DISGELO FRA ROMA E MOSCA: BUONE PROSPETTIVE

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Cattolico_Romano
00mercoledì 5 novembre 2008 20:17
 
Sorpresa, Alessio II vuole l'unità

Di Paolo Luigi Rodari

Sarà che Ratzinger, a differenza di Wojtyla, non è polacco ma tedesco e quindi rispetto all’ortodossia moscovita non deve pagare la diffidenza che pesava sul suo predecessore causa l’insanabile inimicizia che da anni divide Polonia e Russia.

Sarà che il tempo del pontificato di Ratzinger è caratterizzato da una sempre maggiore crisi della fede che, unita all’avanzata dell’Islam anche negli Stati orientali del vecchio continente, vede la Chiesa ortodossa russa quasi costretta a cercare nuove alleanze con le altre Chiese cristiane.

Sarà, infine, che la strategia di Ratzinger di cercare il dialogo senza forzare la mano per avere a tutti i costi il lasciapassare da Mosca per un suo eventuale viaggio in Russia sta ottenendo apprezzamenti in quel di Mosca. Fatto sta - e siamo all’importante notizia del giorno - che a leggere le lettere che lo scorso febbraio Benedetto XVI e il patriarca della chiesa ortodossa russa, Alessio II, si sono scambiati e stando, soprattutto, alla lettera scritta da Alessio II al Papa - il contenuto delle due lettere è stato reso noto ieri mattina dalla sala stampa vaticana - sembra sia sorta una nuova luce nei rapporti ecumenici tra le due Chiese, tanto che nuovi scenari pare si possano aprire sulla strada della ricerca della piena comunione tra cattolici e chiese ortodosse d’Oriente.

«I gesti e le parole di rinnovata fraternità fra pastori del gregge del Signore stanno ad indicare come una sempre più intensa collaborazione nella verità e nella carità contribuiscano ad incrementare lo spirito di comunione, che deve guidare i passi di tutti i battezzati», ha scritto Benedetto XVI ad Alessio II lo scorso 20 febbraio. «Il mondo contemporaneo - ha ricordato il Pontefice - ha bisogno di sentire voci che indicano la via della pace, del rispetto per tutti, della condanna di ogni violenza, della superiore dignità di ogni persona e degli innati diritti che le competono».

Parole, alle quali è seguita una risposta per nulla formale del patriarca russo, una risposta tutta da leggere: «Nel nostro tempo in cui il secolarismo sta rapidamente sviluppandosi - scrive Alessio II -, il cristianesimo si trova di fronte a gravi sfide che necessitano di una comune testimonianza. Sono convinto che uno dei compiti prioritari per le nostre Chiese, che possiedono una visione comune su numerosi problemi attuali del mondo contemporaneo, debba essere oggi la difesa e l’affermazione all’interno della società dei valori cristiani, di cui l’umanità vive da più di un millennio. Spero che a ciò contribuirà anche la rapida risoluzione dei problemi che si interpongono tra le due Chiese».
Parole, queste di Alessio II, inequivocabili perché - seppure non dicano nulla di concreto circa la possibilità che finalmente le due Chiese trovino la piena comunione - mostrano come il patriarca abbia compreso che il secolarismo, che da anni morde il freno alla fede cristiana, possa essere combattuto innanzitutto da una cristianità unita, nel pieno rispetto - come disse Giovanni Paolo II e come da mesi spiega Benedetto XVI - delle rispettive identità.


© Il Tempo 18 marzo 2006
seguono le due lettere

Cattolico_Romano
00mercoledì 5 novembre 2008 20:18
LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

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AL PATRIARCA DI MOSCA E DI TUTTE LE RUSSIE,
SUA SANTITÀ ALESSIO II



A Sua Santità ALESSIO II
Patriarca di Mosca e di tutte le Russie

La visita a Mosca del Signor Cardinale Roger Etchegaray, per condividere con l'intera Comunità cristiana russa la gioia della duplice ricorrenza del genetliaco e dell'onomastico di Vostra Santità, mi offre la gradita opportunità di farLe pervenire il mio fervido e cordiale augurio.

A questa lieta celebrazione desidero associami spiritualmente, invocando dal Signore abbondanti benedizioni per la Sua Persona e il Suo ministero, generosamente dedito alla grande causa del Vangelo.

I gesti e le parole di rinnovata fraternità fra Pastori del gregge del Signore stanno ad indicare come una sempre più intensa collaborazione nella verità e nella carità contribuiscano ad incrementare lo spirito di comunione, che deve guidare i passi di tutti i battezzati.

Il mondo contemporaneo ha bisogno di sentire voci che indicano la via della pace, del rispetto per tutti, della condanna di ogni violenza, della superiore dignità di ogni persona e degli innati diritti che le competono.

Con tali sentimenti, Le formulo cordiali voti di buona salute; sull'esempio e con l'intercessione di sant'Alessio, possa Ella continuare ad adempiere con frutto la missione che Dio Le ha affidato.

Dal Vaticano, 17 febbraio 2006.

BENEDICTUS XVI

Cattolico_Romano
00mercoledì 5 novembre 2008 20:18
 
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Alessio II
LETTERA DI SUA SANTITÀ ALESSIO II AL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Mosca, 22 febbraio 2006

A SUA SANTITÀ

PAPA BENEDETTO XVI

Santità,

La ringrazio di cuore per i cordiali auguri e le espressioni di ricordo nella preghiera che mi ha inviato in occasione del mio compleanno e onomastico, e che mi sono stati trasmessi da Sua Eminenza il Cardinale Roger Etchegaray.

Nel nostro tempo, in cui il secolarismo sta rapidamente sviluppandosi, il cristianesimo si trova di fronte a gravi sfide che necessitano di una comune testimonianza.

Sono convinto che uno dei compiti prioritari per le nostre Chiese, che possiedono una visione comune su numerosi problemi attuali del mondo contemporaneo, debba essere oggi la difesa e l'affermazione all'interno della società dei valori cristiani, di cui l'umanità vive da più di un millennio. Spero che a ciò contribuirà anche la rapida risoluzione dei problemi che si interpongono tra le due Chiese.

Ricambio nella preghiera a Vostra Santità gli auguri di buona salute, invocando il copioso aiuto divino nell'adempimento dell'alto ufficio di Primate della Chiesa Cattolica Romana.

Con affetto nel Signore

ALEKSIJ II

Patriarca di Mosca e di tutta la Rus'

Cattolico_Romano
00mercoledì 5 novembre 2008 20:18
 
COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI CIRCA LA SOPPRESSIONE DEL TITOLO "PATRIARCA D’OCCIDENTE" NE L’ANNUARIO PONTIFICIO , 22.03.2006

http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/18125.php?index=18125&lang=it


COMUNICATO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI CIRCA LA SOPPRESSIONE DEL TITOLO "PATRIARCA D’OCCIDENTE" NE L’ANNUARIO PONTIFICIO

Ne L’Annuario Pontificio 2006 manca, nell’enumerazione dei titoli del Papa, il titolo «Patriarca d’Occidente». Tale assenza è stata commentata in modi diversi ed esige un chiarimento.

Senza la pretesa di considerare la complessa questione storica del titolo di Patriarca in tutti i suoi aspetti, si può affermare dal punto di vista storico che gli antichi Patriarcati dell’Oriente, fissati dai Concili di Costantinopoli (381) e di Calcedonia (451), erano relativi ad un territorio abbastanza chiaramente circoscritto, allorché il territorio della Sede del Vescovo di Roma rimaneva vago. In Oriente, nell’ambito del sistema ecclesiastico imperiale di Giustiniano (527–565), accanto ai quattro Patriarcati orientali (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme), il Papa era compreso come Patriarca d’Occidente. Inversamente, Roma privilegiò l’idea delle tre sedi episcopali petrine: Roma, Alessandria ed Antiochia. Senza usare il titolo di «Patriarca d’Occidente», il IV Concilio di Costantinopoli (869–70), il IV Concilio del Laterano (1215) ed il Concilio di Firenze (1439), elencarono il Papa come il primo degli allora cinque Patriarchi.

Il titolo di «Patriarca d’Occidente» fu adoperato nell’anno 642 da Papa Teodoro I. In seguito esso ricorse soltanto raramente e non ebbe un significato chiaro. La sua fioritura avvenne nel XVI e XVII secolo, nel quadro del moltiplicarsi dei titoli del Papa; ne L’Annuario Pontificio esso apparve per la prima volta nel 1863.

Attualmente il significato del termine «Occidente» richiama un contesto culturale che non si riferisce soltanto all’Europa Occidentale, ma si estende dagli Stati Uniti d’America fino all’Australia e alla Nuova Zelanda, differenziandosi così da altri contesti culturali. Ovviamente tale significato del termine «Occidente» non intende descrivere un territorio ecclesiastico né esso può essere adoperato come definizione di un territorio patriarcale. Se si vuole dare al termine «Occidente» un significato applicabile al linguaggio giuridico ecclesiale, potrebbe essere compreso soltanto in riferimento alla Chiesa latina. Pertanto, il titolo «Patriarca d’Occidente» descriverebbe la speciale relazione del Vescovo di Roma a quest’ultima, e potrebbe esprimere la giurisdizione particolare del Vescovo di Roma per la Chiesa latina.

Di conseguenza, il titolo «Patriarca d’Occidente», sin dall’inizio poco chiaro, nell’evolversi della storia diventava obsoleto e praticamente non più utilizzabile. Appare dunque privo di senso insistere a trascinarselo dietro. Ciò tanto più che la Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II ha trovato per la Chiesa latina nella forma delle Conferenze Episcopali e delle loro riunioni internazionali di Conferenze Episcopali, l’ordinamento canonico adeguato alle necessità di oggi.

Tralasciare il titolo di «Patriarca d’Occidente» non cambia chiaramente nulla al riconoscimento, tanto solennemente dichiarato dal Concilio Vaticano II, delle antiche Chiese patriarcali (Lumen Gentium 23). Ancor meno tale soppressione può voler dire che essa sottintende nuove rivendicazioni. La rinuncia a detto titolo vuole esprimere un realismo storico e teologico e, allo stesso tempo, essere la rinuncia ad una pretesa, rinuncia che potrebbe essere di giovamento al dialogo ecumenico.

[00426-01.02]

[B0142-XX.02]

Cattolico_Romano
00mercoledì 5 novembre 2008 20:19
Scambio di lettere tra il Cardinale Erdő e il Patriarca Alessio II a 50 anni dalla rivoluzione ungherese

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 23 marzo 2006 (ZENIT.org).- Pubblichiamo lo scambio di lettere tra il Cardinale Peter Erdő
e Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia,
 in occasione del 50° anniversario della rivoluzione ungherese, avvenuta nel 1956.


A Sua Santità
Alessio II
Patriarca di Mosca e di tutta la Russia

7 febbraio 2006


Sua Santità,

a nome dell’intera comunità cattolica dell’Ungheria, auguro a Sua Santità, e a tutta la Chiesa ortodossa russa, che la Grazia del nostro Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con voi.

Quest’anno l’Ungheria celebra il 50° anniversario della rivoluzione del 1956. Oltre a porgere omaggio ai caduti, la Chiesa cattolica ha posto la speranza al centro di questa commemorazione; abbiamo proclamato quest’anno Anno della Preghiera per il rinnovamento spirituale della nostra Nazione. L’insegnamento di Cristo sulla riconciliazione assume un ruolo significativo in questo rinnovamento, così come il superamento della disperazione e il riconoscimento rispettoso del nostro popolo e dei popoli di altre Nazioni. L’uomo è creatura di Dio. Le lingue, le culture, le comunità, l’unico e speciale genio delle Nazioni, manifestati attraverso la storia nel processo di superamento delle difficoltà della vita, hanno grande valore per l’umanità intera e agli occhi del Creatore.

E’ stato un momento indimenticabile ed edificante per tutti noi quando, il 12 novembre 1992, il leader del popolo russo ha espresso il suo rimorso al popolo ungherese per gli eventi che hanno avuto luogo nel 1956. Ricordando questo nobile gesto, siamo mossi ad esprimere il nostro grande amore e rispetto per il popolo russo. Ammiriamo le magnifiche opere della cultura, dell’arte e della letteratura russe, che sono un tesoro eterno per l’umanità. Alcune di queste rappresentano la profondità e la ricchezza dell’animo umano in un modo unico, senza pari a livello mondiale. Siamo fortemente debitori nei confronti della ricchezza spirituale e culturale del cristianesimo russo e della memoria e dell’esempio di quei cristiani russi che hanno testimoniato, sofferto e perfino dato la vita per la loro fede. Allo stesso tempo, esprimiamo il nostro dolore e chiediamo la misericordia divina per tutto il dolore e la sofferenza che alcuni Ungheresi possono aver provocato ai Russi nel corso della storia.

La visita di Sua Santità ad Esztergom il 5 marzo 1994 occupa un posto speciale nella storia della Chiesa ungherese. Nel centro spirituale della Chiesa cattolica ungherese abbiamo implorato la grazia di nostro Signore, Gesù Cristo, per accompagnare Sua Santità e benedire il Suo servizio, perché sotto la Sua guida le cicatrici della storia possano essere guarite e il cristianesimo russo possa essere rinnovato nella sua fede in Cristo e nella Sua sequela. Questo stesso rinnovamento spirituale e questa riconciliazione attraverso la fede e la solidarietà sono al cuore della Chiesa ungherese. Chiedo le preghiere di Sua Santità, affinché il nostro popolo possa crescere ulteriormente in questo rinnovato spirito di riconciliazione, solidarietà e lavoro cooperativo, perché tutti possano contribuire alla realizzazione integrale dei popoli europei attraverso rispetto ed amore reciproci e mediante le virtù e i valori umani e cristiani.

Chiediamo la benedizione del Signore della storia e l’intercessione della Vergine Madre di Dio per l’opera apostolica di Sua Santità, la comunità della Chiesa ortodossa russa e l’intera Nazione russa.

Péter Erdő
Cardinale, Arcivescovo di Esztergom-Budapest
Primate d’Ungheria.
Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’Ungheria


* * *



Al Reverendissimo Peter Cardinale Erdő
Arcivescovo di Esztergom-Budapest
Primate d’Ungheria
Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’Ungheria


Sua Eminenza,

Molte grazie per la sua lettera del 7 febbraio 2006, in cui esprime rispetto per il popolo russo e per la Chiesa ortodossa russa.

L’anniversario dei tragici eventi del 1956 è certamente un’occasione per pensare ancora al passato, presente e futuro del popolo dell’Ungheria e della Russia.

Nel 20° secolo ci sono state molte gravi prove per le nostre Nazioni. Tra le vittime della violenta persecuzione compiuta dal regime ateo ci sono stati molti membri del clero e molti laici della Chiesa ortodossa russa. La loro vita è stata coronata dal trionfo della confessione e del martirio. Milioni di persone sono state uccise in azione durante la Seconda Guerra Mondiale. I resti dei soldati russi giacciono in numerosi cimiteri disseminati sul suolo ungherese, mentre migliaia di soldati ungheresi hanno trovato il loro ultimo rifugio in territorio russo.

Nel periodo post-bellico, la storia delle nostre Nazioni ha visto spesso episodi amari, e tra questi ci sono gli eventi del 1956. Il ricordo di quegli eventi riempie il nostro cuore di dolore e di sincero rincrescimento.

Le ferite inflitte dagli sconvolgimenti storici del passato possono essere guarite solo con la preghiera, il pentimento e la riconciliazione. Elevando una preghiera per tutti coloro che hanno sofferto da innocenti, la Chiesa di Cristo chiede ai contemporanei un “cambiamento mentale” e un rinnovamento interiore. Li chiama a costruire quella “città futura” che, secondo San Paolo, è l’obiettivo di tutti i cristiani (cfr. Eb 13,14). Apprezzo quindi il suo desiderio di fare di quest’anno un anno di rinnovamento spirituale della Nazione ungherese.

Spero che questo rinnovamento coinvolgerà anche gli Ungheresi ortodossi, il clero e i parrocchiani delle chiese sotto la diocesi ungherese del Patriarcato di Mosca. E’ gratificante per me realizzare che lei e la nostra diocesi ungherese avete stabilito rapporti buoni e cordiali. Vorrei approfittare di questa opportunità per invitarla alla Cattedrale della Santa Dormizione in piazza Petőfi, a Budapest, dove viene accuratamente conservata e sviluppata l’originale tradizione spirituale e liturgica dell’ortodossia ungherese.

Sua Eminenza, i rapporti tra la Russia e l’Ungheria si stanno attualmente sviluppando. Ne è prova, tra le altre cose, la restituzione della Biblioteca Sárospatak, portata fuori dall’Ungheria dai Tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale e che si è ritrovata in Russia come trofeo di guerra negli anni post-bellici. Questo evento è un atto di restaurazione della giustizia storica, e ne siamo profondamente soddisfatti.

Concludendo, mi permetta di augurarle l’aiuto di Dio nel suo servizio alla Chiesa di Cristo e di augurare benessere e prosperità al suo gregge salvato da Dio e all’intero popolo ungherese.

Con affetto in Cristo,

+ Alessio
Patriarca di Mosca e di tutta la Russia

Cattolico_Romano
00mercoledì 5 novembre 2008 20:20
Intervista al Metropolita Cirillo, Secondo nel Patriarcato di Mosca

Intervista al metropolita Cirillo
«È il tempo del disgelo»



Giampaolo Mattei
"Il grande freddo non c'è più, è il tempo del disgelo" che prepara e annuncia la primavera. È con toni di grande speranza che il metropolita Cirillo, presidente del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, commenta la nomina del nuovo arcivescovo cattolico a Mosca, l'italiano Paolo Pezzi, che sabato 27 ottobre ha ricevuto l'ordinazione episcopale.

Dice il metropolita: "Nella preghiera auspico che insieme possiamo contribuire a superare le difficoltà che purtroppo esistono ancora oggi tra cattolici e ortodossi in Russia".

Ecco l'intervista a Cirillo, 61 anni, metropolita di Smolensk e Kaliningrad, seconda autorità del patriarcato ortodosso di Mosca.

La Chiesa ortodossa russa come ha accolto la nomina del nuovo arcivescovo della Madre di Dio a Mosca?


Innanzitutto intendo ripetere le alte parole che il patriarca ha rivolto, nel suo messaggio ufficiale, a monsignor Pezzi in occasione dell'ordinazione episcopale. Parole fraterne. Il patriarca ha auspicato che l'obbedienza a Benedetto XVI, che il nuovo arcivescovo è chiamato ad esercitare in un paese come la Russia, dove convivono più denominazioni cristiane e più religioni, avvenga in una continuità di dialogo.</I>


</I>In concreto che cosa significa?

È del tutto evidente che la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa sono ormai sempre più consapevoli di essere alleate riguardo a moltissime problematiche che oggi interpellano l'umanità. Anche per questa ragione si crea, direi naturalmente, una certa solidarietà nei rapporti reciproci sia a livello di organizzazioni internazionali sia nel dialogo con il mondo secolarizzato. Ed è altrettanto chiaro che ci si attende tutti una dinamica sempre più positiva in questi rapporti tenendo conto che, come cristiani, abbiamo gli stessi valori spirituali e morali sui quali non esistono certamente divisioni o incomprensioni.</I>


</I>Riguardo alla realtà della Russia, quali sono le aspettative dopo la nomina del nuovo arcivescovo cattolico?

Ciò che più mi preme dire, ciò che maggiormente mi sta a cuore, è un auspicio, una grande speranza: che i cattolici russi vivano sempre in pace con gli ortodossi russi. Insieme possiamo e dobbiamo fraternamente collaborare. Sono convinto che anche la personale e lunga esperienza compiuta, sul campo, dal nuovo arcivescovo Paolo Pezzi sia di grandissimo aiuto per un futuro migliore dei nostri rapporti reciproci. Egli ha conosciuto in questi anni molto bene la realtà della Chiesa ortodossa, dal di dentro se così si può dire.</I>


</I>È stata significativa la presenza di un rappresentante della Chiesa ortodossa russa alla celebrazione per l'ordinazione episcopale di monsignor Pezzi.

È vero, abbiamo voluto che alla celebrazione per l'ordinazione episcopale di monsignor Pezzi la Chiesa ortodossa russa fosse rappresentata dal mio primo e diretto collaboratore che ha portato il messaggio augurale del patriarca Alessio II e anche il mio personale. È stato sicuramente un giorno di festa per tutti i cristiani della Russia. Noi conosciamo molto bene il servizio svolto da monsignor Pezzi nel nostro paese. Conosciamo la sua formazione sacerdotale e spirituale. Apprezziamo molto tutto ciò che egli ha fatto e siamo ben lieti di aver già collaborato insieme con lui. Insieme troveremo sempre nuove strade di dialogo e di collaborazione. Penso alla sua opera come docente e rettore del seminario e al suo servizio anche culturale dove ha mostrato di voler dialogare con tutti. </I>

(©L'Osservatore Romano - 1 Novembre 2007)

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