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Il card. Vingt-Trois fa cambiare idea alla Chiesa sull'espulsione di zingari

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2010 08:07
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27/09/2010 08:07

Il card. Vingt-Trois fa cambiare idea alla Chiesa sull'espulsione di zingari



Passano i giorni, passano le settimane, e sui rimpatri dei rom illegittimamente presenti in Francia e in altri paesi d’Europa le autorità della Chiesa continuano mantenersi sul vago, senza affondare le critiche contro il “misfatto”.

“L’Osservatore Romano” non ne parla se non con rari cenni telegrafici e asettici. Tace, dopo il suo ritiro in pensione a fine agosto, persino il loquace e pugnace monsignor Agostino Marchetto, che poco prima di dimettersi aveva accusato le autorità di colpire “persone deboli e povere che sono state perseguitate, che furono anch’esse vittime di un ‘olocausto’ e che vivono sempre fuggendo da chi dà loro la caccia”.

La verità è che le autorità della Chiesa si sono convinte, in Francia e altrove, che i rimpatri dei rom fuori regola, così come di ogni altra persona illegalmente presente nell’uno o nell’altro paese, non sono affatto di per sé irrazionali o, peggio, criminosi.

Un esempio di questa linea moderata l’ha dato l’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois, proprio il giorno in cui la comunità rom sfilava per protesta nelle vie della capitale francese.

Il 6 settembre, in una messa nella cattedrale di Notre-Dame gremita, il cardinale ha dedicato l’omelia alla questione posta in Francia da nomadi e immigrati.

“La questione è complessa – ha affermato – e vi sono molti aspetti da considerare. Per coloro che commettono reati è giusto che il governo disponga che siano ricondotti alla frontiera. Le municipalità chiedono leggi per poter espellere i nomadi, ma la mia preoccupazione è dove andranno queste persone. Quindi piuttosto che suscitare una sorta di nomadizzazione permanente, ovvero che questa gente continui a spostarsi da una parte all’altra senza mai fermarsi, il governo francese ha disposto una politica di rientro nei paesi di origine”.

“Altri elementi da considerare – ha continuato – sono l’assistenza sanitaria e sociale. La legge, infatti, prevede per tutti i residenti nel territorio francese il diritto all’assistenza, ma anche il pagamento dei contributi. Si tratta di un costo considerevole. Per tutte queste ragioni il governo francese intende ridurre il numero dei rom. Dunque la questione è legittima. Non si tratta di espulsioni gratuite, perché ricondurre i rom alla frontiera è costoso. Il governo francese si è impegnato con un aiuto economico di 300 euro a persona, pari a tre mesi di salario in Romania, a cui si aggiungono 100 euro per figlio e le spese di viaggio”

“Detto questo – ha proseguito – c’è una questione relativa al modo di mettere in pratica questi respingimenti, che vanno effettuati nel rispetto delle persone, tutelando i principi di umanità e soprattutto evitando misure collettive. Bisogna dire no al trattamento globale e massiccio, ma serve un trattamento individuale. Questo chiediamo al governo francese, e ci auguriamo che lo faccia”.

Dell’omelia dell’arcivescovo di Parigi, che aveva in precedenza incontrato il presidente Nicolas Sarkozy, ha riferito il quotidiano della conferenza episcopale italiana “Avvenire”, in una corrispondenza da Parigi.

Da allora, tra le alte autorità della Chiesa. nessun’altra voce si è discostata da questa.

Mentre tra gli esperti ed operatori sul campo ha fatto colpo ciò che ha detto il presidente dell’Opera Nomadi in Italia, Massimo Converso, al settimanale “Tempi” del 7 settembre:

“Francamente non vedo lo scandalo: i cosiddetti rimpatri hanno coinvolto in realtà poche centinaia di persone, mentre la maggioranza dei rom francesi, e parliamo di decine di migliaia di famiglie, si è sistemata da tempo. Come del resto accade in Spagna, in Germania e nei Paesi Bassi. Vivono in casa, pagano un affitto, e ritrovano l’habitat che hanno lasciato in Romania, dove certo non ci sono campi nomadi. I campi non possono essere una soluzione: sono scuole di devianza e soprattutto di emarginazione. Finché ci saranno campi nomadi come luoghi di passaggio continuerà questo peregrinare, da parte dei rom romeni e bulgari, verso la Spagna, la Francia e l’Italia, se non si trovano soluzioni serie e durature. Basta con le idee romantiche che vorrebbero i rom ‘figli del vento’ in eterno. Facciamo un appello anche ai rom che sono nei campi: seguite l’esempio dei vostri parenti e fratelli che in decine di migliaia hanno deciso di vivere in una casa in affitto”.

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