Come io parlo di Dio ai miei bambini?

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Gabbianella1.
00venerdì 31 luglio 2009 10:14







Ciao a tutti!!!!!
Qualcuno di voi sa che io sono mamma di due splendidi  e monelli bambini.
Sin da quando loro erano piccini, ho sempre parlato loro di Dio...
nn solo parlato ma ho sempre cercato nel mio piccolo di far
sentire loro la Sua ineffabile Presenza.
Non con gesti plateali ,ma con piccole attenzioni...anche grazie all'aiuto delle nonne ,
dispensatrici imperdibili di tradizioni,ricordi,storie e ...di fede .
Come l'andare in Chiesa e soffermarsi davanti ad una statua
che puo' sembrare fredda .perchè è solo una statua,
eppure  quell'immagine richiama la nostra storia...
la storia di figli amati e ricercati da Dio.
Una candela accesa con trepidazione e quasi per gioco(per i bimbi è cosi'),
magari in braccio alla mamma o al nonno o alla zia....
e il bimbo comincia la sua storia ,personalissima con Dio,
una storia fatta  d'amore e di amicizia,
di allontanamenti e di riavviccinamenti.
Ma grande è la mia gioia qdo la sera stanca mi dimentico di dire le preghiere
( io ci parlo sempre con Dio) e il grande
quasi rimproverandomi mi richiama:
"Mamma,le preghiere!!!".

A continuare...con le vs riflessioni...
anche se nn siete mamme,ma sorelle ,fratelli,papa',nonni ....

a presto!!!![SM=g7542]
Cattolico_Romano
00venerdì 31 luglio 2009 17:14
Cara Cristina in tutta sincerità ti invidio molto (nel senso buono).
Come già tu sai anch'io sono padre di uno splendido banbino, ha ancora tre anni ed è una peste, mi rammarico che con lui fino ad ora non sono riuscito a fare ciò che hai detto tu, questo per svariati motivi, l'impedimento più grosso sono stati e sono tutt'ora gli impegni di lavoro, sia miei che di mia moglie, mio figlio purtroppo è sballottato a destra e a sinistra poichè noi con i nostri impegni non possiamo tenerlo spesso.
Solo una cosa sono riuscito a insegnargli, la preghiera di ringraziamento sia a pranzo che a cena, certo in verità non credo che lui a tre anni preghi veramente, ma non ti nascondo che ogni volta che lo vedo incrociare le dita e chinare il capo durante la preghiera di ringraziamento mi emoziono molto.
Sai non ti nascondo che a volte ho paura di non essere capace di trasmettere a mio figlio questo dono di Dio chiamato fede, confido in Cristo e a lui rimetto tutti i miei propositi.

Dio vi benedica!

[SM=g7427]
Gabbianella1.
00venerdì 31 luglio 2009 19:13
Ma caro Daniele....magari i miei figli facessero qto a tavola...con noi.Vedi?Anch'io ho da imparare da te....anzi magari stasera ci provo....
Gabbianella1.
00lunedì 3 agosto 2009 15:23
Vi consiglio un bel libro da leggere tutto di un fiato ed è qto...."Parlare di Dio ai bambini...educazione religiosa dei genitori e degli educatori" .Il libro è stato scritto da due psicopedagoghi cristiani e coniugi(che ho pure avuto la fortuna di conoscere da lontano in una loro conferenza)...Gilberto Gillini e Mariateresa Zattoni,Edizioni Queiriniana.
E' una chicca.
Katietta-64
00lunedì 3 agosto 2009 22:24
Bello questo argomento, Gabbianella...

Anch'io, soprattutto con mio nipotino e altri banbini che frequentano la mia casa,cerco di parlare di Dio nei modi che fai tu.
Credo poi che la semplicità sia il mezzo più efficace.

A volte poi cerco di prendere spunto da momenti veramente vissuti e seppur trasformati, scrivo delle storielle da raccontare loro.

Inserisco la seguente, sperando fare cosa gradita.


"GIÙ"

In una calda serata di fine estate, tre sorelline desideravano andare a passeggiare da sole, nei paraggi di casa.
I loro genitori, pur accondiscendendo a questa richiesta, chiesero di portare anche Zak e Lula, i due cani di famiglia.
In questo modo si sentivano più tranquilli, perchè sapevano quanto Zak e Lula fossero protettivi e pronti a ringhiare a chiunque si avvicinasse in modo minaccioso.

Carla, Orietta e Valeria si incamminarono così felici, con Zak e Lula scodinzolanti appresso a loro.
Non sapevano però che nei loro passi erano affiancate anche da Angeli del Signore.

Chiacchierando spensierate, ad un tratto si trovarono di fronte ad un grandissimo prato.
La luce del cielo si stava pian piano spegnendo, ma ciò dava ancora più fascino al verde dell'erba, che sembrava invitarli a giochi spensierati
Infatti Valeria, la più piccina, gridava felice e cercava di raggiungere Zak e Lula, ormai lanciati in corse sfrenate, pazzi di gioia.
Era un momento incantevole.
Il cielo e la terra sembravano dialogare fra loro, con parole che le sorelline non riuscivano comprendere, ma che tuttavia sentivano scivolare sul loro corpo come un balsamo d'amore.

Gli Angeli accanto a loro, suggerirorno al cuore di Carla e Orietta di fermarsi un attimo, di apprezzare e ringraziare il Signore per quegli attimi preziosi come perle.
I sorrisi di Carla ed Orietta si abbracciarono e complici alzarono gli occhi al cielo lasciando esplodere nel petto la parola "Gesù". Nasceva come un inno.

-Gesù, Gesù!-  continuavano a ripetere...
Valeria guardava le sorelle maggiori con aria curiosa ed avendo solo due anni, cercava di imitare quello strano gioco ripetendo a sua volta.
Valeria però, così piccina, non riusciva a pronunciare bene "Gesù", tanto che per lei diventava  "Giù".
"Giù!" "Giù!" gridava, sollevando la manina verso l'alto!Quanta divertita tenerezza nei cuori di Carla ed Orietta!

Tuttavia Carla cercava di aiutarla a pronunciare bene il nome Gesù, quando all'improvviso sentì come un tocco dolcemente severo sul suo capo.

-Ahia- sussurrò fra sè e sè -Chi è stato?--Sono io, un Angelo di Dio- sentì nel suo cuore- E perchè mi hai dato un colpetto?--Perchè insistevi nel fare dire giusto il nome di Gesù ad una bimba di soli 2 anni-

-Ed è sbagliato? Una mamma non cerca forse di insegnare al proprio bambino a parlare?-

-Dici bene, ma tu pensi di essere superiore a Dio?- chiese con gentilezza l'Angelo-Non sia mai, Angelo di Dio, perchè mi rimproveri questo?-

-Perchè, dolce Carla, era Gesù ad insegnare a Valeria e lei era attenta alla Sua Scuola, non alla tua.
Il suo non era un semplice e casuale balbettio, ma voluto così da Dio.

-Spiegami, se vuoi, Angelo di Dio-

-Nell'innocenza e purezza di un bimbo, non sai cogliere gli insegnamenti del Padre?Gesù è "giù", Gesù è sceso in mezzo a voi, Gesù è sempre con voi!-

Katietta-64
00lunedì 3 agosto 2009 22:28
Chiedo scusa se si legge con fatica, ma le spaziature non sono venute come le avevo impostate.
Gabbianella1.
00martedì 4 agosto 2009 06:54
Katietta....
qta tua splendida storia mi ha commosso....
soprattutto qte parole....
 -Perchè, dolce Carla, era Gesù ad insegnare a Valeria e lei era attenta alla Sua Scuola, non alla tua.
[SM=g7182] Un grazie di cuore.
Cattolico_Romano
00martedì 4 agosto 2009 11:47
Io rimango del parere che voi donne avete un istinto innato nel saper trasmettere la Fede e l'Amore, specialmente ai bambini, siete la miglior pedagogia.
Vi bastano poche parole accompagnate da dei teneri gesti e i fanciulli vengono incantati.

[SM=g7427]
Katietta-64
00martedì 4 agosto 2009 21:39
Forse perchè la Benedetta fra tutte le donne ce lo insegna...
Gabbianella1.
00mercoledì 5 agosto 2009 08:34
Si KATY!!!!
Gabbianella1.
00giovedì 6 agosto 2009 09:32
Parlare di Dio ai bambini (I parte)
Un giorno, una giovane maestra di religione, assai soddisfatta del suo primo approccio ai bambini di terza elementare che erano molto attenti e interessati, fece loro una domanda a tranello. Sicura che avrebbero capito il trabocchetto, disse: «Alzino la mano quelli che pensano che Dio abbia la barba!». Con suo grande stupore, vide tutte le mani alzate, tranne quella di una bambina, dall'aria un po' timida, giusto in prima fila. La guardò con interesse, pensando: «L'unica intelligente è questa piccola qui: lei ha capito che Dio non può avere la barba!». Poi in modo benevolo, le chiese: «Perché tu non hai alzato la mano?». E quella, titubante e imbarazzata: «Perché... io non so quanto è lunga!». La giovane maestra rimase di stucco, e disse a tutti con aria giudicante: «Ma allora nessuno di voi ha ancora il concetto di Dio!».

Nonostante le sue buone intenzioni e l'entusiasmo, quella giovane maestra ha scordato una caratteristica fondamentale del bambino: i bambini sono logici e concreti. Non comprendono i concetti astratti, i ragionamenti teorici, ma il loro mondo è fatto di immagini e fantasie che hanno sempre un riscontro concreto e tangibile con la realtà. E noi sappiamo che non c'è nulla di più impalpabile e incorporeo di Dio! Come parlare di Dio ai bambini in modo a loro comprensibile? Proprio nella direzione scartata dalla giovane maestra: parlando di volto, di barba, di occhi pieni di bontà, di mani che ti accarezzano, di braccia forti che ti portano in grembo, e via dicendo. Questa concretezza il bambino la comprende e la se immagina alla perfezione! Questo modo di presentare Dio ai bambini è molto vicino a quello usato dalla Bibbia: essa non ha paura di immaginare Dio con vesti, atteggiamenti e perfino sentimenti umani. Nei Salmi, di lui si dice: "È potente il tuo braccio, forte la tua mano, alta la tua destra!"(Sal 89); oppure: "Non nascondermi il tuo volto, Signore; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi! (Sal 102). Il Dio con cui ha a che fare il popolo di Israele, a partire da Abramo, non è un Dio astratto, sidereo, lontano e irraggiungibile, ma è un Dio che si sporca le mani nella storia e privilegia lo stare accanto al suo popolo (G.Gillini-M.Zattoni, Parlare di Dio ai bambini, 12).

È corretto, allora, dire che quella bambina non aveva un concetto di Dio? No; lei aveva una sua idea di Dio, ma estremamente concreta. Probabilmente pensava che Dio avesse una barba così lunga da poterla toccare e magari aggrapparsi ad essa per arrivare fino a lui!

I bambini si costruiscono i loro concetti a partire dalla realtà che vivono e che toccano. Essi sono come degli specchi. Quando sono in presenza dell'amore, ne diventano il riflesso. Quando l'amore non c'è, non hanno nulla da riverberare attorno a loro. Il modo più efficace per parlar loro di Dio è quello di metterli davanti ad azioni concrete e a fatti tangibili nei quali si rivela il Dio-amore in cui crediamo. Vedere papà e mamma che si rispettano, che si stimano e si ascoltano; notare papà e mamma che accolgono con carità il diverso, il povero, il bisognoso; accorgersi che papà e mamma non hanno vergogna di mostrarsi a pregare insieme, per ringraziare del dono della vita, di quello che sono e che hanno, vale più di tanti indottrinamenti astratti. Attraverso queste azioni estremamente concrete l'immagine di Dio viene impressa nello specchio dell'anima dei bambini più efficacemente di qualsiasi discorso teorico che i piccoli non capirebbero mai.

Fr. Lorenzo Raniero
(Gino61)
00giovedì 6 agosto 2009 15:26

Ci sono tanti modi di parlare di Dio ai bambini.

Una cosa importante è incuriosirli e cercare di parlare con lo stesso loro linguaggio, come dice San Paolo in 1 Cor 9,19-23
19 Poiché, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; 20 con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; 21 con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. 22 Con i deboli mi sono fatto debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. 23 E faccio tutto per il vangelo, al fine di esserne partecipe insieme ad altri.

Per entrare nella mente dei bambini dobbiamo diventare come loro, parlare come loro.
Di solito uso le storielle, oppure la stessa parola di Dio. Proprio ieri spiegando l'Ave Maria, spiegavo alle mie figlie (10 e 8 anni) che l'Angelo Gabriele pronunciò le prime parole dell'Ave Maria e Elisabetta, parente di Maria la seconda parte della prima strofa.

Il resto è di conseguenza.  Una pratica molto in uso è la preghiera prima dei pasti e a volte (lo faccio apposta ^__^) provo a prendere cibo prima della preghiera e loro mi interrompono dicendo "Papà, la preghiera!!!!"

Altre volte, soprattutto la sera,  dal balcone di casa, ammirando il paesaggio e le stelle del cielo nascono spontanee le domande... "Ma tutto questo l'ha fatto Dio?"

Poi, con l'aiuto di mia moglie cerchiamo di trasmettere le verità della fede cattolica ma gradatamente e senza stancarli, altrimenti diviene una imposizione.

E a proposito di imposizioni vi voglio raccontare una storiella:

Una volta una pecora scoprì un buco nel recinto dove era rinchiusa e scivolò fuori.
Era così felice di andarsene!  Finalmente si sentiva libera!
Ma senza accorgersene si allontanò di molto e alla fine si perse.
Si accorse allora d'essere seguita da un lupo feroce.
Corse e corse, ma il lupo continuò ad inseguirla.
Maledisse il momento in cui decise di uscire dal recinto!
Impaurita e disperata si senti persa.
Finché fortunatamente arrivò il pastore e la salvò,
riportandola amorevolmente nell'ovile.
Allora, per evitare situazioni simili,
 tutti lo incitavano a riparare il buco nel recinto,
ma il pastore, per nessuna ragione, lo volle riparare...

Con la sola imposizione, con il solo comando,
 non si costruisce, non si educa nessuno.
Educare è proporre, persuadere, non imporre.

In educazione vince chi convince...


Con affetto
Gino

Gabbianella1.
00giovedì 6 agosto 2009 17:00
[SM=g7427]


La pedagogia di Dio...


Ogni tanto il mio piccolino(6 anni) mi fa qta domanda([SM=g7986] ):
"Mamma,ma qdo andremo in Paradiso, li troveremo tutti qti bei fiori?".
Ora e' appassionato di semi,fiori,piante.....
io rimango spiazzata....mi colpisce qta sua fiducia....
mi riempie di gioia qta sua certezza....
che andremo in Paradiso
e mi vengono in mente le parole di Gesù....
"Lasciate che vengano a me i bambini...".

Io credo che la gioia piu'bella per un genitore che crede
sia quella di vedere il proprio figlio confidare in Gesù.


A proposito qui ci sono anche i nonni.....Enrico e Zac....
avete i nipoti..........
raccontateci qualcosa......
credo sia bello anche condividere qte piccole esperienze....
anche per aiutarci un po'....


Ciao Gino[SM=g7474]
Gabbianella1.
00venerdì 7 agosto 2009 09:04
Inserisco la seconda parte....
Parlare di Dio ai bambini (II parte)

La benedizione che ancora oggi i genitori ebrei pronunciano sul loro figlio nel giorno in cui per la legge ebraica, a 12 anni, diventa adulto recita così: «Figlio, qualsiasi cosa accadrà nella tua vita, sia che tu abbia successo o no, ricordati sempre quanto tua madre ed io ti amiamo!». Benedire il proprio figlio non vuol dire semplicemente ammirarlo, o elencare tutte le buone qualità che i genitori riescono a pensare, ma si tratta di qualcosa di molto più serio e impegnativo. Significa dirgli con le parole e con i fatti: È bene che tu ci sia! "Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo!" (Is 43,4). Questa è la fonte di ogni benedizione ed è anche il modo più diretto di parlare di Dio perché in questo modo i genitori incarnano nei confronti del loro bambino il desiderio di Dio per l'uomo.

Con questo gesto, i genitori compiono un rito. I bambini hanno bisogno di riti. Il rito non ha niente a che vedere con la ripetizione monotona di gesti e parole, ma è un momento di vita in cui avviene il contatto del nostro mondo profano, effimero e provvisorio, con l'eterno, con ciò che non viene mai meno. Nel rito la vita eterna e tutto ciò che passa si incontrano. In tal senso il rito diventa per il bambino lo strumento più adatto ed efficace per metterlo in contatto con l'invisibile, con il mondo di Dio. Il genitore, dunque, in qualità di primo responsabile dell'educazione religiosa dei figli, può inventarsi dei riti domestici, quotidiani. Tutte le sere può dire al proprio bambino: "Vengo a benedirti per la notte", e poi aggiungere: "Ti lascio in compagnia del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo" e tracciagli un segno di croce sulla fronte, come nel giorno del battesimo. Oppure può leggere al suo piccolo una favola, mettere su un disco con una musica dolce e sommessa, legare le proprie mani e quelle del suo bambino con una corona del rosario e recitare l'Ave Maria, o ancora semplicemente guardarlo negli occhi e dire in modo caldo e convinto: "Dio è contento di te!", e il bambino può sentire che ciò succede al di là dei suoi capricci.

Questi gesti, naturalmente, non sono degli espedienti per far addormentare il bambino, anche se questa può essere una felice conseguenza che viene da sé. Si tratta, invece, di veri e propri atti di fede che vengono dalla gioia del genitore, indipendentemente dai risultati. E non possono essere condizionati da nessun "se", come per esempio: "Se sei obbediente, Dio è contento di te". Se proprio il genitore si trova in collera con il proprio bambino, può dirgli umilmente: "In questo momento io non sono in grado di trasmetterti la benedizione; Dio vuole sempre benedirti, ma io ora ho il cuore in tempesta; verrò dopo, quando sarà tornata la pace dentro di me". Questa è una insostituibile lezione di umiltà e di fede nella quale il bambino può sentire una ragionevole e provvisoria disapprovazione del genitore nei suoi confronti, ma mai un rifiuto che viene da Dio. Il nostro Dio è misterioso e noi non possiamo fargli i conti in tasca, cioè decidere se lui è o non è arrabbiato con il nostro bambino. Vi sono madri e padri che usano Dio per inculcare obbedienza e sottomissione e così offrono un'immagine di Dio che non gli si addice: un Dio controllore, un Dio castigamatti. Ma se il genitore fa memoria di quante volte Dio ha avuto pazienza con lui, potrà avere pazienza con il proprio bambino. Così il piccolo potrà sperimentare che, in fondo, l'unico vero alleato che non ritira mai la sua alleanza è Lui, Dio! (Il testo è ispirato a: G.Gillini-M.Zattoni, Ben-essere in famiglia, 205-207).


Gabbianella1.
00venerdì 7 agosto 2009 09:11
Ecco una bella lezione per noi genitori e nonni,genitori....

"(...)il bambino può sentire una ragionevole e provvisoria disapprovazione del genitore nei suoi confronti, ma mai un rifiuto che viene da Dio."

Dio nn ci rifiuta mai!!!!!Che bella verità!!!!
pavel43
00venerdì 7 agosto 2009 10:54
Bella questa discussione, sempre attuale, gli interventi sggeriscono il massimo della semplicità e della delicatezza.
Ha ragione Cattolico, le donne hanno un approccio più spontaneo in questi casi, probabilmente la maternità le mette in un contatto privilegiato con il creatore.
Era infatti mia moglie che dava l'esempio in questo tipo di educazione.
Ora sono pure nonno.
Quando sono a passeggio con il nipotino, ha un anno, a volte entriamo in chiesa. Io non dico nulla percorriamo la navata lui si guarda intorno e osserva le poche persone in raccoglimento. Forse mi sbaglio, secondo me coglie che il silenzio non è "vuoto" e percepisce una "presenza". E da qui comincia il lavoro di dare concretezza a questa presenza. Terrò presente i suggerimenti che ho letto.
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