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Il caso di pedofilia nella Chiesa irlandese

Ultimo Aggiornamento: 25/03/2010 15:56
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29/11/2009 12:25

La Chiesa irlandese chiede perdono per gli abusi sui minori da parte di sacerdoti dell’arcidiocesi di Dublino. Con noi, mons. Diarmuid Martin

Dolore e vergogna, umiltà e pentimento: sono i sentimenti con i quali la Chiesa irlandese ha accolto la pubblicazione, ieri, del rapporto sugli abusi sessuali ai minori da parte del clero dell’arcidiocesi di Dublino. L’indagine, presentata dal ministro della Giustizia irlandese, Dermont Ahern, illustra i terribili crimini compiuti a danno dei minori da parte di 46 sacerdoti, tra il 1975 e il 2004. Il servizio di Alessandro Gisotti:


“Sono scioccato e provo vergogna”, “chiedo scusa a tutti coloro a cui è stato fatto del male e alle loro famiglie”: così, il cardinale Seàn Brady, primate di tutta l’Irlanda, in un
comunicato
dopo la pubblicazione del rapporto sugli abusi sessuali da parte di sacerdoti dell’arcidiocesi di Dublino.
Nel documento, lungo 700 pagine - frutto del lavoro di una commissione istituita nel 2006 - si parla di 320 casi di abusi sui minori. Ad essere chiamati in causa, oltre agli autori delle violenze, anche quattro arcivescovi che, secondo il documento, “misero la reputazione della Chiesa davanti alla protezione di bambini indifesi”. Dal canto suo, il cardinale Brady ha ribadito che “nessuno è al di sopra della legge” ed ha assicurato che la Chiesa sta facendo tutto il possibile per tutelare l’infanzia da questi crimini orrendi.
Il 28 ottobre 2006,
ricevendo in visita ad Limina i presuli irlandesi, il Papa aveva parlato
dei “molti casi dolorosi di abusi sessuali sui minori”. “Nei vostri sforzi continui di affrontare in modo efficace questo problema – fu l’esortazione del Papa ai vescovi - è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi”.

La pubblicazione del rapporto è stata accolta con profondo dolore dall’attuale arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin. Intervistato da Philippa Hitchen, mons. Martin rivolge innanzitutto il suo pensiero a quanti hanno sofferto a causa delle violenze sessuali perpetrate da sacerdoti della sua diocesi:

R. – I think of the horror that they went through, I think particularly …

Mi viene da pensare all’orrore che hanno vissuto; in particolare, penso a quel gruppo di persone che non sono state ancora capaci di raccontare la loro storia e per le quali la lettura di questo Rapporto solleverà emozioni tremende, emozioni che non sono mai riuscite ad elaborare. Nel corso degli anni, io stesso ho incontrato tante, tante vittime e mi sono reso conto che, sotto molti aspetti, la loro vita – o parte della loro vita – è stata rovinata; sono state costrette a convivere con questa sofferenza terribile per anni.

D. – Molti dei sacerdoti che hanno commesso tali abusi sono ora in prigione, molti di loro sono stati comunque portati davanti alla giustizia. Lei pensa che ci debba essere un modo in cui i capi della Chiesa si assumano delle responsabilità per tutto questo in maniera aperta, pubblicamente?

R. – I think on the publication of this Report, people will admit their responsibilities …

Credo che con la pubblicazione di questo Rapporto le persone ammetteranno le loro responsabilità lì dove queste ci siano; per quanto riguarda l’aspetto penale, investigare è compito delle autorità di polizia e del pubblico ministero. Ma molti di questi casi sono già stati esaminati. Uno dei problemi è che a volte molti dei colpevoli negavano l’evidenza, rifiutando perfino di ammettere l’esistenza di un problema, ed assumevano atteggiamenti subdoli, volti a depistare … Purtroppo, a suo tempo fu presa la decisione di non trattare le offese da loro arrecate seriamente come sarebbe stato giusto che fossero trattate … Il problema è, quindi, che furono prese decisioni che hanno fatto sì che altri bambini subissero gli stessi abusi. Ora, dall’altro canto bisogna dire che in Irlanda sono stati fatti grandi progressi nell’applicazione, in seno alla Chiesa, di normative a tutela dei bambini.

D. – Dall’altro lato, questa vicenda ha richiesto anche un prezzo altissimo al morale dei sacerdoti nella sua diocesi. Cosa pensa di fare?

R. – This is a particular period, when the Church...

Questo è un momento particolare, perché la Chiesa ha bisogno di instaurare un nuovo dialogo con i giovani, e sarebbe tragico se i sacerdoti si dovessero sentire inibiti in questo ambito. I parrocchiani conoscono e sanno riconoscere i bravi sacerdoti, e credo che questi sacerdoti riceveranno il coraggio e la forza proprio dai loro stessi parrocchiani e dai laici per riconoscere l’importanza della loro missione…
La Chiesa deve cambiare ed io credo che sarà meglio per noi aver affrontato questo capitolo fino in fondo. Dovremo essere molto attenti nella formazione dei nostri sacerdoti …
Eppure, in mezzo a tutto questo non ho mai perduto il mio ottimismo, perché sono convinto che ci stiamo muovendo nella direzione giusta! Su tutti i fronti.

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11/12/2009 13:22

PAPA: DOMANI CON VESCOVI IRLANDA VERIFICA SU TOLLERANZA ZERO

(AGI) - CdV, 10 dic.

(di Salvatore Izzo)

Tre anni dopo un
chiarissimo invito a cambiare rotta nella repressione del fenomeno degli abusi sessuali sui minori e la recente pubblicazione del Rapporto Ryan su questi fatti, Benedetto XVI incontra domani i vescovi dell'Irlanda da lui convocati per una verifica sul loro operato.
Gli abusi sessuali sui minori rappresentano sempre "un crimine terribile", ma questi casi "sono ancora piu' tragici quando ad abusare e' un uomo di Chiesa":
erano state queste le parole che il Papa aveva utilizzato il 28 ottobre del 2006 per invocare "tolleranza zero" dai vescovi irlandesi.
"Le ferite causate da tali atti - aveva aggiunto - agiscono in profondita' ed e' urgente ricostruire la fiducia e la sicurezza la' dove esse sono state danneggiate". Se non si prendono provvedimenti adeguati, aveva aggiunto, "il pregevole lavoro e l'abnegazione della grande maggioranza dei sacerdoti e religiosi d'Irlanda finiranno con l'essere oscurati dalle trasgressioni di alcuni dei loro fratelli".
Papa Ratzinger, aveva chiesto in particolare ai presuli di "stabilire cosa sia avvenuto realmente nel passato, e prendere ogni provvedimento affinche' casi del genere non avvengano di nuovo".
E di "assicurarsi che i principi di giustizia siano pienamente rispettati", indennizzando "tutti coloro che sono stati colpiti da questo grave crimine". "Solo in questo modo - era stata le sua conclusione - la Chiesa in Irlanda potra' crescere piu' forte ed essere ancora piu' capace di dare testimonianza della forza redentrice della croce di Cristo". Di fatto, in altre realta' -
soprattutto negli Stati Uniti, dove il Papa nel 2008 ha compiuto un memorabile viaggio - sta pagando la linea durissima voluta da Joseph Ratzinger gia' da prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede per sconfiggere il triste fenomeno dei preti pedofili.
Dalla pubblicazione delle
nuove norme (2001), nel mondo i nuovi delitti sono stati molto di meno rispetto agli anni precedenti, come dimostra uno studio del "John Jay College" che rileva il "declino notevolissimo" dei casi denunciati a partire dai primi anni 2000.
L'opinione pubblica non se ne e' accorta perche' continuano a far notizia i processi in corso.
Per Benedetto XVI, come ha detto proprio ai vescovi dell'Irlanda, questo e' un "tempo di purificazione" da quella "sporcizia" da lui denunciata nella drammatica "
Via Crucis" del venerdi' santo 2005, e che e' fatta dai "molti casi, che feriscono il cuore, di abusi sessuali sui minori, particolarmente tragici quando colui che abusa e' un prete".
Su questo terreno il Papa tedesco e' molto severo ed esigente, piu' del suo predecessore Giovanni Paolo II, tanto che non ha esitato a calare la scure anche su potenti uomini di Chiesa fin qui ritenuti intoccabili.
Ed e' stato proprio Ratzinger, da prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, a codificare la linea della "tolleranza zero" in pieno accordo con il vertice dei vescovi americani riunito a Roma da Papa Wojtyla. Ai vescovi il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede "
De Delictis Gravioribus", che definiva le linee guida del motu proprio con cui Giovanni Paolo II rafforzo' l'ex Sant'Uffizio nel giudicare i casi di violenze e molestie, chiese infatti "non solo di contribuire a evitare un crimine cosi' grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santita' del sacerdozio".

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11/12/2009 19:33

«crimini odiosi, scriverò una lettera ai fedeli»

Papa: rabbia e vergogna per Irlanda


Vertice in Vaticano dopo gli abusi pedofili che avrebbero coinvolto alcuni sacerdoti e il tentativo di insabbiamento

ROMA - Rabbia e vergogna. Le esprime Benedetto XVI dopo un vertice in Vaticano sul caso degli abusi sessuali sui minori che ha sconvolto la Chiesa irlandese. Il Papa ha parlato di «crimini odiosi» e ha promesso che i responsabili pagheranno. Ha quindi annunciato che scriverà una lettera ai cattolici irlandesi. «La Santa Sede prende molto sul serio le questioni sollevate dal Rapporto Ryan, incluse quelle che concernono i pastori delle Chiese locali che hanno in ultima istanza la responsabilità della cura pastorale dei bambini» si legge nel comunicato emesso della sala stampa vaticana. Un testo, precisa padre Lombardi, che «il Pontefice ha letto e approvato e nel quale potete vedere il suo stile».
All'incontro hanno preso parte il primate della chiesa irlandese, il cardinale Sean Brady, l'arcivescovo di Dublino mons. Diarmuid Matin e alcuni alti esponenti della Curia vaticana: il prefetto della congregazione per il clero, card. Claudio Hummes, il prefetto della congregazione per i vescovi, card. Giovanni Battista Re, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. William Levada. A questo punto, secondo notizie di stampa non confermate, alcuni vescovi irlandesi potrebbero rassegnare le dimissioni.

LO SCANDALO - Tre giorni fa era stato il Nunzio apostolico in Irlanda, Giuseppe Leanza, a scusarsi per «eventuali errori» commessi dalla Santa Sede in relazione alla vicenda degli abusi su bambini in cui sarebbero stati coinvolti esponenti del clero dell'isola. «Noi condanniamo questi atti ma se dovesse emergere che un qualunque errore è stato commesso da parte nostra presentiamo le nostre scuse» ha detto al termine di un incontro con il ministro degli esteri irlandese Michael Martin. Secondo un rapporto pubblicato alla fine di novembre, la chiesa cattolica irlandese ha cercato di coprire una serie di abusi sessuali su minori commessi da alcuni sacerdoti e il ministro Martin aveva detto di essere rimasto deluso dal «silenzio» del Vaticano sulla materia. Il giorno successivo il sinodo dei vescovi irlandesi ha chiesto pubblicamente scusa, anche per il tentato insabbiamento dello scandalo messo in atto dai vertici ecclesiastici a Dublino: «Noi vescovi chiediamo scusa a coloro che hanno subito gli abusi dei sacerdoti quando erano piccoli, ai loro familiari e a tutti coloro che, giustamente, se ne sono scandalizzati. Siamo scioccati non solo per la portata degli abusi così come vengono riferiti in un rapporto, ci sentiamo anche coperti di vergogna di fronte ai tentativi di insabbiamento messi in atto dall'arcivescovato di Dublino».

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11/12/2009 19:36

Il Papa ai vescovi irlandesi: dolore e vergogna per gli abusi sui minori da parte del clero, solidarietà per le vittime e le loro famiglie

Un Benedetto XVI “scosso e addolorato” ha ascoltato questa mattina da una delegazione di vescovi irlandesi, ricevuti in udienza, le risultanze alle quali è pervenuta la Commissione irlandese di inchiesta istituita per indagare sui casi di abusi sui minori, perpetrati da parte di membri del clero dell’arcidiocesi di Dublino.


Il Pontefice,
afferma un comunicato ufficiale della Sala Stampa vaticana, dopo “un attento studio della relazione” ha espresso ancora una volta “il suo profondo rammarico per le azioni di alcuni membri del clero che - si legge - hanno tradito la loro solenni promesse a Dio, così come la fiducia in loro riposta da parte delle vittime e delle loro famiglie, e dalla società in generale”.

“Il Santo Padre - si afferma nella nota - condivide l'oltraggio, il tradimento e la vergogna percepiti da così tanti fedeli in Irlanda, e si è unito a loro nella preghiera in questo momento difficile nella vita della Chiesa”, invitando allo stesso tempo i cattolici irlandesi e in tutto il mondo “ad unirsi a lui nella preghiera per le vittime, le loro famiglie e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini efferati”.

Inoltre, prosegue il comunicato, Benedetto XVI “assicura tutti gli interessati che la Chiesa continuerà a seguire la grave questione con la massima attenzione, al fine di meglio comprendere come tali vergognosi eventi siano accaduti e il modo migliore per sviluppare strategie efficaci così da evitare il loro ripetersi”.

La Santa Sede, si ribadisce, “prende molto sul serio le questioni centrali sollevate dalla relazione, ivi comprese le questioni relative alla guida dei responsabili della Chiesa locale che hanno la responsabilità ultima nella cura pastorale dei bambini”.

Il comunicato termina con l’annuncio delle intenzioni del Pontefice di inviare una lettera pastorale ai fedeli irlandesi, nella quale “indicare chiaramente le iniziative da adottare in risposta alla situazione”, e con un ultimo invito di Benedetto XVI rivolto a tutti coloro che, si legge, “hanno dedicato la loro vita nel servizio generoso ai bambini” perché perseverino “nelle loro opere buone, a imitazione di Cristo Buon Pastore”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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11/12/2009 19:37

Il grazie di don Di Noto al Papa per le sue parole sul dossier pedofilia

“Siamo pronti ad aiutare i Vescovi irlandesi”


AVOLA, venerdì, 11 dicembre 2009 (ZENIT.org).

Don Fortunato Di Noto, sacerdote fondatore di Meter (
www.associazionemeter.org), ha alzato la voce sui preti pedofili ed ha espresso apprezzamento per le parole del Papa sul dossier pedofilia presentato dalle diocesi irlandesi.
“Ogni abuso sessuale perpetrato ai bambini è tragico, è un peccato enorme che chiede atti ferrei e duri – ha affermato –. Anche e soprattutto se a colpire è un prete che non avrebbe mai dovuto essere tale".
Ed svelato: “Siamo pronti ad aiutare i Vescovi irlandesi, del resto abbiamo stabilito un serio contatto con mons. Wilson, Arcivescovo di Adelaide, nel corso dell'ultima Conferenza dei Vescovi anglofoni cattolici tenutasi in Vaticano a giugno”.
Don Fortunato Di Noto, pioniere nella lotta alla pedofilia, è da 20 anni dalla parte dei bambini. In 15 anni l'associazione Meter ha accompagnato circa 780 casi.
"Meter – ha aggiunto il sacerdote – ha segnalato 175.000 siti pedofili, importanti inchieste internazionali e dato speranza a tanti piccoli”.
“Al Papa, a questo Papa che sta facendo tanto per la lotta alla pedofilia nel clero e la difesa dei bambini, dico: siamo con Lei, Santità. Avanti con forza per i piccoli”, ha poi concluso.

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12/12/2009 10:53

I CONTI COL PASSATO

Irlanda sotto choc per gli abusi dei preti


«Sono stati coperti per oltre trent'anni»

Paolo M. Alfieri

Trent’anni di abusi sessuali, violenze e umiliazioni coperte dal segreto. L’Irlanda è sotto choc per un nuovo rapporto presentato ieri dal ministro della Giustizia Dermot Ahern e che illustra quel che accadde nell’arcidiocesi di Dublino tra il 1975 e il 2004, un quadro pesante popolato da 46 sacerdoti pedofili, protetti o comunque non sanzionati dai vertici ecclesiastici dell’epoca. Contemporaneamente, peraltro, anche le autorità civili tendevano a voltarsi dall’altra parte, concedendo una sorta di immunità agli uomini di Chiesa purtroppo coinvolti.
L’attuale arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin ha parlato chiaro. Ha offerto le sue «scuse», proclamato il suo «dolore» e la sua «vergogna» per quanto accaduto. «So bene – ha poi sottolineato – che nessuna parola di scuse sarà mai sufficiente. Questo scandalo deve essere un’occasione per tutti per essere vigili, in modo che gli abusi sui bambini, ovunque avvengano nella società, vengano individuati e le giuste contromisure adottate».
Sono oltre 700 le pagine del rapporto, frutto di un’indagine governativa e che si occupa dei 46 religiosi e dei loro abusi. Si parla di 320 casi di sevizie: uno dei sacerdoti citati nel rapporto ha ammesso di aver violentato oltre cento ragazzi, mentre un altro ha confessato di aver usato violenze nel corso di 25 anni. Ma l’atto di accusa non coinvolge soltanto gli autori delle violenze: a essere chiamati in causa, infatti, sono anche quattro arcivescovi che «misero la "reputazione" della Chiesa davanti alla protezione di bambini indifesi».
Si tratta di John Charles McQuaid (arcivescovo di Dublino), dei suoi successori Dermot Ryan, Kevin McNamara e Desmond Connell, l’unico ancora vivo. E proprio il cardinal Connell ha espresso ieri il suo «amaro rammarico» per avere in parte «contribuito alla sofferenza delle vittime».
L’arcidiocesi di Dublino – si legge, dunque, nel documento governativo – almeno fino al 1990 «si è preoccupata più di mantenere il segreto, di evitare gli scandali, di proteggere la reputazione della Chiesa e di salvare i suoi beni. Tutte le altre considerazioni, inclusa la salute dei bambini e la giustizia per le vittime, sono state subordinate».
«C’è una crudele ironia – ha incalzato il ministro Ahern – nel fatto che la Chiesa, parzialmente motivata dal desiderio di evitare degli scandali, ne abbia in effetti creato uno di dimensioni sconvolgenti. In molti casi il benessere dei bambini non ha contato nulla e gli autori degli abusi sono rimasti liberi di continuare a fare del male a innocenti». Invece di assicurare alla giustizia i colpevoli, infatti, venne adottata una politica di «non chiedere, non dire»: i sospettati venivano infatti semplicemente e segretamente «spostati da una parrocchia all’altra» e lì, in molti casi, trovavano addirittura nuove «prede». «Qualsiasi sia la ragione storica e sociale per questi fatti – ha detto il ministro Ahern – il governo, per conto dello Stato, si scusa senza riserve per il fallimento delle istituzioni di fronte a un caso come questo».
Il rappresentante del governo ha poi sottolineato di aver provato «a livello umano, come padre», un senso «di disgusto e rabbia»: «Disgusto per questi orribili atti commessi contro bambini. Rabbia per come furono trattati questi bambini, con i colpevoli spesso lasciati liberi di abusare di loro». «Ma la nostra rabbia – ha proseguito – non ci può distrarre da quel che deve essere fatto: le persone che hanno commesso questi crimini, e non importa quando è successo, continueranno a essere perseguite. Devono sapere che la giustizia, anche dov’è stata ritardata, non verrà negata». E questo è il sentimento comune della Chiesa e dei cattolici irlandesi.

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12/12/2009 11:03

Pedofilia, il Papa si vergogna: «I preti colpevoli la pagheranno»

di Andrea Tornielli

COLPEVOLI Una cinquantina i religiosi coinvolti. Dieci vescovi potrebbero dimettersi

Roma
Benedetto XVI «condivide lo sdegno e la vergogna» provati da tantissimi irlandesi per lo scandalo degli abusi sessuali sui bambini perpetrati da esponenti del clero cattolico, e assicura che la Chiesa farà ogni sforzo per evitare che «eventi vergognosi» come questi si ripetano.
È duro il
comunicato che la sala stampa della Santa sede ha diffuso ieri a fine mattinata, al termine dell’incontro tra il Papa, il cardinale di Armagh, l’arcivescovo di Dublino e alcuni cardinali capi dicastero della Curia romana.
Un vertice durato un’ora e mezza, e che ha preso in esame il recente rapporto dell’«Irish Commission of Investigation» riguardante gli abusi sessuali nelle scuole e negli istituti cattolici, che segue di qualche mese il rapporto Ryan, altrettanto sconvolgente, riguardante le violenze commesse in tutta l’Irlanda. Ratzinger, che da cardinale volle adottare la «tolleranza zero» contro la pedofilia, ha discusso con i due massimi responsabili della Chiesa irlandese e i suoi collaboratori, dicendosi «profondamente turbato e addolorato» per i contenuti del rapporto. Ha espresso «profondo rincrescimento per le azioni di alcuni membri del clero che hanno tradito le loro promesse solenni a Dio nonché la fiducia riposta in loro dalle vittime e dalle loro famiglie, e dalla società in generale». E ha detto di condividere «lo sdegno, la sensazione di tradimento e la vergogna provati da così tanti fedeli in Irlanda», unendosi «a loro in preghiera in questo momento difficile nella vita della Chiesa» e invitando tutti i cattolici del mondo a fare lo stesso e a pregare per le vittime degli abusi, «crimini odiosi».
Benedetto XVI ha quindi ribadito che «la Chiesa continuerà a seguire questa grave questione con la maggiore attenzione possibile per comprendere meglio in che modo si sono verificati questi eventi vergognosi e qual è il modo migliore per elaborare strategie efficaci e sicure per evitare che si verifichino di nuovo». Ha assicurato che «la Santa sede prende molto seriamente le questioni centrali sollevate dal rapporto, incluse quelle relative al governo di capi della Chiesa locale con la responsabilità fondamentale della cura pastorale di bambini». E ha infine annunciato la prossima pubblicazione di una lettera pastorale ai fedeli d’Irlanda «nella quale indicherà con chiarezza le iniziative che devono essere prese in risposta alla situazione».
Il duro comunicato, ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - «rispecchia l’atteggiamento e lo stile del Papa».
Nel testo non si accenna alle dimissioni dei vescovi coinvolti perché accusati di non aver provveduto a dovere mettendo i sacerdoti colpevoli in condizione di non nuocere più. I preti e religiosi coinvolti, una cinquantina, si sono macchiati di numerosi abusi, ma non sono stati fermati. E l’episcopato irlandese è oggi accusato di aver nascosto e coperto, senza intervenire. Le diocesi d’Irlanda sono 26, i vescovi che potrebbero dimettersi (spontaneamente o su suggerimento di Roma) vanno da un minimo di quattro a un massimo di dieci.
La triste vicenda irlandese mette in luce ancora una volta la necessità di una maggiore attenzione e cura nel processo con cui vengono individuati e designati i nuovi vescovi.

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13/12/2009 08:26

Il cardinale Brady sullo scandalo degli abusi: nuova fiducia dopo l’incontro col Papa

Un incontro importante da cui ripartire: nutrono questa fiducia i vescovi irlandesi, ricevuti ieri in Vaticano dal Papa per la questione degli abusi sui minori, perpetrati da parte di membri del clero dell’arcidiocesi di Dublino. Benedetto XVI
ha espresso ancora una volta il suo profondo dolore per la vicenda, vergogna per i sacerdoti e i religiosi che hanno tradito la loro missione, e vicinanza a tutti coloro che sono stati colpiti da questi “crimini efferati” annunciando una sua prossima lettera ai fedeli irlandesi. Sull’incontro ascoltiamo quanto ha detto, al microfono di Emer McCarthy, il cardinale Seán Brady, arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda:

R. – I agree that this was…

Sono d’accordo sul fatto che questo sia stato un incontro molto importante: certo per noi è stato un evento molto triste. E’ la seconda volta che sono venuto a Roma quest’anno per discutere con il Santo Padre tutta la questione dell’abuso dei minori da parte di preti e religiosi. Siamo tornati a casa pieni di una nuova fiducia perché c’è una nuova consapevolezza di questo problema e una determinazione nell’affrontarlo efficacemente. Siamo incoraggiati dalla promessa, da parte del Santo Padre, di una sua lettera pastorale in cui ci incoraggerà e forse ci ammonirà: e questo va bene. L’aspettiamo con ansia. Una delle questioni da risolvere è quella del ruolo del laicato nella vita della Chiesa irlandese. Il fatto è che non abbiamo preso seriamente in considerazione quanto detto dal Concilio Vaticano II. Ci sono dei laici molto maturi e ben formati, ma i sacerdoti continuano ad essere preparati come se dovessero fare tutto da soli. Questo indica un bisogno di sviluppare le capacità di collaborare, di lavorare con gli altri, con gli altri preti, con i vescovi, con i genitori, gli insegnanti, i laici in genere. Ma la sfida più grande di tutte che ci lascia questo scandalo è imparare la lezione e mantenere al sicuro i bambini: questa è la priorità.

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13/12/2009 08:29

Vaticano Convocati i vertici della Chiesa di Dublino. In vista rimozioni per chi ha taciuto

Il Papa e i preti pedofili «Vergogna per il caso Irlanda»


Scriverà una lettera a tutti i fedeli. «Ora interventi efficaci»

Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO

«Outrage»: sdegno, rabbia. E «betrayal», tradimento. E «shame», vergogna.
Benedetto XVI è sempre stato durissimo sui preti pedofili, dagli Usa all’Australia, ma mai le sue parole erano state così forti.
Per un’ora e mezzo, ieri mattina, il Papa ha ascoltato i vertici della Chiesa d’Irlanda convocati in Vaticano, «profondamente scosso e angosciato» dopo uno «studio accurato» del «Murphy Commission Report», il rapporto governativo di 720 pagine (sul sito www. justice. ie ) che certifica 320 casi di abusi sessuali a minori nella sola arcidiocesi di Dublino, trent’anni di sevizie e omertà dal 1975 al 2004, 320 vittime di 46 preti pedofili: uno ha ammesso di aver violentato più di cento ragazzini, un altro di aver commesso abusi per 25 anni «ogni due settimane». Un’inchiesta diffusa il 26 novembre che si aggiunge al «Rapporto Ryan» pubblicato il 20 maggio dalla «Child Abuse Commission»: 9 anni di indagine e 3.500 pagine a descrivere mezzo secolo di violenze «sistematiche » negli istituti «correttivi » cattolici, commesse da «centinaia» di preti e suore dagli anni ’30 agli anni ’80. Molto peggio di quanto raccontò il film «The Magdalene sisters» nel 2002. «Un vergognoso catalogo di crudeltà, abbandono e abusi fisici, sessuali e psicologici », ha riassunto il cardinale Sean Brady, presidente dei vescovi irlandesi, presente ieri con l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin.
Il Papa li aveva ricevuti a giugno. Si rivolse ai vescovi irlandesi già nel 2006 chiedendo «giustizia».
Ma ora Benedetto XVI, fautore della «tolleranza zero» contro i pedofili, ha deciso di agire direttamente: scriverà una lettera a tutti i fedeli irlandesi per «indicare con chiarezza le iniziative da prendere in risposta alla situazione». Selezione più severa nei seminari, riduzione allo stato laicale, denunce alla magistratura.
Ma anche idee come la commissione indipendente che a marzo fece dimettere il vescovo John Magee.
In una
nota da lui stesso rivista, il Papa «condivide lo sdegno, il tradimento e la vergogna dei fedeli», esprime il suo «profondo rammarico» per quei preti che hanno «tradito le solenni promesse a Dio», chiede di «unirsi a lui nella preghiera per le vittime e le famiglie » ma soprattutto garantisce la «massima attenzione» per capire come questi «crimini odiosi» siano potuti accadere e definire «efficaci e sicure strategie per evitare che si ripetano ».
In Irlanda si era accusata Roma di silenzio: «La commissione nel 2006 non ebbe risposta».
Per il Vaticano «non c’erano state richieste attraverso i canali diplomatici».
Ora interviene il Papa. Salteranno molte teste: «La Santa Sede prende molto sul serio le questioni centrali sollevate dalla relazione, ivi comprese le questioni relative alla guida dei responsabili della Chiesa locale che hanno la responsabilità ultima nella cura pastorale dei bambini».
Il rapporto Murphy cita quattro arcivescovi responsabili d’aver coperto, e l’unico vivo è il cardinale in pensione Desmond Connell.
Ma rischia, tra gli altri, il vescovo Donal Murray, dal Papa nei giorni scorsi. L’arcivescovo Martin commenta: «Penso si vada verso una significativa riorganizzazione».
Era stato lui a spiegare, amaro: «Le sofferenze dei bambini erano subordinate a 'proteggere la Chiesa' ed 'evitare lo scandalo' ». Spesso i pedofili erano stati spostati altrove. E avevano ricominciato.

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PAPA: MONS. MURRAY, CHIEDO PERDONO. DIMISSIONI NON CANCELLANO DOLORE

(ASCA) - Roma, 17 dic

Mons. Donal Murray ha annunciato personalmente questa mattina ai dipendenti della diocesi di Limerick che papa Benedetto XVI aveva accettato le sue dimissioni con effetto immediato.
''Ho incontrato lunedi' 7 dicembre - ha detto il presule accusato di aver coperto per anni i preti pedofili dell'arcidiocesi di Dublino - il Cardinale Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Gli ho chiesto di portare le mie dimissioni come Vescovo di Limerick a Papa Benedetto. Il Santo Padre ha accettato le mie dimissioni che hanno effetto immediato da questa mattina''.
''Ho sentito - ha aggiunto il vescovo, le cui dichiarazioni sono riportate in un comunicato pubblicato sul sito della diocesi di Limerick - le opinioni di molti sopravvissuti, soprattutto nei giorni successivi alla pubblicazione del Rapporto Murphy.
Alcuni hanno espresso il desiderio affinche' rassegnassi le mie dimissioni, altri mi hanno chiesto di non farlo. So bene che le mie dimissioni non possono annullare il dolore che le vittime di abuso sopravvissute hanno sofferto in passato e continuano a soffrire ogni giorno. Chiedo umilmente scusa ancora una volta a tutti coloro che sono stati abusati quando erano bambini piccoli. A tutti i sopravvissuti ripeto che la mia principale preoccupazione e' quella di aiutare in ogni modo possibile, il loro cammino verso la sperata serenita'''.

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28/12/2009 07:10

Salgono a quattro i prelati che lasciano l'incarico dopo l'inchiesta sugli abusi
L'arcivescovo di Dublino alla messa di Natale: "I colpevoli siano giudicati in tribunale"

Irlanda, rapporto su preti pedofili
si dimettono altri due vescovi


DUBLINO - La lista si allunga. Altri due vescovi sono pronti ad abbandonare l'incarico per lo scandalo dei preti pedofili irlandesi. Dopo James Moriarty e Donald Murray, anche i vescovi Eamonn Walsh e Raymond Field, che operano nell'arcidiocesi di Dublino, hanno presentato le dimissioni a Benedetto XVI, dopo aver informato della loro decisione l'arcivescovo Diarmuid Martin.
Sono a questo punto quattro i prelati che hanno optato per questa scelta
dopo la pubblicazione del rapporto che ha rivelato come numerosi esponenti della chiesa irlandese abbiano per anni tenuto celati gli abusi sui bambini nelle scuole cattoliche e non abbiano fatto abbastanza per fermarli.
Come il vescovo Moriarty, Walsh e Field hanno dichiarato che il rapporto rivela la loro innocenza. "La nostra speranza è che questo atto contribuisca a riportare la pace e la riconciliazione di Gesù Cristo alle vittime degli abusi sessuali. Chiediamo di nuovo scusa a tutti loro", hanno scritto in un comunicato i due vescovi annunciando le dimissioni al Pontefice.
L'arcivescovo Martin ha parlato della vicenda anche durante la messa della notte di Natale, riprendendo l'esortazione di Benedetto XVI a fare giustizia.
"Nessuna parola di scuse sarà mai sufficiente per il male procurato", ha sottolineato l'arcivescovo durante l'omelia pronunciata nella cattedrale di Santa Maria. Martin ha dichiarato che i preti cattolici colpevoli di aver abusato sessualmente di centinaia di bambini devono essere giudicati in tribunale.
Monsignor Martin ha aggiunto che il rinnovamento della chiesa dipende dal "riconoscimento onesto e franco" dei fatti. "Il rinnovamento deve cominciare con l'accettazione della responsabilità di quanto è accaduto. I comportamenti criminali devono essere oggetto di un'inchiesta e di un'azione giudiziaria", ha ammonito.
Il rapporto del ministero della Giustizia di Dublino, pubblicato a fine novembre, accusa l'arcidiocesi di aver "ossessivamente" coperto abusi sessuali su bambini dal 1974 al 2004. Sul banco degli imputati, 46 preti pedofili autori di violenze ai danni di 320 piccole vittime nel corso di trent'anni. Donald Murray, vescovo di Limerick, è stato il primo a lasciare il suo incarico. Murray è accusato di non aver preso provvedimenti nei confronti di un prete pedofilo che avrebbe quindi continuato ad abusare dei bambini.
Poche settimane fa il Papa ha annunciato un intervento a carico dei responsabili, impegno mantenuto pochi giorni dopo, il 17 dicembre, quando ha accettato le dimissioni del vescovo Murray. Il secondo a dimettersi, due giorni fa, è stato James Moriarty, vescovo di Kildare e Leighlin, accusato di non aver indagato abbastanza a fondo sulle accuse mosse nel 1993 nei confronti di un prete, padre Edmondus, che si comportava in maniera "sospetta" con i bambini.

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08/01/2010 07:40

Card. Brady: la Chiesa in Irlanda attraversa un "momento cruciale"
Al funerale del Cardinale Daly chiede un "rinnovamento ecclesiale"

ARMAGH, gennaio 2010 2010 (ZENIT.org).-
 
La Chiesa in Irlanda si trova in un “momento cruciale” per la crisi provocata dai casi di abusi sui minori da parte di sacerdoti e la loro presunta copertura ad opera dell'Arcidiocesi di Dublino.

“Nessuno può dubitare del fatto che la Chiesa cattolica in Irlanda si trovi in un momento cruciale della sua storia”, ha affermato il 5 gennaio il Cardinale Seán Brady, Arcivescovo di Armagh e Primate d'Irlanda, nell'omelia pronunciata al funerale del Cardinale Cahal Brendan Daly nella Cattedrale di St. Patrick di Armagh.

Il Cardinale Daly, Arcivescovo emerito di Armagh, è morto il 31 dicembre a Belfast per un blocco cardiaco all'età di 92 anni.

Il Cardinale Brady ha presieduto la Messa esequiale a nome di Papa Benedetto XVI, che ha inviato un messaggio di condoglianze per la morte del Cardinale Daly, per il quale provava “grande affetto e stima”.

Nell'omelia, della quale si è fatto eco il quotidiano irlandese Irish Independent, il Cardinale Brady afferma che la Chiesa in Irlanda “deve andare avanti sulla strada – iniziata dal defunto Cardinale Daly – della collaborazione con le autorità civili e le comunità per garantire le buone pratiche, la cooperazione e la trasparenza nella salvaguardia dei bambini in tutte le attività ecclesiali”.

Il porporato ha aggiunto che il Cardinale Daly “sarebbe stato ben consapevole di quali devono essere i prossimi passi per la Chiesa cattolica in Irlanda, in uno dei momenti più critici e più difficili della sua storia”.

Gli scandali per gli abusi sui minori hanno provocato “l'ira giustificata e l'indignazione” dei fedeli, e hanno “danneggiato profondamente la fiducia nei leader della Chiesa”, ha ammesso.

“L'unica via per un autentico rinnovamento consiste nell'umile servizio al popolo di Dio” e nel garantire che i bambini “siano al sicuro in ogni ambiente ecclesiale”.

Pace in Ulster

Il Cardinale Brady ha voluto anche ricordare l'“instancabile lavoro” del Cardinale Daly per la pace nell'Irlanda del Nord.

“Un futuro stabile, sostenibile e riconciliato per il Nord sarebbe il miglior monumento da costruire in memoria del Cardinale Daly”, ha riconosciuto.

Il porporato defunto, ha sottolineato, è stato “una figura profetica e innovatrice in un momento di grandi cambiamenti nella storia dell'Irlanda”, una missione che “non si è limitata agli aspetti sociali e politici della sua attività”.

“E' stato soprattutto un uomo di fede, di preghiera, un uomo di Dio”, ha concluso.

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15/02/2010 18:38

INCONTRO DEL SANTO PADRE CON I VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE IRLANDESE (15 - 16 FEBBRAIO 2010), 15.02.2010

Alle ore 9.30 di questa mattina, nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Vescovi della Conferenza Episcopale Irlandese. L’incontro si conclude alle ore 13 e riprende alle 16.30 del pomeriggio fino alle ore 19.

Bollettino Ufficiale Santa Sede
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15/02/2010 18:40

PEDOFILIA: PAPA RIUNISCE I VESCOVI IRLANDESI IN VATICANO

(AGI) - CdV, 15 feb.

(di Salvatore Izzo)

Si e' aperta in Vaticano la
riunione
dei vescovi irlandesi convocata da Papa Ratzinger un mese fa per affrontare il tema drammatico degli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti sui minori.
Benedetto XVI ha completato nei giorni scorsi il testo di una Lettera alla Chiesa d'Irlanda con direttive precise e molto severe.
"Scosso e addolorato" dai due rapporti ministeriali sugli abusi dei preti in Irlanda e nella diocesi di Dublino, le cui risultanze gli sono state confermate dai vertici dell'Episcopato Irlandese, il Papa
aveva assunto pubblicamente l'11 dicembre scorso impegni precisi
verso le vittime: i responsabili pagheranno, aveva assicurato annunciando la Lettera Pastorale sulla dolorosa vicenda.
Ad aumentare lo sdegno del Papa e' il fatto che i sacerdoti colpevoli (una cinquantina) sono spesso stati semplicemente ammoniti e trasferiti dai loro vescovi. In una nota, il Pontefice aveva espresso ancora una volta "il suo profondo rammarico per le azioni di alcuni membri del clero che avevanno tradito la loro solenni promesse a Dio, cosi' come la fiducia in loro riposta da parte delle vittime e delle loro famiglie, e dalla societa' in generale".
"Il Santo Padre - come aveva dichiarato egli stesso - condivide l'oltraggio, il tradimento e la vergogna percepiti da cosi' tanti fedeli in Irlanda, e si e' unito a loro nella preghiera in questo momento difficile nella vita della Chiesa", invitando allo stesso tempo i cattolici irlandesi e in tutto il mondo "ad unirsi a lui nella preghiera per le vittime, le loro famiglie e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini efferati".
Nel testo anche l'assicurazione "a tutti gli interessati che la Chiesa continuera' a seguire la grave questione con la massima attenzione, al fine di meglio comprendere come tali vergognosi eventi siano accaduti e il modo migliore per sviluppare strategie efficaci cosi' da evitare il loro ripetersi".
La Santa Sede, del resto, come affermato dalla
nota vaticana
, "prende molto sul serio le questioni centrali sollevate dalla relazione, ivi comprese le questioni relative alla guida dei responsabili della Chiesa locale che avevanno la responsabilita' ultima nella cura pastorale dei bambini".
Il
comunicato dello scorso 11 dicembre
, che indubbiamente esprime "l'atteggiamento e lo stile del Papa", come sottolineato dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, termina con l'annuncio delle intenzioni del Pontefice di inviare una lettera pastorale ai fedeli irlandesi, nella quale "indicare chiaramente le iniziative da adottare in risposta alla situazione", e con un ultimo invito di Benedetto XVI rivolto a tutti coloro che, si legge, "avevanno dedicato la loro vita nel servizio generoso ai bambini" perche' perseverino "nelle loro opere buone, a imitazione di Cristo Buon Pastore".
Se non si prendono provvedimenti adeguati,
aveva detto il Pontefice nel 2006 proprio ai vescovi irlandesi
, "il pregevole lavoro e l'abnegazione della grande maggioranza dei sacerdoti e religiosi d'Irlanda finiranno con l'essere oscurati dalle trasgressioni di alcuni dei loro fratelli".
Papa Ratzinger, aveva chiesto in particolare ai presuli di "stabilire cosa sia avvenuto realmente nel passato, e prendere ogni provvedimento affinche' casi del genere non avvengano di nuovo". E di "assicurarsi che i principi di giustizia siano pienamente rispettati", indennizzando "tutti coloro che sono stati colpiti da questo grave crimine". "Solo in questo modo - era stata le sua conclusione - la Chiesa in Irlanda potra' crescere piu' forte ed essere ancora piu' capace di dare testimonianza della forza redentrice della croce di Cristo".
Ma nelle scorse settimane il Pontefice ha dovuto constatare purtroppo come tutto questo sia rimasto in gran parte lettera morta.
In altre realta' invece - soprattutto negli Stati Uniti, dove il Papa nel 2008 ha compiuto un memorabile viaggio - sta pagando la linea della "tolleranza zero" individuata da Ratzinger quando ancora era prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede per sconfiggere il triste fenomeno dei preti pedofili.
Dalla pubblicazione delle
nuove norme
(2001), nel mondo i nuovi delitti sono stati molto di meno rispetto agli anni precedenti, come dimostra uno studio del "John Jay College", che rileva il "declino notevolissimo" dei casi denunciati a partire dai primi anni 2000. L'opinione pubblica non se ne e' accorta perche' continuano a far notizia i processi in corso. Su questo terreno il Papa tedesco e' molto severo ed esigente, piu' del suo predecessore Giovanni Paolo II, tanto che non ha esitato a calare la scure anche su potenti uomini di Chiesa fin qui ritenuti intoccabili, compreso il vescovo John Magee, 73 anni, che in Vaticano era stato era stato segretario privato di tre papi: Paolo VI; Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II ed era ora a capo della diocesi di Cloyne (Irlanda): avrebbe infatti omesso di prendere provvedimenti nei confronti di due sacerdoti della sua diocesi, accusati di violenze sessuali su minori e Benedetto XVI ha gia' scelto il sostituto, l'arcivescovo Dermot Clifford.
Era stato del resto proprio Joseph Ratzinger, da prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, a codificare la linea della "tolleranza zero" in pieno accordo con il vertice dei vescovi americani riunito a Roma da Papa Wojtyla.
Ai vescovi il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede "
De Delictis Gravioribus, che definiva le linee guida del motu proprio
con cui Giovanni Paolo II rafforzo' l'ex Sant'Uffizio nel giudicare i casi di violenze e molestie, chiese infatti "non solo di contribuire a evitare un crimine cosi' grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santita' del sacerdozio".

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15/02/2010 18:42

Il cardinale Bertone ai vescovi irlandesi

Ammissione delle colpe e conversione per superare la tempesta


"Le tempeste fanno paura. Anche quelle che scuotono la barca della Chiesa per colpa dei peccati dei suoi membri. Ma da esse può venire la grazia della conversione e una fede più grande". Se ne è detto convinto il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, durante la messa celebrata nelle Grotte Vaticane, che nella mattina di lunedì 15 febbraio ha preceduto l'incontro di Benedetto XVI con i vescovi irlandesi.
Com'è noto il Pontefice ha convocato l'episcopato d'Irlanda per due giorni - fino a martedì 16 - in seguito agli scandali che hanno coinvolto sacerdoti e religiosi del Paese. Già l'11 dicembre scorso tra il Papa e i presuli c'era stata una prima riunione, nella quale Benedetto XVI aveva preannunciato una lettera pastorale ai fedeli d'Irlanda.
 Nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico erano presenti, oltre al Pontefice e al suo segretario di Stato, i cardinali Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica; gli arcivescovi Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, e Leanza, nunzio apostolico in Irlanda. La delegazione irlandese è composta da ventiquattro pastori della Chiesa locale, tra i quali il cardinale Brady, arcivescovo di Armagh, e l'arcivescovo di Dublin, monsignor Martin.
Durante la celebrazione dell'Eucaristia nella basilica di San Pietro, il cardinale Bertone ha rivolto ai presenti il "cordiale benvenuto" del Papa, che "è spiritualmente unito a noi questa mattina e, nella Santa Messa, ha pregato perché la vostra permanenza presso la Sede di Pietro sia ricca di frutti". Quindi ha ricordato come siano "venuti tutti insieme, l'intero episcopato d'Irlanda, per ascoltare il Successore di Pietro e presentargli" le loro "iniziative circa la difficilissima crisi in atto nella Chiesa del Paese".
Attualizzando le letture proclamate nella liturgia della Parola, il porporato ha auspicato "umiltà e fiducia" da parte di tutti:  vescovi, sacerdoti e popolo di Dio. Del resto "la prova da una parte umilia e dall'altra produce la pazienza e un approfondimento della fede".
Il segretario di Stato ha evidenziato che anche per la Chiesa "le prove possono venire dall'esterno o dall'interno. Entrambe sono dolorose, ma - ha puntualizzato - quelle che provengono dall'interno sono più dure e umilianti", proprio come "la grave prova che stanno attraversando in questo momento le comunità" irlandesi, le quali "vedono alcuni uomini di Chiesa coinvolti in atti" che il porporato salesiano non ha esitato a definire "particolarmente esecrabili". Tuttavia, per il cardinale Bertone tali prove possono "diventare motivo di purificazione e di santificazione", se si accoglie "con piena fiducia la promessa che il Signore rinnova anche per noi quest'oggi". Si tratta - ha spiegato - del Paraclito "venuto a difenderci dall'"accusatore", il maligno, che Egli ha sconfitto". Ma siccome "la lotta contro il male non è finita" e "continua fino alla fine dei tempi", "il Padre ci ha mandato, nel nome di Gesù, lo Spirito Santo" perché è "l'opera della carità di Dio, della sua infinita misericordia, che può colmare l'abisso più profondo". A una condizione però:  "purché - ha avvertito il celebrante - il peccatore riconosca la propria colpa in piena verità. Caritas in veritate". Questo - ha detto citando l'enciclica di Benedetto XVI - "è il principio fondamentale della vita cristiana".
La storia insegna che "anche il cristiano è esposto all'azione del maligno e può cadere nel peccato". Soprattutto quando questi insinua un'altra tentazione:  "quella che tende a far perdere la fiducia in Dio, spingendo nello scoraggiamento e nella disperazione".
Infine il riferimento all'immagine della tempesta, evocata nel Vangelo di Marco e che ritorna all'inizio della lettera di san Giacomo, quando l'apostolo parla "delle onde del mare mosse e agitate dal vento" per paragonarle "a colui che esita nella sua fede". Per il cardinale Bertone "questa è la tempesta più pericolosa" poiché "tocca il cuore dei credenti, scuotendo la loro fede e minacciando la loro capacità di affidarsi a Dio".


(©L'Osservatore Romano - 15-16 febbraio 2010)
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17/02/2010 11:06

L'incontro del Papa con i vescovi irlandesi

Nuova credibilità morale dopo lo scandalo degli abusi


Pubblichiamo il testo del comunicato diffuso al termine dell'incontro del Papa con i vescovi d'Irlanda svoltosi in Vaticano lunedì 15 e martedì 16 febbraio.

On 15 and 16 February 2010, the Holy Father met the Irish Bishops and senior members of the Roman Curia to discuss the serious situation which has emerged in the Church in Ireland. Together they examined the failure of Irish Church authorities for many years to act effectively in dealing with cases involving the sexual abuse of young people by some Irish clergy and religious. All those present recognized that this grave crisis has led to a breakdown in trust in the Church's leadership and has damaged her witness to the Gospel and its moral teaching.
The meeting took place in a spirit of prayer and collegial fraternity, and its frank and open atmosphere provided guidance and support to the Bishops in their efforts to address the situation in their respective Dioceses.
On the morning of 15 February, following a brief introduction by the Holy Father, each of the Irish Bishops offered his own observations and suggestions. The Bishops spoke frankly of the sense of pain and anger, betrayal, scandal and shame expressed to them on numerous occasions by those who had been abused. There was a similar sense of outrage reflected by laity, priests and religious in this regard.
The Bishops likewise described the support at present being provided by thousands of trained and dedicated lay volunteers at parish level to ensure the safety of children in all Church activities, and stressed that, while there is no doubt that errors of judgement and omissions stand at the heart of the crisis, significant measures have now been taken to ensure the safety of children and young people. They also emphasized their commitment to cooperation with the statutory authorities in Ireland - North and South - and with the National Board for Safeguarding Children in the Catholic Church in Ireland to guarantee that the Church's standards, policies and procedures represent best practice in this area.
For his part, the Holy Father observed that the sexual abuse of children and young people is not only a heinous crime, but also a grave sin which offends God and wounds the dignity of the human person created in his image. While realizing that the current painful situation will not be resolved quickly, he challenged the Bishops to address the problems of the past with determination and resolve, and to face the present crisis with honesty and courage. He also expressed the hope that the present meeting would help to unify the Bishops and enable them to speak with one voice in identifying concrete steps aimed at bringing healing to those who had been abused, encouraging a renewal of faith in Christ and restoring the Church's spiritual and moral credibility.
The Holy Father also pointed to the more general crisis of faith affecting the Church and he linked that to the lack of respect for the human person and how the weakening of faith has been a significant contributing factor in the phenomenon of the sexual abuse of minors. He stressed the need for a deeper theological reflection on the whole issue, and called for an improved human, spiritual, academic and pastoral preparation both of candidates for the priesthood and religious life and of those already ordained and professed.
The Bishops had an opportunity to examine and discuss a draft of the Pastoral Letter of the Holy Father to the Catholics of Ireland. Taking into account the comments of the Irish Bishops, His Holiness will now complete his Letter, which will be issued during the coming season of Lent.
The discussions concluded late Tuesday morning, 16 February 2010. As the Bishops return to their Dioceses, the Holy Father has asked that this Lent be set aside as a time for imploring an outpouring of God's mercy and the Holy Spirit's gifts of holiness and strength upon the Church in Ireland.

Ecco una nostra traduzione italiana del comunicato.

Il 15 e il 16 febbraio 2010, il Santo Padre ha incontrato i vescovi irlandesi e membri di alto rango della Curia Romana per discutere della grave situazione emersa nella Chiesa in Irlanda. Insieme hanno esaminato il fallimento, per anni, delle autorità ecclesiastiche irlandesi nell'agire efficacemente riguardo casi che coinvolgono l'abuso sessuale di giovani perpetrato da alcuni sacerdoti e religiosi irlandesi. Tutti i presenti hanno riconosciuto che questa grave crisi ha portato a un crollo della fiducia nella guida della Chiesa e ha danneggiato la sua testimonianza del Vangelo e il suo insegnamento morale.
L'incontro si è svolto in uno spirito di preghiera e di fraternità collegiale e questa atmosfera franca e aperta ha fornito guida e sostegno ai vescovi nei loro sforzi volti ad affrontare la situazione nelle rispettive diocesi.
La mattina del 15 febbraio, dopo una breve introduzione del Santo Padre, ogni vescovo irlandese ha esposto le proprie osservazioni e i propri suggerimenti. I vescovi hanno parlato con sincerità del senso di dolore e di rabbia, di tradimento, di scandalo e di vergogna espresso loro in numerose occasioni da quanti hanno subito abusi. Un senso simile di oltraggio è stato espresso, a questo proposito, da laici, sacerdoti e religiosi.
Parimenti, i vescovi hanno descritto il sostegno che attualmente viene offerto da migliaia di volontari laici formati e impegnati a livello parrocchiale per garantire la sicurezza dei bambini in tutte le attività ecclesiali, e hanno sottolineato che, sebbene non vi siano dubbi sul fatto che al centro della crisi vi siano errori di valutazione e omissioni, ora sono state prese importanti misure per garantire la sicurezza dei bambini e dei giovani. Hanno anche evidenziato il proprio impegno a cooperare con le autorità competenti in Irlanda, nel Nord e nel Sud, e con il National Board for Safeguarding Children della Chiesa cattolica in Irlanda per garantire che i criteri, le politiche e le procedure della Chiesa rappresentino la miglior pratica in questo settore.
Da parte sua, il Santo Padre ha osservato che l'abuso sessuale sui bambini e sui giovani non è soltanto un crimine odioso, ma è anche un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a sua immagine. Pur comprendendo che l'attuale, dolorosa situazione non verrà risolta velocemente, ha sfidato i vescovi ad affrontare i problemi del passato con determinazione e decisione e la presente crisi con onestà e coraggio. Ha anche espresso la speranza che l'attuale incontro contribuisca a unire i vescovi e a permettere loro di parlare con una sola voce nell'individuare passi concreti per portare alla guarigione quanti hanno subito abusi, incoraggiando un rinnovamento della fede in Cristo e ripristinando la credibilità spirituale e morale della Chiesa.
Il Santo Padre ha anche fatto riferimento alla più generale crisi della fede che colpisce la Chiesa e l'ha collegata alla mancanza di rispetto per la persona umana e a quanto l'indebolimento della fede abbia contribuito in maniera determinante al fenomeno dell'abuso sessuale di minori. Ha sottolineato la necessità di una riflessione teologica più profonda sull'intera questione e ha esortato a una migliore preparazione pastorale, accademica, spirituale e umana sia dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa sia di quanti sono già ordinati e professi.
I vescovi hanno avuto l'opportunità di esaminare una bozza della Lettera Pastorale del Santo Padre ai cattolici d'Irlanda e di discuterne. Tenendo in considerazione i commenti dei vescovi irlandesi, il Santo Padre completerà ora la sua Lettera, che verrà pubblicata durante il prossimo tempo di Quaresima.
I dibattiti si sono conclusi nella tarda mattinata di martedì 16 febbraio 2010. Ai vescovi che tornano alle loro diocesi il Santo Padre ha chiesto che questa Quaresima sia un tempo per implorare la misericordia di Dio e i doni di santità e di forza sulla Chiesa in Irlanda.


(©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2010)
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24/02/2010 14:05

I Vescovi irlandesi riferiscono del loro incontro con il Papa

Sottolineano la partecipazione attiva di Benedetto XVI

MAYNOOTH, martedì, 23 febbraio 2010 (ZENIT.org).-

Vari Vescovi irlandesi hanno riferito ai fedeli le proprie impressioni sugli incontri avuti la settimana scorsa con Benedetto XVI, che li aveva invitati per affrontare il tema degli scandali per abusi sessuali che stanno agitando la Nazione.
Il Santo Padre ha chiesto a tutti i Vescovi irlandesi titolari di raggiungerlo a Roma il 15 e il 16 febbraio, dopo aver già incontrato nel dicembre scorso il Cardinale Séan Brady, presidente della Conferenza Episcopale Irlandese, e l'Arcivescovo Diarmuid Martin di Dublino.

Domenica scorsa, molti Vescovi tornati ormai in Irlanda hanno parlato degli incontri nelle loro omelie domenicali.

Il Vescovo Martin Drennan di Galway ha presentato un breve resoconto: "Quello che ho portato con me da Roma dopo la visita di due giorni della settimana scorsa può essere riassunto in questo modo: affrontare il passato con onestà, il presente con coraggio e il futuro con speranza".

Il Vescovo Michael Smith di Meath ha definito quello con il Papa "l'incontro più aperto, onesto e impegnato a cui io abbia mai partecipato".

Ciò, ha affermato, indica quanto il Papa prenda seriamente lo scandalo degli abusi sessuali.

"Il Santo Padre e nove Cardinali e Arcivescovi della Curia sono stati presenti all'incontro questo lunedì e fino all'ora di pranzo di martedì", ha spiegato monsignor Smith. "Con la loro presenza, hanno voluto sottolineare la gravità di questo male, che colpisce la Chiesa in Irlanda e la società in generale. L'incontro è iniziato con una presentazione di cinque minuti da parte di ogni Vescovo, in cui sono stati mostrati vari aspetti della questione".

"Nel pomeriggio, i Cardinali e gli Arcivescovi della Curia hanno risposto partendo da alcuni dei punti proposti durante la mattinata. Papa Benedetto XVI ha fatto lo stesso. E' poi iniziata la discussione sulla bozza della lettera che il Papa invierà alla Chiesa in Irlanda nelle prossime settimane. Abbiamo ascoltato con attenzione i commenti e i suggerimenti dei presenti, e di questo si terrà conto nella redazione finale del testo".

Misure importanti

La risposta vaticana allo scandalo irlandese arriva dopo due rapporti sulla situazione: il Rapporto Murphy, sui casi di abusi nell'Arcidiocesi di Dublino dal 1975 al 2004, è stato pubblicato nel novembre scorso; seguiva un altro documento, il Rapporto Ryan, diffuso a maggio e che parlava di abusi nelle scuole cattoliche del Paese.

Anche il Vescovo Noel Treanor di Down e Connor ha considerato l'incontro un segno della seria preoccupazione del Pontefice.

"L'invito rivolto ai Vescovi diocesani dell'Irlanda da Papa Benedetto e la sua presenza all'incontro lunedì e martedì sono un segno di quanto sia importante per il Pontefice affrontare il crimine, il peccato e l'orrore degli abusi sessuali sui bambini, i minori e gli adulti vulnerabili", ha dichiarato. "Il Papa ha espresso il suo dolore per ciò che è accaduto in Irlanda".

"Questo incontro è stato importante nel lungo processo di far fronte alla vergogna e alle ferite degli abusi nella vita delle vittime, in quella della Chiesa e per estensione in tutta la società", ha aggiunto il Vescovo Treanor.

"Questo incontro di per sé non può sanare le terribili ferite lasciate da questo crimine", ha riconosciuto. "Dovremmo pregare ogni giorno perché questa guarigione avvenga nel tempo di Dio".

Occasione senza precedenti

Il Vescovo James Moriarty di Kildare e Leighlin ha sottolineato che l'incontro con il Papa è stato "un evento senza precedenti".

"Colpisce molto la quantità di tempo e di attenzione prestata da Papa Benedetto XVI", ha detto. "Allo stesso modo, i membri della Curia presenti erano totalmente impegnati nel dare il proprio contributo. Le varie sessioni sono state lunghe e intense. E' stato sicuramente un dialogo di massimo livello che è valso la pena".

Monsignor Moriarty, di 73 anni, è stato Vescovo ausiliare di Dublino dal 1991 al 2002.

A suo avviso, l'incontro è stato un passo in una situazione che continuerà a svilupparsi. "E' importante sottolineare che questo processo è in svolgimento e che seguiranno altri passi", ha dichiarato.

Parole del Papa

Il Vescovo Dennis Brennan di Ferns ha confessato di attendere con ansia la lettera del Pontefice alla Chiesa in Irlanda, prevista per il mese prossimo.

A suo avviso, il testo sarà "un'importante pietra miliare su una strada dalla quale non c'è ritorno".

"Stiamo affrontando un momento di grande prova come risultato di gravi scandali e della loro errata gestione nella nostra comunità ecclesiale", ha affermato il Vescovo. "[...] Non siamo soli in questa oscurità. Anche se questa può essere grande, la Parola di Dio è il nostro pilastro: 'Se siedo nelle tenebre, il Signore sarà la mia luce' (Michea 7,8). La nostra speranza cristiana ci esorta a non smettere mai di cercare modi che portino alla pace e alla guarigione per tutti".



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12/03/2010 07:02

Documento finale dell'assemblea dell'episcopato

Una stagione di rinnovamento in Irlanda


 Dublino, 11. "Un passo nel lungo processo di rinnovamento della Chiesa in Irlanda":  i vescovi del Paese riuniti per l'assemblea di primavera hanno così commentato l'incontro avvenuto nel  mese scorso a Roma con Benedetto XVI per discutere in merito a casi di abusi sui minori. È una comunità ecclesiale, dunque, che ha avviato un deciso processo di riflessione per promuovere un profondo rinnovamento spirituale - partendo dalla consapevolezza del dolore che il dibattito sugli abusi ha suscitato nella società - che, come si sottolinea, "richiede l'impegno di tutti i fedeli".
"I vescovi - è scritto in un comunicato per la stampa, emesso al termine della riunione dell'episcopato - hanno ribadito il loro profondo rammarico e dolore per il fatto che per evitare lo scandalo e per preservare la reputazione degli individui si sia trascurata la tutela e il benessere dei minori". Nel riflettere sulla recente visita in Vaticano, i presuli rilevano che per l'occasione "hanno chiesto perdono a tutti coloro che hanno subito abusi, alle loro famiglie e a quanti sono irati e demoralizzati per la mancanza di leadership e di responsabilità". In particolare, i vescovi hanno riconosciuto l'incapacità di affrontare in maniera adeguata la situazione e come questo approccio abbia aggiunto dolore su dolore.
Per questo, si ricorda ancora nel comunicato, il Papa, "pur comprendendo che l'attuale dolorosa situazione non verrà risolta velocemente, ha sfidato i vescovi ad affrontare i problemi del passato con determinazione e decisione e la presente crisi con onestà e coraggio". Benedetto XVI "ha osservato che l'abuso sessuale sui bambini e sui giovani non è soltanto un crimine odioso, ma è anche un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a sua immagine".
Il tempo di preparazione alla Pasqua è per i vescovi l'occasione giusta per avviare questo processo di profondo rinnovamento spirituale:  "Durante la Quaresima, come parte per la preparazione alla Pasqua, a livello diocesano locale, tutti i presuli si impegneranno, assieme ai fedeli, a chiedere perdono per conoscere la verità e riflettere sulle omissioni".
Nel comunicato dell'episcopato si cita anche la nota del direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, a proposito della questione degli abusi sessuali. I vescovi "hanno accolto in maniera favorevole la tempestiva pubblicazione e in maniera specifica il riferimento alle vittime e alle loro testimonianze".
In quella nota, fra l'altro, si osserva:  "Le principali istituzioni ecclesiastiche coinvolte hanno dato prova di volontà e di trasparenza, in certo senso hanno accelerato il manifestarsi del problema invitando le vittime a parlare anche quando si trattava di casi di molto tempo fa. Così facendo hanno affrontato le questioni "con il piede giusto", perché il punto di partenza corretto è il riconoscimento di ciò che è avvenuto, e la preoccupazione per le vittime e le conseguenze degli atti compiuti contro di loro".
Inoltre, l'episcopato irlandese si sofferma sul passaggio della nota relativo alla disinformazione creatasi attorno alla pubblicazione, avvenuta il 18 maggio 2001, della Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede De delictis gravioribus. "Nell'ambito canonico - è spiegato nel comunicato dei presuli - il delitto di abuso sessuale di minori è sempre stato considerato uno dei più gravi fra tutti, e le norme canoniche lo hanno costantemente riaffermato, in particolare la Lettera De delictis gravioribus del 2001, talvolta inopportunamente citata come causa di una "cultura del silenzio"".
Infine, i vescovi rendono noto che è in corso un costante aggiornamento, a cura del National Board for Safeguarding Children in the Catholic Church, sullo stato dei contatti con le autorità statali, per quanto concerne le audizioni delle vittime degli abusi e gli altri aspetti legali relativi al problema.
In occasione dell'assemblea di primavera, i presuli hanno inoltre trattato la questione nordirlandese, stigmatizzando, in particolare, "la continua minaccia alla pace dei gruppi dissidenti filorepubblicani". In un comunicato nel corso dell'assemblea, si ribadisce che "il popolo irlandese rifiuta decisamente l'uso della violenza come mezzo per raggiungere fini politici:  chi propone altre vie fa naufragare il nostro futuro e distrugge la speranza". Dall'episcopato giunge l'appello affinché tutti gli irlandesi "raddoppino i propri sforzi per costruire una società pacifica che persegua la giustizia e la riconciliazione attraverso il dialogo paziente nel processo politico".
Altro tema affrontato è stato quello della solidarietà:  "I vescovi ringraziano tutti coloro che hanno risposto in maniera generosa agli appelli per aiutare la popolazione colpita dal terremoto ad Haiti". I presuli inoltre sollecitano la comunità a rispondere in maniera altrettanto generosa alla Tró caire Lenten Campaign, l'iniziativa per contrastare le fame nel mondo. Oltre un miliardo di persone nel mondo, si specifica, non hanno accesso al cibo e ad altre adeguate risorse per la sopravvivenza. La campagna "continuerà a sostenere numerose comunità nel mondo per lottare contro la fame e le ingiustizie".
Per quanto concerne poi l'Anno sacerdotale, si rileva che all'interno del sito dell'episcopato www.catholicbishops.ie, è attiva una speciale sezione dedicata all'evento, che contiene tutta una serie di sussidi - a partire dal magistero di Benedetto XVI - tra cui preghiere per le vocazioni e i sacerdoti, informazioni sulle indulgenze, e altre informazioni, incluse le note storiche sul Curato d'Ars.
In riferimento alla festa del Saint Patrick's Day, i vescovi osservano come si tratti "di un giorno speciale per gli irlandesi che vivono in patria e per coloro che sono emigrati". L'evento, osservano peraltro i presuli, "si inserisce nel contesto di una profonda recessione economica che ha provocato disoccupazione e ha spinto numerose persone anche a emigrare all'estero". La Chiesa locale " esprime preoccupazione per tutti gli irlandesi emigrati che hanno perso il posto di lavoro nei Paesi di residenza, e per tutti i cittadini in patria disoccupati". Dall'episcopato, inoltre, giunge la richiesta alle autorità statali di affrontare il problema delle persone che chiedono asilo:  in particolare, si manifesta la necessità di accogliere in maniera più adeguata le famiglie ospitate nei centri di raccolta in attesa di ricevere conferma dell'accettazione della domanda di asilo.


(©L'Osservatore Romano - 12 marzo 2010)
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Sulla bella lettera di Benedetto alla nuova Corinto d’Irlanda

Giuliano Ferrara

La
lettera del Papa sugli abusi dei preti in Irlanda è molto bella, nella sua tristezza e nella sua speranza, ma sopra tutto nella sua lingua severa, ferma, sincera, con un’espressività che viene da due millenni di saggezza pastorale e di drammi dell’incarnazione e della storia.
Il Papa attua una conversazione paolina e paterna con la comunità umana irlandese, con questa specie di nuova Corinto inselvatichita nel peccato e nel crimine; e conversa sotto la sorveglianza teologica e morale di concetti per noi del tutto desueti, almeno nel secolo e nell’orizzonte fondamentalmente non cristiano o post cristiano del nostro tempo: il pentimento, la riconciliazione, la preghiera e l’adorazione eucaristica come mezzi speciali di guarigione e di rinnovamento nella fede, da affiancare all’esame di coscienza, alla denuncia canonica e penale, alla piena disponibilità richiesta di rispondere, non solo davanti a Dio, ma anche davanti ai tribunali del male fatto alla dignità umana da parte degli abusatori.
Benedetto, e non poteva essere diversamente, ha fatto la sua parte di custode del gregge con l’intelligenza sensibile che le persone non prevenute gli riconoscono, mettendo in rilievo la necessità di risarcire le vittime degli abusi di quanto non è umanamente risarcibile, e dunque spostando per quanto possibile sul terreno dello spirito dannazioni che nascono nel campo di battaglia della carne. Un gesto di intonazione monacale, davvero benedettino.
Da subito, la lettera è stata criticata con asprezza dai soggetti che nel mondo nutrono la campagna anticattolica e alimentano la sua risonanza mediatica, con lo scopo di modificare nel profondo la natura speciale della chiesa cattolica, secolarizzandola a forza, democratizzandola, assoggettandola mediante assedio culturale e civile a protocolli ad essa estranei, e naturalmente demonizzando la sua vita vera e intera, deformando e sfigurando il suo volto umanodivino (che è poi Cristo), svalutando miserevolmente il tesoro di virtù, di eroismi e santità di cui la chiesa cattolica, insieme con molte altre denominazioni cristiane, è testimone ai quattro angoli del mondo.
Non ho mai letto, per converso, un documento autorevole così raggiante di ispirazione etica, così rigoroso e autentico, con il quale il secolo e le sue istituzioni abbiano mai connotato, assumendosene pienamente le responsabilità, le immense pene inferte all’umanità dal processo della storia e della cultura e della spiritualità che ha rifiutato Cristo, il trascendente, la chiesa stessa. Altro che la pedofilia di alcuni preti.
Il Novecento è stato il secolo del Gulag e della Shoah, ma nessuna confessione pubblica, nessuna proclamazione di vergogna, nessuna ostentazione umile di rimorso, nessuna analisi spiritualmente impegnativa è davvero stata prodotta, e nemmeno tentata, dai guardiani della storia, dalle forze che hanno ingaggiato la brutale corsa atea e profana dei tempi moderni.
Una corsa che, adesso, vuole tagliare il traguardo della punizione finale della chiesa per le colpe di alcuni sui figli. E vuol farlo piena di buona coscienza e di lurida voluttà. Che laica vergogna, è il caso di dire.

© Copyright Il Foglio, 22 marzo 2010 consultabile online anche
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