Agostino non credeva alla Scrittura solo in base all'autorità della Chiesa?

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Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:24
Un evangelico citando Calvino crede di poter dimostrare che Agostino d'Ippona non credeva al Vangelo per l'autorità della Chiesa Cattolica, ecco cosa scrive:

Come promesso, ecco dove potete trovare il materiale patristico che spiega che è un errore grossolano che Agostino credesse alla Scrittura solo perchè glielo diceva la Chiesa cattolica.

3. So bene che si ha l'abitudine di citare la parola di sant'Agostino, secondo cui egli

non crederebbe all'Evangelo se l'autorità della Chiesa non ve lo inducesse. Ma dal

contesto è facile comprendere quanto sia sciocca e perversa questa interpretazione. Il

santo Dottore doveva combattere contro i Manichei i quali pretendevano che si prestasse

fede ai loro sogni, senza discutere, in quanto possedevano la verità senza però

dimostrarlo. Dato che per appoggiare il loro maestro Mani si servivano dell'Evangelo,

sant'Agostino domanda loro che atteggiamento terrebbero se si trovassero a discutere

con qualcuno che non credesse allo stesso Evangelo e quali argomenti utilizzerebbero

Istituzione, libro primo, p. 23 di 116

per convincerlo. Poi aggiunge: "Quanto a me, non crederei affatto all'Evangelo senza

esservi spinto dall'autorità della Chiesa ". Con questo egli vuol dire che quando era

ancora pagano ed estraneo alla fede forse non sarebbe stato condotto ad abbracciare

l'Evangelo, come verità certa di Dio se non fosse stato vinto dall'autorità della Chiesa.

Ora non c'è da meravigliarsi se qualcuno, non avendo ancora conosciuto Gesù Cristo,

tiene conto degli uomini. Sant'Agostino dunque non afferma che la fede dei figli di

Dio sia fondata sull'autorità della Chiesa e non intende dire che la certezza dell'Evangelo

dipenda da essa; vuol solo ricordare che gli increduli non potranno essere indotti

a lasciarsi vincere da Gesù Cristo se non ne saranno spinti dal consenso della Chiesa.

Lo conferma poco dopo dicendo: "Quando avrò lodato ciò che credo e mi sarò beffato

di ciò che credete, o Manichei, cosa dovremmo fare se non abbandonare quanti ci invitano

a conoscere cose certe ma poi vogliono si accetti quel che è incerto? Ci conviene

piuttosto seguire quanti ci esortano a credere prima di tutto quel che possiamo anche

comprendere, affinché essendo fortificati nella fede comprendiamo alla fine quello

che avevamo creduto. E questo non per mezzo degli uomini ma in quanto Dio confermerà

e illuminerà interiormente le nostre anime".

Ecco le parole esatte di sant'Agostino, da cui appare chiaramente che mai egli

pensò di sottomettere la nostra fede ai desideri degli uomini stornandola dall'unico

fondamento della Scrittura. Egli ha voluto solamente mostrare che quanti non sono

ancora illuminati dallo Spirito di Dio sono indotti dal rispetto per la Chiesa ad una

certa qual docilità, in vista di ricevere l'annuncio di Gesù Cristo attraverso l'Evangelo;

e in tal modo l'autorità della Chiesa è come un'apertura per condurre gli ignoranti e

prepararli alla fede nell'Evangelo; come anche noi affermiamo. E d'altronde vediamo

che sant'Agostino pretende una ben altra fermezza nella fede, di quella che si potrebbe

ricavare da una decisione umana.

Non nego del resto che egli spesso opponga ai Manichei l'autorità della Chiesa desiderando

affermare la verità della Scrittura da essi negata. A questo tende il rimprovero

rivolto a Fausto, appartenente a quella setta, perché non si sottomette alla verità

evangelica, così ben fondata e salda, così famosa e accertata e accettata per continua

successione dal tempo degli apostoli.

Ma mai e in nessun modo egli pretende che la venerazione per la Scrittura dipenda

dal volere o dal giudizio degli uomini. Egli menziona il consenso universale della

Chiesa solo per mostrare l'autorità che la parola di Dio ha sempre avuto. Se qualcuno

ne desidera una più ampia esposizione legga il suo trattato: Dell'utilità del credere

dove troverà che egli ci ordina di essere creduli, vale a dire facili ad accettare quanto

gli uomini ci insegnano, solo per darci come una introduzione ad andare più avanti e

ad informarci più a fondo, come lui stesso dice. Ma poi non vuole ci si limiti all'opinione

così raggiunta, ma ci si fondi su una conoscenza certa e ferma della verità.

4. Dobbiamo ricordarci quanto ho detto dianzi: mai avremo fede stabile nella dottrina

finché non saremo convinti, senza ombra di dubbio che Dio ne è l'autore. Per

questo la prova decisiva dell'autorità della Scrittura è comunemente tratta dalla persona

di Dio che in essa parla. I profeti e gli apostoli non si vantano affatto del loro acume,

del loro alto sapere, di tutto quanto procura credito agli uomini, né insistono

su argomenti naturali; ma per sottomettere tutti gli uomini e renderli docili mettono

avanti il nome sacro di Dio.

Resta ora da vedere come discernere, non in base ad opinioni superficiali ma alla

verità, se il nome di Dio non è chiamato in causa erroneamente o alla leggera. Se vogliamo

preoccuparci delle coscienze, e far sì che non siano travagliate continuamente

da dubbi e questioni superficiali, né incespichino o siano turbate, è necessario che le

Istituzione, libro primo, p. 24 di 116

garanzie di cui abbiam detto siano cercate più in alto delle ragioni, dei giudizi o delle

congetture umane: vale a dire siano cercate nella testimonianza segreta dello Spirito

Santo.

Quando volessi discutere questa causa con ragioni e argomentazioni potrei proporre

parecchi motivi per dimostrare che se c'è un Dio in cielo, da lui provengono la

Legge ed i Profeti. Quand'anche i più grandi e i più abili saggi del mondo si levassero

contro e applicassero tutto il loro intelletto per sostenere il contrario, tuttavia, a meno

di essere incalliti in una totale impudenza, si strapperà loro il riconoscimento di segni

manifesti che mostrano come Dio parli attraverso la Scrittura e che di conseguenza la

dottrina contenutavi è celeste. E vedremo che i libri della Sacra Scrittura superano di

molto in eccellenza tutti gli altri scritti, tanto che se ci avviciniamo con occhi puri e

sentimenti integri, subito ci apparirà la maestà di Dio e domerà ogni audacia nel contraddirla,

costringendoci ad obbedirle.

Tuttavia quanti si sforzano di sostenere la fede nella Scrittura per mezzo di dispute

invertono l'ordine. l: vero che ci sarà sempre di che sconfiggere i nemici: e per

quanto mi riguarda, sebbene io non sia dotato di abilità e facondia quanto sarebbe

desiderabile, tuttavia dovessi condurre questa disputa con i più abili spregiatori di

Dio che desiderano essere considerati sottili ragionatori e polemisti tanto forti da rovesciare

la Scrittura, penso che non mi sarebbe difficile abbattere il loro orgoglio. E se

fosse utile refutare tutte le falsità e le malizie non avrei grande difficoltà a mostrare

che tutte le vanterie preparate di nascosto sono solamente fumo.

Ma quand'anche avessimo mantenuto la sacra parola di Dio contro ogni critica e

calunnia dei malvagi, non vuol dire che per questo avremmo impresso certezza di fede

nei cuori, come la pietà richiede; perché i profani pensano la religione consista solamente

in opinioni. E non volendo credere scioccamente e alla leggera domandano si

provi loro per mezzo della ragione che Mosè e i Profeti sono stati ispirati da Dio a parlare.

A questo io rispondo che la testimonianza dello Spirito Santo è più eccellente di

ogni ragione e pur essendo Dio solo testimone di se stesso nella Parola, tuttavia questa

Parola non otterrà fede alcuna nei cuori degli uomini se non sarà suggellata dalla

testimonianza interiore dello Spirito. [i necessario dunque che lo stesso Spirito che ha

parlato per bocca dei profeti entri nei nostri cuori e li tocchi al vivo onde persuaderli

che i profeti hanno fedelmente esposto quanto era loro comandato dall'alto. Questo

rapporto è espresso benissimo da Isaia quando dice: " Il mio spirito che riposa su te e

le mie parole che ho messe nella tua bocca e nella bocca della tua progenie non verranno

mai meno," (Is 51:16) . C'è della brava gente che vedendo gli increduli e i nemici

di Dio blaterare contro la Parola sono dispiaciuti di non aver in mano una prova efficace

per chiudere loro immediatamente la bocca. Ma sbagliano nel non considerare

chiaramente che lo Spirito è chiamato " sigillo " e " arra " per confermare la nostra fede;

mentre i nostri spiriti non fanno che ondeggiare nei dubbi e nelle inquietudini

finché non siano illuminati.


 
Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:25
Calvino scrive; "Quanto a me, non crederei affatto all'Evangelo senza esservi spinto dall'autorità della Chiesa ". Con questo egli vuol dire che quando era ancora pagano ed estraneo alla fede forse non sarebbe stato condotto ad abbracciare l'Evangelo, come verità certa di Dio se non fosse stato vinto dall'autorità della Chiesa.
Ora innanzi tutto, caro amico mi chiedevo; Come mai Stefano non dimostra che Agostino non crede alla Bibbia solo perchè glielo dice la Chiesa di Roma con citazioni di Agostino?.....Invece cosa mi porti?....l'interpretazione di un'anticattolico come Calvino?...per giunta ignorante di Patristica?
Ma andiamo a noi; 
Con questo egli vuol dire che quando era ancora pagano ed estraneo alla fede forse non sarebbe stato condotto ad abbracciare l'Evangelo, come verità certa di Dio se non fosse stato vinto dall'autorità della Chiesa.
Da dove deduce questo il Calvino?..... S.Agostino qui non sta parlando del suo passato ma del suo presente. Non dice "Non avrei creduto affatto al Vangelo" ma "Non crederei al Vangelo"

Usa il tempo presente, cioè l'" adesso" quando è già cattolico.......da qui si deduce la faziosità di Calvino e l'ignoranza del fratello separato!

Ad Maiora!

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:27
Questo evangelico continua dicendo:

 
Caro amico,
Sei sicuro che accusare chi non la pensa come te di "ignoranza" sia corretto dal punto di vista cristiano?
Credi davvero che così facendo mi avvicini alle tue idee?
Prima di tutto inquadra meglio il contesto:
Dato che per appoggiare il loro maestro Mani si servivano dell'Evangelo, sant'Agostino domanda loro che atteggiamento terrebbero se si trovassero a discutere con qualcuno che non credesse allo stesso Evangelo e quali argomenti utilizzerebbero per convincerlo. Poi aggiunge: "Quanto a me, non crederei affatto all'Evangelo senza esservi spinto dall'autorità della Chiesa ".
Tutto il discorso è quindi al condizionale:
Agostino dice che se dovesse parlare con un ipotetico interlocutore che affermasse di non credere al vangelo, gli direbbe che ci crederebbe in base all'autorità della chiesa.
Non perchè questo sia il reale pensiero di Agostino, ma per essere più convincente con l'interlocutore, che non conoscendo Dio tiene conto degli uomini.
Rileggi meglio:
Non nego del resto che egli spesso opponga ai Manichei l'autorità della Chiesa desiderando affermare la verità della Scrittura da essi negata. A questo tende il rimprovero rivolto a Fausto, appartenente a quella setta, perché non si sottomette alla verità evangelica, così ben fondata e salda, così famosa e accertata e accettata per continua successione dal tempo degli apostoli. Ma mai e in nessun modo egli pretende che la venerazione per la Scrittura dipenda dal volere o dal giudizio degli uomini. Egli menziona il consenso universale della Chiesa solo per mostrare l'autorità che la parola di Dio ha sempre avuto.
La Chiesa antica considerava autorevole infatti la Scrittura, non le tradizioni ecclesiali.
Hai mai fatto caso che nelle controversie ariane Atanasio citava sempre la Parola di Dio e mai le tradizioni ecclesiali?
Le dispute tra trinitari ed ariani erano riguardo all'interpretazione della Scrittura, non in base a tradizioni ecclesiali.
Ciò che hanno detto gli apostoli a voce in realtà si è perso. Sono rimaste solo le Scritture davvero attendibili.
La tradizioni ecclesiali cattoliche ed ortodosse non sono altro che interpretazioni più o meno discutibili delle Scritture, che si sono consolidate nel tempo e sono state messe sullo stesso piano delle Scritture.
Calvino nelle sue Istituzioni cita continuamente Agostino e molti altri padri della chiesa. La Riforma non fu anti-patristica come dicono le persone meno colte di patristica, ma proprio in base ad essa.
Leggi ad esempio le citazioni che Calvino fa di papa Gregorio Magno che per voi cattolici è un santo ed un successore di Pietro:

Istituzioni Libro 4 capitolo 7 capoverso 14.

La questione del titolo di vescovo universale fu sollevata, per la prima volta, ai tempi di san Gregorio, a motivo dell'ambizione dell'arcivescovo di Costantinopoli chiamato Giovanni. Costui pretendeva farsi vescovo universale, cosa che nessuno aveva sino allora osato. San Gregorio, discutendo il problema, non dice affatto che quello gli abbia sottratto un titolo di sua competenza, ma, al contrario, dichiara che si tratta di un titolo profano anzi sacrilego, una premessa per l'avvento dell'anticristo: "Se colui che è detto universale dovesse cadere "egli dice "la Chiesa tutta andrebbe in rovina ". E altrove: "È cosa deplorevole lasciare che venga detto vescovo unico chi è nostro fratello e nostro compagno, con conseguente disprezzo degli altri. Che possiamo congetturare da questo suo orgoglio se non che il tempo dell'anticristo è vicino? Infatti egli segue l'esempio di colui che, disprezzando la compagnia degli angeli, volle salire più in alto per essere unico sovrano ". In un altro testo, scrivendo a Eulogio, vescovo di Alessandria, e ad Atanasio, vescovo di Antiochia: "Nessuno dei miei predecessori "dice "ha mai voluto ricorrere a questo termine profano: se infatti il patriarca vien detto universale, il titolo sarà sottratto a tutti gli altri. Quando un cristiano presume innalzarsi sino a questo punto egli sminuisce non di poco, l'orrore dei suoi fratelli ": "Accettare questo titolo esecrabile significa annientare la cristianità ": "Una cosa è mantenere l'unità della fede, un'altra abbattere l'arroganza degli orgogliosi. Affermo coraggiosamente che chiunque si definisce vescovo universale o accetta di essere tale si rivela precursore dell'anticristo in quanto si antepone a tutti, con orgoglio ". E ancora Atanasio: "Ho detto che il vescovo di Costantinopoli non può essere in pace con noi se non desiste dall'arroganza di quel titolo superstizioso ed orgoglioso inventato dal primo apostata; per tacere dell'ingiuria che reca a voi. Se uno è chiamato vescovo universale e cade, la Chiesa tutta precipita ". Questi sono i termini usati da san Gregorio.

Le parole di uno stesso papa sconfessano il concetto papale del cattolicesimo!

La storiella secondo cui Pietro si considerava già papa e superiore agli altri apostoli ed al suo successore trasmise questo potere sugli altri è una pia favoletta. Se vuoi approfondire: http://www.ortodossia.org/milano/Teologia14.htm

Certo, è più facile seguire come capo il papa che tutti i momenti appare in tv e suoi giornali, piuttosto che scavare con profondità nella Scrittura e nella storia del passato per trovare la Verità e smascherare gli errori così consolidati nella mente delle persone.

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:28
Continua dicendo:

Dopo avere chiarito questi equivoci, torniamo al messaggio iniziale:
Spesso viene detto che Agostino credeva alla Scrittura solo perchè glielo diceva la Chiesa. Invece egli credeva alla Scrittura come valida di per sè e diceva queste parole solo a mò di esempio in un confronto con un ipotetico interlocutore che non credeva nelle Scritture.
Purtroppo siamo di fronte ad un grave errore, propagandato per motivi ideologici da molti secoli.
Sia chiaro, questo solo fatto in sè non dimostra nulla, ne contro, ne pro alcuna chiesa, si tratta solo di una citazione erronea, purtroppo molto diffusa che porta confusione alle persone e che è necessario chiarire.
Posso accettare che voi crediate al cattolicesimo per mille motivi, ma non posso accettare che crediate che questa diceria sia una verità, dopo che si è chiaramente dimostrato quanto sia falsa.
Purtroppo molte volte la chiesa cattolica ha usato delle bugie per sostenere la sua autorità. Questa citazione errata è un caso, poi ce ne sono molti altri, pensiamo alla "donazione di Costantino", alle "pseudo-decretali", ecc. ma sono argomenti complessi che richiedono dei forums a parte, come pure le questioni sollevate nei messaggi 16, 17, 18.
NB: E' vero che Agostino credeva ai deuterocanonici, ma Girolamo ed altri padri della chiesa no.
Dove si vuole andare a parare con tutto questo discorso?
Semplicemente invitare chi ci legge a ricercare il Signore nella Parola di Dio, direttamente ed in modo personale, ed a credere non ad una interpretazione aprioristica della Scrittura, ma nella Scrittura in sè stessa quale Libro di Dio.
Ed anche a diffidare di ciò che viene spesso spacciato per verità anche da molti secoli, ma che poi non regge ad un riscontro storico, come ad esempio  il titolo di "vescovo universale" che papa Leone Magno (non era certo un pentecostale anticattolico!!!!!!) considerava una bestemmia anticristica.
Questo è il pensiero della Chiesa antica:
Ortodossi ed Ariani discutevano sulla subordinazione o consustanzialità di Gesù Cristo verso il Padre non in base a documenti ecclesiali o tradizioni orali, ma in base a dei versetti biblici. Per loro solo le Parole di Dio erano autorevoli, non altre.

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:30
L'evangelico continua dicendo:

Tornando al titolo:
Agostino non credeva alla Scrittura solo in base all'autorità della Chiesa,  la diceria secondo cui Agostino credeva alla Scrittura solo perchè glielo diceva la chiesa è una falsità.
Penso che siamo tutti d'accordo su questo.
Sia chiaro, questo solo fatto in sè non dimostra nulla, ne contro, ne pro alcuna chiesa, si tratta solo di una citazione erronea, purtroppo molto diffusa che porta confusione alle persone e che è necessario chiarire.
Posso accettare che voi crediate al cattolicesimo per mille motivi, ma non posso accettare che crediate che questa diceria sia una verità, dopo che si è chiaramente dimostrato quanto sia falsa.
Penso che il forum si possa considerare chiuso.
Altri argomenti, altri forums.

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:30
Penso che il forum si possa considerare chiuso.
Chi sei tu per decretare la chiusura di un Forum?.....Non vorrai prendere il posto di gestore in questa Com, spero di no!
Comunque il Forum rimarrà aperto fino a quando gli iscritti posteranno!......Dai tempo a tempo!
Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:31
Prima di rispondere voglio precisare che da questo momento in poi non risponderò più a Stefano, non perchè non ne sia capace, ma per una promessa fatta a suo tempo a degli amici e fratelli, dopo che gentilmente il caro Stefano molto cristianamente ha offeso e denigrato la mia persona, la mia fede e il mio Gruppo.......purtroppo ho violato questa promessa ma i miei amici capiranno che l'ho fatto solo per amore della verità, ma non si ripeterà più!
Or io ringrazio Dio che mi ha fatto conoscere gente come Stefano e altri evangelici, in verità grazie a loro sono divenuto più erudito nella fede e dottrina Cattolica, e sempre grazie a loro, ma in special modo al Signore, che la mia fede è divenuta più salda nella solida Roccia.....difatti grazie ad essi e alle loro accuse che hanno sospinto la mia persona allo studio e alla meditazione che oggi posso felicemente gridare; Il mio nome è Cristiano e il mio cognome è Cattolico! 

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:33

In verde le mie risposte:

Caro amico,

Sei sicuro che accusare chi non la pensa come te di "ignoranza" sia corretto dal punto di vista cristiano?

La mia non è un’accusa ma una constatazione, aggiungo che dire "ignorante" non è nemmeno un insulto, difatti tu ignori gli scritti di Agostino e ti rifai ad un’interpretazione arbitraria di Calvino, ma non hai portato prove su Agostino mediante le sue stesse parole.


Credi davvero che così facendo mi avvicini alle tue idee?

Non è assolutamente intenzione mia avvicinarti alla Fede della Chiesa (e non alle mie idee), solo un pazzo può pensare di rinsavire un altro pazzo.


Prima di tutto inquadra meglio il contesto:

Quale contesto?...Quello dello scritto di Calvino?....Tu devi inquadrare il contesto dello scritto di Agostino non di Calvino….e come se tu vuoi interpretare la Scrittura non da essa ma da un libro su di essa!


Dato che per appoggiare il loro maestro Mani si servivano dell'Evangelo, sant'Agostino domanda loro che atteggiamento terrebbero se si trovassero a discutere con qualcuno che non credesse allo stesso Evangelo e quali argomenti utilizzerebbero per convincerlo. Poi aggiunge: "Quanto a me, non crederei affatto all'Evangelo senza esservi spinto dall'autorità della Chiesa ".

A questo punto leggiamo il brano nel suo contesto originario;

Probabilmente stai per leggermi il Vangelo, e da esso tenterai di difendere la persona di Mani. Se dunque tu trovassi uno, che ancora non crede al Vangelo, cosa faresti quando ti dice: Non ci credo? Invero io stesso non crederei al Vangelo, se non mi spingesse a credere l’autorità della Chiesa cattolica. (come ti ho fatto notare alcuni giorni fa, Agostino non dice; anch’io non avrei creduto….parlando del suo passato quand’era pagano, ma dice; Io non crederei….parla di ora del tempo presente e non del passato, quindi la prima tesi di Calvino è errata) Io che ho obbedito a quelli che mi dicevano di credere al Vangelo (continua ancora a parlare di obbedienza verso la Chiesa), perché non dovrei credere agli stessi che mi dicono di non credere ai Manichei? Scegli ciò che preferisci. Se mi dirai di credere ai Cattolici, essi stessi mi ammoniscono a non attribuirvi alcuna fiducia: per cui credendo a quelli non posso far altro che non credere a te. Se mi dirai di non credere ai Cattolici, non faresti cosa retta a costringermi alla fede di Mani mediante il Vangelo, perché io ho creduto allo stesso Vangelo quando mi veniva predicato dai Cattolici. Ma se mi dirai che ho agito rettamente prestando fede ai Cattolici che lodano il Vangelo, ma non ho fatto bene a credere a loro quando parlavano male di Mani; fino a tal punto mi credi stolto, da farmi credere a ciò che tu vuoi senza darmene un'adeguata spiegazione, e viceversa non credere a ciò che tu non vuoi? Agisco in verità in una forma molto più retta e cauta della vostra: poiché ho creduto prima ai Cattolici, non passo alla tua fede, a meno che tu mi avrai ordinato non di credere, ma piuttosto mi avrai fatto conoscere qualche verità in modo molto chiaro ed evidente. Di conseguenza se stai per offrirmi la dimostrazione, tralascia il Vangelo. Se tu ti attieni al Vangelo, io mi atterrò a quelli, grazie al cui insegnamento ho creduto al Vangelo; e su ordine di costoro io non ti crederò affatto. Ché se per caso nel Vangelo tu avrai potuto trovare qualcosa di molto evidente sulla qualifica di apostolo attribuita a Mani, mi farai venir meno l’autorità dei Cattolici( qui Agostino ipotizza che se fosse vero che i manichei avevano ragione se gli dimostravano tramite il Vangelo che Mani fosse apostolo di Cristo egli avrebbe perso la fiducia verso l’autorità cattolica…ma ora viene il bello…), che ordinano di non crederti: annullata la quale, non potrò più credere neppure al Vangelo, perché avevo creduto a quello tramite loro; così niente avrà valore per me, qualsiasi cosa escogiterai in seguito (Incredibile vero?...Agostino dice espressamente che qualora verrebbe meno la sua fiducia nell’autorità cattolica egli non avrebbe più creduto neppure al Vangelo, non dice che avrebbe creduto in loro, è tanta la sua fiducia nella Chiesa fondata da Cristo che se viene a mancare questa fiducia non avrebbe più credito neppure al Vangelo nato per la Chiesa e nella Chiesa!)


Tutto il discorso è quindi al condizionale:

Agostino dice che se dovesse parlare con un ipotetico interlocutore che affermasse di non credere al vangelo, gli direbbe che ci crederebbe in base all'autorità della chiesa.

Ma Agostino non dice così…ma chiede ai manichei cosa risponderebbero al non credente, e se per caso gli si mostrasse il Vangelo, Agostino dice in parole povere che lui stesso non crederebbe al Vangelo se non per la Chiesa, ma voi non essendo la Chiesa di Cristo il non credente non crederà al Vangelo….come non ci crederei anch’io…….Ma ora rifletti Stefano, che senso ha questa sicurezza e certezza di Agostino nel credere al Vangelo mediante la Chiesa e non fuori di essa?....Questa non è la prima ne l’ultima citazione che Agostino fa riferendosi all’autorità della Chiesa Cattolica ai Concili e alla sua Tradizione, che più in avanti dimostreremo……Ci deve essere una ragione ben precisa…e qual è se non la forte e vera convinzione che la Chiesa Cattolica rappresenta il Cristo in Terra?.....Dimostrando mediante la Successione Apostolica la veracità della Chiesa e mediante la cattedra di San Pietro e la sua successione l’unità della Chiesa e la sua dottrina inalterata e ininterrotta dagli Apostoli ad oggi?


Non perchè questo sia il reale pensiero di Agostino, ma per essere più convincente con l'interlocutore, che non conoscendo Dio tiene conto degli uomini.

Questo non è vero, come fai ad affermare tale assurdità senza alcuna prova e calunniando così il santo d’Ippona affermando in tal modo che era un falso e un ipocrita!


Rileggi meglio:


Non nego del resto che egli spesso opponga ai Manichei l'autorità della Chiesa desiderando affermare la verità della Scrittura da essi negata. A questo tende il rimprovero rivolto a Fausto, appartenente a quella setta, perché non si sottomette alla verità evangelica, così ben fondata e salda, così famosa e accertata e accettata per continua successione dal tempo degli apostoli. Ma mai e in nessun modo egli pretende che la venerazione per la Scrittura dipenda dal volere o dal giudizio degli uomini. Egli menziona il consenso universale della Chiesa solo per mostrare l'autorità che la parola di Dio ha sempre avuto.

Egli menziona l’autorità della Chiesa e della sua interpretazione delle Scritture e mediante la successione apostolica che è garante di fedeltà della fede, cosa che Fausto e altri non potevano dimostrare, il resto è pura interpretazione di Calvino.


La Chiesa antica considerava autorevole infatti la Scrittura, non le tradizioni ecclesiali.

Ti sbagli la Chiesa antica considerava autorevole sia la Scrittura (che nasce dalla Tradizione tanto che gli ortodossi hanno coniato il termine Solo Traditio) che la Tradizione della Chiesa.


Hai mai fatto caso che nelle controversie ariane Atanasio citava sempre la Parola di Dio e mai le tradizioni ecclesiali?

Le dispute tra trinitari ed ariani erano riguardo all'interpretazione della Scrittura, non in base a tradizioni ecclesiali.

Tu non sai nemmeno cosa significa Tradizione, caro fratello.


Ciò che hanno detto gli apostoli a voce in realtà si è perso. Sono rimaste solo le Scritture davvero attendibili.

L’avete volontariamente persa voi la Tradizione non certo noi.


La tradizioni ecclesiali cattoliche ed ortodosse non sono altro che interpretazioni più o meno discutibili delle Scritture, che si sono consolidate nel tempo e sono state messe sullo stesso piano delle Scritture.

Leggiti la Dei Verbum forse capirai qualcosa.


Calvino nelle sue Istituzioni cita continuamente Agostino e molti altri padri della chiesa. La Riforma non fu anti-patristica come dicono le persone meno colte di patristica, ma proprio in base ad essa.

Questa mi fa ridere, fu proprio la Patristica a smontare Lutero nella disputa di Lipsia, tanto che Lutero molto umilmente invece di ammettere l’errore ripudiò i Padri della Chiesa ed invento il Solo Scriptura che altro non era il Solo Lutero….Inoltre ti rammento che se i riformatori facevono uso della Patristica per dare valore alla loro dottrina o per testimoniare la loro dottrina, altro non facevono che violare quello stesso principio da loro fondato, e cioè il Solo Scriptura, poiché la Patristica fa parte della Tradizione Ecclesiastica della Chiesa Cattolica.

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:34

Tornando al titolo:


Agostino non credeva alla Scrittura solo in base all'autorità della Chiesa,  la diceria secondo cui Agostino credeva alla Scrittura solo perchè glielo diceva la chiesa è una falsità.


Penso che siamo tutti d'accordo su questo.

Non siamo d’accordo e ti spiego il perché….tu dici;   la diceria secondo cui Agostino credeva alla Scrittura solo perchè glielo diceva la chiesa è una falsità.

Quindi secondo tale affermazione Agostino non ha mai detto; io stesso non crederei al Vangelo, se non mi spingesse a credere l’autorità della Chiesa cattolica.

Ma abbiamo dimostrato che Agostino ha detto proprio così e più avanti dimostreremo ancor meglio come egli è sottomesso alla Chiesa e alla sua Tradizione….quindi la diceria e la falsità è tua non certo di Agostino.



Sia chiaro, questo solo fatto in sè non dimostra nulla, ne contro, ne pro alcuna chiesa, si tratta solo di una citazione erronea, purtroppo molto diffusa che porta confusione alle persone e che è necessario chiarire.

L’unico che è confuso sei solo tu, invece di leggere Calvino leggi Agostino e ritroverai la Vera Fede.


Posso accettare che voi crediate al cattolicesimo per mille motivi, ma non posso accettare che crediate che questa diceria sia una verità, dopo che si è chiaramente dimostrato quanto sia falsa.

Non hai dimostrato nulla!

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:35

Leggi ad esempio le citazioni che Calvino fa di papa Gregorio Magno che per voi cattolici è un santo ed un successore di Pietro:


Istituzioni Libro 4 capitolo 7 capoverso 14.

La questione del titolo di vescovo universale fu sollevata, per la prima volta, ai tempi di san Gregorio, a motivo dell'ambizione dell'arcivescovo di Costantinopoli chiamato Giovanni. Costui pretendeva farsi vescovo universale, cosa che nessuno aveva sino allora osato. San Gregorio, discutendo il problema, non dice affatto che quello gli abbia sottratto un titolo di sua competenza, ma, al contrario, dichiara che si tratta di un titolo profano anzi sacrilego, una premessa per l'avvento dell'anticristo: "Se colui che è detto universale dovesse cadere "egli dice "la Chiesa tutta andrebbe in rovina ". E altrove: "È cosa deplorevole lasciare che venga detto vescovo unico chi è nostro fratello e nostro compagno, con conseguente disprezzo degli altri. Che possiamo congetturare da questo suo orgoglio se non che il tempo dell'anticristo è vicino? Infatti egli segue l'esempio di colui che, disprezzando la compagnia degli angeli, volle salire più in alto per essere unico sovrano ". In un altro testo, scrivendo a Eulogio, vescovo di Alessandria, e ad Atanasio, vescovo di Antiochia: "Nessuno dei miei predecessori "dice "ha mai voluto ricorrere a questo termine profano: se infatti il patriarca vien detto universale, il titolo sarà sottratto a tutti gli altri. Quando un cristiano presume innalzarsi sino a questo punto egli sminuisce non di poco, l'orrore dei suoi fratelli ": "Accettare questo titolo esecrabile significa annientare la cristianità ": "Una cosa è mantenere l'unità della fede, un'altra abbattere l'arroganza degli orgogliosi. Affermo coraggiosamente che chiunque si definisce vescovo universale o accetta di essere tale si rivela precursore dell'anticristo in quanto si antepone a tutti, con orgoglio ". E ancora Atanasio: "Ho detto che il vescovo di Costantinopoli non può essere in pace con noi se non desiste dall'arroganza di quel titolo superstizioso ed orgoglioso inventato dal primo apostata; per tacere dell'ingiuria che reca a voi. Se uno è chiamato vescovo universale e cade, la Chiesa tutta precipita ". Questi sono i termini usati da san Gregorio.

Le parole di uno stesso papa sconfessano il concetto papale del cattolicesimo!

La storiella secondo cui Pietro si considerava già papa e superiore agli altri apostoli ed al suo successore trasmise questo potere sugli altri è una pia favoletta. Se vuoi approfondire: http://www.ortodossia.org/milano/Teologia14.htm


Risposta mia:
Perché non ti attieni al titolo del Forum?....Però strano che Calvino non sapesse che anche Agostino o Girolamo chiamassero il Vescovo di Roma successore di Pietro e Papa…..O non lo sapeva neppure San Gregorio?.....leggi qua;

L'elezione di Gregorio ebbe luogo con scelta unanime e con adesione entusiastica, ma il lavoro che attendeva il nuovo vescovo era delicato e gravoso; egli vi era ben preparato sia per la sua formazione monastica sia per il suo tirocinio diplomatico come apocrisiario presso la corte imperiale d'Oriente. Cosciente della sua funzione di pontefice, Gregorio con molta insistenza rivendicò i diritti della sua sede e ne precisò i poteri: «La Chiesa romana è a capo di tutte le chiese, essa per autorità di Dio è preposta a tutti; al vescovo di Roma è ingiunta la cura e la sollecitudine di tutte le chiese ed egli è chiamato al governo della Chiesa universale». Ed ancora: «è segregato dalla pace del beato Pietro chi non ubbidisce al vescovo di Roma, perocché questi è il vicario del principe degli Apostoli e comanda in luogo di questi; quale è mai quel vescovo che non riconosce la supremazia della Sede apostolica trovandosi colpevole di qualche fallo?». Di conseguenza il motto che sintetizza tutta la sua azione pontificale è: «Volgete i vostri passi a questa pietra inconcussa, sopra la quale il Redentore nostro volle fondare la Chiesa universale; lungi da questo termine troverete ostacoli e smarrirete la via».

Vi è, tuttavia, una sua lettera al vescovo Eulogio di Alessandria che pare contraddire quanto si è letto fin qui e che, all'apparenza, contrasta con la dottrina tradizionale sulla supremazia del pontefice: «Nell'iscrizione della lettera a me diretta hai fatto aggiungere il superbo titolo di universale. Prego la tua dolcissima santità di non farlo più, perché in tal modo togli a te medesimo quello che aggiungi agli altri oltre dovere. Io non cerco la grandezza nelle parole ma nei costumi, né stimo che sia onore per me ciò che può togliere onore ai miei fratelli. L'onore mio è l'onore della Chiesa universale, è la robusta virtù dei miei confratelli; allora io sono veramente onorato quando non viene negato ai singoli il loro debito onore. Imperocché se la santità vostra mi dichiara papa universale nega per questo stesso di essere quello per cui io solo sono universale; Dio me ne guardi! Si lascino le parole che gonfiano a superbia e feriscono la carità».


Fatto il dovuto posto allo stile dell'epoca, restano, in queste righe, soltanto un mirabile esempio di umiltà ed il preciso fine di chiarire gli equivoci con i suoi confratelli; per rifarsi ad un testo d'indubbia autorità si tenga presente, ad esempio, che lo stesso concilio Vaticano del 1870 ha riecheggiato le parole di Gregorio quando ha precisato l'importante verità che accanto ad un unico, supremo ed universale pastore, nella Chiesa sussiste intera ed integra l'ordinaria, immediata podestà dei vescovi nelle loro singole diocesi; superfluo è il richiamo al decreto del concilio Vaticano II sulla collegialità dei vescovi e il «ridimensionamento» del potere pontificio seguitone. Caso mai, quindi, la difficoltà si ridurrebbe al semplice rifiuto dell'uso di un termine (universale), ma tutto l'atteggiamento di Gregorio sta a dimostrare come egli esercitasse vigorosamente il governo su tutta la Chiesa e fosse persuaso e sicuro del suo supremo potere. La vera risposta in merito a questo punto l'abbiamo in un'altra notissima formula adoperata dallo stesso papa ed entrata da quel momento nella titolatura ufficiale dei pontefici: «servus servorum Dei»; in quest'espressione viene messo senza dubbio in primo piano il desiderio di umiliazione, ma vi è pure un larvato monito a tutti coloro che pretendevano primeggiare senza applicare l'inversione dei criteri valutativi proposta da Cristo. Gregorio si sentiva veramente il primo di tutti nel servizio del Signore e non voleva che altri lo superasse nel cercare il bene della Chiesa.

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:36

PARTE QUINTA: DOTTRINA TEOLOGICA

CAPITOLO PRIMO

COME AGOSTINO HA FATTO TEOLOGIA

Quando si tratta di un teologo che ha indagato su tanti problemi facendo fare ad essi un grande progresso - si pensi alla teologia del mistero trinitario, della grazia, della Chiesa, dei sacramenti, dell'escatologia -, conoscere il metodo che ha seguito nella sua speculazione è fondamentale. La validità delle conclusioni deriva in gran parte dalla validità del metodo seguito. Chi pertanto vuol capire il suo pensiero deve studiare prima di tutto il suo metodo. Intendo per metodo quel complesso di princìpi che permettono di formulare la nozione stessa di teologia e tirarne le necessarie conclusioni. Dirò pertanto quali siano per Agostino questi princìpi e quale la nozione che ne deriva.

1. Princìpi del metodo teologico

A - Il metodo teologico agostiniano è prima di tutto il metodo dell'autorità; trova infatti nell'autorità della fede il suo fondamento e la sua forza. Ho detto sopra che l'autorità della fede entra anche, come stimolo, nella ricerca filosofica 1, ma nella ricerca teologica entra come principio, misura, alimento. Prima di essere un ardito ricercatore speculativo il vescovo d'Ippona è un aderente sincero ed umile all'autorità della fede che, una nella sua fonte - Cristo 2 -, è triplice nella sua derivazione e manifestazione: Scrittura, Tradizione, Chiesa.

Agostino, se come ricercatore assomiglia ad Origene, come aderente all'autorità assomiglia a Ireneo. Non comprende molte parti della sua teologia chi non tiene presenti questi due atteggiamenti, che egli sa unire insieme con sorprendente armonia.

a) Della Scrittura mette in rilievo l'origine divina 3, l'inerranza 4, la profondità 5, la ricchezza 6. Celebri le parole: trattandosi della Scrittura " non è lecito dire: l'autore di questo libro non ha parlato secondo verità; ma, o il codice è scorretto, o il traduttore ha sbagliato, o tu non capisci " 7.

La Scrittura per lui è veramente l'anima della teologia, della predicazione, della spiritualità. L'amò e la studiò con vera passione 8.

b) Ma Agostino legge la Scrittura nella Chiesa e secondo la tradizione. Ai manichei dice: " Non crederei al Vangelo se non mi ci inducesse l'autorità della Chiesa cattolica " 9; ai donatisti ricorda le due qualità della tradizione apostolica: l'universalità e l'antichità 10; ai pelagiani replica: deve ritenersi per vero ciò che la Tradizione ha tramandato, anche se non si riesce a spiegarlo 11, perché i Padri " hanno insegnato alla Chiesa ciò che hanno imparato nella Chiesa " 12.

In realtà l'insistenza di Agostino sulla tradizione è continua, non solo sulla tradizione ecclesiale dei riti o cerimonie liturgiche e usi che variavano spesso col variare delle chiese, sui quali scrisse un'opera in due libri (= Epp. 54-55), ma anche e soprattutto sulla tradizione apostolica. Ai manichei spiega le forti parole ricordate or ora - " Non crederei al Vangelo... " -, dicendo che i vangeli egli li accetta dalla tradizione apostolica attraverso " l'ininterrotta successione dei vescovi " 13. Nella controversia donatista enuncia il principio che permette di tornare fino agli Apostoli: " Ciò che la Chiesa universale tiene e non è stato stabilito dai concili ma è stato sempre ritenuto, si deve giustamente credere che sia stato tramandato dall'autorità apostolica " 14.

In quella pelagiana, poi, contro la novità difende la fede della chiesa antica attraverso la testimonianza dei Padri che sono stati " gli interpreti delle Scritture " e i trasmettitori della dottrina degli Apostoli. Per questo dedica due libri dei sei del Contra Iulianum a dimostrare l'autorità teologica dei Padri e ad addurre le loro testimonianze: vuol convincere l'avversario che non ha inventato nulla di nuovo quando insegna la dottrina del peccato originale, ma che la novità sta tutta dall'altra parte 15.

c) Scrittura e Tradizione convergono nell'autorità della Chiesa. È infatti la Chiesa che determina il canone della Scrittura 16, che trasmette la Tradizione e interpreta l'una e l'altra 17, che dirime le controversie 18 e prescrive la regula fidei 19. Perciò " resterò sicuro nella Chiesa ", dice Agostino, " qualunque difficoltà si presenti " 20, perché " Dio ha posto la dottrina della verità nella cattedra dell'unità " 21. Perciò - sentenzia altrove - " tutto il mondo può con sicurezza giudicare " 22.

Merita una particolare attenzione l'accenno alla regula fidei e alla cattedra dell'unità. La regula fidei, che occorre consultare nei passi oscuri della Scrittura, consiste nel simbolo 23, contro il quale non si può andare se non errando. Per questo insegna al suo popolo di non ascoltare quelli che propongono dottrine ad esso contrarie, perché sono dottrine eretiche. Nel De agone christiano, dopo aver ricordato appunto le parole del simbolo, fa un elenco di queste dottrine ripetendo per 19 volte la formula: " Non ascoltiamo quelli che dicono... " 24.

In quanto cattedra dell'unità si deve osservare che in essa ha un posto fondamentale e normativo, come si dirà 25, la Sede di Pietro, oltre che i concili. La parola decisiva 2 della "Sede di Pietro" toglie, nelle controversie dottrinali, ogni motivo di dubbio 26 e chiude perciò la questione mossa dagli avversari. Agostino vi si attiene senza esitare. Sono note le sue parole: " La questione è terminata. Voglia il cielo che termini finalmente anche l'errore! " 27.

A. Trapè: Introduzione a Sant'Agostino - Parte 5 - Capitolo 01

Aggiungo; l'autore è il fondatore dell'Istituto Patristico "Augustinianum" di cui fu professore prima e Preside poi. Quindi una fonte estremanente autorevole...non certo Calvino che di patristica per miracolo sapeva solo il termine!

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:36

L'ecclesiologia è un altro caposaldo della dottrina agostiniana singolarmente ricco e moderno. Agostino approfondì la natura della Chiesa nelle controversie manichea e donatista: nella prima la studiò come fatto storico e motivo di credibilità, nella seconda come comunione e corpo mistico di Cristo. Le difficoltà che alcuni trovano nell'interpretarne il pensiero nasce dalla realtà complessa e misteriosa della Chiesa stessa, una realtà storica insieme ed escatologica, gerarchica e spirituale, visibile ed invisibile, che egli tiene sempre presente. Parla perciò della Chiesa intendendo o la comunità dei fedeli edificata sul fondamento degli Apostoli, o la comunità dei giusti peregrinanti nel mondo da Abele sino alla fine del tempo, o infine la comunità dei predestinati viventi nell'immortalità beata. Occorre distinguere ed unire, come fa appunto il nostro dottore.

Seguendo il primo significato ne difese l'unità e l'universalità, l'apostolicità e la santità. Fu prima di tutto apostolo e teologo dell'unità, che suppone, quando è piena, la comunione di fede, di sacramenti e di amore. A questa triplice comunione si oppone perciò l'eresia, lo scisma e il peccato, che è sempre una mancanza d'amore. Eretico non è chi erra nella fede 1, ma chi " resiste alla dottrina cattolica a lui manifesta " 2, cioè resiste alla " regola della fede " proposta dalla Chiesa 3. Questa " regola " risuona nel simbolo battesimale 4, nei concili " che hanno nella Chiesa un'autorità sommamente salutare " 5 e nella " Sede di Pietro ", " nella quale fu sempre in vigore il primato della cattedra apostolica " 6. A questa cattedra Agostino ricorse sia per riconoscere " con maggior certezza e salutare utilità " la vera Chiesa 7, sia per dirimere con autorità questioni dottrinali 8.

http://www.augustinus.it/pensiero/teologo/vpsa_5_06_testo.htm

Cattolico_Romano
00giovedì 6 novembre 2008 10:37
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