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Concluso l'incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del sud-est europeo

Ultimo Aggiornamento: 03/03/2010 10:39
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03/03/2010 10:39

Concluso l'incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del sud-est europeo

La minoranza cattolica lievito per il bene comune


ChiSinAu, 2. "Sentiamo il Tempo di quaresima che abbiamo iniziato, come segno del nostro vivere quotidiano come Chiese minoritarie che camminano in mezzo a tante prove. Ma sostenuti dalla fede e dalla speranza e rinforzati dalla carità manifestata da tanti fratelli di altri Paesi e da Vostra Santità, siamo sicuri che questo tempo ci è dato come opportunità per rinnovarci nello Spirito Santo affinché possiamo portare a tutti la vittoria della Resurrezione di Cristo, salvezza del mondo". È quanto si legge nel comunicato finale (inviato al Papa) del decimo incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del sud-est europeo - conclusosi a Chisinau capitale della Repubblica di Moldova - dedicato quest'anno al tema "I diritti dei cattolici nella società dove sono in minoranza. Il contributo dei cattolici alla realizzazione del bene comune nella società:  difficoltà e nuove sfide". All'incontro - promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (Ccee) - hanno partecipato rappresentanti di Albania, Bosnia e Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Grecia, Moldavia, Romania, Conferenza episcopale internazionale santi Cirillo e Metodio e Turchia. Ai lavori hanno preso parte anche il nunzio apostolico in Romania e in Repubblica di Moldova, l'arcivescovo Francisco-Javier Lozano, e l'osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa, monsignor Aldo Giordano. Nella sessione di apertura, il cardinale Vinko Puljic ha introdotto i lavori e accolto il vice primo ministro, Ion Negrei, giunto a testimoniare la vicinanza delle autorità del Paese a questo incontro internazionale della Chiesa cattolica. Quindi è stata data lettura di un messaggio del presidente della Ccee, il cardinale Péter Erdo.

Durante le sessioni di lavoro, i vescovi hanno espresso la "consapevolezza" che "come minoranza", queste Chiese possono "fare molto", "operando efficacemente per il bene comune acquistando un consenso e una stima che non sono ricerca per sé ma come conseguenza di scelte dettate dal Vangelo e dai bisogni reali della nostra gente".
A vent'anni circa dalla fine dei regimi totalitari nei Paesi del sud-est Europa e nonostante l'avvento della democrazia, "molto rimane da fare - si legge nel messaggio - specialmente nel campo del riconoscimento dei diritti delle minoranze religiose".

"Se nella maggioranza dei casi - scrive il Ccee - i rapporti tra Chiesa e Stato sono stati sanciti da concordati o dalla volontà di regolarizzare giuridicamente la presenza cattolica in questi Paesi (ad eccezione della Turchia), spesso accordi e/o concordati sono rimasti carta bianca e faticano ad essere attuati. Pertanto, lo strumento legale non significa automaticamente giustizia e tutela delle minoranze cattoliche, e addirittura in alcuni casi non proteggono le varie comunità dalla stessa violazione dei diritti umani, specialmente di quei diritti legati alla libertà religiosa e ai diritti istituzionali delle Chiese".

Il Ccee rileva inoltre che nella maggior parte dei Paesi presi in analisi, "un grande problema che permane, non solo per i cattolici, ma anche per altre comunità religiose, è la restituzione o la compensazione delle proprietà che sono state nazionalizzate durante il comunismo".
Il comunicato dà poi atto a quanto le Chiese, seppure in minoranza, fanno per il bene comune del Paese in cui si trovano. In questo senso è stato d'esempio, la piccola comunità cattolica della Moldova dove i cattolici rappresentano l'1 per cento della popolazione. "Nonostante molto rimanga da fare - afferma il Ccee - la Chiesa cattolica nelle società dove è in minoranza, non sente meno il dovere di contribuire al bene comune e al pieno sviluppo delle società in cui è presente. In alcuni Paesi, la partecipazione e l'intervento della Chiesa sui temi del dibattito pubblico è spesso ricercata allorché si discute su temi di natura etica". "L'impegno della Chiesa al servizio delle popolazioni locali è solo la cifra della consapevolezza di essere parte viva di quei territori per i quali ogni giorno sacerdoti, consacrati e laici spendono le proprie risorse materiali e spirituali affinché i popoli di questi Paesi possano crescere e ritrovare, nella solidarietà del mondo cattolico, motivo di grande speranza. La Chiesa, attraverso le sue strutture, continuerà a realizzare quanto necessario perché si superi ogni situazione di disagio sociale".
Monsignor Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa ha utilizzato la "metafora della sentinella" per "indicare il ruolo della Chiesa per il bene comune nella società".

"La sentinella - ha detto monsignor Giordano - non è chi sta in guardia, in attesa di un nemico, ma chi ha il coraggio di ripartire sempre, andare sulla frontiera per vegliare dall'alto e scrutare le tracce di Dio. 
Soprattutto la sentinella cerca e sa che anche nel buio della storia sono ancora rintracciabili le orme del passaggio di Dio e della sua giustizia. La Chiesa - ha proseguito monsignor Giordano - è consapevole che la sua competenza non riguarda le soluzioni tecniche, politiche, economiche, sociali, ma sa di avere il grave compito di essere "sentinella", "coscienza sociale", in quanto esperta dell'uomo. Per questo compito, la Chiesa richiede uno spazio pubblico".

Nel corso dei lavori i partecipanti hanno potuto visitare diverse realtà ecclesiali che animano e contribuiscono al bene comune della società moldava. Le giornate del decimo incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del sud-est europeo sono state scandite da momenti di preghiera e dalle celebrazioni eucaristiche. In particolare i partecipanti hanno celebrato la Santa Messa con la comunità locale della Parrocchia di Stauceni, del Cenacolo Regina Pacis e della cattedrale di Chisinau.
Attraverso le visite dei centri caritativi e assistenziali, le celebrazioni con le comunità locali, i partecipanti "si sono sentiti confortati e rincuorati dall'essenzialità, la semplicità e vitalità di questa giovane Chiesa che, benché di minoranza, risponde ampiamente alla sua missione di evangelizzazione e di carità nei confronti del popolo moldavo". L'essere Chiese di minoranze - hanno concluso i presuli - "non deve mai affievolire la nostra volontà di testimonianza, il nostro dovere di fare del bene".
L'incontro del 2011, l'undicesimo, si svolgerà dal 3 al 6 marzo a Cipro su invito dell'arcivescovo di Cipro dei Maroniti monsignor Joseph Soueif.


(©L'Osservatore Romano - 3 marzo 2010)
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