Aquileia e il veleno ariano

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Cattolico_Romano
00domenica 19 luglio 2009 08:06
L'alto Adriatico ai tempi di Valeriano e Cromazio

Aquileia e il veleno ariano


di Fabrizio Bisconti

Sovrintendente archeologico delle catacombe Pontificia Commissione di Archeologia Sacra

Quando si pensa alla prima cristianizzazione del mondo antico, vengono in mente le grandi metropoli:  da Roma ad Antiochia, da Gerusalemme ad Alessandria, da Milano a Napoli, da Ravenna a Costantinopoli. Ma altri centri, pur importanti per essere stati sedi imperiali o, comunque, per aver ospitato alcune personalità appartenenti alle dinastie della tarda antichità, come Arles e Treviri, conoscono una cristianizzazione precoce, specialmente dal tempo dei Costantinidi, quando la fede cristiana si muove liberamente per tutto l'ecumene tardo antico, diffondendosi per città e campagne e lasciando testimonianze monumentali di questa capillare evangelizzazione.



Tra queste città emerge il centro di Aquileia, che, proprio dall'età costantiniana, diviene centro propulsore della cristianizzazione che si espande a tutti i territori dell'alto Adriatico, toccando i centri di Grado, Concordia, Parenzo, Pola e tutti gli insediamenti lagunari e della campagna circostante. I tempi, i modi e i luoghi di questo fenomeno sono stati considerati, in maniera dettagliata, in un testo appena edito (Giuseppe Cuscito, Signaculum fidei. L'ambiente cristiano dalle origini nell'alto Adriatico:  aspetti e problemi, Trieste, Editreg, 2009, pagine 458, euro 40) che propone un'analisi interdisciplinare delle fonti storico-letterarie e monumentali, restituendo un quadro vivo del primo cristianesimo in quelle terre che fungono da cerniera tra Oriente e Occidente. È per questo che, già nel 314, al famoso concilio antidonatista di Arles, il vescovo di Aquileia Teodoro, insieme al suo diacono Agatone, risulta tra i primi firmatari, dimostrando come, in quei primi momenti di tolleranza religiosa, il centro alto adriatico era assurto a sede episcopale organizzata e strutturata, per quanto attiene la gerarchia ecclesiastica.

La figura di Teodoro, vescovo della città presumibilmente tra il 308 e il 319, è legata indissolubilmente alla basilica sorta ai margini dell'abitato, secondo una curiosa organizzazione, che prevede la presenza di tre aule disposte a U e di un battistero ellittico. La basilica propone le caratteristiche di una sontuosa domus ecclesiae con due ambienti completamente pavimentati a mosaico, secondo un progetto decorativo che sviluppa i grandi temi cosmici della tradizione, rappresentati da elementi zoomorfi, fitomorfi, con ritratti, busti di stagione, offerenti e vittorie. In questo contesto, si affacciano i primi segni cristiani, ovvero il ciclo di Giona, calato in un mare pescoso, e il simbolo del Buon Pastore.

Questo monumento, riscoperto dagli archeologi cento anni orsono, verrà, di lì a poco, sostituito da aule longitudinali di tipo canonico, anche se sprovviste di absidi, secondo una caratteristica che proviene dalla tradizione orientale, per ribadire la postazione di confine che assume il centro alto adriatico, sensibile simultaneamente al fenomeno cristiano d'Oriente e d'Occidente.

Lo studio recente percorre la lunga e ininterrotta storia del cristianesimo di Aquileia, dalla quale emergono figure di rilievo, come il vescovo Fortunaziano, di origine africana, che, dopo il concilio di Serdica (343), come tutti gli occidentali, si schierò dalla parte di Atanasio, il campione della fede nicena, anche se, dopo la morte di Costante, si allineò con il partito antiatanasiano, militando nelle file dei semiariani e deludendo la grande fiducia che Papa Liberio aveva manifestato nei suoi confronti in una lettera indirizzata a Eusebio di Vercelli.

Superata la crisi ariana, la vita di Aquileia si concentra sui problemi della Chiesa locale e si apre verso l'epoca d'oro del cristianesimo della città alto adriatica, prima all'ombra del vescovo Valeriano (368-388), contemporaneo di Papa Damaso, e poi del grande Cromazio (388-408), anima di quell'ascetismo a cui fa cenno Rufino, di quel chorus beatorum di cui parla con molta nostalgia Girolamo (Dialogus adversus Luciferianos, 19).



Poco sappiamo sulla formazione letteraria e intellettuale di Cromazio, ma dai Sermoni e dai Trattati emerge una personalità tesa verso la più semplice catechesi, basata sul commento diretto della parola di Dio e finalizzata all'edificazione dei fedeli. Ma il merito più incisivo di Cromazio, condiviso con Valeriano, sta sul ruolo assunto da questi nel concilio di Aquileia del 381, l'unico di cui siano giunti gli atti ufficiali e le controtestimonianze degli ariani, forse di modeste proporzioni, ma con una ricaduta eccezionale sulla campagna intrapresa da Ambrogio per eliminare dall'Occidente gli ultimi focolai dell'arianesimo, ancora accesi nelle regioni danubiane.

Il tempo di Valeriano e di Cromazio rappresenta la stagione più alta della comunità ecclesiale di Aquileia, come sottolinea il vecchio Girolamo (Epistulae, VII, 6), nel ricordare come questi uomini contribuirono fattivamente all'elisione dalla città dal "veleno dell'eresia ariana".

La felice stagione del supposto seminarium di Aquileia vide i più prestigiosi padri della Chiesa del tempo impegnati in una sorta di contrappunto al dramma violento delle incursioni dei Goti di Alarico, le quali, all'esordio del V secolo, inaugurano un tempo oscuro che toccherà il suo apex con l'invasione di Attila (452), che impegnerà il Papa Leone Magno in un rescritto denso di precetti, per riordinare una comunità divisa e confusa che approderà nel castrum di Grado, dove il patriarca Elia, nel 579, convocando un concilio scismatico, giungerà a pronunciare un appello di fedeltà nei confronti delle tradizioni dottrinali, spirituali e culturali.

Nel volume appena edito si affrontano anche le delicate questioni agiografiche legate al territorio, sulla base delle importanti menzioni del Martirologio geronimiano, redatto forse in area veneto-aquileiese negli anni centrali del v secolo.
Da questo importante documento emergono le personalità di Ilario e Taziano (16 marzo); Canzio, Canziano e Canzianilla (31 maggio); Proto (15 giugno); Ermacora e Fortunato (12 luglio); Felice e Fortunato (14 agosto); Crisogono (24 novembre).

Da Aquileia il cristianesimo si diffuse in tutta l'area alto adriatica, toccando l'Istria e la Dalmazia, sfruttando le rotte marittime e le vie di lunga percorrenza. Si tratta di un territorio compreso tra la laguna veneta e la penisola istriana, aperto al mare Adriatico e polarizzato proprio da Aquileia, punto di convergenza di importanti vie consolari, emporio prospero e trafficato, capitale politica e amministrativa della Venetia et Histria, centro di uomini, culti, costumi, idee.



(©L'Osservatore Romano - 19 luglio 2009)
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:17.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com