ECCLESIOLOGIA DEL CONCILIO VATICANO II

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martinicm
00venerdì 23 aprile 2010 21:28
ECCLESIOLOGIA DEL CONCILIO VATICANO II:
CANTIERE APERTO

[GIANFRANCO CALABRESE]
1. L’ORIZZONTE PROSPETTICO
Quando i Padri del concilio Vaticano II si sono riuniti a Roma da ogni parte del mondo, già la
riflessione biblica, patristica, liturgica e teologica aveva preparato il terreno per le loro richieste. I
loro interventi nelle commissioni e in assemblea manifestarono una sintonia tra le esigenze delle
diverse comunità e Chiese locali, di cui i Padri conciliari erano i rappresentanti e i vescovi, e la
sensibilità teologica di alcuni studiosi, che avevano tentato, nella prima parte del diciannovesimo
secolo, di approfondire alcune questioni teologiche ed ecclesiologiche importanti, per fondare
scientificamente e autorevolmente la diffusa necessità di rinnovamento e di riforma della vita e
della missione della Chiesa cattolica. Le ragioni che hanno condotto i Padri conciliari a indicare come punto nodale dell’assise sinodale il mistero della Chiesa, illuminato dal mistero di Dio e di
Cristo, sono molteplici: lo studio e la valorizzazione della Rivelazione e della riflessione patristica
(lex credendi), la riscoperta delle diverse tradizioni liturgiche e dell’antica preghiera della Chiesa
(lex orandi), le esigenze emergenti a partire dalla prassi e dalla pastorale della Chiesa, soprattutto
nei territori di missione, la consapevolezza in occidente di una progressiva scristianizzazione.
Queste ed altre cause hanno convinto i Padri conciliari ad intraprendere una necessaria ed essenziale
riforma, per realizzare una più significativa presenza della comunità cristiana nel mondo e per
annunciare nel ventesimo secolo in un modo più incisiva il vangelo del Signore. Il progetto di un
eventuale concilio era già stato elaborato prima della coraggiosa e profetica iniziativa di Giovanni
XXIII, ma l’impostazione e le intenzioni erano diverse rispetto alle esigenze, che la chiesa e lo
stesso episcopato nel mondo sentivano e percepivano. Inoltre lo stesso Giovanni XXIII non
richiamò mai questo tentativo precedente come testimonia il teologo Vincenzo Carbone, che fin dal
4 settembre del 1959 venne chiamato a collaborare con la Segreteria generale alla preparazione
dell’assise conciliare e poi partecipò attivamente alla Segreteria generale dello stesso concilio. In
seguito per trentacinque anni è stato l’Archivista ufficiale dei documenti del Concilio Vaticano II.
Egli in un’intervista risponde: “Si affermò pure che Giovanni XXIII aveva ripreso l’idea di un
Concilio dai predecessori Pio XI e Pio XII. Nei discorsi e nelle udienze alla Segreteria generale egli
non fece mai riferimento a tentativi precedenti; disse chiaramente che il pensiero del Concilio era
stato per lui una ispirazione dall’alto: «superno Dei nutu». Ritengo, quindi, che debba escutersi una
relazione a precedenti tentativi”. Per questa molteplicità di ragione si comprende il motivo della
meraviglia, dello stupore e della trepidazione, con il quale fu accolto l’annuncio del Concilio. Lo
stesso pontefice espresse questi sentimenti nel concistoro del 1959 durante la visita a S. Paolo fuori
le mura: “«Pronuncio innanzi a voi certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile
risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un sinodo diocesano
per l’Urbe e di un concilio generale per la chiesa universale»: Giovanni XXIII annuncia così la
decisione di convocare un nuovo concilio il 25 gennaio 1959, a meno di novanta giorni dalla sua
elezione a successore di Pio XII, nel corso di una breve allocuzione rivolta ad un gruppetto di
cardinali, riuniti in concistoro ai margini della conclusione della settimana di preghiera per l’unità
delle chiese, nella basilica di S. Paolo fuori le mura. (…) Non si conoscono cronache del breve
concistoro; pertanto sfuggono le reazioni dei presenti. Due anni più tardi il papa avrebbe annotato
che l’annuncio era stato accolto dai cardinali con un «impressionante, devoto silenzio» (…) Le circostanze storiche apparivano a tanti inadatte per la convocazione di una grande assemblea
ecclesiastica. Essa fu inattesa, imprevista e sorprendente per quasi tutti gli ambienti, egemonizzati
dal clima di guerra fredda e adagiati nell’accettazione di un cattolicesimo immobile nelle sue
certezze. Il papa, invece, nella stessa allocuzione di gennaio aveva fatto riferimento alle «epoche di
rinnovamento»; secondo lui la chiesa, e perciò in primo luogo il cattolicesimo, era alle soglie di una
congiuntura storica di eccezionale densità nella quale era necessaria è necessario «precisare e
distinguere fra ciò che è principio sacro e vangelo eterno e ciò che è mutevolezza dei tempi…»”.
Ancora Giovanni XXIII nel Radiomessaggio dell’11 settembre 1962, in comunione con la
maggioranza dei vescovi, aveva chiarito i riferimenti pastorali e teologici fondamentali, che
dovevano guidare l’assise conciliare: «Ci torna qui opportuno e felice un richiamo al simbolismo
del cero Pasquale. Ad un tocco della liturgia, ecco risuona il suo nome: Lumen Christi. La Chiesa
di Gesù da tutti i punti della terra risponde: Deo gratias, Deo gratias, come dire: Sì. lumen Christi:
lumen Ecclesiae: lumen gentium. Che è mai infatti un concilio Che è mai infatti un Concilio
Ecumenico se non il rinnovarsi di questo incontro della faccia di Gesù risorto, re glorioso e
immortale, radiante per tutta la Chiesa, a salute, a letizia e a splendore delle genti umane? (…) Il
mondo infatti ha bisogno di Cristo: ed è la Chiesa che deve portare Cristo al mondo. Il mondo ha i
suoi problemi dei quali cerca talora con angoscia una soluzione». Nella sua visione profetica, nel
rispetto della tradizione della Chiesa del primo millennio, il pontefice desiderava inserire la
riflessione sul mistero e sulla missione della Chiesa all’interno della rivelazione del mistero di Dio e
in rapporto alla centralità e al primato di Cristo. In questo modo, la riflessione ecclesiologica veniva
sciolta dal rischio della polemica e della difesa apologetica sia nei riguardi della società civile sia
delle altre chiese e comunità cristiane.
martinicm
00venerdì 23 aprile 2010 21:29
Nella concezione apologetica e giuridica dell’ecclesiologia la Chiesa veniva considerata nella
sua realtà visibile e societaria in similitudine con le altre società e realtà civili. La rivelazione e le
affermazioni dei Padri della Chiesa e del magistero in questa prospettiva di fatto diventavano fonti
confermative della Chiesa. La metodologia e l’ermeneutica erano chiaramente deduttive, finalizzate
alla dimostrazione di tesi dogmatiche e di principi ecclesiologici, esclusivi e predeterminati. In
questo senso la Chiesa cattolica romana era la sola ed esclusiva «vera Chiesa di Cristo», in quanto
conservava unica la struttura visibile voluta da Cristo fondatore. Il compito dell’ecclesiologia in
questa prospettiva, prima del Vaticano II, era quello di dimostrare la fedeltà con le intenzioni del Fondatore e la continuità essenziale tra le strutture volute dal Signore prima dell’ascensione e realizzate dagli apostoli dopo la pentecoste, che in qualche modo erano alla base delle forme istituzionali presenti nella Chiesa cattolica romana. È possibile riscontrare questa intenzionalità
ecclesiologica nella stessa enciclica Mystici corporis di Poi XII, promulgata il 29 giugno 1943.
Essa, se da una parte acquisiva le istanze innovatrici della riflessione teologica ed ecclesiologica
della fine dell’ottocento e del primo novecento, gli studi di alcuni teologici del periodo seguente il
concilio Vaticano I sulla natura della Chiesa, corpo di Cristo e sacramento di salvezza, dall’altra
conservava la concezione identitaria ed esclusivista, tipica della teologia cattolico-romana: «Per
Mystici corporis è chiaro che la Chiesa cattolica governata dal papa e dai vescovi è il corpo di
Cristo; e solo chi le appartiene come membro può vivere dello Spirito divino che anima solo essa.
Alla sola Chiesa cattolica viene qui attribuita quella figura visibile che corrisponde a livello
organico al prendere corpo di Gesù Cristo nella sua comunità, ovvero alla sua continua incarnazione
nella storia della chiesa cattolica, della quale aveva parlato nel XIX secolo Johann Adam Möhler. In
tale visuale le altre comunità di fede scivolano a priori nella prospettiva del deficit organico (…). La
Lumen gentium si esprime a tale riguardo in maniera molto più cauta (…) Il testo definitivo vede la
Chiesa romano-cattolica come una realizzazione autentica dell’ “unica Chiesa di Cristo”; non nega
però alle altre comunità ecclesiali cristiane di poter essere in certa misura altrettante legittime
realizzazioni della Chiesa di Cristo di cui parla il Credo. Ed esso riconosce loro, almeno per via di
allusioni, che in esse si trovano “molti elementi di santificazione e di verità”, che sul cammino
verso una maggiore “cattolicità” andrebbero riscoperti anche da parte della Chiesa romanocattolica,
e che dunque spingono anch’essa verso una maggiore “unità cattolica”».
Il papa, Giovanni XXIII, formato all’interno di questa impostazione teologica, da una parte
condivideva la visione apologetica, dall’altra, in ragione della propria sensibilità ed esperienza
pastorale, che lo avevano introdotto alle sorgenti della riflessione biblico-patristica e gli avevano
fatto conoscere i diversi movimenti di riforma del primo novecento, percepiva la necessità e
l’urgenza di un rinnovamento della teologia e della prassi pastorale della Chiesa. La presenza di
questa prospettiva teologica si evince dal suo discorso di apertura, l’11 ottobre 1962, al Concilio: «I
Concili Ecumenici, ogni qual volta si radunano, sono celebrazione solenne della unione di Cristo e
della sua Chiesa, e perciò portano a universale irradiazione di verità, retta direzione di vita
individuale, domestica e sociale; a irrobustimento di spirituali energie, in perenne elevazione verso i beni veraci ed eterni». Queste indicazioni magistrali di Giovanni XXIII hanno avuto il merito di
prevenire una molteplicità di rischi, che si sono attuati nella riflessione teologica ed ecclesiologica
post-conciliare: il rischio dell’ecclesio-centrismo, una visione della riflessione sulla Chiesa senza
Cristo, il rischio del misticismo a-storico, un’adesione a Cristo senza la mediazione storica della
Chiesa; il rischio del cristo-monismo, una teologia e di un’ecclesiologia ideologica, priva del
necessario riferimento alla rivelazione e alla tradizione cristiana e anche lontana dalla vita degli
uomini; infine, il rischio dello sterile dogmatismo, un elenco di verità dogmatiche, di affermazioni
veritative e di condanna, slegate dall’evento conciliare e da ogni riferimento biblico, teologico e
cristo-centrico11. Questi rischi interpretativi sono stati e possono essere preventivamente respinti, se
si tiene presente e si coglie sia la prospettiva pastorale dell’evento e della dottrina conciliare sia le
indicazioni di Giovanni XXIII ed, in seguito, di Paolo VI. L’intenzione indicata da Giovanni
XXIII e l’orizzonte nel quale lo stesso pontefice voleva collocare la riflessione e il dibattito
conciliare e la dottrina sulla Chiesa non hanno trovato un’accoglienza immediata e sostanziale né
una rispondenza effettiva nei documenti preparatori e nei primi dibattiti conciliari. Tuttavia, con il
passare del tempo gli interventi di alcuni Padri, che avevano recepito e condiviso il desiderio
profondo del discorso del papa, di fatto hanno trovato non solo l’appoggio ma anche il consenso
sempre più diffuso della maggioranza dell’assemblea conciliare. Questa evoluzione progressiva si
può constatare anche nelle numerose osservazioni dei Padri nei riguardi del primo schema “De Ecclesia”.
In quest’ottica, allora, dopo la morte di Giovanni XXIII, si comprende l’audacia e del Discorso
di apertura del secondo periodo del concilio Vaticano II tenuto da Paolo VI, il 29 settembre 1963.
Nel suo Discorso il nuovo pontefice non solo riconfermava l’intenzione del predecessore, ma alla
luce dell’esperienza e delle dinamiche del primo periodo del concilio, sottolineava la necessità della
riforma e del rinnovamento della pastorale della Chiesa, ponendo una particolare attenzione al
mistero e alla missione della Chiesa e al contesto culturale e sociale contemporaneo. Senza entrare
nel merito del dibattito della teologia contemporanea sul nucleo centrare del «corpus conciliare», è
possibile verificare come per Paolo VI era irrinunciabile la necessità di approfondire la riflessione
conciliare sul mistero della Chiesa, all’interno del mistero di Cristo e in dialogo con il mondo, per
una nuova evangelizzazione: «Non è da stupirsi se dopo venti secoli di cristianesimo e di grande
sviluppo storico e geografico della Chiesa Cattolica non che delle confessioni religiose che si
appellano al nome di Cristo e si ornano di quello di Chiese il concetto vero, profondo, completo
della Chiesa, quale Cristo fondò e gli apostoli cominciarono a costruire, ancora ha bisogno d’essere
più precisamente enunciato. Mistero è la Chiesa, cioè realtà imbevuta di divina presenza, e perciò
sempre capace di nuove e più profonde esplorazioni».
Queste parole danno il tono e lo spessore reale delle affermazioni e delle prospettive dei
documenti conciliari sul mistero della Chiesa e sul rapporto della Chiesa con il mondo. I numerosi
interventi dei Padri sia della maggioranza sia della minoranza, lungo i quattro periodi del concilio
Vaticano, sono il quadro di riferimento della costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium,
approvata il 21 novembre 1964, formata da otto capitoli e da 69 numeri e con l’aggiunta della Nota
esplicativa previa sul modo di comprendere il termine «collegio» all’interno del capitolo terzo della
LG sulla costituzione gerarchica della Chiesa e in particolare l’episcopato .

www.vivailconcilio.it/images/website/documenti/doc0000043.pdf
Caterina63
00sabato 24 aprile 2010 11:51
[SM=g7515] sapresti spiegare a tue parole ciò che hai postato?

nella sostanza, cosa dice e dove si arriva in un confronto, per esempio, con le parole di Benedetto XVI sull'ermeneutica della rottura pronunciate ai cardinali nel dicembre del 2005?

Non voglio provocarti, ma aiutare in un dialogo che anche chi legge possa comprendere meglio perchè di testi sul Concilio nel abbiamo a migliaia e ciò che manca è una INTERPRETAZIONE CORRETTA e alla luce di come interpreta il Concilio stesso il Pontefice... [SM=g7566]
martinicm
00sabato 24 aprile 2010 20:04
Ma ci deve sempre essere confronto e/o contrapposizione?

Semplicemente mi è sembrata una cosa interessante, ma tranquilla per il futuro mi asterrò.

Non ho messo le note perchè sono reperibili nella fonte.
S_Daniele
00domenica 25 aprile 2010 17:59
Re:
martinicm, 24/04/2010 20.04:

Ma ci deve sempre essere confronto e/o contrapposizione? Semplicemente mi è sembrata una cosa interessante, ma tranquilla per il futuro mi asterrò. Non ho messo le note perchè sono reperibili nella fonte.



Tranquillo Caro Martinicm...
Non ti preoccupare, la cara Tea ha fatto solo una domanda...
Se poi in futuro ti vorrai astenere potrai sempre postare il tutto dalla Mamma dove bastano due cari e un TvB e la gente elimina i propri nik (EnricoNRS docet).

Ad majora!
martinicm
00domenica 25 aprile 2010 18:41
Precisiamo per il futuro mi asterrò dal postare cose sul Concilio, visto che a quanto pare che quello che non è interpretato dall'attuale pontefice è scorretto.

Sulla scelta di usare un altro nick o di eliminare il precedente non devo certo chiedere il permesso ne a te ne a nessun altro, ho i miei motivi e non devo certo giustificarmi con te, a te la decisione di accettare o meno l'iscrizione, visto che di nuova iscrizione si è trattata.

Il tuo continuare a fare riferimento al passato per altro in modo errato, non era quello il nik, non mi tocca minimamente e penso non tocchi minimamente nessuno.
S_Daniele
00domenica 25 aprile 2010 21:00


Il tuo continuare a fare riferimento al passato per altro in modo errato, non era quello il nik, non mi tocca minimamente e penso non tocchi minimamente nessuno.



Non ricordo che in precedenza mi sia rifatto al passato prossimo, poichè non è poi tanto remoto.
Sul modo errato, beh, non mi risulta, dato che tu stesso hai affermato di aver cambiato nick=EnricoRNS per il banale motivo che la Tua Mamma non ti avrebbe accettato tra le sua braccia con quel nick name che ti ricordo, caro mio smemorato, non ne eri DEGNO e in un certo senso davi una immagine del RnS del tutto poco cristiana, ora mio caro, con tanto di faccina sorridente, sei tu che hai una idea errata di quel passato che alla finiana lo stai rinnegando, non certo io che, testa dura per quanto sono, rimango coerente.
Vilucchio.
00domenica 25 aprile 2010 21:06
Io penso ,ma magari mi sbagliero' ,che quando si è convinti di una cosa sia giusto spiegare il perche' ,no?
Tea ha fatto una richiesta ,non era una provocazione.
Esprimerti in parole tue,come ti richiedeva Tea, era un modo per dire che le ( ci)interessa capire bene quale era il tuo pensiero riguardo a quello che hai postato.Mica tutto è scontato.
O abbiamo poteri sovrannaturali per leggerci nel pensiero?Grazie a DIO no o altrimenti chissa' che guai...
Credo che nn sia sbagliato esprimere con chiarezza le proprie opinioni ,Enrico.Come tu l'hai sempre fatto e puoi benissimo continuare .Ma mai pensare che se uno contraddisce il tuo pensiero sia per sovrastarti...o avere a tutti costi ragione.
Purtroppo pero' a volte la verita' fa un po' male e a volte l'ideale si infrange con la realta' delle cose e a volte il fatto di ignorare alcune cose ci fa avere un 'idea sbagliata su una persona ,su un fatto e in qto caso sul Vaticano II che alla fine riserva piu' sorprese di quel che pensiamo....a volte gradevoli ma a volte purtroppo sgradevoli .
Io per esempio adesso mi sento costretta( per modo di dire ma cmq auspicabile) ad andare a conoscere a fondo il pensiero di tal e talaltro sacerdote ,monsignore ,vescovo perche' mi rendo conto che il pensiero dell'uno o dell'altro fa differenza all'interno della Chiesa e che differenza!!!!Pur all'interno della stessa Chiesa ci sono tante correnti di pensiero che alla fine si dividono in due gruppi ...da una parte i cattolici progressisti dall'altra i cattolici tradizionalisti con le sfumature piu' o meno accentuate...
il fatto di stimare un sacerdote nn mi impedisce di essere critica verso alcune sue idee che nn condivido....ma se in realta' io condivido il suo pensiero ,allora potrei spiegare con le mie parole in tutta semplicita' le ragioni del mio modo di vedere...e del mio condividere.
Sempre nel rispetto .chiaro.
Il Papa benedetto XVI ieri ha detto qqalcosa a proposito sulla comunicazione digitale dell'Evangelo....Ha detto di non perdere di vista "la centralita' dell'uomo"in nome delle propri opinioni....ecco su qto vorrei discutere magari in una altro thread.
martinicm
00domenica 25 aprile 2010 23:18
dato che tu stesso hai affermato di aver cambiato nick=EnricoRNS (intanto enricorns) ma tu hai scritto (EnricoNRS docet).

Ma credo, anzi ne sono sicuro, che la mamma come tu dici sappia benissimo che sono io

Ma non è poi quella o almeno non è più quella la questione


martinicm
00domenica 25 aprile 2010 23:21
Esprimerti in parole tue,come ti richiedeva Tea, era un modo per dire che le ( ci)interessa capire bene quale era il tuo pensiero riguardo a quello che hai postato.Mica tutto è scontato.

Ribadisco che ho semplicemente, e ripeto semplicemente, postato perchè interessante, che bisogno c'è di espimere la mia opinione?

Se qualcuno vuole commentare lo faccia altrimenti lo accetti come contributo.
martinicm
00domenica 25 aprile 2010 23:53
Faccio notare che anche qualcun altro, non me ne voglia, ha cambiato più volte nickname, ma non gli è stata fatta acuna ossevarzione ne rimostranza
martinicm
00lunedì 26 aprile 2010 00:20
dato che tu stesso hai affermato di aver cambiato nick=EnricoRNS per il banale motivo che la Tua Mamma non ti avrebbe accettato tra le sua braccia

l'ho detto pubblicamente nella com? o è stata un'espressione fatta in privato?

Sai come tu affermi sono smemorato e dunque potrebbe essere possibile sia l'una, sia l'altra opzione, ma nel caso fosse vera la seconda credo che renderla pubblica sia oltremodo scorretto
Vilucchio.
00lunedì 26 aprile 2010 09:16
Ok .Enrico.Molto interessante il post su VCII che metti,vorra' dire che ci guarderemo bene dal farci delle domande ma anche qui ....vabbe' .
Io ho cambiato tre niks ma prima di farlo ho sempre avvisato Daniele sia la prima volta ( spero che ti ricordi Daniele)in qta com dal primo al secondo che la seconda...La prima perche' nel cancellarmi da una com ho perso il nik( perche' ho fatto operazioni sbagliate mi ero cancellata dal servizio...vabbe'...potevo aggiungere una cifra in piu' magari l'avrei recuperato ma nn mi era venuto in mente),poi il secondo per motivi personali di cui ti ho messo al corrente e nn mi pare il caso dirlo qui.
Ma mi son sempre fatta riconoscere.Anche in chat.L'importante ' il nome proprio.Ma ci son persone di cui sappiamo il nik ma nn il nome ....non e' forse peggio?
Ecco perche' sono disgustata dalla chat.Che per un po' mi ha incuriosita ma poi ne son rimasta stufita.Sciocchezze e basta.

Meglio il msn.Ma ultimamente nn ci entro.Lavoro piu' turni per settimana alla notte e qdo son a casa approffitto per dormire di notte.
Gia' son gufetta qdo lavoro se qdo posso dormire nn ne approffitto divento uno zombie.
Vilucchio.
00lunedì 26 aprile 2010 09:37
Quindi credo che tu ti riferisca a me ,Enrico.
La prossima volta che avete beghe gestitele voi.Io a sbrogliare la situazione di empachement che si era instaurato tra te e Dani e mamma' e company bella l'anno scorso ci ho rimesso le pennaccie ( che poi perche' mi son impicciata?per un senso di giustizia?boh!)e mi son giocata pure la faccia ...cioe' alla fine mi hanno affibbiato la nomea di persona permalosa di una rarita' tale,perche' qdo tu Enrico qui in com ti lamentavi di mamma'per il non intervenire nella storia di un evangelico che insultava a destra e manca io mi ero azzardata a difenderla( cioe' che lo faceva per onorare all'invito di Gesu' di accogliere tutti nel Suo nome)ma evidentemente il mio messaggio era stato distorto talche' li' nello staff dei moderatori nessuno mi aveva difesa dicendole che cmq l'avevo difesa pur dimostrando le mie perplessita' e vabbe' avevo sbagliato ,nn avrei mai dovuto scrivere a proposito e avrei dovuto comportarmi diversamente .Di qto ne son consapevole e so di aver sbagliato.E cioe' dovevo limitarmi a leggere.
Probabilmente la storia sarebbe stata diversa.
Cmq e' qui che si capisce chi ti e' amico e chi no ...anche se internettiamente parlando.
Qdi se certe persone si son fatte un'idea sbagliata su di me ,beh e' un problema loro ,nn certo mio.Dico peccato perche' un po' ma solo un po' mi fa male.
Vai per la tua strada Enrico ....ci mancherebbe .Se vuoi posta fai quello che vuoi.Io personalmente sto pensando di chiudere la mia avventura qui...perche' sono solo litigi e bisticci e alla fine nn e' che si faccia un gran servizio all'evangelizzazinone se si deve sempre discutere in qto modo.
martinicm
00lunedì 26 aprile 2010 10:56
non capisco perchè ti arrabbi così?

Io non ce l'ho col fatto che tu abbia più volte cambiato nik, è nel tuo diritto e non devi giustificare a nessuno, ma che mi sia stato rinfacciato a me di averlo fatto
S_Daniele
00lunedì 26 aprile 2010 11:54

l'ho detto pubblicamente nella com? o è stata un'espressione fatta in privato?



Importa qualcosa?
E' la sostanza che importa, e la sostanza mi dice che sei incoerente e che ti sei rimangiato il tutto, ora per onestà ciò può avvenire, ma avviene per due ragioni; 1)Quando si comprende di aver sbagliato in passato; 2)Quando si è totalmente incoerenti e si và dove tira il vento.
Ora a quale delle due proposizioni appartieni?
Se appartieni alla prima abbi almeno il coraggio di dire pubblicamente di aver errato nei confronti di Anam e seguaci, dato che pubblicamente gli hai fatto guerra.


Sai come tu affermi sono smemorato e dunque potrebbe essere possibile sia l'una, sia l'altra opzione, ma nel caso fosse vera la seconda credo che renderla pubblica sia oltremodo scorretto



Più che smemorato direi opportunista, menti sapendo di mentire solo per portare acqua al tuo mulino, poichè sai che il tuo modus operandi è in totale contrasto con l'Enrico del 2009.
Se poi ci mettiamo dentro anche la bugia dell'aver negato in principio di essere tu quel Martinicm, beh, diviene ridicolo parlare a me di correttezza!
S_Daniele
00lunedì 26 aprile 2010 11:57
Re:
martinicm, 26/04/2010 10.56:

non capisco perchè ti arrabbi così?

Io non ce l'ho col fatto che tu abbia più volte cambiato nik, è nel tuo diritto e non devi giustificare a nessuno, ma che mi sia stato rinfacciato a me di averlo fatto




Peccato che ci sia differenza tra il motivo che ha spinto Cristina a cambiare nik e il motivo per cui l'hai cambiato tu.
Io personalmente proverei vergogna a dover cambiare nik perchè una Anam di turno non mi accetta per quel nick che non era di certo offensivo, evidentemente abbiamo due modi di pensare sul rispetto della persona molto diversamente, tu con il tuo atto non hai avuto rispetto di te stesso.
S_Daniele
00lunedì 26 aprile 2010 12:04
Senza voler toccare il tasto Anam, che è la madre delle coerenti, tanto da dire=Enrico mai!
Ed ecco che d'incanto è bastato cambiare nick name per riaccettarlo tra le proprie braccia come un caro figliuolo!
L'importante è il numero, no?

martinicm
00lunedì 26 aprile 2010 21:05
so io anche se nun se vede che so io se vede che so
ciao

Lo sapevamo da prima che tu lo dicessi. ^_^
Comunque ben tornato.

era ora rientrassi!!!!!
su su pecorella smarrita rientra nell'ovile!!!!!!ahhahahah
eddai che stavo scherzando...uffaaaaa
sempre con rispetto eh!
martinicm
00lunedì 26 aprile 2010 21:06
Senza voler toccare il tasto Anam, che è la madre delle coerenti, tanto da dire=Enrico mai!

tanto da dire enricorns mai che è differente

martinicm
00lunedì 26 aprile 2010 21:14
Peccato che ci sia differenza tra il motivo che ha spinto Cristina a cambiare nik e il motivo per cui l'hai cambiato tu.

certo che è differente il motivo, ma a me non importa il motivo per il quale lei lo ha cambiato, sarnno affari suoi no? non è tenuta a giustificarsi


Io personalmente proverei vergogna a dover cambiare nik perchè una Anam di turno non mi accetta per quel nick che non era di certo offensivo, evidentemente abbiamo due modi di pensare sul rispetto della persona molto diversamente, tu con il tuo atto non hai avuto rispetto di te stesso.

Tu personalmente io no anche perchè quel nick Anam o no mi andava stretto e creava troppi problemi

se fosse stato solo problema anam da te lo avrei tenuto

il fatto che l'ho cambiato, anzi l'ho eliminato, se noti non c'è traccia negli utenti di quel nick l'ID è differente e pure l'account di accesso è differente, dunque in un certo senso non sono più io e a quel nick non voglio avere più legami ne voglio che li abbiano gli altri
S_Daniele
00lunedì 26 aprile 2010 21:43
Re:
martinicm, 26/04/2010 21.06:

Senza voler toccare il tasto Anam, che è la madre delle coerenti, tanto da dire=Enrico mai!

tanto da dire enricorns mai che è differente





In primis Enrico Mai l'ha detto non poche volte in quella chat dove ti ha bannato decine di volte, ops scusa, non ha bannato te in quanto persona ma il nick enricorns!
Ma stai cercando di convincere me o te stesso?
Da quando il Nick non rappresenta la persona che lo possiede?
S_Daniele
00lunedì 26 aprile 2010 21:48
Re:
martinicm, 26/04/2010 21.14:

Peccato che ci sia differenza tra il motivo che ha spinto Cristina a cambiare nik e il motivo per cui l'hai cambiato tu.

certo che è differente il motivo, ma a me non importa il motivo per il quale lei lo ha cambiato, sarnno affari suoi no? non è tenuta a giustificarsi


Io personalmente proverei vergogna a dover cambiare nik perchè una Anam di turno non mi accetta per quel nick che non era di certo offensivo, evidentemente abbiamo due modi di pensare sul rispetto della persona molto diversamente, tu con il tuo atto non hai avuto rispetto di te stesso.

Tu personalmente io no anche perchè quel nick Anam o no mi andava stretto e creava troppi problemi

se fosse stato solo problema anam da te lo avrei tenuto

il fatto che l'ho cambiato, anzi l'ho eliminato, se noti non c'è traccia negli utenti di quel nick l'ID è differente e pure l'account di accesso è differente, dunque in un certo senso non sono più io e a quel nick non voglio avere più legami ne voglio che li abbiano gli altri




Che tu non ne provi vergogna non è perchè vergogna non se ne deve provare ma perchè tu non ne provi, così come ogni errante non prova vergogna dei propri errori ma li giustifica e talvolta li esalta come giusti, forse che Hitler provava vergogna per i propri crimini?

Il tuo nick non portava alcun problema se non a Anam, il fatto che tu l'hai cancellato è per il banale motivo che oramai noi sapevamo che eri tu quel martinicm e una volta iscritto hai colto l'occasione di eliminarlo, d'altronde sarebbe stato fastidioso dover loggare ogni volta che dovevi scrivere qui o da Anam, ripeto; non insultare la mia intelligenza.
Caterina63
00lunedì 26 aprile 2010 21:54
Re:
martinicm, 24/04/2010 20.04:

Ma ci deve sempre essere confronto e/o contrapposizione?

Semplicemente mi è sembrata una cosa interessante, ma tranquilla per il futuro mi asterrò.

Non ho messo le note perchè sono reperibili nella fonte.





[SM=g8862] [SM=g8862] [SM=g8862] [SM=g8862] [SM=g8862]


comprendo il pericolo della permalosità, ma credevo che oramai ci conoscessimo e che sapevi che mi piace discutere e parlare sui testi che mettiamo...

Se una domanda così legittima deve suscitare contrarietà senza ragione alcuna, allora che facciamo? ci asteniamo DALLE DOMANDE? [SM=g8862]

Come potrebbe esserci contrapposizione se il testo fosse ortodosso? [SM=g8862]
la mia è certamente una provocazione, ma di quelle buone che ritengo utili ad aiutare a COMPRENDERE cosa è scritto nel testo...
tutto qui...

Pensa che in 22 anni da catechista ogni libro ufficiale usato per le lezione, necessita di ARGOMENTAZIONE E SPIEGAZIONE da parte del Catechista...che faccio allora, dovrei offendermi davanti al parroco? che ogni volta che mi incontra mi rammenta: "mi raccomando, SPIEGA IL TESTO AI RAGAZZI, NON GLIELO LASCIARE COSì COME STA, SPRONALI A CONFRONTARSI CON CIO' CHE HANNO CAPITO" così, aggiunge poi dopo per stuzzicarmi, IMPARI ANCHE TU QUALCOSA!! e se la ride... [SM=g8468]

Enrico....non è presunzione la mia, ma molti testi li conosco...anche il "Nuovo" Dizionario di ecclesiologia del Calabrese, che contiene all'interno finalmente un ritorno alle citazioni di san Tommaso d'Aquino....ma sapresti capire da che parte sta Gianfranco Calabrese, quando ha scritto quel testo che riporti e come si pone in prospettiva al magistero di Benedetto XVI sull'ermeneutica della continuità anche citando, per esempio il contenzioso del "subsist" (il sussistere) ? se qualcuno ti chiedesse chi è l'autore e cosa sta dicendo alla fine, come gli risponderesti?[SM=g8864]

Non leggermi sempre come se fossi una nemica pronta a farti tranelli... [SM=g8862] eh!

[SM=g7427]



martinicm
00lunedì 26 aprile 2010 21:55
pensala come ti pare per me la situazione non cambia


martinicm
00lunedì 26 aprile 2010 22:01
Non leggermi sempre come se fossi una nemica pronta a farti tranelli... eh!


Non lo penso affatto.

Semplicemente ritenevo il testo già sufficentemente chiaro senza ulteriori mie spiegazioni, spiegazioni che peraltro non sono sicuro, anzi ne sono convinto, possano dare ulteiore chiarezza.
Caterina63
00lunedì 26 aprile 2010 22:11
[SM=g7497] chiarezza a che cosa?


martinicm
00lunedì 26 aprile 2010 22:19
al discorso

O tutte le volte che postiamo qualcosa deve seguire necessaria spiegazione e interpretazione?

Beh se così fosse, ammetto di non esserne capace.
Caterina63
00martedì 27 aprile 2010 01:09
Re:
martinicm, 26/04/2010 22.19:

al discorso

O tutte le volte che postiamo qualcosa deve seguire necessaria spiegazione e interpretazione?

Beh se così fosse, ammetto di non esserne capace.





[SM=g8468] neppure io ne sarei capace....se non mi impegnassi ad una attenta lettura...

la mia provocazione voleva solo approfondire semplicemente la comprensione di ciò che postiamo....se non siamo in grado di spiegarlo a parole nostre, potremo rischiare di postare qualsiasi cosa che dica il contrario di tutto senza neppure rendercene conto...

L'apologetica Cattolica usa fare il contrario, ossia, da la spiegazione e mette le NOTE, cioè segnala poi, durante una conversazione o spiegazione, le citazioni ai Testi originali, solitamente SOLO con i testi del Pontefice (e naturalmente i Documenti) si va direttamente al testo originale perchè infatti NON è interpretativo, ma tutto il resto si, occorre interpretarlo alla luce del Magistero Pontificio...


[SM=g7427]
martinicm
00martedì 27 aprile 2010 10:32
il "non sono in gardo" non si riferisce solamente ed esclusivamente alla non capacità ma anche alla possibiltà.

Non sono in grado non perchè non ho sempre e in qualsiasi caso le conoscenze ma perchè non ho il tempo materiale di andare a cercarle alla fonte, perchè non ho spazio materiale per contenere documenti, mi accontento di reperirli dove è possibile facile e veloce, certo con rischi di non essere esaustivi, perchè lavoro e ho attività e impegni che non si limitano al rispondere o al postare in com.

Per quanto riguarda l'apologetica, bellissima cosa ma, a mio parere, non sempre necessaria.

Per quanto attiene le fonti del testo in argomento ho dato il link e da li ognuno può attingere





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