bandiere polacche, austriache e anche tantissime tedesche. Insomma nel novero delle persone presenti questi gruppi hanno svolto un ruolo considerevole. Anche perché se è vero che nella diocesi di Brno si conta il maggior numero di cattolici del Paese, essi restano pur sempre una minoranza rispetto a quanti si dichiarano del tutto indifferenti a una qualsiasi forma di religiosità. Per un giorno dunque, grazie ai molti fedeli giunti dall'estero, hanno sperimentato la gioia di scoprirsi realmente membri di quella grande famiglia che è la Chiesa universale. La loro gioia era palpabile. Si tratta di una comunità piccola ma coraggiosa e fervorosa. Ha saputo resistere ai tentativi di annientamento perpetrati dal regime comunista ed è stata in seguito capace di ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto in una città che, per importanza, è seconda solo a Praga, sede di prestigiose università e importante polo industriale.
Hanno accolto il Papa come portatore di speranza. "Di speranza - ci ha detto Frantisek Halas, antico ambasciatore della Repubblica Ceca presso la Santa Sede e oggi professore di storia della Chiesa all'università di Olomouc - abbiamo un grande bisogno. La visita di Benedetto XVI in questa terra morava è un'iniezione di fiducia per la nostra fede, seppure si tratti di una fede ben viva. Ce ne era bisogno perché la nostra Chiesa è circondata dall'indifferenza, dall'ignoranza, quando non dall'ostilità. Abbiamo dunque tanto bisogno di sentirci incoraggiati. Il successore di Pietro è oggi tra noi perché da Gesù ha ricevuto il mandato di confermare i suoi fratelli nella fede; ma lui è anche un grande portatore di speranza".
Alla speranza era dedicata la messa del Pontefice, concelebrata dai cardinali del Seguito: Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Giovanni Coppa, già nunzio apostolico nel Paese, con i porporati Miloslav Vlk, Stanislaw Dziwisz, Joachim Meisner, Christoph Schönborn, Josip Bozanic e Tomás Spidlík, nativo della diocesi di Brno. Inoltre dagli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della segreteria di Stato, anch'egli al seguito del Pontefice, e Diego Causero, nunzio apostolico a Praga; dal vescovo locale, dall'episcopato ceco e da presuli delle nazioni confinanti; da tantissimi sacerdoti, tra i quali Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e Alfred Xuereb, della Segreteria particolare.
Prima di raggiungere l'altare il Papa ha benedetto una gigantesca àncora infissa nel terreno che, come l'alta croce posta accanto all'altare, resterà a memoria della storica visita. L'hanno voluta per simboleggiare la volontà di restare saldamente ancorati alla fede manifestata in questa giornata storica davanti a Benedetto XVI. Prova ulteriore sono state le cinquanta prime pietre di altrettante nuove chiese da edificare nel Paese, poste ai piedi dell'altare per farle benedire dal Pontefice. C'erano anche tre campane e tre grandi croci destinate ad altrettante chiese in via di completamento. Al momento dell'eucaristia, mentre il Papa comunicava i ministranti, il cardinale Bertone ha distribuito l'eucaristia a un centinaio di fedeli.
Conclusa la messa il Pontefice ha recitato la preghiera
dell'Angelus e impartito la benedizione. Lasciando il palco ha salutato il presidente Klaus, presente al rito con la consorte.
Rientrato a Praga, nel pomeriggio Benedetto XVI ha avuto due importanti incontri. Nell'arcivescovado si è intrattenuto con i membri del Consiglio ecumenico della Repubblica Ceca. È stata per il Papa l'occasione di ricordare, oltre Jan Hus, la necessità di sanare le ferite del passato. A proposito di Hus, Benedetto XVI ha fatto riferimento all'iniziativa assunta dalla Santa Sede di organizzare un convegno proprio sul famoso predicatore e docente universitario, entrato in conflitto con la gerarchia ecclesiastica perché il suo insegnamento differiva da quello della Chiesa di Roma. La sua vicenda si concluse tragicamente nel 1415, arso sul rogo come eretico. Fatto questo che nei Paesi cechi suscitò un grande dissenso, sino a portare alla nascita del movimento ussita, diffuso ancora oggi.
"Profondo rammarico per la crudele morte di Jan Hus e per la conseguente ferita, fonte di conflitti e di divisioni, che fu in tal modo aperta nelle menti e nei cuori del popolo boemo" fu espresso da Giovanni Paolo II il 17 dicembre 1999 ricevendo a Roma i partecipanti al seminario internazionale di studi cui hanno fatto cenno sia il presidente del Consiglio ecumenico Pavel Cerny nel saluto a Benedetto XVI, sia il Pontefice stesso nella sua risposta. Tra l'altro Papa Wojtyla definì Hus una "straordinaria figura di uomo".
All'incontro in arcivescovado erano presenti anche due esponenti della comunità ebraica praghese. In proposito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Fderico Lombardi, a chi gli chiedeva perché il Pontefice non avesse fatto cenno all'Olocausto nel corso della sua visita - a Praga gli ebrei sono oggi quattromila, contro i novantamila che c'erano prima che la follia nazista li sterminasse - ha risposto che "il Papa ha parlato tante volte, condannando ogni forma di violenza e in modo definitivo la Shoah". Il sacerdote gesuita ha anche tracciato un bilancio delle prime due giornate di Benedetto XVI in terra ceca. "Dal Papa - ha riferito - ci sono stati commenti positivi sui vari momenti trascorsi nel territorio ceco, dove non ha trovato grandi masse - tranne che alla messa di Brno - ma ha constatato con soddisfazione un'atmosfera concentrata sulla preghiera e sui contenuti".
Non meno significativo, infine, il successivo appuntamento del Pontefice con il mondo accademico nel vicino castello di Praga. L'incontro è avvenuto nel Salone di Vladislav, un luogo importante nella storia del Paese. Si tratta della sala delle famose defenestrazioni, la prima del 1419 e la seconda del 1618, ambedue segnale d'inizio di eventi tragici e drammatici, come la guerra dei trent'anni per citare il più famoso.
Il Papa, con la sua presenza, ha lasciato un motivo in più per accrescere la fama di questo salone. Resterà poi il luogo dal quale Benedetto XVI ha messo in guardia dal pericolo che corre una società libera, ma che pretende di escludere Dio dalla scena del mondo e di relegare la religione nell'ambito privato. "Oggi nel mondo - ha detto infatti - l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti a piegarsi ai gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici". Cosa potrebbe accadere, si è chiesto, se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solo su argomenti di moda, o se in preda all'ansia della secolarizzazione dovesse allontanarsi dalle radici che le danno vita? "Le nostre società - è stata la risposta - non diventeranno più ragionevoli, o tolleranti o duttili; saranno piuttosto più fragili". È tornato a esprimere la preoccupazione che fu già di Papa Wojtyla, quella cioè di trovare la strada per superare la "frattura tra scienza e fede". Certo che una "ragione sorda al divino che relega le religioni nel regno delle subculture - ha concluso - è incapace di entrare in quel dialogo tra le culture di cui il nostro mondo ha così bisogno".
Al termine, prima di lasciare il castello per fare rientro in nunziatura, Benedetto XVI ha firmato il libro d'oro dell'Università Carlo di Praga, il più antico ateneo dell'Europa centrale che conta oggi quarantaduemila studenti iscritti.

(©L'Osservatore Romano - 28-29 settembre 2009)
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29/09/2009 07:00

Il Pontefice ricorda che la libertà va difesa anche dal vuoto di valori La dittatura è bugia

«Chiesa minoranza creativa, che determina il futuro»


DAL NOSTRO INVIATO A P RAGA

MIMMO MUOLO

Il
viaggio nella nazione che il Papa ha definito « cuore dell’Europa » è anche un viaggio che ha molto da insegnare.
Alla Chiesa, in primo luogo, perché non viva come un handicap il fatto di essere minoritaria.
«Sì, nella Re­pubblica Ceca –
dice Be­nedetto XVI – è minoran­za, ma sono le minoranze creative che determinano il futuro» .
Ha da insegna­re qualcosa anche alla so­cietà, aggiunge il Pontefi­ce. Innanzitutto che « l’in­contro tra le culture può essere difficile, ma è sem­pre fecondo», come del re­sto dimostra questa terra da sempre crocevia di po­poli. E poi che la libertà va difesa non solo dall’op­pressione, ma anche dal vuoto dei valori, che pos­sono distruggerla, ammo­nisce papa Ratzinger, co­me la dittatura. Non manca neanche nel breve volo da Roma a Pra­ga l’incontro di Benedet­to XVI con i giornalisti al seguito.
Alle loro doman­de, raggruppate e propo­ste dal portavoce vatica­no, padre Federico Lom­bardi,
il Papa risponde con la consueta chiarezza e serenità, soffermandosi anche sulle condizioni della sua mano dopo l’infortunio di luglio («non sono al 100 per cen­to, ma posso di nuovo scrivere » ) e dicendosi contento dell’accoglienza che ha avuto la sua ultima enciclica, che sta dando un contributo a « integra­re economia ed etica » .
Il pensiero del Pontefice va subito agli anni della dit­tatura. Per sottolineare però che « nella sofferenza sono anche maturati con­cetti di libertà che sono molto attuali » .
Benedetto XVI cita anche Vaclav Ha­vel, (l’ex presidente che in­contrerà nel pomeriggio insieme alle altre autorità politiche), per ricordare che la dittatura è fondata sulla menzogna. E dunque che la vera libertà nasce anche dal rifiuto di que­st’ultima e dalla ricerca della verità.
«La libertà – sottolinea – non è arbitra­rietà, libertinaggio, ma è connessa ai grandi valori della verità, dell’amore, della solidarietà e del bene comune » . Una lezione da tenere ben presente in presenza di una « libertà spesso un po’ vuota e sen­za valori». Al contrario, oc­corre « riconoscere che li­bertà e verità vanno insie­me, altrimenti la libertà stessa si distrugge » . Que­sto «è il messaggio che vie­ne dai Paesi dell’Est » , sot­tolinea Benedetto XVI, due decenni dopo la fine del comunismo.
Ma la Chiesa, chiede pa­dre Lombardi a nome dei giornalisti, quale contri­buto può dare in questa situazione che la vede spesso in minoranza? « Normalmente – rispon­de Benedetto XVI – le mi­noranze creative determi­nano il futuro » e dunque « la Chiesa cattolica deve comprendersi come mi­noranza creativa, poiché ha un’eredità di valori che non sono cose del passa­to, ma una realtà molto vi­va e attuale » . Di qui l’invi­to del Pontefice a « rende­re presenti questi valori nel dibattito pubblico » e in particolare in tre setto­ri. Primo, il dialogo intel­lettuale tra agnostici e cre­denti. « Ambedue hanno bisogno dell’altro » e « de­vono porsi in atteggia­mento di ricerca » . Secon­do, l’ambito educativo. «La Chiesa ha molto da fa­re e da dare, nella forma­zione. Ad esempio, in Ita­lia parliamo di emergenza educativa, ma questo è un problema comune a tutto l’Occidente». Infine, la Ca­ritas, che è un vero « segno dell’identità della Chiesa». « La responsabilità per gli altri e la solidarietà inter­nazionale sono condizio­ne per la pace » .
Una domanda sulla sua re­cente enciclica permette al Pontefice di approfon­dire questo tema. « Inte­grare l’etica nella costru­zione dell’economia è la grande sfida di questo mo­mento – ricorda il Papa –. Spero di aver contribuito a questa sfida con l’enci­clica. Il dibattito in corso mi sembra incoraggiante. Vogliamo continuare a ri­spondere alle sfide del mondo e fare in modo che il senso di responsabilità sia più grande della vo­lontà di profitto e che la re­sponsabilità per gli altri sia più forte dell’egoismo » .
L’ultima domanda è sulla mano, dopo l’infortunio. « È stata una pena e una scuola di pazienza non po­ter scrivere per sei setti­mane. Tuttavia potevo la­vorare e leggere » . Sono un po’ andato avanti con il li­bro su Gesù (la seconda parte, ndr ) – ha aggiunto – , ma c’è ancora molto da fare, tra la bibliografia e il resto. Penso di terminarlo nella prossima primavera, ma è questa è solo una speranza » .

© Copyright Avvenire, 27 settembre 2009
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LA STATUA SACRA

Quel «Divino Infante» che risvegliò una nazione


DI MARCO RONCALLI

Ridare visibilità a Cristo in un Pae­se in cui si dichiara credente un quarto degli abitanti.
Ecco il sen­so della
visita di Benedetto XVI al Bam­bin Gesù di Praga, nella chiesa di S. Ma­ria della Vittoria, meta di quasi un mi­lione di pellegrini e turisti provenienti da tutto il mondo ogni anno.
Se la storia di questa statua può ricolle­garsi idealmente alla concezione del «Dio Infante» presente dall’alba del cri­stianesimo che, attraversato il Medioe­vo si vede raffigurata anche in statuette già fra i secoli XIV-XV, e se sono noti gli influssi della spiritualità carmelitana e della pietà popolare su questa devozio­ne, sono ancora molti invece i segreti del « Gratiosus Iesulus » che benedice con la mano destra e tiene il globo nella mano sinistra.
Cominciando dall’origine un po’ misteriosa di questa statua. «Il fatto che il viso di Gesù Bambino sia di tipo moresco corrobora l’ipotesi di una pro­venienza dalla Spagna meridionale. È là che Donna Isabella de Manrique Lara y Mendoza, l’aveva acquisita per farne do­no alla figlia Maria, in occasione del suo matrimonio con Vratislav di Pernstejn. Quest’ultima l’offrirà, a sua volta, a sua figlia Polissena, nel 1587, come dono di nozze. Rimasta vedova, Polissena di Lobkowic la regalerà al priore del con­vento dei Carmelitani Scalzi di Nostra Signora della Vittoria di Praga...». Que­sta la tesi di Philippe Beitia nel volume «Gesù Bambino di Praga. Storia e spiri­tualità », che uscirà presto da Gribaudi e renderà conto del legame fra la statuet­ta e la storia della Boemia. Un vincolo stretto in un culto che è stato «un segno del risveglio salutare di forze vive ferite, per mezzo delle quali la gente della Con­troriforma voleva esprimere tutto il pro­prio amore verso il Divino Redentore nella sua forma di Bambino», ha scritto suor Giovanna della Croce invitando a decodificare la pietà barocca.
Un culto che ha conosciuto alti e bassi: dalla guerra di successione alla morte di Carlo VI (1741) tra l’imperatrice Maria Teresa e il principe elettore di Baviera Carlo Alberto, con la città rimasta in­denne dopo l’affidamento al suo Gesù Bambino, al periodo di declino seguito all’illuminismo. Il rinnovamento del cul­to riprenderà vigore alla fine del XIX se­colo grazie alla diffusione delle immagi­ni, a partire da Praga, con l’impegno car­melitano dall’Europa all’America, dal­l’India all’Africa (per l’Italia si pensi al santuario di Arenzano). Una fioritura spirituale con tanto di approvazione pa­pale quando dilagano le confraternite e persino i neonati vi vengono iscritti, af­fidati alla protezione del Bambino: un tema illustrato da Paul Claudel nei ver­si di «Corona benignitatis anni Dei», («...Là in alto, sulla mensola, sopra i due letti, sotto il suo globo di vetro, con la corona in testa, una delle mani regge il mondo, l’altra pronta a coprire i piccoli che si affidano ad essa, molto grazioso nel suo lungo abito solenne e magnifi­co sotto questo enorme cappello giallo il Bambino Gesù di Praga regna e tro­neggia. È molto solo davanti al focolare che l’illumina come l’ostia nascosta in fondo al santuario, il Dio Bambino pro­tegge i suoi piccoli fratelli fino al matti­no...»).
Ma a proposito di scrittori va ricordata – come ha fatto il priore del Carmelo di Praga Petr Sleich – la familiarità di An­toine de Saint-Exupéry con il Bambin Gesù di Praga ispiratore del capolavoro Il Piccolo Principe. Oppure i versi dedi­cati al «Bambin Gesù» di Praga, «trave­stito nell’abito d’oro scuro da imperato­re » dalla poetessa Birgitta Trotzig nella raccolta «Nel fiume di luce» (Mondado­ri). Potremmo continuare con lavori più popolari o libri per ragazzi pluritradotti come quelli di Ivana Pechackova, o per­sino ricordare Bruce Chatwin che nel ro­manzo «Utz» (Adelphi) definisce il Bam­bin Gesù di Praga «un avido neonato che si appropria delle collane delle pie da­me »... Meglio però ricordare Edith Stein , cioè Teresa Benedetta della Croce che nel suo «Il mistero del Natale» (Queri­niana) echeggiando il salmo 72, medi­tava così: «Davanti ad una piccola im­magine di Gesù Bambino di Praga, un’i­dea mi è balzata improvvisamente in mente: è giusto che Egli porti sul capo u­na corona imperiale e non è certamen­te un caso che ciò si sia manifestato pro­prio a Praga. Praga è stata, infatti, in tut­ti questi ultimi secoli, la sede dell’anti­co Impero Romano Germanico… Gesù Bambino, allora, è giustamente venuto quando il potere imperiale stava arri­vando alla fine. Non è infatti Lui l’«Im­peratore nascosto» che deve mettere fi­nalmente un termine a tutte le miserie? È proprio lui che ha in mano le redini, anche se gli uomini pensano di detene­re il potere».

© Copyright Avvenire, 27 settembre 2009
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29/09/2009 08:18

Il Papa: «C’è bisogno di persone credenti e credibili»

di Andrea Tornielli

nostro inviato a Stará Boleslav (Praga)

Oggi, in ogni ambito della società, c’è urgente bisogno di persone che siano «credenti e credibili», donne e uomini che non solo appaiano buoni, ma lo siano realmente.
Benedetto XVI conclude la sua visita nella Repubblica Ceca: a Stará Boleslav, 35 chilometri da Praga, celebra la memoria del re martire Venceslao, che qui è festa nazionale.
Ci sono 40mila fedeli ad attenderlo, molti dei quali giovani che hanno dormito all’addiaccio, giunti qui la sera prima.
I paramenti rossi del Pontefice e dei cardinali indicano il colore del martirio: Venceslao, re buono salito al trono nel 925, venne assassinato dal fratello Boleslao che voleva la corona. La ricorrenza offre l’occasione per una riflessione su santità e potere.
Dal luogo dove il sovrano versò il suo sangue, Benedetto XVI
ricorda che «il secolo passato ha visto cadere non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irraggiungibili. All’improvviso si sono ritrovati privi del loro potere».
Chi ha negato e continua a negare Dio, spiega Ratzinger, «non rispetta l’uomo, sembra avere vita facile e conseguire un successo materiale. Ma basta scrostare la superficie per constatare che, in queste persone, c’è tristezza e insoddisfazione». Solo chi «conserva nel cuore il santo “timore di Dio” ha fiducia anche nell’uomo e spende la sua esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno».
Oggi, aggiunge, «c’è bisogno di persone che siano credenti e credibili, pronte a diffondere in ogni ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione. Questa è la santità, vocazione universale di tutti i battezzati, che spinge a compiere il proprio dovere con fedeltà e coraggio, guardando non al proprio interesse egoistico, bensì al bene comune». E l’esempio dei santi «incoraggia chi si dice cristiano ad essere credibile, cioè coerente con i principi e la fede che professa. Non basta infatti apparire buoni e onesti, occorre esserlo realmente».
Le parole del Pontefice, preparate da una settimana e pronunciate nella Repubblica Ceca, sono state rilanciate da alcune agenzie italiane come dirette esplicitamente ai governanti e ai responsabili politici.
In realtà nell’omelia dedicata alla figura di San Venceslao, Benedetto XVI non ha mai usato la parola «governanti» né «responsabili politici».
Ma, ha prontamente fatto notare il direttore della Sala Stampa vaticana, «si è rivolto a tutti» e «occorre attenersi fedelmente al testo del suo intervento». Dunque quel riferimento ad essere «credenti credibili» era indirizzato all’intera famiglia dei battezzati, politici compresi.
Al termine della messa celebrata nella spianata sulla via di Melnik, Ratzinger
si è rivolto ai giovani
, dopo che uno di loro gli ha donato un assegno di 289.922 corone (circa 12mila euro) da destinare ai poveri dell'Africa. Il Papa ha parlato dell'«aspirazione alla felicità dei giovani, che spesso però l’attuale società dei consumi sfrutta in modo falso e alienante».
Nel pomeriggio, il Papa ha fatto ritorno a Roma. A Ciampino è stato accolto, a nome del governo, dal sottosegretario
alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

© Copyright Il Giornale, 29 settembre 2009 consultabile online anche
qui.
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29/09/2009 11:33

Il Papa ai giovani: attenti agli “illusori miraggi di paradisi artificiali”

Al termine della Messa a Stará Boleslav per la festa di San Venceslao


ROMA, lunedì, 28 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Di fronte ad una “società dei consumi” spesso intenta a sfruttare “in modo falso e alienante” l' “aspirazione alla felicità” dei giovani, solo Gesù Cristo si pone come la vera risposta di senso, ha detto questo lunedì Benedetto XVI.
E' questo in breve il messaggio lasciato dal Papa al termine della Messa a Stará Boleslav, nei pressi di Praga, luogo del martirio di San Venceslao, patrono principale della Repubblica Ceca, di cui oggi si celebrava la ricorrenza liturgica.

Ad ascoltare la messa c'erano moltissimi giovani venuti da tutta Europa, che hanno passato la notte all'aperto, vegliando con canti, adorazione eucaristica e confessioni, dopo un pellegrinaggio per rendere omaggio a San Venceslao. “Con voi - ha detto Benedetto XVI - anche il Papa si sente giovane!”.

Parlando della aspirazione alla felicità dei giovani, “talvolta mescolata ad un senso di inquietudine”, il Papa ha osservato che non pochi “si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine”. Per questo ha invitato a guardare all’esperienza di Sant’Agostino che cercava la felicità e “scoprì che solo Gesù Cristo era la risposta soddisfacente al desiderio, suo e di ogni uomo, di una vita felice, piena di significato e di valore”. “Il Signore – ha aggiunto – viene incontro a ciascuno di voi. Bussa alla porta della vostra libertà e chiede di essere accolto come amico. Vi vuole rendere felici, riempirvi di umanità e di dignità”.
 
Infatti, ha spiegato, “la fede cristiana è questo: l’incontro con Cristo, Persona viva che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. E quando il cuore di un giovane si apre ai suoi divini disegni, non fa troppa fatica a riconoscere e seguire la sua voce”.
 
Il Papa ha poi esortato i giovani a costruire famiglie cristiane, famiglie sante. E in riferimento all'Anno Sacerdotale attualmente in corso, ha lanciato un appello a essere disponibili alla chiamata di Gesù al sacerdozio o alla vita consacrata.
“La Chiesa - ha detto - ha bisogno di numerosi e santi sacerdoti e di persone totalmente consacrate al servizio di Cristo, Speranza del mondo”.

“La speranza! Questa parola, su cui torno spesso, si coniuga bene con giovinezza. Voi, cari giovani, siete la speranza della Chiesa! Essa attende che voi vi facciate messaggeri della speranza, com’è avvenuto l’anno scorso, in Australia, per la Giornata Mondiale della Gioventù”, ha continuato.
 
Il Papa ha infine rinnovato il suo invito a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, che si svolgerà nell’agosto 2011.
Al termine della messa a Stará Boleslav, il rappresentante dei giovani Vladislav Janouškovec ha rivolto a Benedetto XVI un breve saluto ed ha donato un album di foto che racconta la loro vita.Da ultimo, come gesto di solidarietà nei confronti dei loro coetanei africani ha consegnato al Santo Padre un assegno di oltre 11.000 euro, frutto della generosità dei giovani cechi.

Il Papa: gli intellettuali promuovano “un futuro degno dell’uomo”

Discorso al mondo accademico della Repubblica Ceca



PRAGA, lunedì, 28 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Incontrando questa domenica pomeriggio il mondo accademico della Repubblica Ceca nel salone di Vladislav del Castello di Praga, Benedetto XVI ha chiesto che gli intellettuali abbiano “il coraggio necessario per lo sviluppo di un futuro di autentico benessere, un futuro veramente degno dell’uomo”.
In questo senso, il Papa ha richiamato il rapporto tra scienza e religione, che ha rappresentato “una preoccupazione centrale” per Giovanni Paolo II.Papa Wojtyła, ha ricordato, “ha promosso una più piena comprensione della relazione tra fede e ragione, intese come le due ali con le quali lo spirito umano è innalzato alla contemplazione della verità”.

Nonostante ciò, ci sono ancora persone che vorrebbero disgiungere le due realtà, proponendo un'“esclusione positivistica del divino dall'universalità della ragione”. In questo modo, “non solo negano quella che è una delle più profonde convinzioni dei credenti”, ma “finiscono per contrastare proprio quel dialogo delle culture che loro stessi propongono”.

“Una comprensione della ragione sorda al divino, che relega le religioni nel regno delle subculture, è incapace di entrare in quel dialogo delle culture di cui il nostro mondo ha così urgente bisogno”, ha commentato il Papa.

Il Pontefice ha anche confutato l'idea che le domande sollevate dalla religione, dalla fede e dall’etica non abbiano posto nell’ambito della ragione pubblica.“La libertà che è alla base dell'esercizio della ragione – in una università come nella Chiesa – ha uno scopo preciso: essa è diretta alla ricerca della verità, e come tale esprime una dimensione propria del Cristianesimo, che non per nulla ha portato alla nascita dell'università”, ha osservato. “La sete di conoscenza dell’uomo spinge ogni generazione ad ampliare il concetto di ragione e ad abbeverarsi alle fonti della fede. È stata proprio la ricca eredità della sapienza classica, assimilata e posta a servizio del Vangelo, che i primi missionari cristiani hanno portato in queste terre e stabilita come fondamento di un’unità spirituale e culturale che dura fino ad oggi”.

L'importanza di una formazione integrale

Rivolgendosi ai rettori e ai professori delle istituzioni scolastiche ceche, il Papa ha sottolineato che questi centri hanno “la responsabilità di illuminare le menti e i cuori dei giovani”.

Per questo motivo, “deve essere riguadagnata l’idea di una formazione integrale, basata sull’unità della conoscenza radicata nella verità”, anche per contrastare “la tendenza, così evidente nella società contemporanea, verso la frammentazione del sapere”. Nel mondo odierno caratterizzato dalla massiccia crescita dell’informazione e della tecnologia, ha riconosciuto il Pontefice, “nasce la tentazione di separare la ragione dalla ricerca della verità”.

“La ragione però, una volta separata dal fondamentale orientamento umano verso la verità, comincia a perdere la propria direzione. Essa finisce per inaridire o sotto la parvenza di modestia, quando si accontenta di ciò che è puramente parziale o provvisorio, oppure sotto l’apparenza di certezza, quando impone la resa alle richieste di quanti danno in maniera indiscriminata uguale valore praticamente a tutto”. “Il relativismo che ne deriva genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce all'autonomia delle istituzioni accademiche”.

L'indipendenza del sapere

Benedetto XVI ha quindi sottolineato come l'autonomia di qualsiasi istituzione scolastica trovi significato “nella capacità di rendersi responsabile di fronte alla verità”.

Tale indipendenza può tuttavia “essere resa vana in diversi modi”, ha avvertito, ricordando che la grande tradizione formativa aperta al trascendente all’origine delle università europee “è stata sistematicamente sovvertita, qui in questa terra e altrove, dalla riduttiva ideologia del materialismo, dalla repressione della religione e dall’oppressione dello spirito umano”.

“Nel 1989, tuttavia, il mondo è stato testimone in maniera drammatica del rovesciamento di una ideologia totalitaria fallita e del trionfo dello spirito umano”, ha aggiunto, sottolineando che “l’anelito per la libertà e la verità è parte inalienabile della nostra comune umanità”.Se per un verso è passato “il periodo di ingerenza derivante dal totalitarismo politico”, l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono oggi spesso costretti “a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici”.“Cosa potrà accadere se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento ad una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate? Cosa potrà accadere se, nell’ansia di mantenere una secolarizzazione radicale, finisse per separarsi dalle radici che le danno vita?”, ha chiesto. “Le nostre società non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive, e dovranno faticare sempre di più per riconoscere quello che è vero, nobile e buono”.
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29/09/2009 11:35

Il Papa saluta la Repubblica Ceca, terra di missionari, martiri e santi

Congedo dopo la visita pastorale di tre giorni nel Paese


PRAGA, lunedì, 28 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Benedetto XVI si è congedato questo lunedì pomeriggio dalla Repubblica Ceca sottolineando e lodando la ricca eredità cristiana del Paese.
Nel discorso che ha pronunciato all'aeroporto Stará Ruzyně dopo il saluto rivoltogli dal Presidente Václav Klaus, il Pontefice ha infatti ricordato che la Chiesa ceca "è stata veramente benedetta con una straordinaria schiera di missionari e di martiri, come anche di santi contemplativi". Tra questi, ha ricordato in particolare ricordare Sant'Agnese di Boemia, "la cui canonizzazione, proprio venti anni fa, fu messaggera della liberazione di questo Paese dall'oppressione atea".

Nel giorno in cui si festeggiava San Venceslao, patrono del Paese, il Papa ha voluto ripercorrere prima di ripartire per Roma i momenti più significativi del suo soggiorno in terra ceca.

"È stato specialmente commovente, questa mattina, celebrare la Messa a Stará Boleslav, luogo del martirio del giovane duca Venceslao, e venerarlo presso la sua tomba sabato sera, all'interno della maestosa Cattedrale che domina il panorama di Praga", ha ricordato. Allo stesso modo, ha richiamato la sua visita di questa domenica in Moravia, "dove i Santi Cirillo e Metodio diedero il via alla loro missione apostolica" e dove ha potuto "riflettere, in orante rendimento di grazie, sulle origini del cristianesimo in questa regione ed, effettivamente, in tutte le terre slave".Riferendosi all'incontro con i rappresentanti delle Chiese cristiane nella Repubblica Ceca, il Pontefice ha quindi sottolineato "l'importanza del dialogo ecumenico in questa terra che ha assai sofferto per le conseguenze della divisione religiosa al tempo della guerra dei Trent'anni".

Riconoscendo che "molto è già stato fatto per sanare le ferite del passato, e sono stati intrapresi dei passi decisivi sul cammino della riconciliazione e della vera unità in Cristo", ha spiegato che per "edificare ulteriormente queste solide fondamenta, la comunità accademica ha un importante ruolo da svolgere, mediante una ricerca della verità senza compromessi".

Benedetto XVI ha poi concluso confessando di essere stato "particolarmente felice di incontrare i giovani e di incoraggiarli a costruire sulle migliori tradizioni del passato di questa Nazione, in particolar modo sulla eredità cristiana".

"Se i nostri occhi rimangono aperti alla bellezza della creazione di Dio e le nostre menti alla bellezza della sua verità, allora possiamo davvero sperare di rimanere giovani e di costruire un mondo che rifletta qualcosa della bellezza divina, in modo da offrire ispirazione alle future generazioni per fare altrettanto".Al termine della sua visita in Repubblica Ceca, il Papa ha ricevuto in dono dai Vescovi del Paese una speciale corona del Rosario, lavorata in oro con le pietre chiamate "granati boemi", pezzo unico degli artisti Jan Kazda e Milan Knobloch.La croce del rosario è una variazione delle croci usate nel periodo dei Santi Cirillo e Metodo e reca due iscrizioni nella scrittura glagolitica (nella quale i due santi tradussero la Bibbia in paleoslavo, in seguito detta cirillica). Sul lato frontale si legge "Il Verbo si fece carne", sull'altro "Cristo è risorto dai morti", citazioni che riguardano l'inizio e la fine della vita terrena di Cristo.

Ai piedi della croce sono state incise le iniziali dei due santi, "K" e "M". Sul medaglione, da un lato si vedono il volto di San Venceslao così come viene raffigurato in una statua gotica del santo, opera di Petr Parler, e i vessilli della Boemia e della Moravia, con la scritta "L'amore di Cristo è la nostra forza". Sull'altra faccia del medaglione figurano il "Palladio della Terra boema" (Maria Vergine con il Bambino tra le braccia) e le parole Fides, Spes, Caritas. Questa parte della corona è opera di Milan Knobloch.

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