Hans Küng e la solita minestra riscaldata contro il Papa

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
S_Daniele
00venerdì 30 ottobre 2009 06:40
Lontano dalla realtà

Ancora una volta una
decisione di Benedetto XVI torna a essere dipinta con tinte forti, precostituite e soprattutto lontanissime dalla realtà.
A farlo è purtroppo, di nuovo, Hans Küng, il teologo svizzero suo antico collega e amico, che lo stesso Papa nel 2005, solo cinque mesi dopo la sua elezione, volle incontrare, in amicizia, per discutere delle comuni basi etiche delle religioni e del rapporto tra ragione e fede.
E questo benché nel 1979, agli inizi del pontificato di Giovanni Paolo II, Küng fosse stato sanzionato per alcune sue posizioni dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (allora guidata dal cardinale croato Franjo Seper) che, al termine d'un procedimento iniziato negli ultimi anni di Paolo VI, dichiarò di non poterlo considerare un teologo cattolico.
Da allora, più volte, Küng, infallibilmente ripreso da influenti media, è tornato a criticare, con asprezza e senza fondamento, Benedetto XVI.
Come fa adesso -
rilanciato con clamore in Inghilterra da "The Guardian" e in Italia da "la Repubblica", che certo non resteranno le uniche testate nel mondo a pubblicare il suo articolo - a proposito dell'annuncio, davvero storico, da parte della Santa Sede della prossima costituzione di strutture canoniche che permetteranno l'entrata nella comunione con la Chiesa cattolica di molti anglicani.
Un gesto che è volto a ricostituire l'unità voluta da Cristo e riconosce il lungo e faticoso cammino ecumenico compiuto in questo senso, ma che viene distorto e rappresentato enfaticamente come se si trattasse di un'astuta operazione di potere da leggersi in chiave politica, naturalmente di estrema destra.
Non vale proprio la pena sottolineare le falsità e le inesattezze di questo ultimo scritto di Küng, i cui toni ancora una volta non fanno onore alla sua storia personale e in alcuni tratti rasentano la comicità, ignorando volutamente i fatti e arrivando persino a dileggiare il primate anglicano, che ha firmato una dichiarazione congiunta con l'arcivescovo di Westminster. Purtroppo però l'articolo del teologo svizzero circolerà molto e contribuirà a una rappresentazione tanto fosca quanto infondata della Chiesa cattolica e di Benedetto XVI. Per riassumere l'attuale situazione a cui sarebbe giunta con l'attuale Papa la Chiesa cattolica Küng scrive che si tratta di una tragedia. Non occorre scomodare termini tanto iperbolici per definire il suo articolo, anche se resta molta amarezza di fronte a questo ennesimo gratuito attacco alla Chiesa di Roma e al suo indiscutibile impegno ecumenico.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 29 ottobre 2009)
S_Daniele
00venerdì 30 ottobre 2009 06:41
L’ultima polemica inscenata da Küng

Quel deliberato stravolgimento del cammino ecumenico


Vorremmo poter dire che l’autore delle
strampalate affermazioni su Papa Benedetto XVI e sui rapporti tra Chiesa Cattolica e Comunione anglicana solennemente pubblicate ieri, in Italia, da "Repubblica" non sia davvero Hans Küng, ma un suo frettoloso traduttore.
Purtroppo per il teologo svizzero non è così, a parte forse – forse! – un «Chiese riformate» trasformato in «Chiese riformiste» (ma se – sin dal titolo imposto al pezzo – la si butta in politica, parlando di «destra» con evidente e incomprensibile leggerezza riguardo alle cose di Dio e della Chiesa, persino una simile aggettivazione da dibattito parlamentare, peraltro utilizzata deliberatamente in altri passaggi, può suonare bene e apparire tutto sommato logica...).
Insomma, dobbiamo rassegnarci ad ammettere che anche stavolta il testo italiano sembra proprio corrispondere agli intendimenti del suo mitteleuropeo estensore. Che, dunque, in modo ostentatamente «tragico» stravolge e travolge il senso dello straordinario evento ecclesiale ed ecumenico maturato, dopo lunga e non facile gestazione, lo scorso 20 ottobre tra Roma, Westminster e Canterbury. Una manciata di aggettivi a effetto (torbido, medievale, scaltro) e due-tre sostantivi usati con disinvolta ferocia semantica (pirateria, impero, indignazione) sono messi, con già sperimentata veemenza propagandistica, al servizio dell’obiettivo.
Ma forse l’espressione più rivelatrice di tutte è «teologia küngiana».
Sì, a legger bene, Küng parla soprattutto di se stesso. Lo fa per evocazione e apertis verbis. Si cita e si compiace, tanto quanto si dispiace del magistero e del ministero di colui che oggi è Papa, che – in un altro tempo – gli fu collega e amico e che, appena eletto al soglio di Pietro, gli aprì mente e cuore. Questo è il teologo, questo e l’uomo, che si fa giudice del gesto ecumenico di Benedetto XVI e critico del primate anglicano Rowan Williams. Questo è il polemista che s’ingegna a disseminare concetti aspri e duri come pietre su di un passaggio cruciale nella millenaria vicenda della Chiesa di Cristo.
Av

© Copyright Avvenire, 29 ottobre 2009 consultabile online anche
qui
S_Daniele
00venerdì 30 ottobre 2009 06:43

Ecumenismo ideologico

Padre Giovanni Scalese

Giorni fa Antonio Socci scriveva di Eugenio Scalfari che «ha un incedere ieratico e ... sembra portare in processione la sua preziosissima cervice, come fosse un ostensorio» (Libero, 25 ottobre 2009). Qualcosa di simile potrebbe dirsi di Hans Küng, che continua a esporre alla pubblica adorazione le sue monotone lamentazioni, questa volta contro la “pirateria” romana in acque anglicane (Repubblica, 28 ottobre 2009).

Non voglio controbattere punto per punto a Küng: sarebbe tempo perso. Vorrei piuttosto soffermarmi su un atteggiamento abbastanza comune fra questi progressisti, che non riescono a rassegnarsi alla “restaurazione” in corso — secondo loro — nella Chiesa cattolica. Ho l’impressione che la lettura dell’ultimo articolo del teologo tedesco sia rivelatrice delle vere motivazioni del loro atteggiamento.

Si tratta della delusione e della rabbia per essere stati, a un certo punto, messi da parte, dopo che, per molto tempo, era stato dato loro ampio spazio e avevano avuto modo di fare e disfare secondo le loro personali visioni. Avete notato che cosa dice Küng nel suo articolo, a proposito del dialogo ecumenico con gli anglicani? Si era cominciato bene con i «documenti realmente ecumenici» dell’ARCIC, non «mirati alla pirateria, bensí alla riconciliazione». Ma che ne è stato di tali documenti? Scomparvero «il piú rapidamente possibile nelle segrete del Vaticano. “Chiudere nel cassetto”, si dice. “Troppa teologia küngiana”» (attinta, a quanto pare, al volume La Chiesa, dove — a detta del teologo di Tubinga — si trovava la soluzione alla questione ecumenica: dall’impero romano al Commonwealth cattolico!).

Ecco il problema reale: la stizza per essere stati messi da parte nella definizione delle strategie da seguire nella Chiesa. Si è mai chiesto Küng il motivo di tale accantonamento? Certo, per lui la risposta è molto facile: si tratta esclusivamente di una questione di potere. Non sarò io a escludere l’esistenza di lotte di potere all’interno della Chiesa cattolica (e della Curia romana in particolare); dico solo che non si può ridurre tutto esclusivamente a tale dimensione. Sarebbe una lettura ideologica della realtà. Ed è proprio tale lettura ideologica che impedisce a Küng — e a tanti altri con lui — di vedere la realtà per quel che essa veramente è.

Non si è mai chiesto Küng che, forse, il problema stava nelle soluzioni da lui proposte? Non può certo accusare la Chiesa di non avergli dato spazio, di non avergli permesso di diffondere le sue idee e di influire sui documenti del Concilio e sulla teologia postconciliare. Ma evidentemente, a un certo punto, la Chiesa si è accorta che si trattava di pura ideologia, che anziché rinnovare la Chiesa, avrebbe portato alla sua veloce scomparsa. Gli anni hanno dimostrato che, effettivamente, certe posizioni non portavano da nessuna parte: in quei paesi dove la “teologia küngiana” ha avuto maggiore influsso, la Chiesa è ridotta al lumicino. Ma Küng non si rassegna: il problema è Roma. Se i cattolici tedeschi continuano a diminuire, la colpa è di Roma, che si intestardisce a non voler seguire le soluzioni da lui proposte. Non c’è peggior cieco di chi ha gli occhi bendati dall’ideologia.

Non c’è nulla di scandaloso nel proporre, a volte, delle soluzioni inadeguate: Errare humanun est. Ciò che importa è che a un certo punto, quando ci si rende conto dell’inadeguatezza di quelle soluzioni, si aggiusti il tiro. È esattamente quanto sta facendo la Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II. Il realismo e la prudenza chiedono che ci si adatti alle situazioni. Per l’ideologo è vero il contrario: è la realtà che deve adattarsi ai suoi schemi mentali.

Per tornare al problema ecumenico, OK: si era partiti con i “documenti realmente ecumenici” dell’ARCIC. A che cosa hanno portato? Hanno portato alla riconciliazione nella Chiesa? No, hanno portato piuttosto al sacerdozio femminile, all’episcopato agli omosessuali praticanti e alla benedizione di coppie dello stesso sesso. Questi fatti — non idee astratte! — non dicono nulla a Küng: per lui rimangono tuttora validi i “documenti realmente ecumenici” dell’ARCIC. La Chiesa, che invece non è indifferente di fronte ai fatti concreti, si adatta alle nuove situazioni e cambia strategia: visto che quei documenti non hanno portato a nulla, vediamo di raggiungere l’unità (magari non con tutti, ma solo con alcuni) percorrendo una strada diversa. No, questo non è ecumenismo, ma “pirateria”: anziché il “Commonwealth cattolico”, «Papa Benedetto vuole assolutamente restaurare l’impero romano».

Ancora una volta, ciò che interessa non è l’effettiva unità della Chiesa (che, a quanto pare, ora con questo Papa “medievale” sembra piú vicina), ma un ipotetico e del tutto astratto “ecumenismo”, che si nutre di sé stesso in una sorta di narcisistico compiacimento ed è totalmente indifferente ai reali risultati a cui conduce.

Fonte
S_Daniele
00venerdì 30 ottobre 2009 08:04

Il vero volto degli ecumenisti di professione

Esilarante l’articolo del “teologo” Hans Küng apparso su Repubblica mercoledì 28 ottobre. Un’articolessa supponente e saccente all’insegna dell’umorismo involontario. Che cosa dice Kueng in sintesi? Benedetto XVI ha fatto male ad ammettere gli anglicani tradizionalisti fra le braccia della Chiesa Cattolica, anzi ha compiuto un atto di “pirateria non ecumenica” di sacerdoti. Insomma, se ci portano via gli anglicani, con chi si fa il dialogo?, sembra dire l’esponente tedesco. Il quale, come al solito, vuole spiegare al Papa quello che deve fare. E che cosa dovrebbe fare? Quello che gli dice Kueng. Insomma, meglio metterla in ridere. Ma passiamo in rassegna le perle del ragionamento

Partiamo dagli errori. “Dopo aver reintegrato l’antiriformista Fraternità San Pio X….”, scrive Kueng. Peccato che la Fraternità non sia stata reintegrata: il Papa ha finora solo tolto la scomunica, con un gesto all’insegna di quell’ecumenismo che tanto piace a Kueng. E ancora. Lo scrittore accenna alle ordinazioni anglicane, “delle quali Papa Leone XII nel 1896 aveva negato la validità con argomentazioni poco convincenti”. Ma si confonde con Leone XIII, un altro Papa che ha sbagliato perché non ha seguito il pensiero kunghiano.

Kueng tratteggia gli anglo-cattolici come un branco di sprovveduti, che non hanno visto la “trappola” romana. Anche Rowan Williams “non era all’altezza della scaltra diplomazia vaticana”. Ma non c’è nessun cenno al fatto sono stati proprio gli anglicani a bussare alle porte di Roma e non viceversa. Evidentemente non sono dotati di autonomia di giudizio, ma quasi plagiati. Il risultato dell’operazione: un “indebolimento della chiesa anglicana”. Ma anche qui Kueng si sbaglia: molti anglicani sono contenti di esserersi sbarazzati della falange tradizionalista, in modo da portare avanti senza intralci e contestazioni interne le riforme liberal, fra queste la nomina di vescovi donne.

Rassegnamoci: il Vaticano devia dalla retta via perché non è “kunghiano”. Questa tragedia avviene mentre, secondo lo scrittore tedesco, “l’indignazione per il persistere del no alle riforme si è diffusa anche tra i più fedeli membri della Chiesa”. A essere sinceri, tutto questo fenomeno di sdegno non lo notiamo. Anzi si segnala un ritorno a un’esigenza di chiarezza e di insegnamento da parte delle gerarchie cattoliche, dopo le confusioni del post Concilio.

Terminiano con una proposta: accettiamo nella Chiesa cattolica gli anglicani convertiti e barattiamoli con Kueng e i kunghiani impenitenti. Non sono molti, ma forse potranno trovare maggiore serenità tra le fila di una delle decine di confessioni cristiane sparse per il mondo. Il risultato sarebbe positivo: loro eviteranno di guastarsi il fegato, noi non leggeremmo ridicolaggini.

Pulvis


***

Riportiamo di seguito l'articolo del reverendo Hans Kueng (eh sì, è un sacerdote; e nessuno ha mai nemmeno pensato di sospenderlo a divinis), apparso in Italia su La Repubblica, in Inghilterra sul Guardian, in Francia su Le Monde. Insomma: il nostro amico gode indubbiamente di grancasse di risonanza. Alle quali ci uniamo anche noi, nel nostro piccolo, perché il brano è illuminante, specie per due profili. Il primo: rivela che cosa si celi sotto l'ecumenismo di professione: ossia il progetto di diluire la Fede in un'indistinta accozzaglia di religioni diverse, in cui l'ultima preoccupazione è stabilire che cosa sia vero e che cosa falso: anzi il problema della verità è a priori abolito. Il secondo profilo, ancor più gustoso: il fastidio di certi ecumaniaci per il fatto di essere scavalcati e accantonati da chi, a differenza loro, riesce a produrre risultati tangibili che vanno oltre il tenersi per mano a recitare un padrenostro. E infatti il nucleo dell'articolo è il dispetto dell'egocentrico teologo per il fatto che non si voglian seguire gli oracoli ch'egli ammannisce da 40 anni. Insomma: gustatevi questo articolo. Nonostante le apparenze, assicuriamo che l'ha scritto lui, non è una nostra parodia della prosa moderno-progressista.

È una tragedia: dopo le offese già arrecate da Papa Benedetto XVI agli ebrei e ai musulmani, ai protestanti e ai cattolici riformisti, ora è la volta della Comunione Anglicana. Essa conta pur sempre 77 milioni di aderenti ed è la terza confessione cristiana, dopo la chiesa cattolica romana e quella ortodossa. Cosa è successo? Dopo aver reintegrato l'antiriformista Fraternità San Pio X, ora Benedetto XVI vorrebbe rimpolpare le schiere assottigliate dei cattolici romani anche con anglicani simpatizzanti di Roma. I sacerdoti e i vescovi anglicani dovrebbero potersi convertire più facilmente alla chiesa cattolica, mantenendo il proprio status, anche di sposati. Tradizionalisti di tutte le chiese, unitevi - sotto la cupola di San Pietro! Vedete: il pescatore di uomini pesca soprattutto sulla sponda destra del lago. Ma lì l'acqua è torbida. Questo atto romano rappresenta niente meno che un drastico cambio di rotta: via dalla consolidata strategia ecumenica del dialogo diretto e di una vera riconciliazione. E verso una pirateria non ecumenica di sacerdoti, cui viene persino risparmiato il medioevale obbligo di celibato, solo per render loro possibile un ritorno a Roma sotto il primato papale. Chiaramente l'attuale arcivescovo di Canterbury, il Dr. Rowan Williams, non era all'altezza della scaltra diplomazia vaticana. Nel suo voler ingraziarsi il Vaticano apparentemente non ha compreso le conseguenze della pesca papale in acque anglicane. In caso contrario non avrebbe firmato il comunicato minimizzante dell'arcivescovo cattolico di Westminster. Le prede nella rete di Roma non capiscono che nella chiesa cattolica romana saranno solo preti di seconda classe, e che alle loro funzioni i cattolici non possono partecipare [ma che s'inventa???]? Il comunicato fa sfacciatamente riferimento ai documenti realmente ecumenici della Anglican Roman Catholic International Commission (Arcic), elaborati in anni e anni di laboriosi negoziati tra il romano Segretariato per l'Unione dei Cristiani e l'anglicana Conferenza di Lambeth: sull'Eucarestia (1971), sull'ufficio e l'ordinazione (1973) nonché sull'autorità nella Chiesa (1976/81). Gli esperti però sanno che questi tre documenti, a suo tempo sottoscritti da entrambe le parti, non sono mirati alla pirateria, bensì alla riconciliazione. Questi documenti di vera riconciliazione offrono infatti la base per il riconoscimento delle ordinazioni anglicane, delle quali Papa Leone XII nel 1896 aveva negato la validità con argomentazioni poco convincenti [ma definitive, ossia infallibili ed irreformabili, come ribadito dalla Nota Congr. Dottr. Fede 29.6.1998]. Dalla validità delle ordinazioni anglicane deriva anche la validità delle celebrazioni eucaristiche anglicane. Sarebbe così possibile una reciproca ospitalità eucaristica, una intercomunione, un lento processo di unificazione tra cattolici e anglicani. Ma la vaticana Congregazione per la dottrina della fede fece all'epoca in modo che questi documenti di riconciliazione sparissero il più rapidamente possibile nelle segrete del vaticano. «Chiudere nel cassetto», si dice. «Troppa teologia küngiana», recitava all'epoca un comunicato riservato della agenzia di stampa cattolica Kna. In effetti avevo dedicato l'edizione inglese del mio libro «La Chiesa» all'allora Arcivescovo di Canterbury, Dr. Michael Ramsey in data 11 Ottobre 1967, quinto anniversario dell'apertura del concilio Vaticano secondo: nella «umile speranza che nella pagine di questo libro si ponga una base teologica per un accordo tra le chiese di Roma e Canterbury». Vi si trova anche la soluzione alla spinosa questione del primato del papa, che da secoli divide queste due chiese, ma anche Roma dalle chiese dell'Est e dalle chiese riformiste. Una «Ripresa della comunità ecclesiale tra la chiesa cattolica e la chiesa anglicana sarebbe possibile», se «da un lato alla chiesa d'Inghilterra fosse garantito di poter mantenere il proprio attuale ordine ecclesiale sotto il primato di Canterbury e dall'altro la chiesa d'Inghilterra riconoscesse il primato pastorale del soglio di Pietro come istanza superiore di mediazione e conciliazione tra le Chiese». «Così», speravo io all'epoca, «dall'impero romano nascerà un Commonwealth cattolico!» Ma papa Benedetto vuole assolutamente restaurare l'impero romano. Alla Comunione Anglicana non fa alcuna concessione, intende piuttosto mantenere per sempre il centralismo medioevale romano,- anche se impedisce un accordo delle chiese cristiane su questioni fondamentali. Il primato del papa - dopo Papa Paolo VI bisogna ammetterlo il «grande scoglio» sulla via verso l'unità della chiesa - non agisce apparentemente come «Pietra dell'unità». Torna in auge il vecchio invito al «ritorno a Roma», ora attraverso la conversione soprattutto di sacerdoti, possibilmente in massa. A Roma si parla di mezzo milione di anglicani con venti o trenta vescovi. E gli altri 76 milioni? Una strategia dimostratasi fallimentare nei secoli passati e che condurrà nel migliore dei casi alla nascita di una minichiesa anglicana «unita» a Roma in forma di diocesi personali (non territoriali) . Ma quali sono le conseguenze odierne di questa strategia?
1. Ulteriore indebolimento della chiesa anglicana: In Vaticano gli antiecumenici giubilano per l'afflusso di conservatori, nella chiesa anglicana i liberali esultano per l'esodo di disturbatori simpatizzanti cattolici. Per la chiesa anglicana questa scissione implica un'ulteriore corrosione. Essa soffre già in conseguenza della nomina inutilmente osteggiata di un pastore dichiaratamente omosessuale a vescovo in Usa - effettuata mettendo in conto lo scisma della sua diocesi e dell'intera comunità anglicana. La corrosione è stata rafforzata dall'atteggiamento discordante dei vertici ecclesiastici nei confronti delle coppie omosessuali: alcuni anglicani accetterebbero senz'altro la registrazione civile con ampie conseguenze giuridiche (tipo diritto di successione) e con eventuale benedizione ecclesiastica, ma non un «matrimonio» (da millenni termine riservato all'unione tra uomo e donna) con diritto di adozionee conseguenze imprevedibili per i figli.
2. Generale disorientamento dei fedeli anglicani: L'esodo dei sacerdoti anglicani e la proposta loro nuova ordinazione nella chiesa cattolica romana solleva per molti fedeli (e pastori) anglicani un pesante interrogativo: l'ordinazione dei sacerdoti anglicani è valida? E i fedeli dovrebbero convertirsi alla chiesa cattolica assieme al loro pastore? Che ne è degli immobili ecclesiatici e degli introiti dei pastori?
3. Sdegno del clero e del popolo cattolico. L'indignazione per il persistere del no alle riforme si è diffusa anche tra i più fedeli membri della chiesa. Dopo il Concilio molte conferenze episcopali, innumerevoli pastorie credenti hanno chiesto l'abrogazione del divieto medioevale di matrimonio per i sacerdoti, che sottrae parroci già quasi a metà delle nostre parrocchie. Ma non fanno che urtare contro il rifiuto caparbio e ostinato di Ratzinger. Ed ora i preti cattolici devono tollerare accanto a sé pastori convertiti sposati? Cosa devono fare i preti che desiderano il matrimonio, forse farsi prima anglicani, sposarsi, e poi ripresentarsi? Come già nello scisma tra Oriente e Occidente (XI sec.), ai tempi della Riforma (XVI sec.) e nel primo Concilio vaticano (XIX sec.) la fame di potere di Roma divide la cristianità e nuoce alla sua chiesa. Una tragedia.


Hans Küng

Messainlatino
S_Daniele
00venerdì 30 ottobre 2009 11:53
«Dal Papa nessun atto di dominio»

L’insigne teologo anglicano John Milbank: Ratzinger ha saputo dimostrare grande immaginazione, è un passo verso l’unità


Salvatore Mazza

DAL NOSTRO INVIATO A LONDRA

No, «non farà male all’ecumenismo ». «Anzi...».

L’iniziativa di Benedetto XVI per accogliere nella Chiesa cattolica gli anglicani che dovessero chiederlo « dimostra molto più immaginazione che opportunismo. Credo che il Papa abbia in mente prospettive più ampie che il semplice riportare un certo numero di anglicani sotto il suo 'dominio'».

John Milbank è considerato uno dei teologi più importanti non solo del mondo anglicano, ma di tutta l’area della Riforma. Docente di Religione, Politica e Etica alla Università di Nottingham, di lui – tra le altre cose – si racconta che, all’elezione di Benedetto XVI, abbia esclamato: «Spero che sotto questo Papa si possa reimporre l’unità dei cristiani » .

«Non so se io abbia detto proprio così – spiega in questa intervista –, più probabilmente ho detto che con questo Papa i cristiani possono iniziare a ritrovare l’unità. Lo credo perché la sua teologia, che sviluppa la tradizione della nuova teologia tendendo a integrare ragione e fede, ha un grande fascino per la tradizione ortodossa e anglicana ».

Professore, che pensa della iniziativa di Benedetto XVI?

Credo che sia qualcosa di notevole.
In primo luogo, perché si riconosce un certo valore e la validità della tradizione anglicana. Subito dopo, perché dimostra che egli riconosce che il cattolicesimo può esprimersi validamente nella diversità culturale. Terzo, perché crea una nuova istanza per permettere oggi a un gruppo di cattolici di avere un clero sposato, considerando che tale disposizione, nella Chiesa greco-cattolica è un semplice retaggio del passato. Quarto, infine, perché secondo me il Papa correttamente considera che oggi ci sia un nuovo potenziale per riunire i cristiani sotto l’autorità del Pontefice.

Quindi, a suo avviso, non si è trattato di un atto 'aggressivo'.

No, certamente no. Penso che sia piuttosto un atto 'creativo', anche se mi dispiace per l’imbarazzo che deve aver causato all’Arcivescovo di Canterbury, che tuttavia ha risposto in maniera positiva, potendo vedere che nel lungo periodo potrà essere di aiuto per tutti i cristiani.

È credibile, come qualcuno dice, che vi sia un’'emorragia' di fedeli anglicani?

Difficile da sapere. Potrebbe avere questo effetto in Nord America. In Gran Bretagna l’anglicanesimo è strettamente legato a istituzioni e parrocchie, che per questioni anche legali non potrebbero essere facilmente trasferite sotto la giurisdizione romana. E molti continueranno a sentirsi riluttanti rispetto all’idea di divorziare da un sistema parrocchiale radicato nella realtà in misura maggiore rispetto alla rete parrocchiale cattolica britannica.

Pensa che la decisione possa aiutare la Comunione Anglicana nel momento così difficile che sta vivendo?

Certo, aiuterà molte persone singolarmente. Al di là di questo, credo anche che contribuirà a creare un nuovo spazio di 'fluidità' tra anglicanesimo e cattolicesimo. È possibile che la maggior parte degli anglicani più vicini al cattolicesimo lascino, cosa che potrebbe orientare la Chiesa anglicana verso il protestantesimo in misura maggiore di quanto non avvenga al momento. Tuttavia, non penso che accadrà, in primo luogo per le ragioni che ho detto all’inizio, e secondariamente perché molti degli anglicani davvero vicini al cattolicesimo, incluso lo stesso primate Rowan Williams, accettano l’ordinazione delle donne. Io credo che in Italia molti sarebbero davvero sorpresi di sapere quanti anglicani, ancora una volta con Williams in testa, siano d’accordo con il Papa praticamente su ogni tema teologico ed ecclesiologico, comprese alcune prese di posizione sulla sessualità e sulla questione del gender, pur continuando a credere che le donne possano essere validamente ordinate. Io stesso mi metterei in questo gruppo.

Può il dialogo ecumenico trarre vantaggio dalla situazione che si è venuta a creare?

Credo di sì, proprio a causa di quella «fluidità». Gli «anglicani uniati», li chiamo così per comodità di comprensione, possono costituire un ponte tra anglicani e cattolici. Penso anche, però, che una delle conseguenze di questa situazione rischia di essere paradossale, perché a lungo termine potrebbe far effettivamente aumentare la discussione sulla possibilità di ordinazione delle donne nella Chiesa cattolica. Io, ad esempio, sono stato colpito da come alcuni cattolici conservatori molto giovani siano felici, in alcune occasioni, di ricevere l’Eucaristia da donne sacerdoti anglicane. Ma le previsioni sono sempre difficili. Per ora dobbiamo accogliere questa mossa del Papa , che dimostra immaginazione molto più che opportunismo.
La maggior parte dell’ecumenismo multilaterale non porta da nessuna parte. Per contro, questo atto unilaterale, ha veramente aperto un nuovo spazio di comunicazione interconfessionale.

© Copyright Avvenire, 30 ottobre 2009
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:34.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com