Attualità di un messaggio per tutti i parroci del mondo

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Cattolico_Romano
00martedì 4 agosto 2009 20:11
L'omelia del cardinale Cláudio Hummes ad Ars per la festa di san Giovanni Maria Vianney

Attualità di un messaggio per tutti i parroci del mondo


Lettera dell'arcivescovo Mauro Piacenza ai sacerdoti



Solenni festeggiamenti ad Ars per la ricorrenza liturgica di san Giovanni Maria Vianney. Martedì mattina, 4 agosto, nel santuario della cittadina francese che ha dato i natali al santo curato, il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica nel 150° anniversario della morte. Vi hanno partecipato fedeli giunti in pellegrinaggio da tutta la Francia. Presenti, oltre al vescovo di Belley-Ars, Guy Marie Bagnard, numerosissimi sacerdoti delle diverse diocesi del Paese.

Nella sua omelia il cardinale, ricordando l'Anno sacerdotale, ha voluto innanzitutto sottolineare la scelta di Benedetto XVI di collocarne la celebrazione tra la solennità del Sacro Cuore del 2009 e quella del 2010:  trattandosi della giornata mondiale di preghiera per la santificazione del clero, questa scelta "fa capire immediatamente lo spirito nel quale il Papa auspica che noi si viva quest'Anno sacerdotale:  la santificazione". Dal canto suo la Chiesa "vuole dire ai sacerdoti che rende grazie a Dio per loro, che li ammira e li ama; li vuole sostenere con la sua preghiera, li accompagna sulla strada della fedeltà, manifesta loro la sua riconoscenza, li vuole aiutare concretamente e collaborare con loro nel loro compito pastorale. Poiché è tutta la Chiesa che celebra quest'Anno speciale, ciascuna iniziativa locale, comunque piccola, è vissuta in comunione con la Chiesa universale".

Il porporato si è poi fatto interprete dei sentimenti di gratitudine del Papa per l'iniziativa. Egli "ha inviato a ognuno di voi - ha assicurato - la sua benedizione apostolica. Oggi, qui ad Ars, noi siamo in comunione con lui e anche con i sacerdoti del mondo intero, in attesa di esserlo di nuovo a Roma durante il grande raduno mondiale dal 9 all'11 giugno 2010".

Il cardinale si è poi soffermato sulla figura del santo curato d'Ars, la cui vita "è ricca di insegnamenti. Egli - ha detto - appare come modello sacerdotale per la sua vita di fede e di preghiera costante, per la sua spiritualità profonda e solida, la sua penitenza, la sua umiltà e la sua povertà, il suo modo di porre la celebrazione della messa al centro della vita parrocchiale, il suo infaticabile e meraviglioso ministero del sacramento della confessione, il suo ministero della Parola di Dio per la predicazione e la catechesi, il suo amore per i poveri, la sua carità pastorale che lo portava ad andare incontro a ogni singolo abitante della sua parrocchia per convertirlo e salvarlo. Non ne voleva perdere alcuno, senza eccezione, e non voleva riposarsi prima di avere visto tutti in chiesa, assidui nella frequentazione dei sacramenti".

Allo stesso modo oggi, ha aggiunto il cardinale prefetto - deve essere "così anche noi, per il semplice fatto della nostra ordinazione, siamo stati consacrati per partecipare alla missione universale del Figlio di Dio, Gesù Cristo. Il nostro essere sacerdotale è missionario. Con l'esigenza di adattarci ai bisogni specifici della nostra epoca, noi siamo "inviati" per annunciare la Buona Novella a tutti gli uomini e, in particolare, come è stato il caso del curato di Ars, a tutti i battezzati che si sono allontanati dalla luce della fede, cominciando dai più poveri".

"Siamo tormentati anche noi - si è chiesto - dal pensiero delle persone che attendono ancora la luce del Vangelo? Parlavo poco fa dell'aspetto missionario del nostro sacerdozio. Il curato ha la responsabilità particolare di un popolo, che corrisponde a un territorio. Quindi non si tratta soltanto di annunciare il Vangelo all'interno della chiesa parrocchiale. Il sacerdote non può limitarsi a gettare il seme della Parola soltanto dalla finestra del suo presbiterio. Deve andare nel terreno scoperto, là dove vivono gli uomini. Benedetto XVI ha detto che la gente, soprattutto i poveri, deve sentire di nuovo la vicinanza della Chiesa. È questa la carità pastorale".

Infine, riferendosi all'impegno del santo curato nel confessionale, il cardinale ha sottolineato l'essenzialità di questo ministero poiché "ancora oggi, certamente, i nostri contemporanei cercano il perdono, la pace interiore, la riconciliazione con Dio e con il prossimo, ma spesso non trovano la persona che possa loro indicare il cammino o chi li comprenda nella confessioni. È veramente uno dei ministeri essenziali di ogni sacerdote".

Concludendo la sua omelia il cardinale ha rivolto il pensiero alle famiglie. "Le statistiche francesi attuali - ha detto - rivelano che molti seminaristi provengono da famiglie profondamente cristiane. Fratelli e sorelle, vi invito a fare delle vostre famiglie delle vere e proprie chiese domestiche, dei focolari ardenti di fede e di amore, dove si preghi insieme. Non abbiate paura che il Signore scelga uno dei vostri figli per farne un sacerdote. Osate anche chiedere al Signore la grazia di una vocazione sacerdotale nella vostra famiglia".

Le celebrazioni sono seguite nel pomeriggio con una processione solenne con la reliquia del cuore del santo, cui ha fatto seguito la celebrazione dei vespri nella stessa basilica.
Anche il segretario della Congregazione per il Clero, arcivescovo Mauro Piacenza, ha voluto ricordare la ricorrenza con una lettera ai sacerdoti nella quale, sottolineando l'attualità del messaggio di Giovanni Maria Vianney, lo definisce "eccelsa figura di sacerdotale santità" e "faro per la Francia dell'Ottocento e per la Chiesa tutta, di ogni tempo e luogo".

"La sua totale dedizione - scrive ancora - è stimolo alla nostra gioiosa donazione a Cristo e ai fratelli, perché il ministero sia sempre eco luminosa di quella consacrazione dalla quale deriva lo stesso mandato apostolico e, in esso, ogni fecondità pastorale". Dunque "vivere sull'esempio di Giovanni Maria Vianney, come innamorati del Signore, significa - ha aggiunto l'arcivescovo - riuscire a tenere sempre alta la tensione missionaria, divenendone progressivamente ma realmente, immagini viventi del Buon Pastore".
Riferendosi poi a quella che definisce "eroica dedizione al confessionale" del santo, monsignor Piacenza scrive che deve spronare i sacerdoti "a riscoprire la bellezza e la necessità della celebrazione del sacramento della riconciliazione". Infine l'invito a "lasciar risuonare nel nostro cuore di padri, quasi con ostinata fedeltà, l'eccomi di Maria, il suo per tutto e per sempre che costituiscono - conclude la sua lettera - l'unica reale misura della nostra sacerdotale esistenza".



(©L'Osservatore Romano - 5 agosto 2009)
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