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"Io ho 26 anni, e la mia è una storia fra tante..."

Ultimo Aggiornamento: 26/09/2010 12:17
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26/09/2010 12:17

"Io ho 26 anni, e la mia è una storia fra tante..."

Un lettore ci racconta il suo itinerarium mentis di conversione. Fatti veri, non finzione letteraria.


Ex umbris et imaginibus in Veritatem


Io ho 26 anni, e la mia è una storia fra tante.
Scout da sempre nell'Agesci, cresciuto a pane e parrocchia; tutto bello, tutto colorato e gioioso, chitarre e batti-batti-le-manine.
Poi, arriva il liceo. Poi l'Università, anche all'estero. Ed è la fine. Filosofia, lettere, scienze, "grandi maestri" che pontificano sulla realtà "vera" che si agita e arde al di fuori di quella caverna platonica delle nostre menti ancora informi dove noi, costretti in vinculis in uno stato di minorità colpevole, ci affidiamo a certe bislacche e fatue figurazioni mitico-soprannaturali, buone giusto per lo studio e il diletto di antropologi e compagni. Sapere aude! è un richiamo ben più forte di certe altre pulsioni adolescenziali.
La mia non era mai stata una fede"passiva".. e cominciai a leggere i miei avversari con una certa qual complicità. Le vette del pensiero di tanti Locke, Petronio, Kant, Voltaire, Hegel, Leopardi, Spinoza, Lucrezio, Sartre, Montale, erano a poco a poco squadernate, disvelate come tante sorgenti d’acqua fresca in altrettanti giardini segreti, lì pronte a dissetare il brivido del proibito e l’arsura della mia giovanile ignoranza.. Le mie convinzioni andavano lentamente sgretolandosi e annacquandosi, da roccia che erano, diventavano sabbia bagnata. E no, a quell’età non avevo gli strumenti per non affondare nelle sabbie mobili che andavano via via formandosi. Guardavo "indietro", in famiglia e in parrocchia.. non serviva: non c'erano quelle figure dalla mente guizzante e audace che mi proponevano tra i banchi del Liceo o in ambito universitario. Solo vecchine dal canto nenioso e vibrato, giovani "amiamoci e costruiamo un mondo nuovo di pace, giustizia e gioia" (un'utopia d'una bassezza talmente becera che farebbe venire l'ernia a Moro e le coliche a Huxley..) o adulti faccendieri, impastati di religione da sagrato tanto quanto d'interessi da bottega. Questo vedevano allora i miei occhi di diciottenne... Il Barone di Münchausen si tirava fuori dalle sabbie mobili tirandosi su per i capelli. Per quanto nella vita reale ci abbia provato, ho fallito. Il mio percorso "culturale" mi aveva portato ormai ad abbracciare posizioni diametralmente opposte a quelle proposte da quell'Istituzione che ora con grande emozione torno a riconoscere come la Santa Madre Chiesa..
Quando si comincia ad urlare il primo vigoroso "no!" a “..ciò che spesso han mascherato con la fede, a tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura..” (Guccini..) si è subito circondati da un coro di applausi, di giustificazioni, di argomentazioni stringenti, di evidenze che ammutoliscono.. trovi pure dei preti che “ti capiscono”, e “ti danno ragione”…Pian piano, la tremula face della Verità soffoca sotto il "secchio" della Logica. Non essendo vero, questo fantasma infantile e antiliberale andava distrutto. In primis, dentro me. “Dovevo” liberarmi dalla “caverna platonica dell’oscurantismo religioso”. Dovevo farcela. Non potevo sopportare l’idea che la mia mente non ce la facesse. Se la cattiva notizia del “Dio non c’è” m’era arrivata, ora stava a me scoprire la notizia “buona”, ossia “che non mi serve”.
Nel frattempo, l’università mi porta ad Amburgo, il “mio deserto”, il mio Egitto e Damasco insieme. Qualche invisibile traccia di un passato cristiano protestante, nell'assoluta indifferenza della vorticosa frenesia del quotidiano.. "Eppure, tutto funziona bene, anche meglio"! Quartieri a luci rosse diventati baluardo simbolo della città (St.Pauli - Reeperbahn), ragazzi che escono di casa a 16-17 anni, alcool a fiumi, cultura del divertimento.. Divertimento e libertà. Tutto low-cost: low cost, low happyness, low life. Parlare di etica è "antistorico". Il sesso é pressoché un'attività sportiva. E la Chiesa tedesca? Rinfrancante era sentire una chiesa che "finalmente" parlava come Eugenio Scalfari ( si digiti “Jaschke Amburgo” su google, le posizioni del Vescovo sono note persino ai paracarri). “Ah, ma allora siamo solo noi che siamo così indietro" fu per me la conferma assoluta.
Fu una suora, Schwester Wimala (almeno spero si scriva così), una Missionaria della Carità della Beata M. Teresa di Calcutta, aspettando il bus, a ribaltare tutto. Erano passati sì e no otto mesi dal mio arrivo. Lo fece con un sorriso. Io là in piedi, nel tardo pomeriggio, grigio, la solita pioggia.. Fumavo una sigaretta, i-pod nelle orecchie.. quando due suore, in abito lungo, velate di bianco e d’azzurro, si piazzano a pochi metri da me, sandali a piedi nudi nel freddo di ottobre. Comincio a pensare.. male. Continuo a pensare, ancora peggio. Poi una delle due suore, girandosi, mi sorride. Fui come pervaso da un senso di disprezzo. E lì, la mia razionalità, mi ha “fregato”. Mi stupii di me stesso, di quella reazione istintiva ad un semplice sorriso.. “va beh che è cattolica.. ma poverina..” E quasi a voler esorcizzare quello che avevo provato fino a qualche minuto prima, andai a parlare con le sorelle. Giusto tre minuti.. Non capivo dai loro sguardi e dai loro sorrisi se fossero solo inebetite dalle “favole cristiane” in cui credevano, o cosa.. fatto sta che conoscerle e scambiare quattro chiacchiere mi fece un inaspettato piacere. Cercai su internet, e trovai dove abitavano. Cominciai a frequentare la Haus Betlehem: all’inizio sempre perché “dovevo” dimostrare che anche i laici, i “non credenti” si danno al volontariato, e quella era una buona occasione. Però le cose non sono andate così..parecchie cose cominciavano a non tornarmi..non mi quadrava come le sorelle potessero dedicare la loro intera vita, in modo così radicale e "duro", se il tutto era solo una festa tra amici un po’ pirla, che si rifugiavano in assurde speranze ultraterrene...
In quei refettori.. tutti tedeschi, anche giovani, giovanissimi.. lì a elemosinare un piatto di zuppa. Tutti tedeschi. Tranne le Suore, indiane, polacche.. Donne trasfigurate da una Luce grandiosa, così stridente di fronte ai volti scuri e spenti di molti là dentro, che venivano da lontano per medicare le ferite di una società malata, che prima seduceva e illudeva..e poi scartava, buttava ai margini. Fu quando cominciai a prendere sul serio l'impegno nella carità che arrivò la Grazia..
E nel mezzo "bella realtà" secolarizzata di Amburgo che descrivevo sopra, che tutte le mie ragioni son crollate.. son crollate di fronte all'animalità della "logica" umana slegata dal Senso primo dell'Uomo. Proprio nel quartiere dei divertimenti di Amburgo, tra prostitute, luci e giovani nei discopub, c'é quella piccola oasi di cinque suorine. E lì vedi, nel silenzio di quel refettorio, donne che vengono da lontano, chiamate da una Voce reale(!) e forte, in forza della quale dedicano la loro vita e i loro sforzi alla cura delle piaghe di questa società..
E allora ti commuovi. Capisci che c'é qualcosa che non va. "Dai una chance" a quella voce. Capisci che tutto quel che propone questo mondo, finisce quando questo mondo ti volta le spalle, spegne le luci.. A riaccenderle, ci son quelle cinque piccole suore.. gli esseri più magnifici d'Amburgo. Ti "arrendi"di fronte al Sepolcro spalancato del mondo e di chi l'ha vinto. E decidi di entrare nel Mistero..
Il tutto mentre nelle parrocchie e tra i vescovi locali, si continuava a blaterale di sociale, di profilattici, di laici, celibato sacerdotale ecc.. tralasciando i nervi scoperti del male spirituale che ammorba le coscienze.
Più egoisticamente: non parlavano del male spirituale che ammorbava (e ammorba) la MIA coscienza.
Perché non era finita qui. Fides quaerit intellectum, e numerosi erano i nodi che rimanevano da “sciogliere”, quasi attendessero sogghignanti una capitolazione.. Oggi rido, se penso che volessi essere IO a fare i conti con Dio!..
Un bel giorno, dopo l'università e il lavoro.. andai a Messa. O almeno credevo.. Turisti dentro alla Cattedrale..Tutti a muoversi guidati da un cicerone che tutto fa tranne che curarsi dei quattro gatti in preghiera di fronte di fronte al cubo con sopra una piramide posta su un parallelepipedo ultra-futurista che serve da Tabernacolo. I turisti e il cicerone si mettono proprio là davanti, dando le spalle al Santissimo, parlando e ridendo.. Come se non bastasse, quella sera invece della Messa c'era una funzione ecumenica, rigorosamente senza sacerdote, per pregare per le donne in Papua Nuova Guinea!! Salutiamoci in papuano! fu il saluto della “ministressa”...

..et Lux in tenebris lucet..Così ho aperto gli occhi sull'abisso di certa anarchia progressista post-conciliare: non mi stavano offrendo Cristo, non mi stavano aiutando verso la Sua Croce. Stavano “giocando” ad un varietà religioso terzomondista “volemose ‘bbene”.
E progressivamente, mese dopo mese.. ho scoperto la Tradizione, porto sicuro e santo dove poter vivere la Fede in pienezza, senza sconti o diluizioni, sic et simpliciter come l'hanno vissuta i grandi Santi e i milioni e milioni di fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nel tempo.. Perché “quella è La Chiesa”, la Ecclesia presenza salvifica nel mondo. Il mondo si salva per la Missione, per la Testimonianza di chi ha creduto nell’Amore. Una Chiesa orante, che non smette MAI di pregare e di offrirsi in sacrificio a Dio. Anche per “me”. Che prega per la mia conversione, che prega perché il Signore mi richiami a sé, che “mi mostri la Sua Misericordia e mi doni la Sua salvezza”.
Non quella che vorrebbe esser come Vasco Rossi e benedire dal palcoscenico del mondo la nostra “vita spericolata”. Con buona pace del Summorum Pontificum, l’unico posto dove poter assistere alla S. Messa di sempre era il Priorato della San Pio X. Non sono passato da un estremo all’altro: ho solo cercato chiarezza.. inter multiplices, io volevo sentire UNA sola VOX. Una sola.
Quel Sacerdote, così pieno di Dio, sereno di fronte alle mie turbolenze, paziente di fronte alle mie insinuanti malignità, severo e a tratti burbero ai miei conati di sufficienza (come si sentono superiori i “nipotastri di Voltaire”!).. sempre all'altezza d'un testa a testa intellettuale che mi lasciasse non dico convinto, ma mi togliesse il gusto di "avergliene sapute dire quattro".
Poi la Santa Messa.. la prima volta, era un mattino, alle 10 emezza.. il Sacerdote, una signora, ed io. Silenzio. Muto per tutta la Messa. Io mi aspettavo un canto, una lettura.. niente. Rimasi confuso.. che roba è?..Silenzio. Fino al Sacrificio. Quella Messa, mi ha fatto male. Sì, MALE.
Non le banalità, non la GGGioia da ebeti che svanisce appena usciti da Messa, non il "costruiamo un asilo in Botswana".. SILENZIO. Quel Sacerdote stava lasciando posto a Dio, là in fondo; lui, nascosto dentro e dietro i suoi paramenti, quasi come un chirurgo al tavolo operatorio. Cristo, con lui, sopra di lui, che "obbedisce" alle parole di quel sacerdote, e si strazia, si immola.. Il Sacro, fa male.
E' come se ci muovessimo nelle profondità di un oceano, ermeticamente chiusi nelle nostre belle camere pressurizzate e ossigenate. Per uscire fuori, ci occorrerebbero ore e ore nelle camere di depressurizzazione. Ecco, il Sacro è quella camera di depressurizzazione. E l'oceano, è Dio.
Il “battesimo” nel Giordano tridentino porta inevitabilmente con sé qualche angosciosa domanda sullo spartiacque del Vaticano II..
Intendiamoci: io non ce l'ho col Concilio Vaticano II in sé.. non ho né i mezzi culturali né la Fede di Mons. Gherardini o di Amerio per poter leggere il “fenomeno Vaticano II”, né il dramma spirituale vissuto da S. Ecc. Mons. Lefebvre per poterlo “accusare”.
Di certo però ce l'ho a morte con il risultato di anni e anni in cui "tutto" è stato scialacquato in una marea di banalità circensi, dove il MASSIMO, dico, IL MASSIMO che ci si possa sentir generalmente dire a Messa sono i consigli di Frate Indovino nei panni d'un sindacalista. Ma possibile, POSSIBILE dico io che in duemila anni di Storia della Chiesa, di elevazioni spirituali dei Padri, dei Santi, dei Mistici, dei Dottori, di monaci, eremiti, religiosi e religiose..tutto quello che esce in un'omelia siano quattro banalità da paninari?.. A volte non sono nemmeno più omelie: sono pubblicità progresso.
Sua Eminenza il Card. Biffi (Iddio ce lo conservi), in un libello squisito e illuminante, “Il quinto Vangelo”, immagina un “Buon Pastore” in chiave post-conciliare, il quale, dopo aver smarrite le 99 pecorelle, caccia fuori dall’ovile pure l’ultima rimasta, rimproverandola per la scarsa intraprendenza.. e poi se ne va a bere con gli amici all’osteria, discutendo di pastorizia. Dagli torto!
"..nella celebrazione liturgica, è importante non prevaricare mai su ciò che la Chiesa ha tramandato nei secoli. Partecipare in questo modo alla liturgia ci insegna l'amore per la bellezza. Non possiamo vivere la liturgia dimenticando la sua infinitezza cosmica, che arriva fino agli estremi confini del creato e comprende gli angeli del cielo e i santi di tutti i tempi. La liturgia è l'eterno che entra nel tempo e nello spazio. E' il mondo come Dio lo ha pensato.." (Mons. Camisasca, "Padre", pag 84). Beh, chi vede tutto questo nella stragrande maggioranza delle celebrazioni “novus ordo”?.. Io di certo no. Per non parlare di quando siamo tra scout "cattolici", io ormai la Comunione dopo certe “messe” dove il Vangelo viene mimato a scenette o ci si passa in cerchio la pisside con le Sacre Specie e ognuno prende e mangia, non mi sento nemmeno più di farla..
A questo punto io non me la prendo più coi "giovani" perchè perdono la Fede. Ma con gli adulti che non sanno trasmetterla nella Sua vorticosa, abissale profondità e bellezza. Non sanno trasmetter loro quel senso di vertigine che piega le ginocchia di fronte all'Assoluto. Ma come, la passione per il calcio, per la pesca, per la collezione di aeromodelli sì.. e la passione per la SS. Trinità no?!
Vedo nella Messa "nuova" (che io sono tornato a frequentare, intendiamoci) una vittima e al contempo, una complice di tutto questo. Quante volte ho sentito: “dipende come viene celebrata”. Ecco: there is no right without a remedy, dicono i giuristi britannici.. non ha senso affermare l’esistenza di un diritto, se questo non può esser fatto valere. Bene: fino a quando assisteremo alla dissacrazione e alla profanazione costante, sistematica, studiata e compiaciuta di ciò che abbiamo di più caro e più sacro senza che nessuno possa porvi rimedio, beh: QUELLA E' la Messa nuova, non la Messa "celebrata male". Chi può dire che le “messe scout” sono celebrate male (S. Em. il Card. Caffarra a parte)? Chi può dirlo delle messe carismatiche? Chi delle liturgie di certi cammini? Chi delle messe con danze etno-pop nei palazzetti dello sport, se a concelebrare c’è il fior fior dell’episcopato nazionale? Purtroppo non esiste più "una" messa NovusOrdo, ci sono infinite messe NovusOrdo.. e non si può sempre e solo dar colpa al singolo interprete del momento, MA a chi ha fatto finta di non sapere che poi, quel testo scritto in the books (sempre per citare la giurisprudenza anglosassone), sarebbe entrato in action, ossia nella vita di parrocchie, movimenti, gruppi, associazioni ecc.. sarebbe andato in mano a mille interpreti. La Sacrosantum Concilium è de facto carta straccia, descrive una liturgia che, nella pratica domenicale dell’Orbe cattolico, non esiste. Sempre che non intenda dire altro rispetto a quel che vi si trova scritto, ovvio.
Mi chiedo CHI sentisse il bisogno di annacquare tutto, di buttare tutto alle ortiche per "rendere tutto più comprensibile". Quel che c'è da capire, si capisce perfettamente. Quel che non si capisce, é perché non é umanamente dato capire... Ciò che si è reso comprensibile NON E' il mistero di Dio, ma sono le trovate dei tanti autoteologi che hanno imperversato e imperversano, talvolta anche da autorevoli pulpiti, nella Vigna del Signore. Per dirla con l'allora Card. Ratzinger: non mi stupisco che vi sia gente che non creda, mi stupisco di più che ve ne sia ancora che invece creda.
Il Vaticano II e il suo spettro sono diventati per molti, MOLTISSIMI un alibi para-dogmatico per non prender più sul serio NULLA (tutto è “simbolo”, fin troppo) per sentirsi sempre sulla cresta dell'onda dell'aggiornamento: dobbiamo svecchiarci, esser più moderni, altrimenti i giovani non ci seguono, la gente non capisce.
Se un prete cinquantenne entrato in seminario a quindici anni e vissuto “tra preti” per i restanti trentacinque, per sentirsi moderno, giovane e dinamico deve ricorrere a espedienti da varietà ( messe calcistiche, messe “dei giovani” col trenino della pace (sic!), messe “rock” perché “Gesù è rock!”..Praystation, Holy Beach: Surf and Pray..) o benedire la promiscuità (l’importante è volersi bene), non è “moderno”: è un patetico BUFFONE ed è grazie a gente come lui che molti giovani non ci pensano due volte a guardare a questi acrobati dell'inutile, alzare le spalle con sufficienza e dire: “grazie, no: ho smesso”. Peccato dicano “no” non solo a quel singolo pretonzolo.. ma lo dicano pure al Cristo, all’Immacolata.. e alla Chiesa dei Padri del deserto, dei Martiri, dei Santi, dei Dottori.. Ma come possono saperlo? Davanti a loro, c’è solo un don chichì qualunque..
IO sono moderno, qui e oggi, ma la mia Fede mi sovrasta, antica e meravigliosa come le stelle. Quelle vere, del firmamento, non quelle di cartoncino giallo, misurabili e afferrabili, belle da mettere in vetrina, buone per le feste, ritagliate da Voltaire e compagni... Dipende che stelle mi vuol mostrare la Chiesa. Di quelle da mettere in vetrina, anche se fatte dalle manine sante di uomini e donne "di chiesa", ci si stufa.. Non ci si stupisca poi, per dirla con l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Mani, di non trovare più la Chiesa di Dio.. ma “una baracca”. Ci si giocherà alla Praystation.



Andrea G.

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