BENEDETTO XVI: ALLE FACOLTÀ E UNIVERSITÀ CATTOLICHE, “RUOLO INSOSTITUIBILE”

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S_Daniele
00giovedì 19 novembre 2009 14:55
BENEDETTO XVI: ALLE FACOLTÀ E UNIVERSITÀ CATTOLICHE, “RUOLO INSOSTITUIBILE”

“Sono lieto di fare memoria insieme con voi di questi significativi anniversari, che mi offrono l’occasione di evidenziare ancora una volta il ruolo insostituibile delle Facoltà ecclesiastiche e delle Università cattoliche nella Chiesa e nella società”: lo ha detto oggi in Vaticano il Papa Benedetto XVI
, rettori, autorità accademiche, professori e studenti delle facoltà ecclesiastiche e delle università cattoliche, in occasione del 30° anniversario della Costituzione apostolica “Sapientia christiana”, promulgata il 15 aprile 1979 dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, e del 60° anniversario del riconoscimento da parte della Santa Sede dello statuto della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (Fiuc). Il Papa ha ricordato che la Dichiarazione conciliare “Gravissimum educationis” “esortava le Facoltà ecclesiastiche ad approfondire i vari settori delle scienze sacre, per avere una conoscenza sempre più profonda della Rivelazione, per esplorare il tesoro della sapienza cristiana, favorire il dialogo ecumenico e interreligioso, e per rispondere ai problemi emergenti in ambito culturale”. Lo stesso documento “raccomandava di promuovere le Università cattoliche, distribuendole nelle diverse regioni del mondo”.
Riguardo alla realtà e consistenza delle istituzioni accademiche e universitarie cattoliche, Benedetto XVI ha ricordato che “oggi vi sono (..) oltre 1.300 Università cattoliche e circa 400 Facoltà ecclesiastiche, diffuse in tutti i continenti, molte delle quali sono sorte negli ultimi decenni, a testimonianza di una crescente attenzione delle Chiese particolari per la formazione degli ecclesiastici e dei laici alla cultura e alla ricerca”. Ha poi parlato dei contenuti degli studi accademici, sottolineando che “la Rivelazione cristiana è una forza trasformante, destinata a permeare i modi di pensare, i criteri di giudizio, le norme di azione. Essa è in grado di illuminare, purificare e rinnovare i costumi degli uomini e le loro culture e deve costituire il punto centrale dell’insegnamento e della ricerca, nonché l’orizzonte che illumina la natura e le finalità di ogni Facoltà ecclesiastica”. Benedetto XVI ha quindi esortato a “raggiungere, con la ricerca teologica, una conoscenza più profonda della verità rivelata”, incoraggiando, “allo stesso tempo, i contatti con gli altri campi del sapere, per un fruttuoso dialogo, soprattutto al fine di offrire un prezioso contributo alla missione che la Chiesa è chiamata a svolgere nel mondo”.
Nell’indirizzo di saluto rivolto al Papa dal card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il porporato ha sottolineato che “le istituzioni accademiche ecclesiastiche e cattoliche qui convenute rappresentano (..) due rami di un unico albero. E' l’albero della sapientia christiana, che ha preso germoglio nei didascaleia dei primi tempi della Chiesa, e si è successivamente configurato nelle scuole fondate presso le chiese cattedrali e presso i conventi dei monaci, dove la dottrina ecclesiastica e la cultura profana si incontravano in armonia proprio con l'intento di far fruttificare la Verità rivelata. Da queste scuole – ha sottolineato - sono derivate poi le Università che, purtroppo, nel loro percorso storico hanno smarrito questo obiettivo ultimo”. Il card. Grocholowski ha quindi affermato che “oggi questi due rami almeno al livello della Chiesa - sentono vivamente l'appartenenza comune all'albero della sapientia christiana e vogliono continuare a crescere insieme nella ricerca della Verità per offrire alla società il loro contributo, grandemente necessario per un autentico e integrale sviluppo della persona e della società”.

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S_Daniele
00giovedì 19 novembre 2009 17:00
Benedetto XVI alle università cattoliche: il vostro ruolo è insostituibile, promuovete un sapere capace di orientare l'uomo a comprendere se stesso

L’importanza del sapere illuminato dalla fede,
ne ha parlato stamane Benedetto XVI ricevendo in udienza i partecipanti all’assemblea della Federazione internazionale delle Università cattoliche, insieme ai rettori, docenti e studenti dei Pontifici Atenei Romani. Il servizio di Roberta Gisotti.

“Con gioia” Benedetto XVI ha accolto chi si misura “con l’impegnativo compito di insegnamento, di studio e di ricerca al servizio della Chiesa e dell’intera società”. “Sciat ut serviat”: sapere per servire, il motto della Federazione internazionale delle Università cattoliche, nata nel 1924 e riconosciuta dalla Santa Sede 25 anni dopo. Sono passati 60 anni: un’occasione per evidenziare – ha sottolineato il Papa – “il ruolo insostituibile” svolto da 400 Facoltà ecclesiastiche ed oltre 1300 Atenei cattolici, sparsi in tutti i continenti “per formare persone versate nel sapere, pronte a testimoniare la loro fede nel mondo e a svolgere compiti di responsabilità nella società":

“Cari amici il servizio che svolgete è prezioso per la missione della Chiesa” .

Resta attuale l’urgenza di “superare il divario tra fede e cultura” – già rilevata 30 anni fa nella Costituzione apostolica Sapientia Christiana – consapevoli che “la Rivelazione cristiana – ha ricordato il Santo Padre - è una forza trasformante, destinata a permeare i modi di pensare, i criteri di giudizio, le norme di azione”:

“Nell'odierna società, dove la conoscenza diventa sempre più specializzata e settoriale, ma è profondamente segnata dal relativismo, risulta ancora più necessario aprirsi alla 'sapienza' che viene dal Vangelo”.

“L'uomo, infatti, è incapace di comprendere pienamente se stesso e il mondo senza Gesù Cristo”.

“E' importante per tutti, docenti e studenti, non perdere mai di vista il fine da perseguire, quello cioè di essere strumento dell'annuncio evangelico”.

In particolare il Papa ha raccomandato che lo studio delle scienze sacre non sia “mai separato dalla preghiera, dall’unione con Dio, dalla contemplazione” ad evitare che le riflessioni sui misteri divini diventino “un vano esercizio intellettuale”.

Ha lamentato Benedetto XVI “una cultura che manifesta mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa". Da qui lo sprone per le Università cattoliche di promuovere “una nuova sintesi umanistica”:

“... un sapere che sia sapienza capace di orientare l'uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi, un sapere illuminato dalla fede”.

© Copyright Radio Vaticana
S_Daniele
00sabato 21 novembre 2009 06:58


Conclusa l'assemblea della Federazione internazionale

Le università cattoliche in dialogo con la società postmoderna


Rafforzare l'identità degli atenei cattolici, comunicare alla società odierna i principi etici e religiosi, incoraggiare forme originali di dialogo e di collaborazione con le strutture accademiche pubbliche, in favore dello sviluppo, della comprensione tra le culture e della difesa della natura. L'attualità di questi orientamenti, contenuti nella Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae del 1990, è stata ribadita a conclusione della xxiii assemblea generale della Federazione internazionale delle Università cattoliche (Fiuc), svoltasi alla Gregoriana.
All'indomani dell'incontro con Benedetto XVI i delegati dei cinque continenti sono tornati a riunirsi venerdì mattina, 20 novembre, per approfondire il contesto socio-culturale e pastorale nel quale vent'anni fa germogliò il documento di Giovanni Paolo II sugli atenei cattolici, riflettendo sull'impronta da esso lasciata nell'azione educativa e sul futuro della missione ecclesiale delle università. "Non siamo solo la sommatoria delle nostre capacità e della nostra intelligenza, siamo relazione con Dio" aveva detto il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, durante la messa di inaugurazione celebrata il 16 novembre.
L'assemblea della Fiuc - che raccoglie 207 tra i maggiori atenei di ispirazione ecclesiale di 56 diversi Paesi, una sorta di "rete delle reti" del mondo universitario cattolico - si sarebbe dovuta tenere in Honduras nel luglio scorso ma dovette essere sospesa a causa della situazione nel Paese latinoamericano. Durante i lavori alla Gregoriana, tra i temi ricorrenti c'era anche la più famosa delle regole di Ticonio, i criteri interpretativi che per secoli hanno guidato l'esegesi cristiana:  il rapporto tra la Chiesa-corpo e Cristo-capo. "Gli atenei devono porsi sempre più a servizio della crescita integrale degli uomini e delle donne di oggi" ha spiegato il cardinale Grocholewski, mettendo in rilievo lo stretto legame tra la Chiesa e le università che in tutto il mondo - e sono complessivamente più di 1200, con tre milioni e mezzo di studenti - si rifanno all'ispirazione ecclesiale. "Questi luoghi di ricerca e di studio - ha aggiunto - devono sentirsi inseriti in un dinamismo della Chiesa come elementi importanti del corpo mistico di Cristo. Devono dunque mantenersi in comunione con il capo, che è Cristo stesso, e con tutte le altre membra. Tale comunione - ha concluso - aiuterà le università cattoliche a mantenersi ferme nel cammino della verità, alla sequela del Signore".
Sulla formazione ha insistito il presidente della Fiuc, Anthony Cernera. "La nostra antropologia - ha sottolineato nel suo intervento - ci ricorda che l'uomo è un essere in relazione con Dio e con i suoi figli. Pensiamo dunque che lo sviluppo spirituale, psicologico e, in definitiva, umano dei nostri studenti sia parte integrante della missione che svolgiamo".
I rettori e i rappresentanti degli atenei cattolici, con l'ausilio di esperti e studiosi, hanno discusso delle sfide che la società contemporanea porta alla pedagogia cristiana. Non a caso il titolo del convegno rimandava alla presenza dell'università cattolica nelle società postmoderne. Un'occasione per rispondere alle "aspettative più urgenti" dell'uomo alle prese con sempre nuove scoperte tecnologiche e scientifiche e profondi cambiamenti socio-politici. E il confronto è reso più urgente dalla crisi economica. Monsignor Vincenzo Zani, sottosegretario della Congregazione per l'Educazione cattolica, ha parlato di quanto emerso in materia all'ultima Conferenza generale dell'Unesco. L'attuale profonda recessione - ha detto - "interroga soprattutto il mondo accademico, chiedendo che nella preparazione dei futuri professionisti si trasmettano conoscenza non chiuse o autoreferenziali, ma sempre più aperte e flessibili". Sono sfide - ha rilevato il gesuita Gianfranco Ghirlanda, rettore della Gregoriana - che "vengono rivolte implicitamente dalla progressiva secolarizzazione, che si fa sempre più riluttante a recepire i valori evangelici, che sono valori autenticamente umani". È questa la ragione profonda - ha proseguito - per cui l'Università cattolica apre le sue porte non "solo ai cattolici, anzi in molte di esse gli studenti cattolici sono una piccola minoranza, ma a ogni uomo e ogni donna che intenda ricevere una formazione integrale per lo sviluppo di una personalità libera e responsabile". Pur in questa diversità, l'elemento distintivo delle università cattoliche è "la formazione degli studenti alla ricerca della verità e del bene affinché sentano questa ricerca come un dovere che scaturisce dall'interno della loro coscienza".
Lo slogan della Fiuc "Sapere per servire" esprime in sintesi l'idea che la conoscenza debba essere posta al servizio di tutta l'umanità. Per questo il segretario generale aggiunto, Medina Varón ha ricordato che la Federazione ha "la responsabilità di preservare la tradizione intellettuale cattolica, la riflessione della comunità cristiana in duemila anni, su questioni molto profonde della vita e della condizione umana, sulle credenze e valori trasmessi dal Vangelo". (silvia guidi)


(©L'Osservatore Romano - 21 novembre 2009)
S_Daniele
00sabato 28 novembre 2009 07:11
Cardinal Maradiaga: l'università cattolica è Vangelo incarnato

Parla l'Arcivescovo di Tegucigalpa


di Mercedes de la Torre

ROMA, giovedì, 26 novembre 2009 (ZENIT.org).-
 
La vocazione di ogni università cattolica è quella di far sì che il Vangelo si incarni nella vita dei suoi alunni e della società in cui irradia la sua attività, ha constatato il Cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), dopo l'assemblea generale della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC).

“Crediamo che l'università cattolica sia promotrice dell'autentico sviluppo, di uno sviluppo integrale, perché educando la mente si educa la persona nella sua totalità. Non bisogna pensare solo all'aspetto scientifico”, ha spiegato.

Il porporato salesiano ha pronunciato uno degli interventi magistrali all'assemblea della FIUC, svoltasi a Roma dal 16 al 20 novembre sul tema “Ex corde Ecclesiae di fronte alle sfide del 21° secolo”. La Federazione riunisce 207 istituzioni di educazione superiore di 56 Paesi dei cinque continenti.

Visione cristiana

Parlando a ZENIT, il Cardinale ha affermato che la missione dell'università cattolica consiste nel “dare la visione cristiana, la visione dell'essere umano secondo l'antropologia, la teologia, la filosofia, e questo, lo vogliamo o no, ha ripercussioni sull'aspetto sociale, politico, economico e culturale”.

“Auspichiamo che tutti coloro che frequentano un'università cattolica siano agenti di cambiamento perché ci sia uno sviluppo armonico, equo per tutti”, ha spiegato il porporato, che avrebbe dovuto accogliere a luglio in Honduras questo incontro, poi trasferito a Roma per la situazione di crisi politica che vive il Paese.

“Siamo convinti che l'essere umano, proprio per la sua dimensione trascendente, possa essere un agente di cambiamento. La Dottrina Sociale della Chiesa non è una teoria, vuol dire mettere in pratica il Vangelo e quindi il Vangelo è una forza di trasformazione”.

“Quando vediamo l'atteggiamento del Signore Gesù Cristo di fronte al male e al peccato, e allo stesso tempo l'atteggiamento di misericordia di fronte al peccatore, ci rendiamo conto del fatto che ciò che il Signore cerca è la trasformazione dell'essere umano, una trasformazione verso il bene”.

Promotrici della Dottrina Sociale

“La Dottrina Sociale della Chiesa messa in pratica attraverso tutti coloro che passano per le università cattoliche è la migliore lotta contro l'ingiustizia, contro la povertà, contro tutti quei mali che affliggono in particolare l'America Latina”, ha riconosciuto il porporato.

Di fronte a quanti dicono in America Latina che Cristo è stato il primo comunista, il Cardinale Maradiaga risponde che “questo vuol dire che non conoscono né Gesù Cristo né il comunismo”.

“Il Signore Gesù ci invita a essere come Lui. Egli è il prototipo dell'uomo nuovo. Si è incarnato e si è fatto come noi per darci un orizzonte. L'essere umano è chiamato a crescere e ad arrivare alla sua statura”.

“Dio si avvicina e si fa uomo perché vuole elevarci alla dignità di figli di Dio”.

Non è una questione economica

Partendo dall'esperienza delle università cattoliche in America Latina, il Cardinale ha infine osservato che “non sono sempre necessari grandi mezzi economici per poter avere università di qualità”.

“Credo che questo spesso scoraggi, vedendo i costi e la necessità di strutture molto sofisticate”. Se questo può essere un obiettivo perseguito ad esempio dall'Unione Europea o dai Paesi nordici, ha concluso, “sicuramente in America Latina abbiamo università di qualità e non abbiamo bisogno di grandi mezzi economici”.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]
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