di Francesco Colafemmina
Ce lo dice lui sprofondato sui miliardi di gas e petrolio che noi iloti italiani paghiamo profumatamente per arricchire una misera congrega di gente affamata di potere. Gheddafi è un beduino, vive in tenda, magari mangia anche con le mani, oltre ad avere un nutritissimo harem.
E' la reincarnazione di quei volgari e rozzi sultani ottomani che nei loro serragli si dilettavano in mille passatempi opulenti e satrapici, per evitare che il tempo gli venisse a noia.
E' un esponente della subcultura petrolifera, di una cultura evidentemente inferiore e sgradevole, anzi di una non cultura, della cultura del nulla, della materialità santificata attraverso il potere. Una subcultura che nulla ha a che vedere con quella del suo popolo, con quella dei tanti semplici afflitti dalla sua tirannide plutocratica.
Ma questo genere di subcultura arabo islamica è vincente. Non va accusato di anticristianesimo il povero Gheddafi, se ci viene a raccontare che Cristo aveva un sosia crocifisso in Sua vece. Non va accusato di proselitismo islamico se raduna 300 sgualdrinelle per indrottinarle sull'Islam.
No, la colpa è nostra, è colpa della subcultura occidentale dominata da sesso, soldi e potere che ha già segnato la nostra fine. Se 300 ragazze italiane si vestono di tutto punto con tanto di tacchi a spillo ed abitini provocanti e si beano di partecipare ad un incontro con un tiranno depravato che le induce a convertirsi all'Islam, con chi dovremmo prendercela?
Mi domando come sia stato possibile che neppure una di queste papere di periferia abbia avuto il coraggio di gridare la propria indignazione dinanzi alla volgare offesa alla nostra fede ed alla nostra cultura, pronunciata dal proktostomo Gheddafi!
E al solo pensiero che neppure una di queste signorine si è indignata per una simile avventura a pagamento, mi vengono i brividi. Penso infatti alla depravazione morale, sociale, culturale che ormai imperversa.
Penso a questi maledetti genitori che non hanno lasciato proprio nulla ai propri figli se non la deregulation del libertinismo, l'ambizione al controllo del denaro e del potere. Forse finiremo per diventare simili agli abitanti di quei paesi dell'Est distrutti dal comunismo, prostrati al più rapace materialismo, dove ciascuno venderebbe la propria madre oltre al proprio pudore ed alla dignità, pur di raggranellare quattro denari.
E in questo caso la propria dignità queste 300 ragazze l'hanno scambiata per quanto? Per 50 euro! Cinquanta euro: tanto vale la propria fede, la propria cultura, la propria dignità di donne. Vale 50 euro sentirsi dire che l'Islam rispetta le donne quando è a tutti evidente che accade l'esatto contrario laddove le donne sono infibulate e impacchettate con i burqa.
Vale 50 euro sentire un pagliaccio vestito come un sosia degenere del Mago Otelma discettare di Cristo e del Cristianesimo!
Vale 50 euro farsi invitare a cambiare fede e convertisti all'Islam.
Vale 50 euro un'occasione per apparire, per poter raccontare "io c'ero", per farsi fotografare con il "glorioso corano" in bella mostra.
Questa Italietta mignottocratica (per usare la splendida espressione di Paolo Guzzanti) è ormai al capolinea. Ma è inutile indignarsi, prendersela con tizio e caio. Il problema è essenzialmente educativo ed identitario. Non sappiamo più chi siamo, non sappiamo da dove veniamo, sappiamo soltanto che per esistere dobbiamo apparire. E per apparire ogni occasione è buona, anzi sacrosanta! I genitori stessi hanno inculcato nelle proprie figlie che questo è il metodo più indolore e agevole per fare carriera. Magari gongolano perchè le proprie figlie hanno partecipato al raduno del cammelliere di Tripoli. E magari dicono alle proprie figlie: "convertiti, che te ne frega, tanto quello è miliardario, non ti far scappare un'occasione simile!".
A questo punto un consiglio alle 300 signorine e alle loro famiglie: convertitevi in massa all'Islam! Gente vigliacca, indegna ed impudica, incapace di difendere le proprie radici e di rispettare se stessa merita proprio di stare nel serraglio di qualche beduino sessuomane!
Fides et Forma