IL SOFFIO DELLO SPIRITO NELLA PREGHIERA

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enricorns
00martedì 28 aprile 2009 16:16
 

III capitolo

IL SOFFIO DELLO SPIRITO NELLA PREGHIERA

Proclamazione della Parola

<La Parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore, con gratitudine, salmi, inni e cantici spirituali> (Col 3,16).

<Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio> (Rm 8,27).

Il Magistero

<Il soffio della vita divina, lo Spirito Santo, nella sua maniera più semplice e comune, si esprime e si fa sentire nella preghiera. E’ bello e salutare pensare che, dovunque si prega nel mondo, ivi è lo Spirito Santo, soffio vitale della preghiera. E’ bello e salutare riconoscere che, se la preghiera è diffusa in tutto l’orbe, nel passato, nel presente e nel futuro, altrettanto estesa è la presenza e l’azione dello Spirito Santo, che alita la preghiera nel cuore dell’uomo in tutta la gamma smisurata

delle situazioni più diverse e delle condizioni ora favorevoli, ora avverse alla vita spirituale e religiosa > (Giovanni Paolo II, Dominum et Vivificantem, n.65).

La viva tradizione della Chiesa

<Quando si vive secondo lo Spirito e non secondo l’uomo, quando ci comportiamo in modo che cisi potrebbe chiamare dei, il nostro cuore si colloca in una specie di firmamento spirituale, dove si rinsalda in maniera più piena e perfetta la nostra fede nella verità di Colui che per noi si è degnato di farsi uomo. Il nostro cuore si apre all’adorazione vera e appropriata del Signore. Quando esultanti nello Spirito adoriamo il Signore nostro Gesù, lodiamo Dio due volte. Tale adorazione,

infatti, unisce la lode che si eleva al Padre, per il fatto che ci proclamiamo peccatori, alla lode che allo stesso Padre tributiamo ringraziandolo per la gloria della risurrezione di Gesù, da cui deriva e da dove si raccoglie “la totalità delle opere molte belle del Signore> (cf Sir 39,21).

Riflessione biblica

Il termine canti spirituali rimanda ad un'altra espressione ricorrente nell’A.Testamento, in special modo nei Salmi e nel libro dell’Apocalisse, e cioè “canto nuovo(cf Gdt 16,13; Sal 33,3; 40,4; 96,1; 98,1; 144,9; 149,1; Is 42,10). Il vero cantare nella Bibbia significa, nella maggior parte dei casi, lodare Dio, confessare la Sua Signoria sul male, sulla morte, sui nemici. La lode è il più delle

volte manifestazione del dono della liberazione operata da Dio per la salvezza del suo popolo.

Cantare la lode a Dio vuol dire fare memoria dell’agire salvifico di Dio e, nel contempo, fare esperienza della Sua presenza viva ed efficace. L’aggettivo “nuovo” non indica semplicemente qualcosa di inedito (cf Is 48,6) ma un evento di rinascita di cui l’orante é testimone diretto. Il canto/lode è nuovo perché scaturisce da un cuore nuovo, ricreato dalla grazia, guarito, purificato.

Tale esperienza conduce l’orante a una nuova conoscenza di Dio, a nuove intuizioni spirituali, a nuove aperture profetiche, che lo dispongono ad accogliere in maniera nuova la volontà di Dio.

Anche il libro dell’Apocalisse cita frequentemente l’esperienza del canto nuovo da parte dei redenti, di coloro che adorano l’Agnello (cf Ap 5,9). Per i non credenti rimane un fatto sconosciuto e indecifrabile (Ap 14,3). Il canto nuovo, secondo il libro dell’Apocalisse, acquista una dimensione storica ed escatologica, immanente e trascendente. Tra la Gerusalemme terrestre e quella celeste vi

è una continuità misteriosa data dal canto nuovo che i credenti sperimentano nella concretezza della loro storia e che esprimono in modo particolare in un contesto liturgico. La lode è già anticipazione della realtà escatologica, della piena manifestazione della gloria di Dio.

Il canto nuovo scaturisce da un cuore ricolmo di Spirito Santo (cf Col 3,18). Senza lo Spirito Santo la nostra preghiera è un semplice e insignificante “boccheggiare” che non ci consente di entrare in relazione con la presenza di Dio. Noi, afferma S.Paolo, non sappiamo come pregare e cosa domandare (cf Rm 8,27) perché siamo spesso agitati e condizionati dal nostro egoismo e dal desiderio di vedere soddisfatti i nostri bisogni, incapaci di accogliere i desideri dello Spirito. Per questo motivo lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, alla nostra incapacità di pregare. Lo Spirito Santo ci educa alla preghiera: Egli, infatti, come fa una madre nei riguardi del proprio figlio,

ci conduce a riconoscere Dio come Padre e ci fa partecipare al grido del Figlio di Dio che dice: Abbà, Padre (cf Rm 8,15; Gal 4,6). L’esperienza fondamentale del credente rigenerato dallo Spirito, che nasce a vita nuova, è il grido ispirato dallo Spirito che diventa preghiera, comunicazione e dialogo con Dio Padre.

Applicazioni

Lo Spirito Santo suscita la preghiera ed è oggetto della nostra preghiera. Lo Spirito è il protagonista della preghiera cristiana perché senza di Lui non c’è possibilità di relazione con Dio. La preghiera è qualcosa che ci precede e ci viene offerta in dono dallo Spirito Santo.

Dove c’è esperienza di Spirito Santo c’è anche la preghiera; essa diventa un modo “naturale” di vivere davanti a Dio, di concepire la propria esistenza umana. La preghiera autenticamente mossa dallo Spirito non conduce a nessuna evasione dalla storia, dalla quotidianità ma illumina il vissuto umano.

Pregare nello Spirito significa vivere davanti a Dio, comunicare ciò che siamo, portare a lui la nostra vita, storia spesso lacerata, per portare la sua luce, la sua forza nella nostra condizione umana. La preghiera è un cammino di relazione con Dio che si esplicita nel quotidiano.

Lo Spirito non solo è protagonista della preghiera ma è anche l’oggetto invocato, desiderato (cf Lc 11,14).

Noi preghiamo chiedendo con insistenza e fiducia, anzitutto, il dono dello Spirito Santo per acquisire una crescente docilità interiore e una profonda conoscenza di Dio e di noi stessi.

Per questo motivo ogni preghiera inizia invocando lo Spirito Santo, il dono per eccellenza, che ci comunica i desideri di Dio, il pensiero di Cristo e ci fa comprendere le cose spirituali per vivere da uomini spirituali (cf 1Cor 1,14-16).

Esplicitazioni

_ Chiedere con rinnovata fiducia il dono dello Spirito per imparare l’arte della preghiera affinché sia potentemente rafforzato l’uomo interiore (cf Ef 3,16).

_ Trovare spazi di interiorità per ascoltare la voce dello Spirito che parla attraverso le Sacre Scritture, nel profondo del nostro cuore, mediante gli eventi quotidiani, per sottomettere a Dio la propria intelligenza e la propria volontà.

Brani biblici

Isaia 42,10; Salmo 33,3; 40,4; 96,1; 98,1; 144,9; Apocalisse 5,9; 14,3; 15,3; Luca 11,13; Romani

8,26; Giuda 20.

Bibliografia essenziale

Il canto della rana, Musica e teologia nella Bibbia, Gianfranco Ravasi, David Maria Turoldo,

Edizione Piemme 2003;

I Carismi del canto e della danza, Giuseppe Bentivegna, Edizioni RnS, Roma 2005;

Lo Spirito prega in noi, Andrè Louf, Edizione Qiqajon 1995

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