1 Corinti 15,24-28

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Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:28

1 Corinti 15,24-28


24…poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. 25 Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.

26 L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, 27 perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. 28 E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:29

S.Agostino

SUL TESTO: ALLORA LO STESSO FIGLIO SARÀ SOTTOMESSO
A COLUI CHE GLI HA SOTTOMESSO OGNI COSA
299

1. Coloro che ribattono che il Figlio di Dio non è uguale al Padre, di solito ricorrono con maggior dimestichezza a questo testo dell’Apostolo che afferma: E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. Non potrebbe infatti sorgere in loro l’errore mascherato del nome cristiano, se non per una cattiva interpretazione della Scrittura. Dicono infatti: Se è uguale, come mai gli sarà sottomesso? La domanda è simile senza dubbio a quella del Vangelo: Se è uguale, come mai il Padre è più grande? Il Signore in persona dice: Il Padre è più grande di me 300. Ora la regola della fede cattolica è questa: quando nelle Scritture si afferma qualcosa per cui il Figlio è inferiore al Padre, lo si intende in rapporto all’umanità [da lui] assunta; quando invece si afferma qualcosa che denota uguaglianza, lo si interpreta in rapporto alla divinità. Risulta dunque chiaro in quale senso è stato detto: Il Padre è più grande di me; e: Io e il Padre siamo uno 301; e: Il Verbo era Dio; e: Il Verbo si è fatto carne; e: Non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo 302. Ma poiché molte espressioni, eccetto quanto concerne l’assunzione dell’umanità, si riferiscono a lui secondo la proprietà personale, in modo che per Padre non si può intendere che il Padre e per Figlio non altri che il Figlio, gli eretici ritengono che in quello che viene affermato e interpretato in questo modo non ci può essere uguaglianza. Sta scritto infatti: Tutto è stato fatto per mezzo di lui 303, senza dubbio per mezzo del Figlio, cioè del Verbo di Dio. Da chi, se non dal Padre? Non c’è mai scritto che il Figlio ha fatto qualcosa per mezzo del Padre. È scritto ancora che il Figlio è immagine del Padre 304; ma non è mai scritto che il Padre è immagine del Figlio. Sta scritto inoltre che uno genera e l’altro è generato; e molte espressioni del genere che riguardano non l’ineguaglianza della sostanza ma la proprietà delle Persone. Poiché essi negano che in questi testi l’uguaglianza sia possibile, dal momento che si addentrano in queste cose con una mentalità troppo grossolana, bisogna incalzarli sotto il peso dell’autorità. Se infatti in quelle affermazioni fosse impossibile cogliere l’uguaglianza tra colui per mezzo del quale tutto è stato fatto e colui dal quale è stato fatto, tra l’immagine e colui del quale è immagine, tra il generato e il generante, l’Apostolo, per chiudere la bocca dei contestatori, non avrebbe in alcun modo usato lo stesso vocabolo, dicendo: Non considerò una rapina la sua uguaglianza con Dio 305.


Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:29
 

2. Poiché dunque alcuni testi, riguardanti la distinzione del Padre e del Figlio, sono stati scritti in riferimento alla proprietà del Figlio e altri all’assunzione dell’umanità, per salvaguardare la divinità, l’unità e l’uguaglianza del Padre e del Figlio: è giusto domandarsi se l’Apostolo in questo testo aveva di mira le proprietà delle persone o l’assunzione dell’umanità: Allora anche il Figlio sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa 306. Di solito il contesto scritturistico chiarisce la sentenza quando le espressioni circostanti, che si riferiscono alla presente questione, vengono esaminate con un’analisi diligente. Troviamo infatti che l’Apostolo è giunto a questo testo dopo l’affermazione precedente: Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti 307. Trattava quindi della risurrezione dei morti: essa si è verificata nel Signore secondo l’umanità che ha assunto, come afferma con tutta chiarezza in seguito: Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dai morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta (parusiva), quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice: Ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti 308. È chiaro quindi che questo è stato detto in riferimento all’incarnazione dell’uomo.


Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:30

Continuazione da S.Agostino

3. Ma in questo capitolo, di cui ho riportato tutto il testo, altri punti offrono di solito materia di discussione. Innanzitutto l’affermazione: Quando egli consegnerà il regno a Dio e Padre, come se il Padre ora non possedesse il regno. Quindi il passo: Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi, come se dopo non dovesse più regnare. A questo sembra riferirsi l’affermazione precedente: Poi sarà la fine. Con sacrilega interpretazione essi l’intendono così, come se la parola fine indicasse la distruzione del suo regno, mentre nel Vangelo è scritto: E il suo regno non avrà fine
309. Da ultimo il testo: E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa; essi lo interpretano così come se ora qualcosa non fosse sottomessa al Figlio o egli stesso non fosse sottomesso al Padre.

4. La questione si scioglie considerando il modo di esprimersi. Spesso infatti la Scrittura, parlando di qualcosa che è da sempre, dice che comincia ad esistere in qualcuno, quando questi la conosce. Così nella preghiera del Signore noi diciamo: Sia santificato il tuo nome 310, quasi che in un certo tempo non fosse santo. Come dunque sia santificato sta per "sia riconosciuto come santo", così anche le parole: Quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, stanno per "quando avrà mostrato che il Padre regna", sicché per mezzo della visione e della manifestazione risulti chiaro ciò che ora i fedeli credono e gli infedeli rifiutano. Poi ridurrà al nulla ogni principato e potestà, manifestando senza dubbio il regno del Padre, affinché a tutti sia noto che nessun principato e potestà in cielo e in terra ha avuto da se stesso alcunché del suo potere e dominio, ma l’ha avuto da colui dal quale tutto procede, sia nel campo dell’esistenza che dell’ordinamento. In quella manifestazione nessuno infatti avrà più speranza in qualche principe o in qualche uomo. È quanto già sin d’ora viene cantato con voce profetica: È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo; è meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti 311. In questa meditazione l’anima si eleva fin d’ora al regno del Padre, senza fare affidamento sul potere di qualcuno al di fuori di lui, e tanto meno illudersi pericolosamente del proprio. Consegnerà dunque il regno a Dio Padre quando, grazie a lui, si conoscerà il Padre visibilmente. Suo regno sono infatti coloro nei quali ora regna per mezzo della fede. Invero in un modo si parla del regno di Cristo in rapporto al potere della divinità: in questo senso ogni creatura gli è sottomessa; in un altro si parla del suo regno che è la Chiesa, in rapporto alla fede che possiede; in questo senso prega colui che dice: Prendi possesso di noi 312. Nulla infatti è sottratto al suo possesso. In questo senso si dice anche: Quando eravate schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla giustizia 313. Ridurrà dunque al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza, sicché nessuno, che vede il Padre per mezzo del Figlio, abbia bisogno o si compiaccia di confidare nel potere personale o di qualche creatura.


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00domenica 16 novembre 2008 17:30
 

5. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi 314. Bisogna, cioè, che il suo regno si manifesti così apertamente che tutti i suoi nemici ammettano che egli regna. Questo infatti vuol dire che i suoi nemici saranno sotto i suoi piedi. Se invece lo riferiamo ai giusti, la parola nemici è detta nel senso che da ingiusti diventano giusti e si sottomettono a lui con la fede. Quanto poi agli ingiusti, che non apparterranno alla beatitudine futura dei giusti, bisogna intenderlo nel senso che anch’essi, nella stessa manifestazione del suo regno, pieni di confusione riconosceranno che egli regna. Di conseguenza il testo: Bisogna che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi, non significa che in seguito, dopo aver posto i nemici sotto i suoi piedi, non regnerà più, ma con la frase: Bisogna che egli regni finché non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi, afferma che è necessario innalzare il suo regno a così grande splendore che i suoi nemici non oseranno in alcun modo negare che egli regna. Infatti sta scritto anche: I nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi 315. Questo non significa però che, dopo aver avuto pietà di noi, dobbiamo distogliere il nostro sguardo da lui, perché la nostra felicità è in rapporto alla gioia della sua contemplazione. Questo è dunque il senso del testo. L’attenzione dei nostri occhi è rivolta al Signore per ottenere la sua misericordia, non per distogliersi in seguito ma per non chiedere più nient’altro. Finché sta quindi al posto di nient’altro. Che c’è infatti di più, ossia con quale maggiore manifestazione si manifesterà il regno di Cristo se non al punto che tutti i nemici riconosceranno che egli regna? Dunque altro è non manifestarsi più, altro non essere più. Non manifestarsi più significa non rivelarsi più apertamente; non essere più vuol dire non durare ulteriormente. E quando mai il regno di Cristo apparirà più chiaramente di quando risplenderà davanti a tutti i nemici?


Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:31

Continuazione da S.Agostino

6. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte
316. Quando questo corpo mortale sarà rivestito d’immortalità non ci sarà più nient’altro da distruggere. Tutto ha posto sotto i suoi piedi: questo sta ad indicare anche la distruzione della morte. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta - l’ha detto effettivamente il Profeta nei Salmi 317 -, è chiaro che si deve eccettuare colui che gli ha sottomesso ogni cosa: vuol far capire che il Padre ha sottoposto ogni cosa al Figlio, come lo stesso Signore insegna e predica in molti passi del Vangelo, non solo a motivo della forma di servo, ma anche a motivo del principio da cui procede e per il quale è uguale a colui dal quale procede. Si compiace infatti di riferire tutto ad un unico principio, di cui è immagine 318 e in cui abita tutta la pienezza della divinità 319.

7. E quando tutto gli sarà sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa 320. Non perché ora non sia così, ma perché allora sarà chiaro, secondo il modo di esprimersi spiegato sopra. Perché Dio sia tutto in tutti; egli è la fine, menzionata precedentemente, quando ha voluto inizialmente riassumere tutto sinteticamente e in seguito spiegarlo ed esporlo dettagliatamente. Parlava infatti della risurrezione: Prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine. Egli stesso è la fine, perché Dio sia tutto in tutti. In un senso si parla della fine che esprime compimento, in un altro quando esprime consunzione. Altro è finire un vestito tessendolo, altro finire il cibo, mangiandolo. Si dice poi che Dio è tutto in tutti nel senso che nessuno di coloro che aderiscono a lui, ami contro di lui la propria volontà e sia chiaro a tutti ciò che lo stesso Apostolo dice in un altro passo: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? 321

8. Vi sono poi alcuni che intendono questo testo: Bisogna che egli regni finché ponga tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi, dicendo che qui il termine regnare è preso in un altro significato diverso da quello di regno nella frase: Quando avrà consegnato il regno a Dio e Padre. L’Apostolo avrebbe detto regno nel senso che Dio regge tutto il creato; e avrebbe detto regnare nel senso di condurre un esercito contro il nemico o difendere una città. Pertanto avrebbe detto: Bisogna che egli regni finché ponga tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi, perché un regno, simile a quello che hanno i capi di esercito, non ha più ragione di essere quando il nemico è stato così assoggettato da non potersi più ribellare. Nel Vangelo si dice infatti: E il suo regno non avrà fine 322, nel senso che regnerà in eterno. Quanto poi alla lotta da condurre sotto di lui contro il diavolo, lotta che durerà certamente finché mai porrà tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi, dopo non ci sarà più, perché godremo una pace eterna.



Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:31

continuazione da S.Agostino

9. Questo è stato detto per farci capire che bisogna riflettere con maggior diligenza anche su questo punto: qual è attualmente il regno del Signore nell’economia del suo mistero, secondo l’incarnazione e la passione. Poiché in quanto Verbo di Dio il suo regno come non ha fine, così non ha né inizio né interruzione. Ma in quanto Verbo fatto carne 323 ha cominciato a regnare nei credenti per mezzo della fede nella sua incarnazione. Come appare anche dal testo: Il Signore ha regnato dal legno 324. Qui ha ridotto al nulla ogni principato, ogni potere e potenza, poiché quelli che credono in lui vengono salvati non per la sua esaltazione ma per la sua umiltà. Questo è stato nascosto ai sapienti e agli intelligenti e rivelato ai piccoli 325; perché a Dio è piaciuto salvare i credenti con la stoltezza della predicazione 326. E l’Apostolo afferma, in mezzo ai piccoli, di non sapere altro, se non Gesù Cristo e questi crocifisso 327. C’è bisogno di questa predicazione finché tutti i nemici saranno posti sotto i suoi piedi, finché tutta la superbia del mondo ceda e si sottometta alla sua umiltà, che mi sembra indicata col termine "piedi". In gran parte questa si è già realizzata e ogni giorno la vediamo realizzarsi. Ma perché ciò accade? Per consegnare il regno a Dio e Padre, per portare cioè alla visione della sua uguaglianza col Padre quelli che si sono nutriti, con fede, della sua incarnazione. Egli si rivolgeva infatti a quelli che già avevano creduto, quando diceva: Se rimanete nella mia parola, sarete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi 328. Consegnerà il regno al Padre, quando, mediante ciò, per cui è uguale al Padre, regnerà in quelli che contemplano la verità e in se stesso, che è l’Unigenito, farà vedere il Padre in visione. Ora regna infatti nei credenti mediante la sua umiliazione, con la quale spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo 329. Ma allora consegnerà il regno a Dio e Padre, quando avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e potenza. Come li annienterà se non con l’umiltà, la pazienza e la debolezza? Quale principato non sarà annullato, quando il Figlio di Dio regna sui credenti proprio perché i principi di questo mondo lo hanno giudicato? Quale potestà non sarà annullata quando colui, per cui tutto è stato fatto, regna sui credenti proprio perché si è talmente assoggettato alle potestà da dire a un uomo: Tu non avresti alcun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto 330? Quale potenza non sarà annullata quando colui, per mezzo del quale sono stati stabiliti i cieli, regna sui credenti proprio perché ha provato la debolezza sino alla croce e alla morte? Proprio in questo modo il Figlio regna nella fede dei credenti. Non si può infatti dire né credere che il Padre si è incarnato o è stato giudicato o crocifisso. Ma nella visione, per cui è uguale al Padre, regna insieme a lui in coloro che contemplano la verità. Poi consegnerà il regno a Dio e Padre, conducendo dalla fede nella sua incarnazione alla visione della divinità quanti ora credono in lui. Egli non lo perderà, ma entrambi si offriranno alla contemplazione come unico oggetto di godimento. È necessario che Cristo regni ancora a lungo negli uomini, ancora incapaci di vedere con mente chiara e luminosa l’uguaglianza del Padre e del Figlio, proprio perché tali uomini possano capire anche ciò che egli ha assunto in proprio, cioè l’umiltà dell’incarnazione, finché non ponga tutti i nemici sotto i suoi piedi, finché, in altre parole, tutta la superbia del mondo non venga sottomessa all’umiltà della sua incarnazione.


Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:32

10. A ragione è stato detto: Allora anche il Figlio sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa 331, sebbene si riferisca all’assunzione dell’umanità, dato che la questione è sorta discutendo della risurrezione dei morti, è tuttavia giusto chiedersi se sia stato detto di lui solo, come capo della Chiesa 332, oppure del Cristo totale, che comprende insieme il corpo e le membra. Infatti quando dice ai Galati: La Scrittura non dice: E ai tuoi discendenti, come se si trattasse di molti ma: " alla tua discendenza ", come a uno solo, cioè Cristo, perché in questo passo non intendessimo soltanto Cristo, nato dalla vergine Maria, aggiunge: Tutti voi infatti siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo 333. E parlando ai Corinzi della carità, ricavando il paragone dalle membra del corpo, dice: Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo 334. Non ha detto: così anche di Cristo, ma: così anche Cristo, mostrando che si può giustamente parlare anche del Cristo totale, cioè il capo con il suo corpo, che è la Chiesa. In molti passi della Scrittura troviamo che si parla di Cristo in modo da intenderlo con tutte le sue membra, alle quali è stato detto: Voi siete corpo di Cristo e sue membra 335. Non è quindi assurdo intendere nel testo: Allora anche il Figlio sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa, che si tratta non solo del Figlio, capo della Chiesa, ma anche di tutti i santi insieme a lui, che sono uno in Cristo, una sola discendenza di Abramo. La sottomissione poi si riferisce alla contemplazione dell’eterna verità, senza che al conseguimento della beatitudine si opponga alcun movimento dell’animo o qualche membro del corpo: Perché, nella vita in cui nessuno ama il proprio potere, Dio sia tutto in tutti.

Testo desunto dal sito Augustinus.it


Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:34

Da "I Princìpi" di Origene



Non so perché mai gli eretici, non comprendendo ciò che vuol dire l'apostolo con queste parole, degradino nel Figlio il significato della sottomissione: se si cerca il significato di queste parole, lo si trova facilmente considerando il suo opposto. Se infatti esser sottoposto non è cosa buona, sarà cosa buona il suo contrario, cioè non essere sottoposto. E secondo loro, quando l'apostolo dice: "Allorché tutto gli sarà sottoposto, allora anche il Figlio si sottometterà a colui che gli ha sottoposto tutto" (1 Cor. 15, 28), egli vorrebbe dire che il Figlio, che ora non è sottoposto al Padre, gli sarà sottoposto quando il Padre avrà sottoposto a lui tutte le cose. Ma mi meraviglio come essi possano pensare che colui che non è sottoposto ora, quando tutto non gli è stato ancora sottoposto, sarà sottoposto allora, allorché tutto gli sarà sottoposto ed egli sarà rè di tutto e terrà il potere di tutto l'universo, mentre prima non era stato sottoposto. Essi non comprendono che la sottomissione di Cristo al Padre indica la beatitudine della nostra perfezione e il coronamento dell'opera da lui intrapresa, poiché egli presenta al Padre non solo la norma del reggere e regnare, ristabilita in tutta la creazione, ma anche la norma dell'ubbidienza e della soggezione ristabilita nel genere umano. Perciò se consideriamo buona e salutare questa soggezione per la quale il Figlio è detto soggetto al Padre, ne consegue che dovremmo considerare buona e utile anche la soggezione dei nemici al Figlio di Dio (cfr. Cor. 15, 25);


 

Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:34

Dalla "Summa contra Gentiles" di S.Tommaso D'Aquino


L'Apostolo aveva detto : " Da un uomo la morte, e da un uomo deriva la resurrezione dei morti" [I Cor,, XV, 21], per concludere che " ciascuno risorgerà a suo tempo : prima Cristo, quindi coloro che sono di Cristo" [v. 23]; e aggiunge: "Da ultimo verrà la fine, quando [Cristo] consegnerà il regno a Dio Padre" [v. 24]; e dopo aver mostrato quale sia codesto regno, nel senso che a lui devono essere assoggettate tutte le cose, finalmente conclude : " Quando saranno state assoggettate a lui tutte le cose, allora il Figlio stesso sarà soggetto a colui che gli ha assoggettato ogni cosa " [v. 28]. Perciò il contesto stesso dimostra che ciò va inteso di Cristo in quanto uomo: poiché è così che egli è morto ed è risuscitato. Infatti egli stesso in quanto Dìo, facendo "tutto quello che fa il Padre", assoggetta a sé tutte le cose, secondo le parole dell'Apostolo : " Noi aspettiamo il Signore nostro Gesù Cristo, il quale trasformerà questo nostro misero corpo, per conformarlo al corpo della sua gloria, mediante quel potere col quale e in grado di assoggettare a sé tutte le cose " (Fil. 2, 20).


nestore45
00venerdì 21 novembre 2008 15:43
IL MISTERO DI DIO RIVELATO DA GESÙ
Caro Cattolico Romano quì dovremmo essere perfettamente d'accordo!

IL MISTERO DI DIO RIVELATO DA GESÙ


La Bibbia ci afferma che il nostro Dio è TRINO ed UNO, UNO e TRINO. Si tratta di una grande Rivelazione. Molte sette cristiane e non che negano una simile rivelazione rimangono ancora legate all'Antico Testamento, che dà una parziale e ancora non completa rivelazione di Dio. Ma con Gesù si è completata la pienezza della rivelazione su Dio: « DIO MAI NESSUNO L'HA VISTO, MA l'UNIGENITO FIGLIO DI DIO CHE STA NEL SENO DEL PADRE CE L'HA RIVELATO » (Giovanni 1:18).
La prima verità da ritenere è che DIO È UNO ED UNICO (Deuteronomio 6:4). Eppure questo Dio è anche trino. Certo, la parola "TRINITÀ" non è contenuta nella Bibbia, ma n'è chiara la sua esplicitazione. Si tratta di un mistero, anzi, del mistero dei misteri, ed ogni tentativo di volerlo comprendere scade o nel razionalismo filosofico o nella miscredenza. Ma noi vogliamo seguire la strada delta fede, confrontandoci con la Parola di Dio, pur sapendo che non potremo capire Appieno il mistero abbagliante di Dio. In molti passi biblici è detto che DIO È UNO (al singolare), ma in molti altri è anche detto che DIO È PLURALE. Per esempio in Isaia 45:5 si dice: « IO SONO JHWH E NON VE N'È ALCUN ALTRO: FUORI DI ME NON VE ALTRO DIO » e Paolo afferma in 1 Co. 8:4: « NON C'È ALCUN DIO FUORI D'UNO SOLO".
Vorremmo qui notare due cose:
1) il nome di Dio.
JHWH è t'alliterazione del nome di Dio svelato a Mosè dal roveto ardente (Esodo 3:14), un nome impronunciabile perché composto di quattro consonanti e senza vocali, che gli Ebrei per rispetto non pronunciavano e ancora oggi non pronunciano mai, ma v' appongono sopra la pronuncia della parola ADONAI, che significa SIGNORE MIO. JHWH è stato tradotto nelle varie Bibbie in circolazione con JAVHÈ -

JEHOVA - GEOVA - L'ETERNO, -IL SIGNORE, ma esso significa "IO SONO COLUI CHE SONO", una parola ricca di significato per gli Ebrei dal significato dinamico profondo, eh® vuoi dire "IO SONO COLUI CHE VI FARÀ VEDERE CHI SONO" attraverso la mia azione di liberazione dalla schiavitù dell'Egitto , la conquista della Terra Promessa, l'arrivo del Messia e del Regno Eterno.

Il libro dell'Apocalisse lo spiega ancora meglio: « IO SONO COLUI CHE ERA, CHE È E CHE VIENE » (1 :8). Dio, inoltre, nella Bibbia, non ha solo questo nome, ma vari altri. All'inizio della Genesi è chiamato ELOHIM, termine che non significa DIO, ma DEI (le parole che terminano in "-IM" in ebraico sono sempre plurali). Il passo Gen. 1:1 suona così: «IN PRINCIPIO DEI (ELOHIM) CREÒ I CIELI E LA TERRA », dove il soggetto è plurale (SI' PENSI ALLA TRINITÀ), ma il verbo dell'azione è al singolare. Oltre a JHWH (il nome particolare del Dio d'Israele) e ad ELOHIM (il nome di Dio Creatore) v'è EL (il nome di Dio usato per i vari popoli e nazioni diversi da Israele) e, in aggiunta, EL-SHADDAI (Dio della montagna) ed EL-OLAM (Dio dell'Eternità), EL-ROI (Dio della visione).


E qui vorremmo notare la seconda cosa:
2) la pluralità di Dio.
Nel passo d'Isaia sopra citato si diceva: « NON VE ALTRO DIO FUORI DI ME », non dice FUORI DI NOI, ma FUORI DI ME, al singolare. Eppure quel Dio che dice d'essere UNO, dice anche:
"FACCIAMO L'UOMO A NOSTRA IMMAGINE E SOMIGLIANZA" (Gen. 1:26), «SCENDIAMO E CONFONDIAMO IL LORO LINGUAGGIO» (Gen. 11:7). E ancora, in Isaia 6:8, v'è scritto: « CHI IO MANDERÒ ? E CHI ANDRÀ PER NOI ? ». Dio qui paria di sé usando il singolare IO e il plurale NOI. Questo prova che in Dio IO e NOI coincidono. Se voi affermate che Dio è UNO, Egli dice: NOI; se voi affermate che Egli è TRINO, allora Egli dice: IO. È difficile cApire, ma questa è la ricca rivelazione di Dio, che alla nostra mente limitata e finita suona come contraddittoria.
In Matteo 28:19 Gesù dice NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO; non dice NEI NOMI come se si trattasse di
più, ma NEL NOME ai singolare come se si tratti di uno solo.
È veramente misterioso: un NOME per TRÉ!
In (Isaia 6:3 ancora vi sono tré aggettivi Applicati a UNO solo: « SANTO SANTO SANTO È IL DIO DEGLI ESERCITI ».
Il PADRE, il FIGLIO e lo SPIRITO SANTO sono chiamati nella Bibbia rispettivamente con la parola « DIO ».
1) IL PADRE È DIO: "SALGO AL PADRE MIO E PADRE VOSTRO, DIO MIO E DIO VOSTRO" (Giov. 20:17; 1 Pietro 1:2; Efesini 1:17, ect...).
2) IL FIGLIO È DIO: "DICE DEL FIGLIO: IL TUO TRONO, O DIO..." (Ebrei 1:8). Qui il Figlio è chiamato DIO. E Giovanni 1:1 dice: « IN PRINCIPIO ERA LA PAROLA, E LA PAROLA ERA PRESSO DÌO, E LA PAROLA ERA DIO ». Tommaso nel cenacolo si rivolge a Gesù chiamandolo: "SIGNORE MIO E DIO MIO" (Giov. 20:28). Rom. 9:5 afferma; "IL CRISTO CHE È SOPRA TUTTE LE COSE, DIO BENEDETTO IN ETERNO" e Tito 2:13 fa eco: "ASPETTIAMO LA MANIFESTAZIONE DEL GRANDE DIO E SALVATORE NOSTRO GESÙ CRISTO".
3) LO SPIRITO SANTO È DIO; lo vediamo in Atti 5:3-4 dove Pietro dice ad Anania che ha mentito allo Spirito Santo e, poi, aggiunge che ha mentito a Dio stesso. Nella Bibbia lo Spirito Santo non è solo potenza e forza, come certuni insegnano, ma una persona vera e propria. basterà un minimo di attenzione nel leggere le Scritture per notare che lo Spirito Santo si comporta come una persona che INSEGNA (Giov. 14:26), TESTIMONIA (Giov. 15:26), PARLA (Giov. 16:13), MANDA A PREDICARE (Atti 13:4), DA ORDINI (Atti 8:29), PENSA (Rom. 8:27), È DOTATA DI VOLONTÀ PROPRIA (1 Co. 12:11), SI' PUÒ RATTRISTARE (Ef. 4:30), SI' PUÒ OLTRAGGIARE (Ebrei 10:29). Egli è detto CONSOLATORE e non "consolazione" ed è sempre chiamato da Gesù con il pronome personale "LUI-EGLI" (in greco:EKEINOS).

I TRÉ: IL PADRE, IL FIGLIO E LO SPIRITO SANTO SONO UNO.
Nella Parola di Dio vi sono dei passi in cui i tré tendono a identificarsi in modo difficile da spiegarsi, eppure la Scrittura ne parla. In Isaia 9:5 si dice: «UN FANCIULLO CI È NATO, UN FIGLIO CI È STATO DONATO... SARÀ CHIAMATO DIO POTENTE E PADRE ETERNO ». In questo versetto v'è un parallelismo: DIO POTENTE è riferito a FANCIULLO e PADRE ETERNO è riferito a FIGLIO. Ora il nome per gli Ebrei significa l'essenza, la natura, la sostanza. Il Figlio è anche Padre. E in Giov. 10:30 Gesù dice: « IO E IL PADRE SIAMO UNO », ove in quell'UNO Gesù sembra identificarsi col Padre, ma in quel SIAMO (non dice: SONO) conserva la sua identità diversa dal Padre. Cosa dire dell'espressione: « CHI HA VEDUTO ME HA VEDUTO IL PADRE... NON CREDI CHE IO SONO NEL PADRE E IL PADRE E IN ME? CREDETEMI: (O SONO NEL PADRE E IL PADRE È IN ME » (Giov. 14:7-11)? DIO È SPIRITO (Giov 4:24): di Dio (Elohim), che creava il mondo in Genesi 1:2 si dice < E LO SPIRITO DI DIO ALEGGIAVA SULLE ACQUE».
Leggiamo ancora nella Parola di Dio in 1 Corinzi 15:45: « L'ULTIMO ADAMO (GESÙ CRISTO) DIVENNE SPIRITO ». Le parole di Giovanni 14:16-20 confermano questo punto: Gesù e lo Spirito Santo sono uno:
«/O PREGHERÒ IL PADRE. ED EGLI VI DARÀ UN ALTRO CONSOLATORE... LO SPIRITO DI VERITÀ CHE DIMORA CON VOI E SARÀ IN VOI. NON VI LASCERÒ ORFANI, TORNERÒ A VOI ». Qui è da notare un altro parallelismo semitico: lo SPIRITO DI VERITÀ del versetto 17 è l'IO TORNERÒ del versetto 18. Infatti, il Signore Gesù disse: "QUANDO EGLI VIENE, ANCHE IO VENGO". Inoltre, al versetto 17, Gesù dice: "LO SPIRITO DI VERITÀ... SARÀ IN VOI" e poi al versetto 20 afferma: 'IO IN VOI". E ancora 2 Co. 3:17 fa eco a tutto questo: "ORA IL SIGNORE (Gesù) È LO SPIRITO (santo)".

I tré sono inseparabili se leggiamo che lo Spirito Santo è chiamato:
- SPIRITO DEL PADRE (Matteo 10:20);
- SPIRITO DI GESÙ (Atti 16:7);
-SPIRITO DI CRISTO (Romani 8:9);
- SPIRITO DEL FIGLIO (Galati 4:6);
- SPIRITO DI GESÙ CRISTO (FiI. 1:19).
-
Nella S.Scrittura io Spirito Santo è paragonato a varie immagini : 1) all'Olio, all'UNGUENTO, all'UNZIONE (Salmo 45:7; 133:2; Isaia 61 :1 ; Luca 4.17 ; 1 Giov. 2:20.27) come segno di CONSACRAZIONE; 2) alla COLOMBA (Mt, 3:16) come segno di DOLCEZZA, DELICATEZZA, AMORE, DOLCEZZA; 3) all'ACQUA (Giov. 7 :37 ; 4 :14 ;1 Co. 12 :13) come segno di PURIFICAZIONE ; 4) al SIGILLO (Ef. 1 :13 ; 4 :30 ; 2 Co. 1 :22 ; 2 Tim. 2 :19) come segno
D'AUTENTICAZIONE , DI CAPARRA E DI GARANZIA ; 5) alla SPADA (Ef. 6:17) come segno di COMBATTIMENTO; 6) a LAMPADA ARDENTE (Ap. 4:5) come segno di PREGHIERA; 7) ad un INTERCESSORE (Rom. 8 :26-27) come segno di MEDIAZIONE ;

8) Ad UN ALTRO AVVOCATO (Giov. 14 :15) come segno di DIFESA (Gesù è il nostro primo avvocato difensore : 1 Giov. 2:1); 9) ad un VENTO IMPETUOSO (Atti 2 :1 ; Giov.3 :8-10) come segno di POTENZA E DI FORZA ; 10) a FUOCO (Atti 2 :3) come segno di PURIFICAZIONE, DI ZELO ED ENTUSIASMO DI FEDE.
TRÉ SONO UNO E INSEPARABILI!
Da quanto abbiamo visto, quando lo Spirito viene, viene anche il Figlio;
Quando il Figlio viene, viene anche il Padre; quando viene il Padre, viene anche il Figlio: « SE UNO M'AMA, OSSERVA LA MIA PAROLA, IL PADRE MIO L'AMERÀ E NOI VERREMO A LUI E DIMOREREMO IN LUI » (Giov. 14:23). Al battesimo nel Giordano i tré erano presenti:
La voce del Padre, il Figlio in persona e lo Spirito Santo in forma di colomba.
Le persone della DEITÀ non operano mai separatamente. Ogni atto di Dio è fatto da tutte e tré le Persone.
IL CARATTERE DI DIO
1) IL PADRE è definito « IL MISERICORDIOSO E PIETOSO, LENTO ALL'IRA E RICCO IN BENIGNITÀ E FEDELTÀ, CHE USA MISERICORDIA... CHE PERDONA... » (Esodo 34 :6-7). A Mosè che voleva vedere la gloria di Dio (GLORIA = MANIFESTAZIONE). Dio risponde : « IO TI MOSTRERÒ LA MIA BONTÀ... FARÒ GRAZIA ...AVRÒ PIETÀ» (Esodo 33:18-19): la Sua Gloria consiste nella sua BONTÀ, GRAZIA E PIETÀ. Gesù nella parabola del Figlio prodigo definirà Dio come un Padre GENEROSO, AFFETTUOSO E FESTAIOLO.
2) IL FIGLIO si autodefinisce « MITE ED UMILE DI CUORE » (Mt. 11 : 29) e Isaia di Lui dice : « NON GRIDERÀ SULLE PIAZZE, NON SPEZZERÀ LA CANNA ROTTA E NON SDEGNERÀ IL LUCIGNOLO FUMANTE » (Is. 42 :2-3). Giovanni scrive di Gesù che «AVENDO AMATO I SUOI, Li' AMÒ FINO ALLA FINE» {Giov. 13 :19) ; e qui il termine « FINE » è lo stesso di quello pronunciato in croce : « TUTTO È FINITO », ossia compiuto : non potevo per voi fare di più di quello che ho fatto, dando per amor vostro tutto me stesso.
3) LO SPIRITO SANTO è raffigurato dalle 10 qualità che abbiamo già visto innanzi.

APPLICAZIONI PRATICHE.
Quando preghi i! Padre, è onorato con Lui anche il Figlio e lo Spirito Santo; quando preghi il Figlio, con Lui è onorato anche il Padre e lo Spirito Santo; quando preghi lo Spirito Santo, con Lui è onorato anche il Figlio e il Padre. Gesù stesso diceva: « TUTTI ONORINO IL FIGLIO COME ONORANO IL PADRE » (Giov. 5:23) e l'Apocalisse accomuna il Padre e il Figlio nella preghiera: « A CHI SIEDE SUL TRONO (il Padre) E ALL'AGNELLO (il Figlio)
« SIANO LODE, GLORIA, ONORE E POTENZA » <Ap. 5:13) e, in precedenza, a) cap. 4:5, era detto che "DAVANTI AL TRONO STAVANO SETTE LAMPADE DI FUOCO ARDENTE CHE SONO I SETTE SPIRITI DI DIO (LO SPIRITO SANTO)". E qui abbiamo toccato il gran campo della preghiera. Nella Parola di Dio sta scritto più volte che dobbiamo pregare il Padre per mezzo di Gesù e nel nome di Gesù. Possiamo anche pregare Gesù, ma non è possibile senza lo Spirito Santo che il Padre ci manda. Possiamo invocare lo Spirito Santo (Ez. 37:9-10) (che è chiamato, Appunto "PARAKLETOS", in altre parole INVOCATO, CHIAMATO, AVVOCATO), ma lo possiamo se Gesù glielo ha mandato e senza il Padre dal quale proviene.


Nessuno può dire: GESÙ È IL SIGNORE (1 Co. 12:3) e ABBA-PADRE
(Rom. 8:15; Gal.4:6) senza lo Spirito Santo. Dunque, non possiamo
concepire i tré separatamente, ma come un solo essere, una sola
DEITÀ.
In Genesi 18:1-3 Abramo vide tré personaggi, ma n'adorò uno solo.
DEBOLI IMMAGINI PER SPIEGARE IL MISTERO.
L'acqua del mare, del fiume e del lago non sono tré acque, ma un'unica acqua.
L'acqua può essere allo stato liquido, solido e gassoso, ma la composizioone è sempre la stessa.
Corpo, anima e spirito sono tré realtà diverse ma in un solo uomo. Memoria, intelletto e volontà sono tré facoltà diverse ma un unico io. Energia, luce e calore sono tré realtà, ma un unico sole. Il triangolo ha tré angoli e tré lati, ma è una sola figura geometrica. Il trifoglio ha tré foglie, ma è un unico fiore. Cosi spiegavano agli indotti i Padri della Chiesa. 'VEDIAMO ORA COME IN UNO SPECCHIO IN ENIGMA" (1 Co. 13:12).
CONCLUSIONE.
Per la maggior parte delle persone Dio è una deduzione astratta più che una realtà, ma personalmente rimane sconosciuto. Per milioni di cristiani non è più reale di quanto lo è per i non cristiani. Contro tutto questa incertezza la Scrittura afferma che Dio è reale e può essere conosciuto in un'esperienza personale, ma il peccato ha annebbiato le menti degli uomini. Solo in Cristo e attraverso Cristo Dio compie una completa rivelazione di Sé. Chi vuoi conoscere DIO deve dedicargli del tempo, il tempo della preghiera, della meditazione della sua Parola e del silenzio inferiore.
Quello che conta nella nostra vita spirituale non, è tanto discutere di Dio come una cosa o un teorema, ma esperimentarne l'azione nella nostra vita. Dio non è lontano da noi. La nozione di spazio e di tempo non ha valore per Lui che è SPIRITO, ma noi possiamo esperimentare Dio come Padre Creatore di tutto e di tutti, come Figlio Redentore e Salvatore, come Spirito Santo Santificatore.
Hai fatto anche tu queste esperienze? Solo allora capirai un pò il mi-stero di Dio, che è sensibile non alla ragione, ma al cuore. Conoscere Dio è, nello stesso tempo, la cosa più facile e la cosa più difficile che questo mondo. È facile, perché la conoscenza non è conquistata attraverso un duro lavoro mentale, ma è donata dall'alto: è un dono gratuito per tutti chi è aperti a riceverlo. È difficile perché ci sono delle condizioni da osservare, e l'ostinata natura dell'uomo peccatore non è molto disposta ad accettarle. Gesù diceva: "BEATI I PURI DI CUORE: ESSI VEDRANNO DIO".(Matteo 5 :8).

nestore45
00venerdì 21 novembre 2008 21:18
IL MISTERO DELL'ALDILÀ
IL MISTERO DELL'ALDILÀ.

Che cosa succede alla nostra morte, quando spiriamo?
È' questo un mistero che mal nessuno con la pura ragione non è mai riuscito a spiegare.
Sono, però, sorti, nel corso dei secoli, vari MITI per compensare il sentimento e il desiderio d'immortalità radicato nel cuore umano: "DIO HA FATTO OGNI COSA BELLA A SUO TEMPO; EGLI HA PERFINO MESSO NEI LORO CUORI IL PENSIERO DELL'ETERNITÀ (Ecl. 3:11). Altri si sono invece rifiutati di pensarci, affermando materialisticamente che dopo la morte non c'è più nulla. Altri ancora hanno affermato che i morti dormono nell'incoscienza nella attesa della risurrezione. Ma la Parola di Dio non la pensa così. L'Ecclesiaste 12:7-9 afferma:
"RICORDATI... CHE LA POLVERE TORNA ALLA TERRA COM'ERA PRIMA E LO SPIRITO TORNA A DIO CHE L'HA DATO". Alla nostra morte, la Parola ci afferma che LO SPIRITO toma a Dio. GESÙ, morendo sulla croce, esclamò: "PADRE, NELLE TUE MANI AFFIDO IL MIO SPIRITO, E DETTO QUESTO EMISE LO SPIRITO" (Luca 23:46): qui non sì paria dell'anima. Ma cosa segue subito dopo la morte? Ebrei 9:27 dice: "È STABILITO CHE GLI UOMINI MUOIONO UNA VOLTA SOLA, DOPO DI CHE VIENE IL GIUDIZIO". Si muore, secondo la Parola di Dio, "una volta sola", quindi non esiste la REINCARNAZIONE (dottrina filosofico-religiosa orientale diffusa anche tra alcuni cristiani secondo l'inganno di Satana).Subito dopo la morte, quando ormai il cuore non batte più e l' encefalogramma è ormai piatto, segue il GIUDIZIO provvisorio personale davanti alla luce di Dio che scandaglia ogni cosa.
La Bibbia paria dell'aldilà come il soggiorno dei Morti, chiamato nell'Antico Testamento in ebraico SHEOL (Gen. 37:35; Giobbe 14:13), e nel Nuovo Testamento in greco ADES (Matteo 11:23; 16:18; Luca 10:15; 16:23; Atti 2:27.31;Ap.1:18; 6:8; 20:13-14) , termini tradotti impropriamente in latino INFERI (ossia INFERNO). Ora, Gesù stesso, in Luca 16:19-31, parlò di ciò che ci aspetta dopo la morte.
Egli parlò di due persone: LAZZARO E IL RICCO MANGIONE. Il primo alla sua morte andò nel "SENO D'ABRAMO", un posto di riposo e consolazione, mentre il secondo andò nell'ADES, posto di tormenti e sofferenze. Dunque, v'è un duplice soggiorno dei MORTI: il cosiddetto PARADISO (Gesù disse al ladrone pentito "IO TI DICO OGGI SARAI CON ME IN PARADISO") e il cosi-detto INFERNO, luogo di tormenti, che più volte Gesù chiamò col termine "GEENNA" (discarica dove si bruciano i rifiuti e le immondizie:Marco 9:43-47; Matteo 5:22-30; 10:28; 23:15.33; Giac. 3:6).Lo Spirito di Gesù durante i tré giorni della Sua sepoltura scese per completare la Sua opera nel soggiorno dei morti (Ef. 4:9) «AD ANNUNCIARE IL MESSAGGIO AGLI SPIRITI IN CARCERE, CHE ERANO STATI INCREDULI... » (1 Pi.3:19-20) e « AD ANNUNCIARE IL VANGELO Al MORTI, AFFINCHÈ ESSI, PUR ESSENDO STATI GIUDICATI SECONDO GLI UOMINI NELLA CARNE, VIVANO SECONDO DIO NELLO SPIRITO » (1 Pi. 4:6). In questi due passi, come anche in Luca 16:19-31, è che v'è un doppio soggiorno dei morti (ADES-SHEOL): uno cattivo, chiamato anche da Gesù "GEENNA" (=lnferno) e una sola volta in 2 Pi. 2:4 "TARTARO" e uno buono, chiamato dal Signore PARADISO. In ogni modo su questo argomento la Rivelazione di Dio è molto sobria e discreta: non intende terrorizzarci negativamente, ma presentarci positivamente il messaggio della Salvezza. Un'antica preghiera mistica dell' '800 recita così :
"Mio Dio, se Ti prego per timore dell'Inferno, lanciami in esso. E se per desiderio del Paradiso, chiudilo a me. Però se Ti prego solo per amor Tuo, allora non nascondermi la Tua eterna bellezza".
Quanto a luoghi intermedi come il LIMBO o il PURGATORIO, inventati da teologie fantasiose e deviate, la Parola di Dio non fa alcuna menzione. Gesù parlava di sole due strade: una larga che porta alla perdizione e una stretta che porta alla salvezza(Mt. 7:13-14).
Se la dottrina del purgatorio fosse stata così importante, Gesù ne avrebbe sicuramente parlato in Luca 16.
Ma il purgatorio, come strada di mezzo, non trova alcun riscontro nella Bibbia, dando solo adito al culto dei morti e ai suffragi per loro, quando invece la Parola di Dio dice: "BEATI I MORTI CHE MUOIONO NEL SIGNORE" (Ap. 14:13) e il Salmo 49:7 afferma: "NESSUNO PUÒ IN ALCUN MODO REDIMERE IL FRATELLO NE' DARE A DIO IL PREZZO DEL RISCATTO D'ESSO".Esistono solo due stati per i trapassati: "E QUESTI (i cattivi) SE NE' ANDRANNO A PUNIZIONE ETERNA, MA I GIUSTI A VITA ETERNA" (Mt. 25:46).
MA IL PARADISO E L'INFERNO SONO ETERNI?
La risposta che ci viene dalla Parola è che sì tratta di stati temporanei;
Infatti, il Paradiso è l'anticamera della Gerusalemme celeste (Ap. 21:2), della vita eterna e comunione con Dio, mentre l'Inferno è l'anticipo e l'anticamera dello Stagno di Fuoco (Ap. 20:15), della morte eterna e separazione da Dio, ove gli ingiusti "SARANNO TORMENTATI GIORNO E NOTTE PER I SECOLI DEI SECOLI" (Ap. 20-10), "DOVE IL VERME NON MUORE E IL FUOCO NON SI' ESTINGUE" (Me. 9:48;Mt: 3:12; Luca 3:17; Giuda 5-7).Sono questi passi irrefutabili contro di chi non credono nell'eternità della pena.
QUANDO AVVERRÀ TUTTO CIÒ?
La Parola ci afferma che alla RISURREZIONE DEI MORTI seguirà il giudizio universale, dopo di che vi saranno NUOVI CIELl E NUOVA TERRA, la GERUSALEMME CELESTE e lo STAGNO DI FUOCO eterno (Ap. 20-21-22). E così è tagliata la testa al toro di coloro Che affermano che Dio salverà tutti alla fine e non esisterà più un luogo o stato eterno di tormenti.
Alla risurrezione finale (1 Co. 15; Giov. 5:29) lo spirito che era tornato a Dio e aveva gioito nel Paradiso o sofferto nell'Inferno solo come un terzo di tutto l'essere umano, riunendosi al corpo e all'anima, godrà o soffrirà per intero.
SU CHE COSA SAREMO GIUDICATI?
Vi sono dunque due giudizi , un personale alla morte e uno universale alla risurrezione finale dei morti (Ap. 20:12).
A Dio spetta il giudizio e non a noi, ma la Parola ci da alcune indicazioni in Galati 6:5-8 e in Matteo 25:31-46. Dio sa ogni cosa e a noi spetta giudicare noi stessi davanti a Lui, e non gli altri, secondo la sua Parola: «NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI, CON LA STESSA MISURA CON CUI VOI GIUDICATE, SARETE GIUDICATI ». Certo, «D/0 VUOLE CHE TUTTI GLI UOMINI SI' SALVINO E GIUNGANO ALLA CONOSCENZA DELLA VERITÀ» (1 Tim. 2:4), questa è la volontà generale d'amore di Dio,ma v'è poi anche una volontà specifica di giustizia:premiare il bene e punire il male- com'emerge da tutta la Bibbia. La differenza di conoscenza di Dio determina una differenza di responsabilità e il Signore Dio non ha alcuna difficoltà a tenere presenti tutte queste differenze e attenuanti in sede di giudizio. Dio ha avuto nella storia dell'umanità le sue "ECONOMIE" di salvezza e di giudizio, che molte Bibbie traducono col termine "DISPENSAZIONI". Ma quali sono queste ECONOMIE o DISPENSAZIONI divine alla luce delle quali Dio ha giudicato o giudica e giudicherà ogni uomo? Se seguiamo la storia della Bibbia come la storia della SALVEZZA, notiamo com'esse si avvicendano, man mano che i tempi maturano per arrivare alla pienezza del Messia (Gal. 4:4).
1) La prima è l'economia o dispensazione dell'INNOCENZA (quella in cui vivevano Adamo ed Eva prima del peccato).
2) La seconda è l'economia o dispensazione della COSCIENZA (quella dopo il peccato d'Adamo, in cui si cominciò a distinguere il bene dal male: Rom. 1:28; 2:6; 2:14-15). Ora "TUTTI QUELLI CHE HANNO PECCATO SENZA LA LEGGE PERIRANNO ANCHE SENZA LA LEGGE" (Rom.2:12).
Insomma, anche se le indicazioni della coscienza razionale non sono seguite da tutti, esse però sono sentite da tutti e, quindi, anche se non ogni uomo conduce una vita morale, non per questo in ogni uomo non è presente il Principio morale de-postovi da Dio per potoria condurre moralmente, ossia ciò che comunemente è chiamata "LA VOCE DELLA COSCIENZA", che dice: "Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a tè" e che Gesù rettifica positivamente dicendo: "TUTTE LE COSE CHE VOI VOLETE CHE GLI UOMINI FACCIANO A VOI, FATELE ANCHE VOI A LORO, PERCHÉ QUESTA È LA LEGGE" (Matteo 7:12). Così da Adamo a Mosè e oltre la Legge di Dio fu scritta nei cuori o coscienze.
3) La terza economia o dispensazione venne con Abramo e si chiama l'economia della PROMESSA. Dio in Abramo si scelse un popolo peculiare e in lui tutti coloro che credevano alle promesse fatte ad Abramo da parte di Dio (Gen. 12:1-3; 15:5, 17:6-8; 22:17) erano salvati.
Queste promesse si concentravano sul Messia venturo -come diceva anche Paolo- :"ORA LE PROMESSE FURONO FATTE AD ABRAMO E ALLA SUA DISCENDENZA. LA SCRITTURA NON DICE: ALLE DISCENDENZE, MA ALLA TUA DISCENDENZA, CIOÈ CRISTO" (Gal. 3:16). Da Abramo sarebbe venuto il Messia. QUESTA FEDE NEL MESSIA VENTURO salvava tutti quelli che credevano . "ABRAMO CREDETTE AL SIGNORE CHE GLIELO MISE IN CONTO DI GIUSTIZIA" (Gen. 15:6; Rom. 4: 3. 9. 22; Gai. 3:6). I profeti tennero sempre accesa la FEDE in queste promesse.
4) La quarta economia o dispensazione venne con Mosè ed è chiamata l'economia della LEGGE SCRITTA, affidata a lui su tavole di pietra.
Paolo dice: "ORA IO DICO: LA LEGGE VENUTA DOPO 430 ANNI NON ANNULLA LE PROMESSE" (Gai. 3:17-19). Dio con questa legge comandò che fosse l'uomo stesso a fare giustizia,quando le regole fossero violate. E in genere molte legislazioni anche di Stati riprendono e ripetono i principi fondamentale della Legge del Decalogo.
Ma l'uomo ha dimostrato fino ad oggi di non essere in grado di governare se stesso; anzi in molti periodi della storia degenerò portando alla rovina imperi e civiltà.
Quando la Parola di Dio afferma che SAREMO GIUDICATI DALLE NOSTRE OPERE (Rom. 2:6; 2 Co. 11:15; Ap. 20:12; 2 Tim. 4:14) intende appunto riferirsi alle due economie o dispensazioni :quella della coscienza e quella della legge.
5) Una quinta economia o dispensazione è quella della GRAZIA di CRISTO. Paolo in Gai. 3:21-26 e in Rom. 7 spiega che LA LEGGE NON POTEVA SALVARE e aggiungeva: "SIAMO SALVATI PER GRAZIA MEDIANTE LA FEDE" (Gai. 2:16; Rom. 3:24; 5:20-21) e ancora: "NON SIETE PIÙ SOTTO LA LEGGE. MA SOTTO LA GRAZIA" (Rom. 6:14; 11:6; Ef. 2:5, Tito 3:5 ). È questa la nuova economia attuale che consiste in un Evangelo di grazia e di misericordia per tutti gli uomini che credono e accettano Cristo, Messia già venuto.
Questo però non significa che siamo esentati dalle opere buone. Esse devono accompagnare la FEDE (Giac. 2:14-26). In Apocalisse 14:13 si dice: « BEATI I MORTI NEL SIGNORE, LE LORO OPERE LI' SEGUONO » (non dice: li precedono).
Dio ha dunque vari modi ed economie di salvezza e di giudizio. Schematizzando per semplificare, si può affermare che per tutti i popoli pagani vigono l'economia della coscienza e della legge, per il popolo ebraico, l'economia della promessa e della legge, per noi credenti l'economia della grazia. Noi credenti non saremo tanto giudicati sui dieci comandamenti, quanto sulla fede, la speranza e la carità.
A questo punto conviene anche ricordare una sesta e futura DISPENSAZIONE, di cui paneremo nell'ultima lezione: quella del MILLENNIO. Adesso siamo salvati per FEDE (non per visione: 2 Co. 5:7), ma durante il Millennio, i popoli avranno il privilegio di VEDERE e di essere salvati così per l'eternità. Naturalmente sarà sempre una salvezza PER GRAZIA (Isaia 2:1-5; 25:6-9; 65:20; Geremia 16:19-20;
Salmo 22:27; 102:15-16).
Una settima ed ultima economia saranno quella che vivremo per sempre nella Gerusalemme Celeste, dove ritorneremo alla primitiva economia di Dio e ritroveremo l'albero della VITA e la santità o innocenza primordiale.

CONCLUSIONE

Su tutto questo argomento non ci si può muovere che a tastoni, illuminati qua e là dalla lampada della Parola di Dio, avendo gli occhi fissi su Gesù, il conduttore della nostra fede. L'importante è seguirLo e rasso-migliarGli: «NON È ANCORA RESO MANIFESTO QUEL CHE SAREMO. SAPPIAMO CHE QUAND' EGLI SARÀ MANIFESTATO SAREMO SIMILI A LUI, PERCHÉ LO VEDREMO COM'EGLI È. E CHIUNQUE HA QUESTA SPERANZA IN LUI, SI PURIFICA COM'EGLI È PURO » (1 Giov. 3:2-3). La Gerusalemme celeste e lo Stagno di fuoco non sono dunque obbligatoriamente luoghi materiali, ma potrebbe trattarsi di stati spirituali d'animo nuovi: d'AMORE ETERNO DI DIO o d'ODIO ETERNO DI DIO, come può accadere tra due coniugi la cui vita matrimoniale può essere un paradiso d'amore o un inferno d'odio.
E non si affermi che chi ha odiato Dio in vita, lo amerà dopo la sua morte. Paolo scriveva: « DESIDERO ESSERE SCIOLTO DAL CORPO PER ESSERE CON CRISTO » (Fil. 1:23).
Un fatto è certo per tutti : « QUEL CHE L'UOMO AVRÀ SEMINATO, QUELLO PURE MIETERÀ; CHI SEMINA NELLA CARNE, DALLA CARNE MIETERÀ LA CORRUZIONE; CHI INVECE SEMINA NELLO SPIRITO, DALLO SPIRITO MIETERÀ LA VITA ETERNA » (Galati 6:7-8).
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