II Domenica dopo l'Epifania

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enricorns
00sabato 16 gennaio 2010 16:17
chiesadimilano
 
Letture Rito Ambrosiano
 
Est 5,1-1c.2-5; Sal 44; Ef 1,3-14; Gv 2,1-11
 
 
 
 II DOMENICA DOPO L'EPIFANIA

LETTURA
Lettura del libro di Ester 5, 1-1c. 2-5


Il terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, Ester si tolse gli abiti servili e si rivestì di quelli sontuosi.
Fattasi splendida, invocò quel Dio che su tutti veglia e tutti salva, e prese con sé due ancelle. Su di una si appoggiava con apparente mollezza, mentre l’altra la seguiva sollevando il manto di lei. Era rosea nel fiore della sua bellezza: il suo viso era lieto, come ispirato a benevolenza, ma il suo cuore era oppresso dalla paura. Attraversate tutte le porte, si fermò davanti al re. Egli stava seduto sul suo trono regale e rivestiva i suoi ornamenti ufficiali: era tutto splendente di oro e di pietre preziose e aveva un aspetto che incuteva paura. Alzato lo scettro d’oro, lo posò sul collo di lei, la baciò e le disse: «Parlami!».
Gli disse: «Ti ho visto, signore, come un angelo di Dio e il mio cuore è rimasto sconvolto per timore della tua gloria: tu sei ammirevole, signore, e il tuo volto è pieno d’incanto». Mentre parlava, cadde svenuta; il re si turbò e tutti i suoi servi cercavano di rincuorarla.
Allora il re le disse: «Che cosa vuoi, Ester, e qual è la tua richiesta? Fosse pure metà del mio regno, sarà tua». Ester rispose: «Oggi è un giorno speciale per me: se così piace al re, venga egli con Amàn al banchetto che oggi io darò». Disse il re: «Fate venire presto Amàn, per compiere quello che Ester ha detto». E ambedue vennero al banchetto di cui aveva parlato Ester.

SALMO
Sal 44

® Intercede la regina, adorna di bellezza.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
è lui il tuo signore: rendigli omaggio. ®

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
è condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne, a te sono presentate. ®

Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.
Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni,
così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1, 3-14


Fratelli, benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, / che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo / per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, / predestinandoci a essere per lui figli adottivi / mediante Gesù Cristo, / secondo il disegno d’amore della sua volontà, / a lode dello splendore della sua grazia, / di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. / In lui, mediante il suo sangue, / abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, / secondo la ricchezza della sua grazia. / Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi / con ogni sapienza e intelligenza, / facendoci conoscere il mistero della sua volontà, / secondo la benevolenza che in lui si era proposto / per il governo della pienezza dei tempi: / ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, / quelle nei cieli e quelle sulla terra. / In lui siamo stati fatti anche eredi, / predestinati – secondo il progetto di colui / che tutto opera secondo la sua volontà – / a essere lode della sua gloria, / noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, / dopo avere ascoltato la parola della verità, / il Vangelo della vostra salvezza, / e avere in esso creduto, / avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, / il quale è caparra della nostra eredità, / in attesa della completa redenzione / di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 2, 1-11

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
enricorns
00sabato 16 gennaio 2010 16:30
Commento al Vangelo del 17 gennaio
Il vangelo delle nozze di Cana

II domenica dopo l'Epifania

15.01.2010
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


Continua anche in questa domenica l’epifania di Gesù, il suo manifestarsi. Dopo i Magi, dopo il battesimo nel Giordano, oggi a Cana, il primo segno. L’evangelista Giovanni parla proprio di un primo segno compiuto da Gesù. L’uso di questo termine, in luogo di quello abituale di “miracolo” è davvero significativo: l’epifania, la manifestazione non è immediata ma solo attraverso segni, indizi, tracce. Anche il neonato nella mangiatoia è un segno. Ai pastori gli Angeli dicono infatti: «Questo per voi il segno, troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12).
Dal testo risulterebbe che Gesù e i suoi discepoli vennero invitati insieme a Maria quasi a motivo della presenza di lei a quella festa. Il Figlio di Dio sembra invitato a motivo della Madre e quindi è a Lei che dobbiamo questa introduzione di Gesù nel momento così intimo della vita di una famiglia. Maria è presente a Cana di Galilea come Madre di Gesù e in modo significativo contribuisce a quell’inizio dei segni che rivelano la potenza messianica del Figlio suo.
All’inizio di tutto c’è la potenza messianica di Gesù e Maria è totalmente rivolta a Gesù. In questa pagina sono racchiuse due parole pronunciate da Maria e proprio su queste parole vorrei sostare. Infatti grazie a queste parole si delinea chiaramente la funzione e il significato della maternità di Maria.

«Non hanno più vino»

Ecco la prima parola: «Non hanno più vino». Potrebbe sembrare una osservazione banale e invece questa parola mostra la sua sollecitudine per gli uomini, il suo andare incontro a essi nella molteplicità dei loro bisogni. La missione di Maria d’essere attenta a tutti i bisogni e a tutte le sofferenze dell’umanità comincia qui, in questo episodio di Cana. Viene a delinearsi la sua maternità che è una attenzione universale ai bisogni e alle sofferenze dell’uomo. Incomincia qui il rapporto di Maria con noi, la sua sollecitudine per noi. Essa ha cura di noi e questa sua capacità di amore e di attenzione ha inizio con questo piccolo gesto di attenzione a Cana per i giovani sposi.
È vero che questo segno è piccolo, si tratta di una piccola cosa umana («non hanno più vino»), ma questo segno in realtà allude a tutti i bisogni che assediano il cuore umano. Potremmo dire che Maria è uno sguardo attento a dare nome ai nostri bisogni, alle nostre carenze. La devozione del popolo cristiano che istintivamente ricorre a Maria nel momento del bisogno nasce proprio da questa certezza: Maria sa ciò che ci manca perché la nostra gioia sia piena.

«Fate quello che il mio Figlio vi dirà»

La seconda parola di Maria. Rivolgendosi ai servi dice: «Fate quello che il mio Figlio vi dirà». Maria è colei che chiama gli uomini a mettersi sotto la potenza di Gesù. Non viene Lei stessa incontro al bisogno degli sposi, ma li mette sotto l’azione potente e misericordiosa del suo Figlio. Ecco l’azione materna di Maria: ci ottiene l’aiuto di Cristo, la potenza salvatrice di Gesù di cui Lei si fa intercessione, mediazione. Maria si pone tra il suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze, sofferenze. Si pone in mezzo, fa da Mediatrice non come un’estranea, ma nella sua posizione di madre consapevole, che come tale può, anzi ha il diritto di far presenti i bisogni degli uomini. Maria intercede per gli uomini.
A Cana Maria non solo intercede per gli uomini, ma come Madre desidera che si manifesti la potenza messianica del Figlio, ossia la sua potenza salvifica volta a liberare l’uomo dal male. Dunque ciò che Maria vuole è che Gesù regni e che regni manifestando la sua potenza in favore dell’uomo.
La Madre di Cristo si presenta davanti a noi come portavoce della volontà del Figlio, come Colei che indica le esigenze che debbono essere soddisfatte affinché la potenza salvifica del Messia possa manifestarsi. Possiamo dire che attraverso la sua parola («fate quello che vi dirà»), Maria diventa la grande educatrice del popolo cristiano. Educa il popolo cristiano alla sequela di Gesù Re e Signore, educa il popolo cristiano alla costruzione del Regno accogliendo i cammini educativi che Dio ha proposto agli uomini e che la Chiesa propone agli uomini. Dopo questa parola non troviamo nei Vangeli nessuna altra parola di Maria. Possiamo dire che questa è una parola ultima, come un testamento per noi. Non solo ascoltare, ma “fare”, realizzare la parola che il suo Figlio ci rivolge.
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