CHIESA E ABUSI: CRONOLOGIA DI UN ATTACCO PIANIFICATO

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S_Daniele
00giovedì 1 aprile 2010 16:26

CHIESA E ABUSI: CRONOLOGIA DI UN ATTACCO PIANIFICATO



di Francesco Colafemmina

Ormai il giornalismo internazionale di stampo radical chic rasenta il ridicolo! O meglio, continua quotidianamente a sprofondare nel baratro della sua parossistica ipocrisia. L'attacco costante o a giorni alterni (magari con qualche pausa elettorale) al Pontefice si è trasformato in una sorta di sfida cinica e caparbia, il cui unico obbiettivo è colpire una volta per tutte Pietro e dimostrare che niente e nessuno può resistere agli agguerriti reporters paladini della giustizia e della verità!

Ma perfavore!

Visto che sembro aver colto il sottofondo di questa vicenda da un po' di tempo (qui si è parlato per la prima volta nel mondo - paradosso della libera informazione - degli interessi dell'avvocato Anderson intenzionato a portare al tavolo degli imputati il Santo Padre e la Santa Sede!) mi permetto di rielaborare ad usum christianorum gli eventi di questi ultimi 3 mesi.

Gennaio 2010

Il 20 Gennaio, tre giorni dopo la visita del Papa in Sinagoga che ha diviso gli ebrei di mezzo mondo, Padre Klaus Mertes, rettore della chiesa delle Carmelitane costruita in riparazione delle vittime dell'Olocausto nazista e preside del Collegio Canisius gestito dai gesuiti a Berlino (scuola peraltro frequentata dalla Berlino bene) invia una lettera agli ex studenti e parla per la prima volta di presunti abusi avvenuti nella scuola negli anni '70 e '80. La lettera fa parte della sua "operazione trasparenza" lanciata assieme all'avvocato Ursula Raue. In meno di un mese l'avvocato dirà che da 30 casi di ex studenti abusati si è passati a ben 100 casi!

Febbraio 2010

L'8 Febbraio intanto il magazin d'inchiesta Der Spiegel ne approfitta per pubblicare una squallida copertina che rimanda ad una inchiesta peraltro penosa. Un gruppo di panzer giornalisti non ha fatto altro che contattare le diocesi tedesche chiedendo dettagli su eventuali casi di abusi. Le zelanti diocesi hanno informato dettagliatamente lo Spiegel, eccetto la diocesi di Ratisbona, quella di Limburgo e quella di Dresda-Meissen.
Risultato? Ebbene ci sarebbero 94 preti accusati di essere pedofili dal 1995 ad oggi, per crimini che si presume siano stati commessi anche in epoche precedenti. Di questi 30 sono già stati condannati da tribunali civili e 10 sono in fase di giudizio. Dunque? Dov'è lo scandalo? Dove il "cover up"? Più trasparenza di così!

Il 15 Febbraio il Papa incontra i Vescovi irlandesi. Al termine del summit, il 16 Febbraio, il Papa definisce la pedofilia "un crimine odioso e un peccato contro la dignità umana". Iniziano a dimettersi i Vescovi irlandesi e viene annunciata la pubblicazione in tempo di Quaresima di una lettera agli Irlandesi sul tema.

Si tratta di una grave sconfitta degli agguerriti panzer giornalisti... Ora cosa fare visto che il Papa induce i vescovi omertosi a dimettersi e ribadisce la sua linea dura contro questo crimine immondo? Così attendono un po' mentre qua e là sbuca qualche caso di religioso o religiosa coinvolti in abusi in anni non sospetti.

Marzo

E tra un caso e l'altro di abuso pedofilo che riemerge dal passato, arriviamo a fine Febbraio: ecco che si prepara la prima bomba. A partire dall'inizio di marzo (tra il 4 e il 6) tutti i giornali del mondo e le televisioni, rilanciano la notizia shock! A quanto pare nel coro diretto dal fratello del Papa, a Ratisbona, si sarebbero verificati degli abusi fra gli anni 60 e gli anni 70, dunque quando Mons. George Ratzinger era già direttore del coro. Alla fine si capirà che Mons. George non c'entra un bel niente.

Una buona regola giornalistica vuole che se si scrive un titolo accostando un nome ad un gravissimo crimine, si rischia di cadere nella diffamazione. Il lettore infatti sarà indotto automaticamente ad accostare sempre in futuro quel nome a quel crimine, indipendentemente da ciò che c'è in mezzo. Ad esempio se scrivessi "Casi di PEDOFILIA nel condominio di MARIO ROSSI" il lettore medio ricorderà sempre che il Mario Rossi ha a che fare con la pedofilia. Questo meccanismo si basa sull'imprinting visivo ed è usato moltissimo quando si vuol colpire un politico o un uomo di governo, semplicemente diffamandolo. Nel nostro caso abbiamo avuto un duplice coinvolgimento diffamatorio a reti internazionali unificate, e qui le parole chiave erano: "pedofilia", "fratello", "Papa".

Questa notizia è stata determinante per minare la "credibilità" mediatica di Papa Benedetto e purtroppo le risposte della Santa Sede sono state scarsamente guidate da una vigorosa strategia antidiffamatoria, bensì basate sulla semplice rettifica o sul chiarimento, tecniche inconsistenti giornalisticamente parlando.

Nel frattempo in Vaticano si va avanti in attesa che il polverone si attenui... Niente vigorosi comunicati, nessuna strategia di contrattacco mediatico, nulla... La Segreteria di Stato dorme sonni tranquilli. Solo Padre Lombardi in un editoriale di Radio Vaticana del 9 Marzo ricorda che gli abusi sessuali non accadono solo nella Chiesa (però! Geniale!). Il 10 Marzo invece il Santo Padre in una memorabile catechesi del mercoledì, parlando a braccio, ricorda le derive anarchiche e utopistiche del postconcilio... E la risposta non si fa attendere!

Il 12 Marzo, in concomitanza con l'arrivo dei Vescovi tedeschi in Vaticano per discutere anche dello scandalo pedofilia con il Papa, è la Suddeutsche Zeitung a pubblicare una nuova pseudo-rivelazione: nel 1980 il Cardinal Ratzinger, Arcivescovo di Monaco, avrebbe protetto un pedofilo nella sua diocesi. Smentite e chiarimenti non mancano ma il danno mediatico è evidente...
La gola profonda questa volta è il portavoce della diocesi di Monaco-Frisinga, Bernhard Kellner, che ai panzer giornalisti della Suddeutsche Zeitung parla di "gravi errori" commessi nella sua diocesi negli anni '80, con Ratzinger Arcivescovo.
Diventa così ancor più evidente l'unico obiettivo: colpire il Papa. Il pietismo dei panzer giornalisti nei riguardi delle vittime, il loro alto senso morale, la grande battaglia civile che sembrano portare avanti: tutto ciò non è nient'altro che un vile ma convincente mezzo per screditare il Papa ed attaccarlo con una violenza, una irriverenza ed un cinismo senza paragoni. Sembra quasi che vogliano il suo annientamento fisico, magari mentre loro, i panzer giornalisti eticamente e politicamente corretti lo sommergono con la loro feccia articolistica...

Il Vaticano chiarisce il caso Monaco, ricorrendo ad una imbarazzante intervista di Avvenire a Mons. Scicluna, promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede. Contemporaneamente appaiono le dichiarazioni del Cardinale di Vienna che sembra mettere in discussione la stabilità del celibato sacerdotale... Si vedrà poi che Schonborn segue una linea ambigua e poliedrica, fatta di attacchi e ritirate, di slanci pietistici e penose aperture al nemico... ma non ci interessa l'atteggiamento dei guastatori interni. Andiamo a Scicluna: la difesa è come al solito poco efficace, soprattutto allorché Scicluna tenta l'impossibile, ossia differenziare i casi di pedofilia (bambini al di sotto dei 12 anni) dai casi di efebofilia o di rapporto eterosessuale (bambini e bambine al di sopra dei 12 anni). Questo sbrodolamento verso le teorie sessuali di Michel Foucault, credo non abbia giovato molto alla Santa Sede e credo - sempre opinione personale - che questa categorizzazione delle vittime di abusi sia davvero scandalosa... Ma lasciamo stare anche Scicluna (peraltro non ha fatto che ribadire quanto già affermò all'ONU Mons. Silvano Maria Tomasi nel settembre 2009 in risposta ad un attacco virulento dell'Unione Umanista Internazionale: "l'80/90% dei preti coinvolti aveva una attrazione omosessuale per ragazzi dagli 11 ai 17 anni" - come se un bambino di 11 anni non fosse un bambino!).

Mentre sui mezzi di informazione cresce il dibattito, arriva il 20 Marzo e viene pubblicata la Lettera ai Cattolici d'Irlanda mentre l'Ansa batte una notizia che tenta di coinvolgere ancora - secondo la stessa tecnica diffamatoria - il fratello del Papa. La tregua dura pochissimi giorni. Il tempo di metabolizzare anche in questo caso la serena azione di un Papa che vuole cambiare una certa mentalità interna alla Chiesa e denunciare con fermezza e giustizia non solo i criminali, ma anche coloro che li hanno coperti e che nulla hanno fatto per ostacolarli nella loro attività disumana e indegna del sacerdozio.

I panzer giornalisti di mezzo mondo emettono smorfie di insoddisfazione: "non basta!", "troppo poco", "solo parole", etc. etc. Non si riesce a capire cosa vogliano, ma soprattutto chi dia loro il compito di giudicare se l'azione della Santa Sede è incisiva oppure no, se è omertosa o collaborativa, se è eticamente impeccabile o meno. Eppure l'arroganza dei mezzi di comunicazione, la loro spavalda aggressività rivestita di civismo umanitario, fa sì che i lettori di mezzo mondo debbano quotidianamente bersi notizie costruite ad arte per infangare la Chiesa Cattolica ed il Vicario di Cristo. Purtroppo la Segreteria di Stato sembra vivere in un limbo o in un fantastico mondo di Alice, dove nulla accade e tutto passa. Forse non riescono a comprendere che questo attacco sferrato con grande forza e spiegamento di mezzi ha degli obiettivi grandiosi, forse ancor più ambiziosi di quanto non possa sembrare.

Chissà che non si tratti di una sorta di avvertimento per il futuro... Come a dire: "Ehi, Papa, se qui scoppia una guerra mondiale, non credere di poterci fermare con i tuoi stupidi appelli, con la tua fitta diplomazia... Sarai screditato sin da ora e nessuno ti ascolterà...". Chissà...

Perché, vedete cari amici, queste notizie sono fuori tempo, sfuggono al principio giornalistico dell'informazione sui fatti di attualità per ripiegare sull'impegno quasi archivistico. Ma anche qui, la storia, l'indagine, solitamente ha l'obiettivo di portare a galla dei fatti, non di piegarli strumentalmente ad un altro obiettivo contingente che non sia la semplice verità. Queste notizie sulla pedofilia nella Chiesa sono create ad arte, da qualche guru dell'informazione che certamente manovra un processo di creazione dell'opinione con geniale e perversa abilità. Basta poco, qualche risorsa economica e grande standing mediatico. Poi le notizie si diffondono ed allignano su un tessuto dell'informazione già pervaso da pregiudizi e ostilità nei riguardi della Chiesa e dell'attuale Sommo Pontefice. Ma andiamo avanti...

Dopo un finesettimana quieto, ecco che giovedì 25 Marzo viene effettuato il primo bombardamento aereo: il caso Murphy! Sappiamo adesso che dietro ci sono dei legali, anzi un legale Jeff Anderson, impegnato da anni a lucrare sulle presunte o reali vittime di abusi che chiedono risarcimenti alla Chiesa. Ora, nessun giornale, ma proprio nessuno, si preso la briga di parlare della difficoltà intrinseca di provare casi di abusi pedofili (o efebofili). In Italia ad esempio c'è un Centro di Documentazione sui Falsi Abusi e Sottrazioni di Minori che indaga e racconta numerosissimi fatti di cronaca attestanti le difficoltà legate all'accertamento degli abusi. Pochi sanno infatti che gran parte degli abusi oggi li si rievoca durante estenuanti sedute psicanalitiche, si utilizzano metodi di indagine della psiche che dovrebbero portare a galla l'abuso. Ma non sempre l'abuso emerso corrisponde alla realtà.

Se la Chiesa Cattolica nel passato ha usato grande cautela nel valutare questi casi di abuso, ciò è dovuto in gran parte a questo aspetto: la difficoltà di provare il crimine o l'abuso. Oggi chiaramente è a rischio la vita di centinaia di sacerdoti e sono a rischio le sostanze di decine di diocesi cattoliche. Perché? Perché col clima di caccia alle streghe che si sta sviluppando basterà sfiorare un bambino, abbracciarlo con tenerezza o dargli uno scappellotto, perché un prete subisca un processo per molestie e una diocesi sia costretta a sborsare lauti rimborsi.

Così accade ed è accaduto anche negli Stati Uniti. Così accadrà in Europa anche grazie ai tanti zelanti Vescovi e Cardinali (quello di Vienna ad esempio) che aprono commissioni di inchiesta, linee telefoniche di denuncia, etc. etc. Questi meccanismi sebbene appaiano utili alla trasparenza, sono in realtà metodi per fare affondare la Chiesa perché da un lato sembrano dimostrare che prima non c'era alcun tipo di trasparenza e dall'altro aprono le porte a denunce che non saranno sempre basate sulla realtà dei fatti, ma potranno essere motivate da migliaia di moventi. E il marchio d'infamia della pedofilia potrà abbattersi su decine e decine di sacerdoti...

Se la Chiesa nel documento del 1962, Crimen Sollicitationis, imponeva infatti il "segreto pontificio" sotto pena di scomunica, non era tanto per proteggere i criminali, quanto per proteggere una categoria sociale, i religiosi, da sempre esposti a possibili accuse, denunce, persecuzioni. Ecco che quindi l'ordine giuridico della Chiesa, per quanto di sua competenza (processo canonico), imponeva il segreto istruttorio: lo stesso segreto istruttorio che vige nelle inchieste della magistratura. E d'altra parte nel documento del 1962 è scritto che il crimine andava denunciato, pena scomunica, all'Ordinario del luogo. Quindi molte delle accuse di oggi sono estremamente strumentali, sebbene quel documento del 1962 costituisca ancora un motivo di indignazione laddove esclude pur non affermandolo con chiarezza, la possibilità di avviare un procedimento civile parallelo. Altra grave responsabilità insita in quel documento è l'assenza di un minimo di carità e protezione per le vittime, percepite più come scomodi testimoni che come agnelli sacrificali del vizio privato di qualche chierico. Indubbiamente, dunque, la Chiesa nel passato (ricordiamo però che nel 1962 certi fatti venivano percepiti come gravemente infamanti sia per il criminale che per la vittima) ha commesso tante omissioni, ma è evidente che l'odierna demonizzazione è parossistica e strumentale. Ed accade proprio oggi, mentre il Pontefice è impegnato da anni nella lotta a questo crimine. Nel passato molti casi sono stati taciuti, occultati o semplicemente ignorati. Ma la colpa non è solo degli uomini di Chiesa, bensì anche di una mentalità autoreferenziale che ha cominciato ad allignare nella Chiesa Cattolica a partire da un certo momento in poi. Il problema è poi che nessuno ancora oggi dice chiaramente che questi preti pedofili non sono preti pedofili, ma pedofili travestiti da preti! Il problema non è quindi costituito dalla Chiesa come luogo di formazione di preti pedofili, bensì da una Chiesa poco attenta negli anni passati, alla selezione del proprio clero! L'analisi dell'idoneità al sacerdozio oggi non può più esimersi da una verifica dell'idoneità psicologica del seminarista... Ma qui il discorso si fa lungo e comunque la lettera di un sacerdote al Santo Padre, pubblicata su questo sito è già abbastanza chiara in merito.

Tornando alla cronologia degli eventi indubbiamente la pseudo inchiesta del New York Times, nata in verità grazie alla consegna al giornale dei documenti riservati ottenuti dall'Avvocato Anderson, segna un punto di svolta fondamentale. Il quoditiano del tycoon di origini ebraiche Arthur Sulzberger Jr., entra in campo con una forza mediatica poderosa. Indica l'apertura di un fronte occidentale, unito ormai a quello europeo che in due mesi non aveva sortito particolari successi sul campo di battaglia. Dal 25 Marzo ogni giorno ormai il NYT dedica un articolo o un editoriale della rossa svampita Maureen Dowd alla questione degli abusi sessuali "coperti" dal Vaticano. Ed è singolare la passione, la grinta, la carica emotiva che si nota in questi giornalisti, specie nella Dowd.

Inutile domandarsi perché tacciano in merito al campo di concentramento di Gaza o all'espansione israeliana nei territori palestinesi e a Gerusalemme Est, inutile domandarsi perché tacciano riguardo agli scandali di pedofilia e abusi fra Ebrei Ortodossi statunitensi, inutile domandarsi perché tacciano in merito al grande squallore che domina fra le elites di potere americano e mondialista. No, hanno un chiodo fisso da qualche giorno a questa parte: il Papa. E stanno spendendo ogni fibra, ogni energia per attaccarlo e magari espugnare la Città del Vaticano.

Che dire! Che si divertano pure, che continuino ad attaccare il Santo Padre. Alla fine però cambino mestiere: di servi del potere ne abbiamo abbastanza, come anche di scribi e farisei che si autoinvestono di autorità civica e morale. Ma chi è questa gente? Ma chi è Maureen Dowd? Cosa diavolo ha fatto nella sua vita a parte scrivere e scopiazzare di qua e di là? E così allargherei la domanda a tutti questi panzer giornalisti, ingaggiati dall'ideologia dominante, dai poteri forti, dalle massonerie internazionali del mondialismo, da coloro che hanno in odio questo Papa per aver proclamato le eroiche virtù di Pio XII: voi, panzer giornalisti, chi siete? Cosa volete? Chi vi ha mandati a infangare la mia Chiesa? Chi vi ha dato l'autorità morale e civile per attaccare il mio Papa? Perché avete ingaggiato questa guerra? E voi chierici traditori, voi che sognate una vita da laici in tonaca, voi che volete il matrimonio dei preti, il libertinismo nel sacerdozio, voi, laici travestiti da preti perché odiate così tanto la Chiesa di Cristo? Cosa ha armato il vostro tradimento? So chi è stato! Perché alla fine è sempre lui a reggere le fila di questa guerra, di questi attacchi, del logoramento costante che non terminerà con la Pasqua, ma continuerà con livore, rabbia, sete di vendetta camuffata da sete di giustizia. E' o non è lui, il Principe di questo mondo, il vostro sovrano? E' o non è lui, Satana, che dall'interno e dall'esterno ha deciso di distruggere la Chiesa Cattolica? E allora, amici, non possiamo che ridergli in faccia a tutti questi panzer giornalisti e pseudopreti! Sappiamo che non praevalebunt! Quindi ridiamo della loro follia, della loro vana ambizione!

Fino a Pentecoste ne sentiremo e ne leggeremo di tutti i colori, tanto ormai abbiamo capito l'antifona. Nel frattempo però preghiamo anche perché la Segreteria di Stato e tutta la parte migliore della Chiesa agiscano non solo con la preghiera e col sorriso, ma anche con un po' di assennatezza e di intelligenza. Cristo ci ha promesso che non prevarranno, ma non ci ha detto certo di starcene con le mani in mano!

Fides et Forma
Caterina63
00venerdì 2 aprile 2010 15:11
...io metteri sotto i riflettori anche e soprattutto I FORMATORI nei seminari....


Pedofilia dei preti?
PIU' CHE UNO STUPRO SI TRATTA DI UN ATTO INCESTUOSO PERCHE' IL SACERDOTE CHE HA UNA POTENZA SPIRITUALE E' CHIAMATO INFATTI "PADRE" DAL MINORE CHE NE RIMANE COINVOLTO
....


a dirlo è il:

Procuratore di Milano: "E' allarme pedofilia
Complicità dei vescovi"

di Luca Fazzo

Roma - Una gerarchia cattolica che tace, copre, insabbia. Che per paura degli scandali non punisce i pret i colpevoli di abusi sessuali. Che li lascia a contatto con i fedeli e con i bambini. Che chiude gli occhi davanti a un fenomeno talmente radicato e devastante da domandarsi se non vi siano uomini che scelgono la strada del sacerdozio proprio per poter avvicinare le loro vittime. È un quadro sconcertante quello dipinto in questa intervista al Giornale dal magistrato che da più tempo in Italia si occupa di abusi sessuali: Pietro Forno, procuratore aggiunto della Repubblica a Milano, capo del pool specializzato in molestie e stupri.

Quanti sacerdoti ha inquisito per reati sessuali?

«La lista, purtroppo, non è corta».

E qual è stato l’atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche?

«Devo dare atto che, una volta iniziate le indagini, non mi sono mai stati messi ostacoli. Però le notizie positive finiscono qui».

In che senso?

«Nel senso che nei tanti anni in cui ho trattato l’argomento non mi è mai, e sottolineo mai, arrivata una sola denuncia né da parte di vescovi, né da parte di singoli preti, e questo è un po’ strano. La magistratura quando arriva a inquisire un sacerdote per questi reati ci deve arrivare da sola, con le sue forze. E lo fa in genere sulla base di denunce di familiari della vittima, che si rivolgono all’autorità giudiziaria dopo che si sono rivolti all’autorità religiosa, e questa non ha fatto assolutamente niente».

Ma i vescovi non hanno l’obbligo di denunciare i preti che sbagliano.

«È vero che non esiste un obbligo formale di denunciada parte dell’autorità ecclesiastica, perché un vescovo non èun pubblico ufficiale. Quindi il vescovo che tace non commette il reato che commetterebbe un preside che tacesse. È anche veroche qualunque cittadino - soprattutto quandoè investito di un’autorità odi un’autorevolezza particolari - quando viene a sapere di un reato per cui si può procedere d’ufficio ha la possibilità di denunciare, e direi il dovere morale. Questo non avviene mai. Mai. È un punto dolente. Noi come magistrati abbiamo l’obbligo di informare l’ordinario diocesano, ovvero il vescovo, quando arrestiamoo chiediamo il rinvio a giudizio di un prete, e lo abbiamo sempre rispettato. Ma il contrario non mi è mai accaduto. Non ho mai ricevuto dalle gerarchie cattoliche una sola denuncia nei confronti di un prete o di un altro sottoposto al controllo vescovile, come un sacrestano, un educatore, un chierichetto».

Perché? Nonsanno quello che accade nelle loro parrocchie? O lo sanno e preferiscono tacere?

«Io sono convinto che loro sappiano molto più di quello che sappiamo noi. Ma c’è un problema a monte, ed è cosa significa l’abuso sessuale da parte di un sacerdote. E qui mi permetto di dire una cosa di cui in questi giorni non si è parlato, nelle tante discussioni sul temadegli abusi sessuali all’interno della Chiesa. Il discorso viene spesso liquidato come un problema di pedofilia. Mail prete che abusa di un bambino è più paragonabile aungenitore incestuoso che a un pedofilo di strada che insidia i bambini ai giardinetti. Bisogna partire da un dato di fatto: il sacerdote ha un enorme potere spirituale, tanto che spesso viene chiamato “padre”, e questo è significativo. Seguardiamo questi episodi in senso non biologico ma spirituale e morale, ci troviamo di fronte più a un abuso incestuoso che a un classico stupro. Ricordo che anche nelle cronache di questi giorni si parla di atti avvenuti in confessionale. E io mi chiedo: perché proprio in confessionale? Perché proprio in quel luogo e in quel momento? Perché è in quel momento che più intensamente il sacerdote si presenta come rappresentante di Dio. È stato condannato a Milano un sacerdote che nel confessare ragazze di quattordici o quindici anni le faceva spogliare e le palpeggiava dicendo “lo vuole Gesù”. Ecco, il concetto del “lo vuole Gesù” è il punto d’arrivo dell’incesto spirituale».

Quali sono le ripercussioni sulle vittime?

«Sono esperienze che marchiano in profondità le vittime per tutta la vita, proprio per le figure da cui provengono. Io ho in mano un documento della Chiesa canadese che negli anni Novanta è stata la prima a fare una indagine interna e ha scoperto che il 5 per cento del clero canadese ha queste tendenze. Il 5 per cento! In quel documento si ricostruiscono le conseguenze devastanti che questi avvenimenti hanno sulle vittime, si ricostruiscono persino i loro percorsi religiosi, e si vede che spesso abbandonano la Chiesa e si formano una immagine di Dio molto simile a quella dei loro abusanti».

Perché sono così numerosi questi casi?

«Io ormai ho un dubbio, e parlo solo di dubbio perché non posso avere riscontri diretti: che ci siano sacerdoti che scelgono di fare i sacerdoti per abusare, perché è oggettivo che nella scelta del sacerdozio c’è un’enorme facilitazione nell’avvicinarele vittime. Eppure compiono tutto il percorso formativo fino a venire messi a contatto con i ragazzi. Questo pone un grosso interrogativo: ma nessuno se n’è accorto prima? Dov’è il discernimento spirituale che dovrebbero esercitare coloro che li scelgono? Non hanno osservato il loro comportamento, le loro tendenze, le modalità con le quali si rapportano ai giovani? E un’ultima domanda: cosa accade all’interno dei seminari?».

Se le cose stanno come le descrive lei, siamo di fronte aunfenomeno di indulgenza, se non di omertà, da parte delle gerarchie. Teme che in fondo questi siano considerati peccati veniali?

«Nessun teologo può avere l’ardire di sostenere che si tratti di un peccato veniale, tanto che questi sono tra i pochi casi per cui il diritto canonico prevede la riduzione allo stato laicale. Eppure nessuno di questi sacerdoti ha mai subito questa punizione. Neanche quello che diceva alle sue vittime “lo vuole Gesù”».

La riduzione allo stato laicale può essere una soluzione estrema. Magari prendono misure più blande.

«Io convengo chela riduzione allo stato laicale sia indubbiamente una sanzione grave, ma di fronte alla gravità di queste cose non credo che si debba essere indulgenti. Invece non solo non vengono cacciati ma accade a volte che non vengano nemmeno messi in condizioni di non nuocere più. Quando hanno queste notizie si limitano a spostarli da una parrocchia all’altra, e così gli permettono di fare altre vittime inconsapevoli, perché quando la piazza è bruciata gli consentono di andare dove non li conoscono».

Come se lo spiega?

«Lo chieda a loro. Non alla Chiesa, ma alla gerarchia ecclesiale. Della Chiesa fanno parte anche i fedeli, e molti di loro - tra cui il sottoscritto - la pensano diversamente. Il problema è la gerarchia. Secondo me non li puniscono perché li hanno scelti loro, educati loro, allevati loro, e quindi si creano dei legami di difesa, di protezione. E c’è soprattutto la paura dello scandalo. Che è una paura poco evangelica, perché il Vangelo dice invece che è necessario che gli scandali avvengano. È una paura poco cristiana, insomma»

Adesso le sembra che qualcosa stia cambiando? Che stiano correndo ai ripari?

«Nel 2000 scrissi su una rivista giuridica che esisteva un problema di pedofilia nella Chiesa, e un sacerdote che va per la maggiore mi replicò negando semplicemente l’esistenza del problema. Adesso quello stesso sacerdote riconosce che questo dramma è reale. Meglio tardi che mai, mi vien da dire. E visto che nelle recenti direttive del Papa è previsto che le diocesi possanorivolgersi a laici per essere aiutate e consigliate nella prevenzione di questi fatti, io sono a disposizione. Qualche idea da suggerirgli ce l’avrei».

 Il Giornale, 1° aprile 2010

i due collegamenti sono:

http://www.ilgiornale.it/interni/procuratore_milano_e_allarme_pedofilia_complicita_vescovi/01-04-2010/articolo-id=434292-page=0-comments=1

http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/01/Pedofilia_nessuna_omerta__co_7_0105015593.shtml


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Occhi al cielo
dal Blog di Raffaella è stato pubblicato un altro articolo di oggi da dove, dalla Radio Vaticana, si chiede di SMASCHERARE LE CALUNNIE....la mia osservazione in merito è la seguente:


OK. sullo smascherare la calunnia ci sto....un pò meno però in un confronto che voglia ora dare una sorta di colpa a Giovanni Paolo II (un altro capro espiatorio che non può parlare)....e per nulla favorevole ad un continuo stillicidio di notizie accavallate che dal Vaticano giungono ora come "giustificazioni", in altri casi come una sorta di scaricabarili da entrambe le parti: i vescovi accusano Roma, Roma rimanda le accuse di silenzio ai vescovi...

Così non ne usciamo fuori....

Interessante è invece l'articolo, temo passato in sordina forse anche a causa dei tanti inserimenti di noztie, del Procuratore di Milano che raffaella ha pubblicato qui:
http://paparatzinger3-blograffaella.blogspot.com/2010/04/procuratore-di-milano-e-allarme.html
(qui nel forum è riportato sopra all'inizio di questo messaggio)

sarebbe un peccato trascurarlo....
egli sottolinea due aspetti a mio parere importanti per CHIUDERE con gli atti di accusa e rivolgere l'attenzione ad un problema di fondo...

il Procuratore di Milano sottlinea come l'atto di pedofilia di questi sacerdoti non sia un atto circosrcitto allo stupro, ma bensì ALL'INCESTO...
infatti il sacerdote colpevole cosa fa? COME UN PADRE cattura la fiducia del minore, lo inganna, lo circuisce...e come agiscono solitamente LE MADRI? TACCIONO....

i Vescovi spesso, come le madri, HANNO TACIUTO e questo è innegabile mentre da Roma assai più saggiamente si richiedeva loro COLLABORAZIONE con la Giustizia, meno omertà e più azioni dirette a debellare il triste fenomeno...

Il Procuratore di Milano spiega un altro aspetto che direi FONDAMENTALE alla soluzione dell'impicciment, dice:

 «Io ormai ho un dubbio, e parlo solo di dubbio perché non posso avere riscontri diretti: che ci siano sacerdoti che scelgono di fare i sacerdoti per abusare, perché è oggettivo che nella scelta del sacerdozio c’è un’enorme facilitazione nell’avvicinarele vittime. Eppure compiono tutto il percorso formativo fino a venire messi a contatto con i ragazzi. Questo pone un grosso interrogativo: ma nessuno se n’è accorto prima? Dov’è il discernimento spirituale che dovrebbero esercitare coloro che li scelgono? Non hanno osservato il loro comportamento, le loro tendenze, le modalità con le quali si rapportano ai giovani? E un’ultima domanda: cosa accade all’interno dei seminari?».

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eccolo il nodo dolente: LA FORMAZIONE NEI SEMINARI che da dopo il Concilio è cambiata notevolmente da aver dato spesso adito al dubbio sulla PREPARAZIONE stessa dei sacrdoti che uscendo da li spesso non solo NON conoscono il Catechismo, ma non hanno mai parlato neppure di Satana e delle tentazioni, questo lo disse anche padre Amorth...

Ergo, si ritorni alla formazione dei Sacerdoti con il Giuramento antimodernista di san Pio X e reinsegnando ai sacerdoti il pericolo di Satana con i suoi inganni...ma prima di formare i seminaristi sarà necessario RIFORMARE I FORMATORI!

Aggiungo,  che...naturalmente è onesto sottolineare che la maggiorparte dei preti accusati di pedofilia NON provengono dai seminari del post concilio, in proporzione parliamo di preti ANZIANI ergo, che si sono formati nei seminari di vecchio stampo...

La mia sottolineatura va pertanto in quella frase del Papa nella Lettera alla Chiesa d'Irlanda nella quale egli mette in rilievo come le false interpretazioni date al Concilio anche in tema di etica e morale hanno portato tuttavia ad un nascondimento ancora più perverso di questi casi e che infatti, tali sacerdoti, hanno colpito per la maggiorparte negli anni 60 e 70 e 80, alcuni dagli anni 50....tale tendenza fa comprendere la responsabilità di una FORMAZIONE -s-formata secondo quel clima di liberalizzazione sessuale denunciata per altro da molti attenti sociologi...

Le Jene tempo fa hanno prodotto una serie di servizi sull'argomento, agghiacciante l'intervista ad un ex-prete (italiano), che ha oggi 44/45 anni, abusato dal suo parroco per alcuni anni fino a quando non gli rivelò, a 11 anni (siamo dunque fine anni '70), di voler entrare in seminario...
la persona in questione confessa  così di aver scelto la sua tendenza omosessuale probabilmente collegata ai rapporti subiti e nonostante seminarista EBBE ESPERIENZA OMOSESSUALE a 19 anni e divenne ugualmente prete...

Per sua fortuna poi decise di essere coerente con le sue scelte e chiese al vescovo di essere sospeso e ridotto allo stato laicale, e il vescovo acconsentì ma, dice quest'uomo oggi, egli non fece nulla per questa piaga della pedofilia...da qui la sua convinzione che i preti pedofili sono si condannare ma anche da comprendere nella loro sofferenza e al tempo stesso attribuisce esclusivamente la colpa alla Chiesa, alla gerarchia a tal punto da chiedere lo "sbattezzo"....
Crede in Dio, ma non in quel "Dio" predicato dalla Chiesa...ora si sente omossesualmente appagato e sereno...

Non possiamo allora ignorare le domande del Procuratore di Milano:

 ma (davvero) nessuno se n’è accorto prima? Dov’è il discernimento spirituale che dovrebbero esercitare coloro che li scelgono? Non hanno osservato il loro comportamento, le loro tendenze, le modalità con le quali si rapportano ai giovani, o aggiungo io ora, delle loro tendenze omosessuali? E un’ultima domanda: cosa accade all’interno dei seminarise questo ex prete, ritornando dal pellegrinaggio di Lourdes con il seminario, può tranquillamente andare in un albergo, come ha raccontato lui, e avere esperienze che più si sente di fare?.  Non sarà forse il caso di mettere un pò di attenzione SUI FORMATORI?



Buona  Pasqua!


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LA FORMAZIONE DEI PRETI

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