Benedetto XVI : in un mondo spesso frenetico...il cristiano non si stanchi di tessere rapporti di fraternità e pace

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S_Daniele
00mercoledì 14 ottobre 2009 14:08
Benedetto XVI all'udienza generale: in un mondo spesso frenetico e conflittuale il cristiano non si stanchi di tessere rapporti di fraternità e pace

Apertura al prossimo, perdono e ricerca della pace sono da sempre i tratti distintivi dello stile di vita cristiano, tanto più importanti oggi in un tempo segnato da intolleranza, incomunicabilità e conflitti. Lo ha affermato Benedetto XVI,
all’udienza generale in Piazza San Pietro prendendo spunto dalle qualità spirituali e umane che testimoniò Pietro il Venerabile, uno dei grandi monaci dell’abbazia di Cluny nel Medioevo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Viene dal Medioevo un nuovo esempio per il mondo contemporaneo di cosa possano creare i valori cristiani quando si sposano a qualità umane come l’equilibrio, la mitezza, il senso della misura, la magnanimità . La figura di sintesi è quella di Pietro il Venerabile, uno dei “santi abati” di Cluny, alla cui carica fu eletto nel 1122 rimanendovi fino alla morte, avvenuta nella Notte di Natale del 1156. Rettitudine, lealtà, lucidità, speciale attitudine a mediare: Benedetto XVI ha elencato alle migliaia di persone presenti alla catechesi le doti di questo antico monaco, definito “asceta rigoroso con se stesso e comprensivo con gli altri”. A un tempo “severo” e “dotato di profonda umanità”:

“Di indole sensibile e affettuosa, sapeva congiungere l’amore per il Signore con la tenerezza verso i familiari, particolarmente verso la madre, e verso gli amici. Fu un cultore dell’amicizia, in modo speciale nei confronti dei suoi monaci, che abitualmente si confidavano con lui, sicuri di essere accolti e compresi”.

Dal compendio delle virtù di un uomo di mille anni fa, che si riconosceva per indole “portato all’indulgenza” perché - scriveva - “sono assuefatto a sopportare e perdonare”, il Papa ha tratto un esempio sempre valido anche mille anni più tardi:

“Potremmo dire che questo santo Abate costituisce un esempio anche per i monaci e i cristiani di questo nostro tempo, segnato da un ritmo di vita frenetico, dove non rari sono gli episodi di intolleranza e di incomunicabilità, le divisioni e i conflitti. La sua testimonianza ci invita a saper unire l’amore a Dio con l’amore al prossimo, e a non stancarci nel riannodare rapporti di fraternità e di riconciliazione”.

Dal punta di vista spirituale e pastorale, ha spiegato il Pontefice, Pietro il Venerabile si distingue negli anni del suo ministero per il suo amore all’Eucaristia - sulla quale, ha affermato Benedetto XVI, ha lasciato pagine-capolavoro grazie anche al suo notevole talento letterario - e per la venerazione nutrita nei riguardi della Vergine. Ma “vivo”, ha soggiunto il Papa, appare anche il suo “senso ecclesiale”, che si traduce “in cura e sollecitudine anche per chi era al di fuori della Chiesa, in particolare per gli ebrei e i musulmani”:

“Per favorire la conoscenza di questi ultimi provvide a far tradurre il Corano. Osserva al riguardo uno storico recente: ‘In mezzo all’intransigenza degli uomini del Medioevo - anche dei più grandi tra essi - noi ammiriamo qui un esempio sublime della delicatezza a cui conduce la carità cristiana’”.

Dunque, ha ribadito Benedetto XVI, un esempio di “santità monastica” di stampo benedettino che non smette di insegnare, in qualsiasi tempo, che un’esistenza “pervasa di amore profondo per Dio” diventa una vita di amore e di “sincera apertura al prossimo, nel perdono, e nella ricerca della pace”:

“Potremmo dire, concludendo, che se questo stile di vita unito al lavoro quotidiano, costituisce, per san Benedetto, l’ideale del monaco, esso concerne anche tutti noi, può essere, in grande misura, lo stile di vita del cristiano che vuole diventare autentico discepolo di Cristo, caratterizzato proprio dall’adesione tenace a Lui, dall’umiltà, dalla laboriosità e dalla capacità di perdono e di pace”.

Al termine delle catechesi in sintesi, oggi in dieci lingue, il Papa ha rivolto come di consueto saluti ai vari gruppi presenti in Piazza San Pietro, tra i quali quello dei Consoli di Milano e della Lombardia, esortati “ad operare con rinnovato impegno in favore dell’uomo e della sua dignità”, e quello dei delegati internazionali dell’emittente Radio Maria:

“Li incoraggio a proseguire la loro importante opera a servizio della diffusione del Vangelo”.

© Copyright Radio Vaticana
caluzzu
00mercoledì 14 ottobre 2009 14:29
Messaggio cancellato perchè privo di argomentazione relativa al topic.

Nello stesso modo che giudicate sarete giudicati.

Admin
S_Daniele
00giovedì 15 ottobre 2009 06:59
Il Papa: imperativi del cristiano, apertura al prossimo e ricerca della pace

Nel riflettere sull'esempio di Pietro il Venerabile, Abate di Cluny nel XII sec.



ROMA, mercoledì, 14 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

Apertura al prossimo, perdono e ricerca della pace sono le qualità che devono contraddistinguere lo stile di vita di un autentico discepolo di Cristo. E quanto ha ribadito questo mercoledì Benedetto XVI, durante la catechesi per l'Udienza generale dedicata alla figura di Pietro il Venerabile, Abate di Cluny (1094-1156).

“Asceta rigoroso con se stesso e comprensivo con gli altri”, a un tempo “severo” e “dotato di profonda umanità”, uomo retto, leale e con una "speciale attitudine a meditare" così ha descritto il Papa questo monaco che per 34 anni fu a capo dell'abbazia fondata attorno al 909/910 da Guglielmo d'Aquitania e nata come monastero privato di famiglia.

“Di indole sensibile e affettuosa, sapeva congiungere l’amore per il Signore con la tenerezza verso i familiari, particolarmente verso la madre, e verso gli amici – ha continuato il Papa parlando davanti a circa 20.000 pellegrini –. Fu un cultore dell’amicizia, in modo speciale nei confronti dei suoi monaci, che abitualmente si confidavano con lui, sicuri di essere accolti e compresi”.

“Potremmo dire – ha proseguito – che questo santo Abate costituisce un esempio anche per i monaci e i cristiani di questo nostro tempo, segnato da un ritmo di vita frenetico, dove non rari sono gli episodi di intolleranza e di incomunicabilità, le divisioni e i conflitti”.

Infatti, ha speigato il Pontefice, “la sua testimonianza ci invita a saper unire l’amore a Dio con l’amore al prossimo, e a non stancarci nel riannodare rapporti di fraternità e di riconciliazione”.

Pietro il Venerabile nutrì anche una profonda “cura e sollecitudine […] per chi era al di fuori della Chiesa, in particolare per gli ebrei e i musulmani”, tanto che “per favorire la conoscenza di questi ultimi provvide a far tradurre il Corano”.

Un modello per i fedeli di oggi, rapiti da ritmi di vita frenetici, “dove non rari sono gli episodi di intolleranza e di incomunicabilità, le divisioni e i conflitti”. E un esempio di “santità monastica” di stampo benedettino, ha concluso infine il Papa, che non smette di insegnare che un’esistenza “pervasa di amore profondo per Dio” diventa una vita di amore e di “sincera apertura al prossimo, nel perdono, e nella ricerca della pace”.

Salutando infine i gruppi di lingua italiana presenti all'Udienza generale il Papa ha riproposto ai giovani “la testimonianza di santa Teresa d'Avila” - la cui festa si celebra giovedì 15 ottobre - ricordando che “l'amore autentico non può essere scisso dalla verità”.

Successivamente il Papa ha ricevuto in dono da dei bambini hawaiani un mosaico composto da cinquantamila tessere raffigurante Damiano de Veuster, canonizzato l'11 ottobre scorso.

Quest'opera d'arte – ha spiegato L'Osservatore Romano – nasce dall'idea dell'artista hawaiana Peggy Chun, che in questo modo intendeva rendere omaggio all'apostolo dei lebbrosi nell'isola di Molokai.

Chun, però, era affetta da Sla che l'aveva interamente ridotta all'immobilità. Riusciva solo a muovere gli occhi e per realizzare il suo progetto dovette chiedere aiuto a qualcuno. Pensò così di rivolgersi ai 142 bambini della Holy Trinity school di Honolulu, i quali si misero a disposizione dell'artista e, seguendo le sue indicazioni, hanno composto, tessera dopo tessera, il mosaico.

Purtroppo, Peggy Chun non ha potuto consegnare di persona al Papa il dono, in quanto è morta il 19 novembre dello scorso anno.

Il Santo Padre ha poi ricevuto dalle mani della Superiora generale delle sorelle dei poveri, suor Celine de la Visitation, una gigantografia come ringraziamento dell'avvenuta canonizzazione di Maria della croce, al secolo Jeanne Jugan.
caluzzu
00giovedì 15 ottobre 2009 21:43
Re:
SI BELLU PIRU IE U TO papa
S_Daniele, 15/10/2009 6.59:

Il Papa: imperativi del cristiano, apertura al prossimo e ricerca della pace

Nel riflettere sull'esempio di Pietro il Venerabile, Abate di Cluny nel XII sec.



ROMA, mercoledì, 14 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

Apertura al prossimo, perdono e ricerca della pace sono le qualità che devono contraddistinguere lo stile di vita di un autentico discepolo di Cristo. E quanto ha ribadito questo mercoledì Benedetto XVI, durante la catechesi per l'Udienza generale dedicata alla figura di Pietro il Venerabile, Abate di Cluny (1094-1156).

“Asceta rigoroso con se stesso e comprensivo con gli altri”, a un tempo “severo” e “dotato di profonda umanità”, uomo retto, leale e con una "speciale attitudine a meditare" così ha descritto il Papa questo monaco che per 34 anni fu a capo dell'abbazia fondata attorno al 909/910 da Guglielmo d'Aquitania e nata come monastero privato di famiglia.

“Di indole sensibile e affettuosa, sapeva congiungere l’amore per il Signore con la tenerezza verso i familiari, particolarmente verso la madre, e verso gli amici – ha continuato il Papa parlando davanti a circa 20.000 pellegrini –. Fu un cultore dell’amicizia, in modo speciale nei confronti dei suoi monaci, che abitualmente si confidavano con lui, sicuri di essere accolti e compresi”.

“Potremmo dire – ha proseguito – che questo santo Abate costituisce un esempio anche per i monaci e i cristiani di questo nostro tempo, segnato da un ritmo di vita frenetico, dove non rari sono gli episodi di intolleranza e di incomunicabilità, le divisioni e i conflitti”.

Infatti, ha speigato il Pontefice, “la sua testimonianza ci invita a saper unire l’amore a Dio con l’amore al prossimo, e a non stancarci nel riannodare rapporti di fraternità e di riconciliazione”.

Pietro il Venerabile nutrì anche una profonda “cura e sollecitudine […] per chi era al di fuori della Chiesa, in particolare per gli ebrei e i musulmani”, tanto che “per favorire la conoscenza di questi ultimi provvide a far tradurre il Corano”.

Un modello per i fedeli di oggi, rapiti da ritmi di vita frenetici, “dove non rari sono gli episodi di intolleranza e di incomunicabilità, le divisioni e i conflitti”. E un esempio di “santità monastica” di stampo benedettino, ha concluso infine il Papa, che non smette di insegnare che un’esistenza “pervasa di amore profondo per Dio” diventa una vita di amore e di “sincera apertura al prossimo, nel perdono, e nella ricerca della pace”.

Salutando infine i gruppi di lingua italiana presenti all'Udienza generale il Papa ha riproposto ai giovani “la testimonianza di santa Teresa d'Avila” - la cui festa si celebra giovedì 15 ottobre - ricordando che “l'amore autentico non può essere scisso dalla verità”.

Successivamente il Papa ha ricevuto in dono da dei bambini hawaiani un mosaico composto da cinquantamila tessere raffigurante Damiano de Veuster, canonizzato l'11 ottobre scorso.

Quest'opera d'arte – ha spiegato L'Osservatore Romano – nasce dall'idea dell'artista hawaiana Peggy Chun, che in questo modo intendeva rendere omaggio all'apostolo dei lebbrosi nell'isola di Molokai.

Chun, però, era affetta da Sla che l'aveva interamente ridotta all'immobilità. Riusciva solo a muovere gli occhi e per realizzare il suo progetto dovette chiedere aiuto a qualcuno. Pensò così di rivolgersi ai 142 bambini della Holy Trinity school di Honolulu, i quali si misero a disposizione dell'artista e, seguendo le sue indicazioni, hanno composto, tessera dopo tessera, il mosaico.

Purtroppo, Peggy Chun non ha potuto consegnare di persona al Papa il dono, in quanto è morta il 19 novembre dello scorso anno.

Il Santo Padre ha poi ricevuto dalle mani della Superiora generale delle sorelle dei poveri, suor Celine de la Visitation, una gigantografia come ringraziamento dell'avvenuta canonizzazione di Maria della croce, al secolo Jeanne Jugan.




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