15.01.2010di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, MilanoContinua anche in questa domenica l’epifania di Gesù, il suo manifestarsi. Dopo i Magi, dopo il battesimo nel Giordano, oggi a Cana, il primo segno. L’evangelista Giovanni parla proprio di un primo segno compiuto da Gesù. L’uso di questo termine, in luogo di quello abituale di “miracolo” è davvero significativo: l’epifania, la manifestazione non è immediata ma solo attraverso segni, indizi, tracce. Anche il neonato nella mangiatoia è un segno. Ai pastori gli Angeli dicono infatti: «Questo per voi il segno, troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia» (Lc 2,12).
Dal testo risulterebbe che Gesù e i suoi discepoli vennero invitati insieme a Maria quasi a motivo della presenza di lei a quella festa. Il Figlio di Dio sembra invitato a motivo della Madre e quindi è a Lei che dobbiamo questa introduzione di Gesù nel momento così intimo della vita di una famiglia. Maria è presente a Cana di Galilea come Madre di Gesù e in modo significativo contribuisce a quell’inizio dei segni che rivelano la potenza messianica del Figlio suo.
All’inizio di tutto c’è la potenza messianica di Gesù e Maria è totalmente rivolta a Gesù. In questa pagina sono racchiuse due parole pronunciate da Maria e proprio su queste parole vorrei sostare. Infatti grazie a queste parole si delinea chiaramente la funzione e il significato della maternità di Maria.
«Non hanno più vino»
Ecco la prima parola: «Non hanno più vino». Potrebbe sembrare una osservazione banale e invece questa parola mostra la sua sollecitudine per gli uomini, il suo andare incontro a essi nella molteplicità dei loro bisogni. La missione di Maria d’essere attenta a tutti i bisogni e a tutte le sofferenze dell’umanità comincia qui, in questo episodio di Cana. Viene a delinearsi la sua maternità che è una attenzione universale ai bisogni e alle sofferenze dell’uomo. Incomincia qui il rapporto di Maria con noi, la sua sollecitudine per noi. Essa ha cura di noi e questa sua capacità di amore e di attenzione ha inizio con questo piccolo gesto di attenzione a Cana per i giovani sposi.
È vero che questo segno è piccolo, si tratta di una piccola cosa umana («non hanno più vino»), ma questo segno in realtà allude a tutti i bisogni che assediano il cuore umano. Potremmo dire che Maria è uno sguardo attento a dare nome ai nostri bisogni, alle nostre carenze. La devozione del popolo cristiano che istintivamente ricorre a Maria nel momento del bisogno nasce proprio da questa certezza: Maria sa ciò che ci manca perché la nostra gioia sia piena.
«Fate quello che il mio Figlio vi dirà»
La seconda parola di Maria. Rivolgendosi ai servi dice: «Fate quello che il mio Figlio vi dirà». Maria è colei che chiama gli uomini a mettersi sotto la potenza di Gesù. Non viene Lei stessa incontro al bisogno degli sposi, ma li mette sotto l’azione potente e misericordiosa del suo Figlio. Ecco l’azione materna di Maria: ci ottiene l’aiuto di Cristo, la potenza salvatrice di Gesù di cui Lei si fa intercessione, mediazione. Maria si pone tra il suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze, sofferenze. Si pone in mezzo, fa da Mediatrice non come un’estranea, ma nella sua posizione di madre consapevole, che come tale può, anzi ha il diritto di far presenti i bisogni degli uomini. Maria intercede per gli uomini.
A Cana Maria non solo intercede per gli uomini, ma come Madre desidera che si manifesti la potenza messianica del Figlio, ossia la sua potenza salvifica volta a liberare l’uomo dal male. Dunque ciò che Maria vuole è che Gesù regni e che regni manifestando la sua potenza in favore dell’uomo.
La Madre di Cristo si presenta davanti a noi come portavoce della volontà del Figlio, come Colei che indica le esigenze che debbono essere soddisfatte affinché la potenza salvifica del Messia possa manifestarsi. Possiamo dire che attraverso la sua parola («fate quello che vi dirà»), Maria diventa la grande educatrice del popolo cristiano. Educa il popolo cristiano alla sequela di Gesù Re e Signore, educa il popolo cristiano alla costruzione del Regno accogliendo i cammini educativi che Dio ha proposto agli uomini e che la Chiesa propone agli uomini. Dopo questa parola non troviamo nei Vangeli nessuna altra parola di Maria. Possiamo dire che questa è una parola ultima, come un testamento per noi. Non solo ascoltare, ma “fare”, realizzare la parola che il suo Figlio ci rivolge.