Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

La Madonna in Michelangelo

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2010 06:39
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
22/05/2010 06:37

La Madonna in Michelangelo dalla "Pietà" al "Giudizio Universale" passando per il "Tondo Doni"

Da avvocata intrepida a madre affranta


Venerdì 21 maggio viene presentato a Roma il volume La Madonna in Michelangelo (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2010, pagine 239, euro 24). Pubblichiamo parte delle conclusioni dell'autore, e uno stralcio di un saggio introduttivo del direttore dei Musei Vaticani.
 

di Stefano De Fiores

Incontestabile è l'interesse di Michelangelo per la Madre di Gesù presente nei misteri dell'infanzia, nel mistero pasquale e infine nel Giudizio universale:  tre fasi importanti della storia della salvezza. Si può giustamente ipotizzare in questa scelta una propensione psicologica dell'artista orfano di madre a sei anni, che proietta su Maria la nostalgia del grembo materno e l'aspirazione a ritornare in esso dopo la morte. Ma non si può trascurare la fede cristiana di Michelangelo che riconosce la rilevanza di Maria nella storia dell'umanità come Madre di Cristo messia salvatore.
In realtà la celebrazione della Madre si risolve nell'esaltazione di Cristo veramente fatto uomo per la nostra salvezza. Nel Tondo Doni Gesù bambino è al vertice della storia della salvezza dopo il tempo ante legem e quello sub lege, come redentore vittorioso. Nella Pietà vaticana lo sguardo contemplativo e dolente della Madre è concentrato sul corpo esanime del Figlio, mentre nella Pietà Rondanini l'unione dei due personaggi giunge a farne un solo corpo e un'unica realtà. Mentre i vangeli non parlano della presenza di Maria nel seppellimento di Cristo, Michelangelo non dimentica che il quarto Vangelo testimonia la presenza di Maria presso la croce (Giovanni, 19, 25) e avverte il bisogno di insistere sulla raffigurazione del Crocifisso che parla ai due testimoni privilegiati:  Maria e Giovanni. La Pietà non fa che prolungare logicamente questa presenza sul Calvario. Non pago di presentare Maria con le mani alzate e gli occhi al cielo nella Pietà disegnata per Vittoria Colonna, Michelangelo fa partire dalla testa della Madre la scritta dantesca sul legno della croce che proclama l'importanza del sangue redentore di Cristo:  "Non vi si pensa quanto sangue costa", richiamando la grande realtà da non banalizzare della grazia a caro prezzo.
La lettura teologica della produzione mariana di Michelangelo conduce a sconfiggere il pregiudizio che vede nelle opere degli artisti occidentali, soprattutto del Rinascimento, solo dei contenuti naturalistici. Giovanni Paolo ii reagisce contro questa teoria affermando il valore spirituale dell'arte cristiana occidentale, compresa quella rinascimentale, in cui i sommi artisti "hanno riversato le ricchezze del loro genio, intriso spesso di grande profondità spirituale". Non si può negare che le Madonne di Michelangelo(...) pur nei loro tratti formali classici, manifestino dei contenuti dogmatici di alto profilo:  realismo del corpo della Vergine in prospettiva dell'autentica incarnazione del Figlio di Dio, preoccupazione per il futuro di Gesù e dolore per la sua passione in base ai dati della Parola biblica, tipologia ecclesiale, unione indissolubile tra Madre e Figlio.
Le raffigurazioni michelangiolesche di Maria, inserite nella tradizione artistica mariana, sono da considerare non soltanto delle illustrazioni estetiche, ma dei veri "luoghi teologici", espressioni di fede e insieme simboli culturali di quel dato periodo. La vera bellezza di Maria interpretata da Michelangelo si trova nella coesistenza di umanità e mistero, espressione artistica e contenuto storico-salvifico, immanenza nello spazio materiale e trascendenza di significato.
Il palese interesse per la donna in quanto madre e sposa, dimostrato da Michelangelo nell'interpretazione degli antenati, è la sorpresa di chi passa dal testo stereotipato e fondamentalmente maschilista della genealogia di Matteo alla lettura del vasto ciclo affrescato dal genio di Caprese sulla volta e sulle pareti laterali della Cappella Sistina. Oltre alla raffigurazione della Madre di Gesù nell'ultima lunetta dedicata a Giacobbe e a Giuseppe, i suoi lineamenti sono scorti dai commentatori nelle varie donne che Michelangelo sottrae dalla zona amorfa dell'implicito e dal grigiore muto del non detto. In particolare l'esaltazione della maternità in autentici capolavori che prendono posto nell'arte universale trova riscontro in bassorilievi, statue e disegni dove l'artista ha immortalato Maria e in essa la propria fede e insieme una sentita e quasi spasmodica ricerca personale del vettore materno.
La Madonna della Cappella Sistina pone di fronte al lavorio di Michelangelo che elabora la raffigurazione definitiva del Giudizio universale sotto l'influsso di testi teologici e letterari, ma sostanzialmente perfezionando la figura di Cristo e in conseguenza modificando radicalmente quella di Maria. Occorre da una parte superare l'interpretazione vasariana che legge nell'affresco sistino la "terribilità" del giudice senza misericordia e l'emarginazione di Maria impaurita lei stessa dalla minacciosa mano del Figlio. La Madonna sistina è posta nello stesso alone di luce di Cristo, la prima dei salvati e benedetti alla destra di lui, affranta dalla sorte dei dannati e non insensibile alla loro rovina. Ella non può intercedere perché la condanna non dipende da Cristo, ma dalle loro scelte irrevocabili.


(©L'Osservatore Romano - 22 maggio 2010)
OFFLINE
Post: 31.493
Registrato il: 02/05/2009
Registrato il: 02/05/2009
Sesso: Maschile
22/05/2010 06:39

Il ritorno dell'Atteso e il compimento della storia


di Antonio Paolucci

Entriamo nella Cappella Sistina e poniamoci di fronte al Giudizio. Chi lo guarda ha l'impressione che non ci sia una parete, ma che lo sguardo si apra verso uno spazio infinito, fatto di aria gelida e azzurra. In questa dimensione irrealistica metafisica dove non c'è più il Tempo perché la Storia è finita, avviene tutto contestualmente:  la Resurrezione dei corpi e il Giudizio, l'Inferno e il Paradiso.
"Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine" (Apocalisse, 21, 5-6).
Il Giudice di Michelangelo non siede sul trono, è imberbe, ha l'aspetto di un giovane atleta glorioso e vittorioso, ma il pittore ha saputo rappresentare con straordinaria efficacia l'angoscia teologica della Parusia, dell'ultima venuta di Cristo per giudicare i vivi e i morti.
Il Tempo è finito, la Storia non c'è più. Anche la Chiesa ha concluso la sua missione. E infatti Pietro restituisce a Cristo le chiavi. Non c'è più spazio per la misericordia e per il perdono. Tutte le cose sono compiute. Per sempre. È questa la sensazione che noi proviamo di fronte al Giudizio e che deve aver fatto inginocchiare sgomento, con le lacrime agli occhi - così raccontano le cronache - Papa Paolo iii Farnese quel giorno di ottobre del 1541 quando il grande affresco venne scoperto.
La parte alta del Giudizio ha al centro il Cristo Giudice. Intorno, disposta a emiciclo, c'è la Chiesa trionfante, fatta di patriarchi e di profeti, di apostoli, di santi, di martiri.
La Vergine Maria si stringe rassegnata al Figlio perché la Storia è finita. Perché il suo ruolo di Madre misericordiosa, di advocata nostra, di regina degli afflitti e dei peccatori, non ha più senso ora che tutto è finito, che tutto è stato deciso.
Al vertice della composizione, nelle due lunette affiancate, due gruppi di angeli raffigurati in volo vorticoso inalberano ed esibiscono gli strumenti della Passione:  la croce, la colonna della flagellazione, la corona di spine, la spugna dell'ultimo supplizio.
Sono quelle infatti le prove testimoniali al tribunale dell'Altissimo. Proprio perché Cristo è morto per noi sulla croce, ha effuso per noi il Suo sangue, saremo giudicati. La fedeltà alla Croce ci salverà o ci dannerà il giorno del Giudizio.
La Madonna, nell'affresco di Michelangelo, sa di non avere più ruolo. Non è più, sa di non potere più essere, advocata nostra, refugium peccatorum, mantello di misericordia. È spodestata dalle sue funzioni. Come Pietro consegna le Chiavi perché non c'è più nulla da sciogliere o da legare, così la Madonna sa di non essere più Porta del Cielo. Da ciò la sua rassegnazione, la sua malinconia, lo sguardo pietoso che non riesce comunque a staccarsi dai figli amati che non le è più consentito aiutare.
Stefano De Fiores ci accompagna attraverso i capolavori di Michelangelo con sensibilità di studioso facendoci intendere, grazie alla efficacia delle immagini supportate dalle argomentazioni teologiche, quale grande e tormentato spirito cristiano fosse l'autore del Giudizio.
Mi piace l'incursione dell'autore nel mondo "femminile" del Buonarroti; un mondo che è fatto di Madonne in numerose varianti e in differenziati significati teologico-scritturali, dalla Madre gloriosa del Tondo Doni alla Madre dolente della Pietà Rondanini che sembra riappropriarsi del Corpo del Figlio, quasi volesse riassorbirlo nel grembo che l'ha generato. Ma De Fiores guarda anche all'universo femminile che brulica e si agita in quella parte della volta della Sistina che conosciamo come gli Antenati di Cristo.
Stretti negli spazi angusti delle vele e delle lunette e come oppressi dal gigantismo cosmogonico (le scene del Genesi) e profetico (i veggenti) che li sovrasta e li affianca, gli antenati che Matteo elenca nel suo Vangelo (1, 1-17) sembrano significare la pazienza, la noia, forse l'accidia dell'attesa. È una umanità oscura, spesso rappresentata con punte di realismo quasi caricaturale in atti di feriale attività. Molte sono le donne:  donne che si pettinano, che provvedono alle faccende domestiche, che si occupano dei bambini. È l'umanità che prepara nelle sue viscere, generazione dopo generazione, la venuta dell'Atteso profetizzata dagli abissi dei secoli.
Gli antenati sono i meno noti fra i personaggi della volta della Sistina e anche i più trascurati dalla critica. Non però da Stefano De Fiores e questo è, per me, particolarmente apprezzabile. Spesso si ha l'impressione che la serie degli antenati venga considerata un riempitivo iconografico necessario e tuttavia ideato e realizzato da Michelangelo con attenzione minore. Non è così. Queste donne e questi uomini malinconici e inconsapevoli, presi dalla banalità e dalla materialità di esistenze comuni, sono l'umanità nella quale il Verbo si è incarnato.


(©L'Osservatore Romano - 22 maggio 2010)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:45. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com