I malintesi del Concilio: già nel 1967!

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S_Daniele
00mercoledì 1 settembre 2010 13:01

I malintesi del Concilio: già nel 1967!

Un cortesissimo lettore ci fa l'onore di inviarci non solo una gradita mail di apprezzamento, ma anche la recensione di un testo rivelatore, poiché mette in guardia contro le disinterpretazioni del Concilio nel... 1967. La deriva era già ben cominciata, prima ancora del mitico '68. Ecco qui il testo della mail e della recensione:

Gentile redazione di Messainlatino,

prima di tutto volevo farvi i complimenti per il vostro lavoro e incoraggiarvi a continuare su questa strada; siete un dono della provvidenza!!! [Caspita! Qui si esagera...] Continuate ad annunciare e a gridare al mondo la verità!!

Leggo sempre con molto piacere tutti i vostri interventi sul Blog che in questi tempi sono uno spiraglio di luce e di serenità in questa vita ecclesiale che si trova oramai allo sbando. Sostenete con forza e coraggio il Magistero del Santo Padre Benedetto XVI, che Dio lo conservi e lo protegga "ad multos annos" [Amen!].

Io lavoro come bibliotecario e archivista per un ente religioso e tra le migliaia di volumi che mi trovo a catalogare ho trovato una pubblicazione molte interessante, "Concilio senza malintesi".

L'autore, un gesuita morto qualche anno fa, un certo Padre Aldo Aluffi, metteva in guardia, prima di tutti i sacerdoti e religiosi, di non fraintendere i documenti conciliari e le loro affermazioni!!!

E siamo già nel 1967!!! Io vi allego un'estrapolazione di questo lavoro, se lo ritenete valido da pubblicarlo sul Blog fate pure.

Vi ringrazio ancora per la vostra attenzione e rinnovo i miei più sentiti ringraziamenti per il vostro prezioso lavoro, che Dio vi benedica.

Pier Luigi

Concilio senza Malintesi
La dinamica del Concilio esaminata a fondo
contro le deviazioni di oggi

di Padre Aldo Aluffi s.j.
Ed. Paoline, 1968

Circolano tante idee che minacciano di sviare la stessa impostazione del rinnovamento. Notiamo che perfino la dinamica conciliare, nella sua estrema ricchezza di azione e di pensiero, può facilmente indurre a deviazioni. L’autore inizia così a esporre false interpretazioni e a farne la diagnosi, percorrendo le novità più evidenti del Concilio Vaticano II: rinnovamento, apostolato, dialogo, personalità, libertà, valori umani, movimento eucaristico. Conclude la sua presentazione con le seguenti parole: “Nostra intenzione era solo questa: metterci alle varie svolte essenziali della vita cristiana e, con in mano il testo del Vaticano II, additare, con voce modesta, quello che, per nostra esperienza, crediamo il cammino giusto”.

Afferma:
Sì al rinnovamento eucaristico, ma non nel rinnegamento del passato.
Sì al rinnovamento, ma da realizzare in noi, più che fuori di noi.
Sì a una carità a dialogo, ma senza cadere nello spirito della critica e della rivolta.
Sì a un’obbedienza-dialogo, ma senza sostituirsi all’autorità.
Sì al dialogo ecumenico, ma senza compromessi con la verità verso i lontani.
Sì al mondo e ai valori umani, ma nella prospettiva di un’ascetica cristiana.
Sì alla partecipazione attiva alla Messa, ma più con l’animo che con la sola bocca.

A riguardo del rinnovamento padre Aluffi si rifà alle parole dello stesso Paolo VI: “Rinnovamento non come strappo alle radici; non azione sovvertitrice, ma rinnovatrice”. Egli volle (Paolo VI) anche dimostrare la necessità del rinnovamento appellandosi ai concetti di vita e di progresso. “La vita è perenne novità; novità di coscienza, novità di virtù, novità di opere, novità di amore… Non vi offenda questo invito (al rinnovamento) quasi supponga nei monasteri un decadimento, è piuttosto un incoraggiamento. Quanto alla pratica siate tenacemente fedeli alle linee maestre della vostra tradizione”. Tutto dunque ci porta a concludere che abbiamo faticato non poco ad assimilare un nuovo modo di pensare sullo stesso concetto di “rinnovamento”. Ci pareva proprio che per rinnovarci, dovessimo rinnegare qualcosa di importante (usi, tradizioni, preghiere, pratiche) che faceva parte del nostro passato religioso. Invece dobbiamo soltanto reintegrarci, aprirci di fronte a nuovi valori, senza cancellare i vecchi; aggiungere nuove componenti a quelle solite. Impostata così la stessa idea del rinnovamento (cioè come integrazione), bisogna non cadere dalla parte opposta, cioè: sentire fastidio del passato. C’è dunque il pericolo di non partire o di partire con troppa precipitazione. Noi per “troppo” qui intendiamo un istintivo disgusto per tutto quello che non ha il carisma della novità, e che ha ancora le radici del passato. Non sottovalutiamo questo rischio. Nei giovani e nelle giovani minaccia di divenire un’ossessione. Basta che un libro sia stato scritto prima del Concilio per doverlo scartare; basta che quella preghiera, quella pratica religiosa, sia anteriori al Concilio, perché non meritino più la nostra fiducia. Da tener molto ben presente che questa idea ce la propina lo spirito materialista imperante oggi. Dicono: il passato è ipocrisia, il passato è il nemico che ci ha sfruttato; il passato (anche se è di pochi anni addietro) è l’era delle caverne! Tra noi queste idee non circolano, ma possono circolare le equivalenti: finalmente ecco il rinnovamento che ci fa buttare a mare le anticaglie! E’tempo di svecchiarsi e camminare con i tempi. Guai se per arroganza di rinnovamento, volessimo demolire gli altri piani sui quali si fonda la nostra consistenza di oggi…. Così per un Sacerdote in una Associazione, in una Parrocchia o in qualsiasi campo di apostolato: non partire dal principio che tutto debba essere soppiantato per il semplice fatto che quello che si faceva prima del Concilio, non è né logico, né giusto.

Il rinnovamento non si fonda sulla “demolizione” ma sull’arricchimento. Se hai un po’ di esperienza, sai quanto è difficile creare una tradizione spirituale. In base a questo principio non sarai di quelli che non curano più né Quarantore, né Confraternite, ecc. perché non rispondono più esattamente ai nostri tempi, ma cercherai di inserire in quelle stesse operazioni spirituali, che durano da secoli, l’arricchimento voluto dal Concilio.

Quanti, entrando nuovi in un ambiente o in un apostolato, hanno commesso l’errore di cancellare quello che fu fatto da altri e ricominciare tutto su basi nuove, facendo tabula rasa del passato.

Oltre all’essere espressione di poca umiltà, ciò è anche segno di poca discrezione. Perciò imposta bene il tuo rinnovamento, quando lo devi vedere da vicino e tu stesso ci sei in mezzo. Il “vecchio” che pensi di soppiantare, non è necessariamente il “passato”, ma forse, con maggior esattezza, è quello che l’ascetica cristiana ha sempre chiamato l’uomo vecchio.

Per quanto riguarda il rinnovamento nel Movimento eucaristico padre Aluffi, descrive questo fatto: “Mi ero accorto che in quella parrocchia, qualcosa non andava. Avevo raccomandato ai piccoli di fare ogni giorno la loro visita a Gesù eucaristico per il buon esito della missione e lo stesso parroco si era mostrato freddo e non mi seguiva nell’iniziativa. Me lo fece capire poi: “Sa, questa visita eucaristica, non è più tanto conforme al movimento liturgico di oggi”, mi disse. Anche a questo modo di pensare bisogna saper reagire con prontezza, come del resto ha fatto Paolo VI nella sua Enciclica Mysterium fidei, dove dice al n° 35: “Durante il giorno i fedeli non omettano di far visita al SS. Sacramento… la visita è prova di gratitudine, segno di amore e debito di riconoscenza Cristo Signore là presente”. Non esagera oggi, (siamo nel 1968!) chi per amore della Messa comunitaria, vorrebbe quasi nascondere il SS. Sacramento e mettere da parte la stessa presenza reale? Padre Aluffi racconta: Entro in una chiesa e vedo la scritta a fianco della porta: “Il SS. Sacramento è nella cripta”. Sicché, in quella chiesa avevano risolto il problema, depositando il Santissimo nella cripta. L’altare era una semplice mensa.

Il vero problema non è mai fuori di noi, ma in noi, non nelle cose, ma nello spirito. Bisogna, anzitutto, guardarsi da una forma di conciliarismo, molto ben precisata da Paolo VI: “Il pericolo è il conciliarismo, cioè un concilio permanente… Alludiamo allo stato d’animo di coloro che vorrebbero mettere in discussione permanente, verità, leggi ormai chiare e stabilite…. Mettere in discussione, mettere in dubbio e sotto inchiesta le cose insegnate, invece di metterle in pratica” (25 dicembre 1966).

Messainlatino
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