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A Ratisbona la beatificazione di Eustachio Kugler

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2009 08:35
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A Ratisbona la beatificazione di Eustachio Kugler

Buon samaritano autentico discepolo di san Giovanni di Dio


Un uomo semplice che non disdegnava i lavori più umili, dal carattere schietto di figlio della Baviera, che visse una continua donazione a favore dei malati e dei sofferenti nei quali vedeva Cristo. È il ritratto tracciato dal vescovo di Regensburg, monsignor Gerhard Ludwig Müller, in occasione della beatificazione di Eustachio Kugler (1867-1946), avvenuta nella cattedrale della città tedesca, domenica 4 ottobre.
Nel presiedere il rito di beatificazione, il rappresentante di Benedetto XVI, l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha detto tra l'altro che il nuovo beato, dell'Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio, viene riconosciuto come "un grande testimone della carità di Gesù, buon Samaritano". "Spinto dalla compassione verso gli ammalti e i bisognosi - ha spiegato il presule salesiano - costruì due grandi ospedali a Ratisbona, adoperandosi per il loro buon funzionamento anche durante il periodo doloroso della seconda guerra mondiale". Il religioso attingeva coraggio e perseveranza nel bene dalla sua fede in Cristo:  la "sorgente del suo ardore apostolico - ha spiegato - era la preghiera", tanto che fu attribuita al suo spirito di preghiera anche l'integrità dell'ospedale dalle bombe - sganciate dagli alleati sulle città tedesche alla fine del secondo conflitto mondiale - mentre tutto intorno era distruzione e morte. E sempre  la preghiera era "l'anima della sua  missione  come  priore della comunità  e  come infermiere dell'ospedale".



L'arcivescovo Amato ha poi evidenziato come il beato "praticava il voto di ospitalità dei fatebenefratelli, non a parole ma con i fatti, impegnandosi lui stesso a servire i pasti, pulire le stanze, lavare gli ammalati, cambiarne la biancheria, provvedere a migliorare il loro vitto". In quanto superiore provinciale dell'Ordine "esigeva con fermezza che gli ammalati fossero curati al meglio. In tutte le sue ispezioni la prima domanda era:  "I malati vengono curati bene, li si tratta bene?". Quando doveva essere nominato un nuovo capo infermiere, la sua prima domanda era:  "È buono con gli ammalati?"".
Il presule ha, infine, raccontato il miracolo attribuito all'intercessione di Eustachio Kugler:  si tratta della protezione di Karl Grössl, che il 20 marzo 2001, uscì incolume da un grave incidente stradale. Nonostante il furgone su cui viaggiava rotolasse per più di cento  metri  per una scarpata, egli non  riportò  traumi fisici, né neurologici.
Il vescovo Müller nell'omelia ha ricordato che il 6 giugno 1937 Hitler, acclamato dal popolo, passò vicino all'ospedale dove prestava servizio Kugler. "I frati di Neugier - ha detto il presule - si lasciarono sopraffare dal sensazionalismo. Volevano vedere il "Führer", ma padre Eustachio indicò loro il Tabernacolo dove Cristo è veramente presente nel Santissimo Sacramento con la sua divinità e la sua umanità in carne e sangue. Il beato oppose il suo credo al culto del Führer, in cui un uomo voleva sostituirsi a Dio e si lasciava festeggiare come salvatore, e disse:  "Il nostro Führer è lì dentro!"".
Per la sua coerenza di vita, il beato dovette subire ben trenta interrogatori della Gestapo. Chi lo conobbe ebbe una grande stima in lui e anche con la sua testimonianza "la lotta alla Chiesa e ai conventi e i processi morali non riuscirono a scuotere la fiducia del popolo cattolico nei religiosi e negli altri ecclesiastici". "Il suo esempio ci mostra - ha detto il vescovo di Regensburg - che bisogna stare con i malati sia per curarli, sia per offrire loro una vicinanza il più possibile umana. In un ospedale cristiano i macchinari medici complessi e la perfetta organizzazione sono sempre solo mezzi per raggiungere lo scopo". Infatti - ha proseguito il presule - "lo scopo autentico di ogni cura ai malati è il contatto dell'uomo con l'uomo. Attraverso l'incontro con l'infermiere, con il medico o con il sacerdote, il malato - ha concluso - deve potersi identificare con Cristo sofferente".


(©L'Osservatore Romano - 5- 6 ottobre 2009)
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Beatificato questa domenica un religioso che resistette al nazismo

Fr. Eustachio Kugler, membro dell'Ordine di San Giovanni di Dio



di Carmen Elena Villa


REGENSBURG, lunedì, 5 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

Né la paura di fronte alla pressione nazista né il rifiuto per gli handicappati che si viveva nel suo Paese con il nazionalsocialismo di Hitler poterono soffocare l'intensa spiritualità e l'amore per i più deboli di fr. Eustachio Kugler.

La Diocesi di Regensburg ha celebrato la sua beatificazione questa domenica, presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e inviato di Papa Benedetto XVI.

La dedizione ai malati

Il suo nome di battesimo era Giuseppe. A 16 anni, mentre lavorava in un cantiere, cadde da un ponteggio da un'altezza di 4 metri e riportò una distorsione al piede e una ferita che lo fecero zoppicare per tutta la vita.

A 26 anni, Kugler (1867-1946) entrò nell'Ordine di San Giovanni di Dio, dopo essere entrato in contatto con questa comunità durante la costruzione di un ospedale a Reichenbach (Germania).

Per quasi tutta la sua vita religiosa fu priore di varie comunità e della sua Provincia religiosa, incarico per il quale venne rieletto per volontà degli stessi membri dell'Ordine di San Giovanni di Dio.

Aveva un grande senso della giustizia e un vero talento per l'organizzazione. Sotto la sua guida c'erano 16 ospedali con 2.500 malati assistiti. Nel 1929 venne inaugurato un grande nosocomio (maschile e femminile) con la sua chiesa a Regensburg, in onore di San Pio V.

Si preoccupava che venissero assistiti soprattutto i poveri. Scrisse i criteri per accompagnare i malati negli ospedali in vigore ancora oggi. Pur avendo questa responsabilità, passava la notte camminando per i corridoi dell'ospedale per far fronte alle necessità dei malati, anche le più piccole.

“Noi che lavoriamo nel campo della malattia sappiamo che le persone si aprono solo con chi ha il cuore aperto a loro. Fr. Eustachio Kugler è stato un grande modello a questo proposito”, ha affermato Ubli Doblinger, attuale responsabile della pastorale del centro per handicappati a Reichenbach, in un video diffuso da Max Kronawitter.

Per il postulatore della sua causa di beatificazione, fr. Félix Lizaso, Kugler visse la sua vocazione con due importanti pilastri: “una realtà esistenziale profonda nella comunità, con una vita di fede e spiritualità e una vita di dedizione ai malati”, ha detto parlando con ZENIT.

Pericolo nazista

Come molti altri ordini religiosi e come la Chiesa stessa, i fratelli di San Giovanni di Dio erano minacciati dai nazisti. Lo erano anche i malati che venivano assistiti. Molti vennero deportati visto che i nazisti li consideravano un tumore per la società, ma fr. Kugler si impegnò al massimo per salvarli dalle camere a gas.

Il 17 agosto 1943 Ratisbona subì un pesante bombardamento. I dintorni dell'ospedale vennero distrutti, ma il centro di salute rimase intatto. “Possiamo dire che qui c'è un santo, che ci ha salvati dalla guerra e dalle bombe”, diceva un pastore evangelico.

Padre Lizaso racconta che un giorno Hitler passò davanti all'ospedale. Tutti corsero ad affacciarsi alle finestre per vederlo. Fr. Kugler, invece, non volle vederlo e diceva ai suoi fratelli indicando loro il tabernacolo “Il nostro Führer è lì”.

“Non andava mai da qualche parte senza il rosario in mano. Era un uomo molto giusto. Con spirito di preghiera, di raccoglimento, di umiltà”, afferma il postulatore.

Soffrì moto per la devastazione nazista. Venne sottoposto a più di 30 interrogatori da parte della Gestapo, e durante uno di questi svenne.

“Oltre a non aver tradito alcun fratello, né altre persone, mantenne il massimo riserbo nella sua comunità sugli interrogatori e sul trattamento che aveva ricevuto. Non si lamentò mai, né insultò i poliziotti”, testimonia Lizaso.

Ci furono fratelli che abbandonarono l'Ordine, abbagliati dall'ideologia nazista. Questo colpì profondamente Eustachio, ma mantenendo la calma si riferiva ai nazisti dicendo: “Quegli alberi non cresceranno fino al cielo”.

“Non era una persona che avesse compiuto grandi studi teologici, ma aveva una profonda spiritualità ascetica, un'innegabile misticismo per la sua vita interiore e la profondità di fede, che accompagnava i suoi atti in autentica risposta d'amore per Dio”, ha aggiunto il postulatore.

Fr. Kugler morì nel 1946 per un tumore allo stomaco. A più di 60 anni dalla sua morte, i confratelli e migliaia di fedeli a Regensburg lo ricordano e ne ammirano la semplicità, la saggezza e lo spirito di servizio.


[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
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