Come si è formato il canone del NT?
La società ellenistica dei primi secoli del cristianesimo era altamente alfabetizzata. Ebrei e Greci, per diversi motivi, conoscevano l’importanza dei libri, della cultura, delle biblioteche. Ad Alessandria, la comunità ebraica, fin dal III secolo a.C. aveva tradotto in greco i libri dell’AT e perciò la diffusione della Bibbia divenne enorme anche perché la lingua della redazione originaria, l’ebraico, era ormai una lingua morta, soppiantata dall’aramaico. L’ebraico, tuttavia, rimaneva la lingua per eccellenza dei libri sacri e tutte le persone veramente colte dovevano apprenderla. La fissazione del canone, ossia il catalogo dei libri riconosciuti come ispirati da Dio, si sviluppò secondo criteri diversi in Egitto e in Palestina. In Egitto furono accolti nel canone anche libri come Ruth, Esther, Maccabei, Tobia, Siracide e una parte del libro di Daniele, perché erano molto letti, a differenza di ciò che accedeva in Palestina, dove fu deciso di accogliere come ispirati solamente i libri molto antichi, scritti in ebraico o aramaico. Si effettua così la distinzione tra libri protocanominci ossia accettati da tutti e libri deuterocanonici accettati dagli ebrei alessandrini e dai cristiani. Per il NT, fin dal IV secolo, fu necessario distinguere tra i libri sicuramente accolti da tutte le Chiese e altri libri che, o per problemi di contenuto o per scarsa diffusione nelle Chiese, furono considerati apocrifi. Questi libri, in qualche caso, erano stati composti da eretici che tentavano di suffragare la loro dottrina ricorrendo a una compilazione ad hoc (qualcosa del genere è avvenuto col Libro di Mormon, aggiunto alla Bibbia da Joseph Smith nel secolo XIX). Il canone del NT, già completo alla fine del IV secolo, fu messo in discussione da Lutero nel XVI secolo in seguito alla rottura con l’antica Chiesa. Il soggettivismo tipico di Lutero lo indusse ad affermare che <st1:PersonName ProductID="la Lettera" w:st="on">la Lettera</st1:PersonName> di Giacomo e alcune parti del Vangelo di Luca erano apocrifi perché enunciavano una dottrina opposta alla sua circa il valore salvifico della sola fides. Perciò, se nella Lettera di Giacomo si legge che “la fede senza le opere è morta”, certamente tale lettera deve risultare apocrifa e perciò va espunta dal canone del NT.<o:p></o:p>
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La gnosi
Col termine “gnosi” si intende la prima e fondamentale eresia comparsa in seno al cristianesimo. Fin dal 130 si fanno luce in oriente personaggi come Basilide, Valentino, Carpocrate e altri (alcuni tra loro erano molto ricchi), animati da un fiero atteggiamento antigiudaico (anche gli ebrei non scherzavano assumendo atteggiamenti anticristiani), che cominciarono ad affermare una presunta opposizione tra AT (età del Padre) e NT (età del Figlio) con l’invito ad abbandonare l’AT perché frutto di una religiosità ormai superata. Per quanto riguarda il NT cominciarono a sottoporre i suoi contenuti a una serie di interpretazioni desunte dalla filosofia neoplatonica, estremamente complicate e perciò comprensibili solamente dai sapienti (gnosi significa conoscenza). Detto in altri termini, non si salva chi ama, bensì solamente colui che può penetrare segreti sottratti alla possibilità di comprensione degli umili. La cosa interessante è che un’intera biblioteca di testi gnostici è stata ritrovata nel <st1:metricconverter ProductID="1945 a" w:st="on">1945 a</st1:metricconverter> Nag Hammadi, nei pressi del Cairo. Quei testi appaiono stupefacenti per la ricchezza di elucubrazioni misteriosofiche, perfettamente adeguate al gusto attuale che ripropone la mentalità gnostica in tutti i suoi aspetti (gli autori gnostici rivelano tutti la tendenza a svalutare gli aspetti sacramentale e ascetico come cammino fondamentale per l’unione con Dio).<o:p></o:p>
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Il controllo di pagani ed ebrei sui testi del NT
I libri del NT si presentano tutti, anche l’Apocalisse come libri storici, non come leggende o epopee fantasiose. Cristo è stato un uomo reale, non un fantasma. Egli patì sotto Ponzio Pilato, i cui Atti furono giudicati dal senato romano nel corso di un processo. I genitori di Cristo andarono per il censimento a Betlemme, luogo d’origine della famiglia, come tutti potevano verificare. La crocifissione di Cristo fu un fatto pubblico ben conosciuto da tutti gli ebrei e registrato anche dalle fonti pagane. La resurrezione di Cristo fu costatata dai Dodici e poi da molti altri (più di cinquecento) alcuni dei quali erano ancora vivi quando furono redatti i Vangeli. Peraltro, dopo l’82, in seguito alle decisioni assunte dai maggiorenti di Palestina riuniti a Jamnia per concordare un’azione comune contro gli ebrei cristiani, avvenne un radicale mutamento di prospettiva nei loro confronti. Tale atteggiamento ostile degli ebrei, già affiorato nel corso dei viaggi missionari di Paolo di Tarso, comportò l’esclusione degli ebrei cristiani dalle sinagoghe. Fino a quel momenti gli ebrei erano stati considerati gli interlocutori privilegiati dei cristiani, ma a Jamnia fu deciso di procedere per linee separate. Era una decisione dura perché nelle sinagoghe confluivano tutte le notizie utili per il commercio e la navigazione e perciò l’allontanamento degli ebrei cristiani segnò l’inizio della loro discriminazione anche economica. Nel Talmud sono confluiti numerosi testi anticristiani, in qualche caso anche vere e proprie diffamazioni. Dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme scomparvero anche le sette ebraiche come Esseni, Sadducei, Zelati, Sicari, con finale trionfo dei soli Farisei, ossia della componente fondamentalista e ritualista che nei Vangeli viene costantemente criticata da Cristo (“sepolcri imbiancati”, “razza di vipere” ecc.). Per tutti questi motivi, i libri del NT furono costantemente scrutati anche da lettori maldisposti che, se avessero trovato discrepanze evidenti rispetto alla verità storica, certamente avrebbero dato vita a clamorose denunce. Le critiche malevole nei confronti dei cristiani, a parte quelle popolari che hanno l’aspetto di dicerie, furono raccolte da Celso nel II secolo, che nel suo libro Discorso vero, accusava i cristiani di essere gentucola priva di cultura, che accettava schiavi nelle loro riunioni e che dunque era sostanzialmente ignorante. Con ciò abbiamo anche un accenno alla supposta modestia letteraria degli scritti del NT che noi, al contrario, consideriamo un prodigio di comunicazione efficace, un distillato di chiarezza al riparo di qualunque fronzolo retorico che, col passare delle mode passeggere, confina irrimediabilmente un testo in una ben determinata stagione letteraria.
Il NT è il testo più esaminato della storia, anche al presente, proprio per la sua capacità di parlare a tutte le epoche. Origene, nel III secolo, confutò brillantemente il Discorso vero di Celso, andato perduto, ma di cui conosciamo il contenuto precisamente attraverso le risposte di Origene: le due opere erano ben presenti ai pagani che le discutevano. Ancora più tardi, da Plotino a Microbio, la cultura ufficiale pagana attuò una sorta di congiura del silenzio nei confronti dei cristiani, come se essi non fossero mai esistiti, ma quando nel secolo IV comparve una vigorosa letteratura cristiana al tempo dei grandi Padri della Chiesa, in latino e in greco, la cultura pagana risultò minoritaria e frivola, se paragonata alla letteratura cristiana che a partire dall’editto di Milano di Costantino (313) si apprestava ad assumere rilevanti responsabilità politiche per assicurare la sopravvivenza dell’Impero romano.
Può risultare significativo l’episodio raccontato dall’ultimo storico pagano, Ammiano Marcellino, ammiratore di Giuliano l’Apostata, il grande imperatore morto in battaglia contro i Persiani nel 363. Ammiano racconta che quell’imperatore permise agli Ebrei di raccogliere materiali da costruzione per riedificare il tempio di Gerusalemme (sarebbe stato il terzo tempio che non c’è mai stato e che è difficile ipotizzare perché dovrebbe sorgere sull’area della notissima moschea che va sotto il nome di Cupola della Roccia). Per i cristiani sarebbe stata una specie di confutazione della profezia di Gesù circa la distruzione definitiva del tempio. Ammiano racconta che un fuoco misterioso calcinò le pietre e gli altri materiali da costruzione, ma senza alcun intervento dei cristiani che, in caso contrario, non si sarebbe mancato di rilevare (cfr Ammiano Marcellino, Storie, lib. XXIII, 2-3).<o:p></o:p>
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Conclusione
<st1:PersonName ProductID="La Bibbia" w:st="on">La Bibbia</st1:PersonName> rimane il libro della letteratura mondiale esaminato più a fondo e in esso è contenuto il NT. Tutti i tentativi di confutare i suoi fondamenti storici, ossia l’esposizione di fatti realmente accaduti, sono falliti abbastanza miseramente. Sopravvivono le interpretazioni esoteriche, soggettive, a beneficio di associazioni misteriose che avrebbero avuto il privilegio di conoscere la reale successione dei fatti, perseguitati dalla Chiesa ufficiale che avrebbe imposto una colossale mistificazione della storia, un’immensa menzogna mantenuta ricorrendo all’assassinio di coloro che avessero sentore del grande complotto. In questo modo sono stati costruiti numerosi romanzi di forte impatto emotivo, letti avidamente dalle segretarie in metropolitana e prontamente trasformati in film di sicuro successo. Nell’immaginario collettivo viene perciò rafforzata una vulgata del cristianesimo che non ha alcun fondamento scientifico, ma offrendo in cambio l’ebbrezza del mistero e dell’arcano, che la modesta esposizione dei fatti veri non possiede.
Dobbiamo abituarci a una specie di doppia esposizione della storia: da una parte quella fondata su fatti criticamente esaminati; dall’altra una storia che prospera nell’immaginario collettivo, malgrado l’inconsistenza dei fondamenti addotti. Questa asimmetria assume aspetti paradossali quando si costata che ci sono alcuni i quali si accostano agli studi di esegesi del NT nel tentativo di trovare il fondamento scientifico delle proprie fantasie criptiche.
http://www.confrancesco.it/it/default.asp?id=23&ACT=5&content=300&mnu=23