4. - Senso dell`espressione «genitrice di Dio»

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Cattolico_Romano
00sabato 22 novembre 2008 12:50

4. - Senso dell`espressione «genitrice di Dio»


L`unità della persona di Cristo si è costituita e perfezionata non certo dopo il parto della Vergine, ma nello stesso utero verginale; dobbiamo infatti stare attenti, con massima cura, di professare che Cristo non solo è uno, ma è sempre stato uno: è una bestemmia insopportabile se tu, pur concedendo che egli è uno, sostieni tuttavia che vi fu un tempo in cui non fu uno, ma due: cioè uno dopo il battesimo, due al tempo della nascita. E non potremo evitare altrimenti questo sacrilegio immenso, se non ammettendo che in lui Dio fu unito all`uomo, e di unità personale, non dall`ascensione o dalla risurrezione o dal battesimo in poi, ma già nella madre, già nell`utero, già al momento stesso della concezione verginale. E per questa unità personale le proprietà di Dio si attribuiscono all`uomo, indifferentemente e promiscuamente, e le proprietà della carne si attribuiscono a Dio. Per questo sta divinamente scritto che il figlio dell`uomo discese dal cielo (cf. Gv 3,13), e che il Signore della maestà fu crocifisso in terra (cf. 1Cor 2,8). Perciò si dice che quando la carne del Signore fu fatta, fu creata, lo stesso Verbo di Dio fu fatto, la sapienza di Dio si compì, la scienza fu creata; proprio come si predice che le sue mani e i suoi piedi furono trafitti. Per questa unità personale, soggiungo, a motivo dell`identico mistero, è avvenuto che quando la carne del Verbo è nata dalla Vergine integra, lo stesso Dio Verbo è nato dalla Vergine; questo si crede secondo la vera e retta fede cattolica, e negarlo è somma empietà.

   Stando così le cose, non vi sia nessuno che cerchi di privare la santa vergine Maria dei suoi privilegi di grazia divina e della sua speciale gloria. Dobbiamo infatti professare con somma verità e gioia che essa è genitrice di Dio, per dono del Signore Dio nostro, che è suo figlio; ma non lo è nel senso ammesso da una certa eresia empia [quella di Nestorio], sostenendo doversi chiamare madre di Dio per puro titolo, per aver cioè partorito un uomo che poi divenne Dio; in tal modo chiamiamo madre di un sacerdote o madre di un vescovo non colei che mise alla luce un sacerdote o un vescovo, ma colei che generò un uomo, il quale in seguito divenne sacerdote o vescovo. Non così, ripeto, è genitrice di Dio la beata Vergine, ma nel senso asserito sopra; nel suo sacro utero si è compiuto questo mistero sacrosanto: per l`unione personale unica e singolare, come il Verbo nella carne è carne, così l`uomo in Dio è Dio.

   Vincenzo di Lérins, Commonitorio, 15

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