Feltri s’inchina a Boffo. E accusa chi gli passò carte false

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S_Daniele
00sabato 5 dicembre 2009 06:56

Feltri s’inchina a Boffo. E accusa chi gli passò carte false

A più di tre mesi dall’attacco a Dino Boffo e ad “Avvenire”,  il direttore del “Giornale” Vittorio Feltri è tornato sulla vicenda per dire – già nel titolo – che per lui “il caso è chiuso”.

Chiuso con l’accertamento della falsità delle accuse portate contro lo sventurato.

Feltri afferma di “aver avuto modo di vedere” gli atti processuali riguardanti l’ex direttore di “Avvenire”. E ha scoperto che “da quelle carte Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali”, né si parla di lui come di “omosessuale”.

Di conseguenza, Feltri tributa a Boffo l’onore delle armi, sia come giornalista “prestigioso e apprezzato”, sia per il suo atteggiamento “sobrio e dignitoso”. Egli, conclude, “non può che suscitare ammirazione”.

Ma c’è di più, nella nota del direttore del “Giornale”.

In sostanza, Feltri fa sapere di aver investigato sulla fondatezza o no delle accuse a Boffo non prima della pubblicazione delle stesse, ma solo dopo, molto dopo.

E se così ha fatto – pubblicando e avvalorando a scatola chiusa le carte poi da lui riscontrate come false – è stato solo perché quelle carte gli erano state “consegnate da un informatore attendibile, direi insospettabile”.

Feltri non specifica altro. Ma si sa che le carte a lui passate sono le stesse che prima dell’estate erano state recapitate per posta, anonimamente, a circa duecento vescovi e personalità cattoliche di spicco.

Dal campo cattolico sono venute e in campo cattolico hanno alla fine colpito, grazie alla chiamata in azione di Feltri.

Ma a conti fatti, il mandante “insospettabile” dell’operazione non può certo cantare vittoria.

Ad “Avvenire” come nuovo direttore c’è Marco Tarquinio, cioè quanto di meglio i veri amici di Boffo potevano aspettarsi.

E al “Giornale” c’è sempre Feltri, che però ora ha il dente avvelenato contro chi l’ha tratto in inganno.

Ecco qui di seguito il testo integrale della nota di Vittorio Feltri, in forma di risposta a una lettera, dalla prima pagina di “il Giornale” di venerdì 4 dicembre 2009:

*

IL CASO È CHIUSO

“BOFFO: HO AVUTO MODO DI VEDERE”

Caro direttore,

ho letto nel suo fondo alcune considerazioni su Dino Boffo, il direttore di Avvenire che si dimise in seguito a una intricata vicenda di molestie. Devo dirle che mi sono sempre domandata perché una cosa così piccola sia diventata tanto grande al punto da procurare un fracasso mediatico superiore a quanto meritasse. Lei che ha acceso la miccia che ne dice a distanza di tre mesi?

Eva Cambra

*

Gentile signora,

quando abbiamo pubblicato la notizia, per altro non nuova (era già stata divulgata da Panorama sia pure con scarsa evidenza) eravamo consapevoli che non sarebbe passata inosservata. Ma non per il contenuto in sé, penalmente modesto, quanto per il risvolto politico. Infatti era un periodo di fuochi d’artificio sui presunti eccessi amorosi di Berlusconi. La Repubblica in particolare si era segnalata con servizi quotidiani su escort e pettegolezzi da camera da letto. Il cosiddetto dibattito politico aveva lasciato il posto al gossip usato come arma contro il premier anche in tivù, oltre che sulla stampa nazionale e internazionale.

Persino l’Avvenire, di solito pacato e riflessivo, cedette alla tentazione di lanciare un paio di petardi. Niente di eccezionale, per carità; data però la provenienza, quei petardi produssero un effetto sonoro rilevante. Nonostante ciò, personalmente non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziale che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme, un secondo documento (una nota) che riassumeva le motivazioni della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali.

All’epoca giudicammo interessante il caso per cercare di dimostrare che tutti noi faremmo meglio a non speculare sul privato degli altri, perché anche il nostro, se scandagliato, non risulta mai perfetto.

Poteva finire qui. Invece l’indomani è scoppiato un pandemonio perché i giornali e le televisioni si scatenarono sollevando un polverone ingiustificato. La “cosa”, come lei dice, da piccola è così diventata grande. Ma, forse, sarebbe rimasta piccina se Boffo, nel mezzo delle polemiche (facile a dirsi, adesso), invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico, consentendo di verificare attraverso le carte che si trattava di una bagattella e non di uno scandalo. Infatti, da quelle carte, Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato.

Questa è la verità. Oggi Boffo sarebbe ancora al vertice di Avvenire. Inoltre Boffo ha saputo aspettare, nonostante tutto quello che è stato detto e scritto, tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione.

VF

Fonte

S_Daniele
00sabato 5 dicembre 2009 06:59
DINO BOFFO: MONS. POMPILI (CEI) SU “TARDIVE AMMISSIONI” DI FELTRI

In margine a quanto il direttore Vittorio Feltri scrive oggi su “il Giornale” in merito al “caso Boffo”, il direttore dell’Ufficio Cei comunicazioni sociali, mons. Domenico Pompili, dichiara al Sir che tutto ciò “conferma il valore della persona del dottor Dino Boffo che, ancor prima delle tardive ammissioni del direttore Feltri, si era messo da parte per non coinvolgere la Chiesa che ha sempre servito con intelligenza e passione per molti anni”.

© Copyright Sir

DINO BOFFO: COMUNICATO DEL CDR DI “AVVENIRE”

Riportiamo il comunicato del Comitato di redazione di “Avvenire” su quanto Vittorio Feltri scrive oggi su “il Giornale” in merito al “caso Boffo”:

"Vittorio Feltri lo ha ammesso ieri: la ricostruzione dei fatti sulla vicenda che ha portato alle dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, ‘non corrisponde al contenuto degli atti processuali’. Un buon giornalista avrebbe verificato la notizia prima di pubblicarla. Le sue ammissioni rendono ancor più evidente la necessità di una seria riflessione sulla professione giornalistica, sulla responsabilità dell’informazione, a tutela del lettore e di chi, questo mestiere, cerca ancora di onorarlo con onestà intellettuale e umano rispetto".

© Copyright Sir

DINO BOFFO: COMUNICATO DEL CDR DI “TG 2000” E DELLA REDAZIONE DI “RADIO IN BLU”

Riportiamo il comunicato del Comitato di redazione (Cdr) di “Tg 2000” e della redazione di “Radio In Blu” su quanto Vittorio Feltri scrive oggi sul suo giornale in merito al “caso Boffo”:

"Il Cdr di ‘Tg2000’, a nome di tutta la redazione, esprime soddisfazione per la clamorosa retromarcia del direttore de Il Giornale in merito alla vicenda di Dino Boffo, costretto a lasciare la guida di Avvenire, Tv 2000 e Radio InBlu, 3 mesi fa, proprio in seguito alla inqualificabile campagna mediatica che Il Giornale ha orchestrato, nascondendosi dietro al diritto di cronaca. Non avevamo dubbi sull’inconsistenza delle accuse rivolte a Dino Boffo e siamo sempre stati consapevoli che il tempo lo avrebbe dimostrato. Oggi Il Giornale torna sui suoi passi, ma resta l’amarezza per i danni che la campagna diffamatoria del suo giornale ha provocato, calpestando e violentando l’onorabilità, la dignità e la vita di Boffo, come uomo e come professionista, della sua famiglia e delle sue redazioni. Come Cdr di ‘Tg2000’ esprimiamo tutto il nostro affetto a Dino Boffo, confermandogli la nostra piena fiducia e stima".

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La dichiarazione di Dino Boffo

Dino Boffo intende vivere nel raccoglimento questa giornata e, dall'estero dove si trova, ci fa sapere che il suo pensiero va oggi, in particolare, alle persone e alle famiglie che sono state incautamente tirate in ballo a motivo della querelle intentata ai suoi danni, e si augura che almeno in questa circostanza vengano lasciate in pace.

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Boffo/ Neodirettore 'Avvenire': Scuse Feltri non riparano danno

Tarquinio: Ma ripristinata verità di vita capovolta

(Apcom) - "Le scuse pubblicate oggi in prima pagina da Vittorio Feltri non riparano, a mio giudizio, il danno che è stato fatto non solo alla persona di Boffo ma all'idea stessa di un'informazione corretta e di come si conduce una qualunque battaglia giornalistica, però rimettono a posto le cose": lo afferma Marco Tarquinio, successore di Dino Boffo alla direzione di 'Avvenire'. "Una verità di vita che era stata capovolta viene ripristinata e questo conta. E' una retromarcia importante perché credo che possa fare riflettere la nostra categoria sulla responsabilità che abbiamo verso i lettori, verso la libertà di stampa, verso noi stessi".
"Avevo detto che, con un galantuomo come Dino Boffo, il tempo sarebbe stato altrettanto galantuomo. Per una volta abbiamo dovuto aspettare meno del consueto perché questo avvenisse", afferma Tarquinio interpellato per un commento. "Una verità di vita che era stata capovolta viene ripristinata e questo conta. E' una retromarcia importante perché credo che possa fare riflettere la nostra categoria sulla responsabilità che abbiamo verso i lettori, verso la libertà di stampa, verso noi stessi".

© Copyright Apcom
S_Daniele
00domenica 6 dicembre 2009 12:34
Il dietrofront di Feltri?

In pagina. Con prudenza


Spazi anche rilevanti al caso e singolari distrazioni

DA ROMA GIANNI SANTAMARIA

Sparare titoloni a caratteri cubitali e poi nascondere le rettifiche in minuzzoli affogati tra le lettere è malvezzo del nostro giornalismo. Un caso importante come quello del dietrofront di Vittorio Feltri non poteva, però, finire così.
La stampa italiana gli ha dato (abbastanza) risalto. Ma non si è mossa compatta. Almeno, niente di paragonabile al fuoco di fila partito quando il fattaccio avvenne, alla fine dell’estate. Anche per questo Avvenire ha dedicato ieri un inconsueto titolo a tutta pagina, disposto a «prestarlo» a timidi e distratti rispetto all’ammissione di Feltri.
Che ha, infatti, guadagnato la prima pagina soltanto su cinque quotidiani:
Italia Oggi, il Riformista , Qn (Nazione, Carlino, Il Giorno), il Fatto ed Europa.
Con titoli e considerazioni esplicite e salutari. «Feltri, su Boffo mi sono sbagliato» si legge sul quotidiano economico dalle caratteristiche pagine gialle. Il foglio arancione di Antonio Polito parla di «
mea culpa tardivo».
Il giornale di Padellaro&Travaglio è senza peli sulla lingua: «Feltri su Boffo : ho detto il falso».
Infine,
l’ex organo della Margherita punta il dito sull’«incredibile leggerezza», intesa come disinvoltura, con cui avviene questa «riabilitazione » davanti all’opinione pubblica (perché chi conosce Boffo di lui non ha mai dubitato).
Riparazione, dunque, a cocci rotti. Lo sottolineano un po’ tutti i giornali di ieri, citando la posizione assunta dal direttore delle comunicazioni sociali della Cei.
Ampio risalto, con due testate di pagina, sui due più diffusi quotidiani del Paese:
Il Corriere della sera e la Repubblica, che in prima edizione aveva messo un richiamo in vetrina, per poi dar spazio al processo di Perugia. Sul giornale di De Bortoli l’articolo è corredato da un 'taglio' che dà conto della serena posizione di Boffo , riportando quanto scritto dal sito di Avvenire.
Mentre sul quotidiano di Mauro titolano «Prima lo uccide, poi lo riabilita» il graffiante corsivo di Michele Serra. Il quale, però, dopo aver rivoltato il coltello nella piaga (feltriana) conclude sconsolato: «Forse per la prima volta in trent’anni di giornalismo non riesco a formulare alcun commento».
Senza parole, ma stavolta letteralmente – venendo meno a un preciso dovere deontologico prima ancora che umano – restano invece le rassegne stampa tv di Mediaset.
Avvenire è sempre presente, ma ieri non vi è comparso proprio.
Stesso atteggiamento da Sky, che pure alla notizia ha dedicato un servizio. Sul silenzio di due dei tg di punta del servizio pubblico (Uno e Due, che ieri però ha intervistato il neodirettore di Avvenire Tarquinio)
già ha scritto Umberto Folena.
Tornando alla carta stampata, niente di niente appare su il manifesto, troppo preso dal «No B Day».
Nulla di nulla sul quotidiano romano Il Tempo.
Mentre l’altro quotidiano della Capitale,
Il Messaggero, dedica alla «doverosa precisazione», come l’ha chiamata Feltri, un ampio pezzo di 'taglio' (con immagine di Boffo in un tondo) in posizione azzeccata. È, infatti, sotto al richiamo del presidente della Repubblica ai mass media, affinché raccontino l’Italia positiva e non indulgano alla litigiosità.
E a quello del cardinale Angelo Bagnasco sull’etica nei media. Articoli in buona evidenza appaiono anche su Unità e Secolo.
Il Sole 24 Ore , giornale economico, fa economia e dedica al dietrofront un anonimo resoconto d’agenzia, sia pure corredato dalle foto dei due protagonisti, in basso a pagina 15. Ancor più striminzita la breve del giornale comunista Liberazione .
Un colonnino lungo la pagina 19 è lo spazio che ha trovato
La Stampa di Torino. Rumoroso il silenzio de Il Foglio, che pure su tante questioni etiche ha giustamente battagliato.
Infine, pur non richiamandolo in prima pagina anche Libero – quotidiano non lontano dal Giornale (che, come annunciato, ritiene chiusa la vicenda e quindi non ci torna) – propone un articolo ampio: «Feltri si scusa con Boffo. Nessun atto omosessuale ». A corredo uno 'strappo' dell’articolo di Feltri, sotto al quale vengono riassunti tra grosse virgolette, alcuni passaggi riparatori.

© Copyright Avvenire, 6 dicembre 2009
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