IV Domenica dopo Pentecoste

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enricorns
00sabato 27 giugno 2009 15:23
Messa vigiliare della IV Domenica dopo Pentecoste

VANGELO DELLA RISURREZIONE

Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Luca 24, 9-12

Tornate dal sepolcro, le donne annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
Cristo Signore è risorto!
® Rendiamo grazie a Dio!
enricorns
00sabato 27 giugno 2009 15:30
Gn 18,17-21;19,1.12-13.15.23-29; Sal 32; 1Cor 6,9-12; Mt 22,1-14
 
 
 
Domenica, IV dopo Pentecoste
LETTURA
Lettura del libro della Genesi 18, 17-21; 19, 1. 12-13. 15. 23-29

In quei giorni. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso». Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandato a distruggerli». Quando apparve l’alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città». Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale. Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace. Così, quando distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.

SALMO
Sal 32


® Il Signore regna su tutte le nazioni.
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. ®

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. ®

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. ®

EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6, 9-12

Fratelli, non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomìti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 22, 1-14

In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
enricorns
00sabato 27 giugno 2009 15:33
Commento al Vangelo del 28 giugno
Il convito e l'abito
IV Domenica dopo Pentecoste 
26.06.2009
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


La pagina evangelica risulta chiaramente dalla unione di due testi, due parabole accostate: la prima costruita attorno al simbolo del convito di nozze, la seconda al simbolo dell’abito di nozze.
Il simbolo del convito è immediatamente eloquente, è simbolo universale. Prendere parte a un banchetto vuol dire ben più che semplice nutrimento, è gesto carico di significati: convivialità, amicizia, festa, comunione tra le persone. Non stupisce allora che in tutte le tradizioni religiose il pasto comune sia usato come simbolo espressivo della comunione degli uomini con Dio, simbolo del nostro destino.
La prima lettura descrive appunto, attraverso il simbolo del convito, la definitiva comunione di tutta l’umanità con Dio. Per questo il gesto centrale della fede cristiana è un convito, un pasto rituale espressivo della convivialità umana e della comunione con Dio. La parabola odierna adopera questo simbolo per indicare l’intenzione di Dio di convocare tutta l’umanità a una festa eterna. Tutta l’umanità. Certo, i primi destinatari non hanno accolto l’invito, ma i doni di Dio sono senza pentimento e quindi altri vengono invitati, anzi tutta l’umanità, con un gesto di sconfinata larghezza. Buoni e cattivi, belli e brutti, anche l’ultimo e malconcio rottame umano abbandonato lungo una siepe campestre è raggiunto dall’invito: Vieni anche tu alla festa. Questo è l’Evangelo, la gioia dell’Evangelo.

Invito alla gioia

I discepoli di Gesù hanno consapevolezza di dover essere anzitutto banditori di questo lieto annuncio: Dio viene e ci chiama, vuole sottrarci all’isolamento per convocarci nel suo popolo nel convito del suo Regno. Prima di qualsiasi precetto morale, prima dei comandi e dei divieti, prima di ogni altra parola deve risuonare l’invito alla gioia dell’Evangelo. Perché la sala sia stracolma e sia festa per tutti.
La prima parabola si ferma qui, sulla soglia della sala affollata da una umanità che, nonostante le fatiche e le brutture che ne sfigurano il volto, è ormai chiamata alla gioia della comunione con Dio. Sarebbe bello fermarsi qui, sulla soglia della sala e godere la gioia che dilaga tra tutti i commensali. Perché a questa prima scena ne segue una seconda francamente spiacevole, che guasta il clima festoso?
La seconda parabola si concentra su un altro simbolo: l’abito per la festa. Anche questo è simbolo universale: abbiamo abiti diversi per le diverse circostanze della vita, abiti da lavoro e abiti della festa, abiti da cerimonia e abiti casual per le occasioni meno impegnative. Il nostro modo di vestire parla di noi, manifesta i nostri sentimenti interiori.

Richiamo impegnativo

Ricordo un giorno di 47 anni fa quando davanti all’altare mi tolsi la giacca e mi rivestii della lunga veste nera. E ricordo le parole: Ti sei spogliato dell’uomo vecchio e ti sei rivestito dell’uomo nuovo, Gesù. Così iniziavo il cammino verso il sacerdozio. Valore simbolico della veste che dice la condizione interiore dell’uomo, manifesta il suo cuore. Allora non si può stare nella festa del banchetto se il cuore, lo stile di vita non è coerente, se mancano adeguate condizioni di vita.
Notiamo allora il trapasso dalla prima alla seconda scena. Dall’invito a tutti, carico di gioia e di festa, al richiamo impegnativo ad avere le condizioni adeguate, coerenti con l’invito stesso. L’accostamento di queste due parabole indica una progressiva presa di coscienza da parte della Chiesa: essa deve anzitutto diffondere a tutti il lieto appello alla comunione festosa con Dio, ma al tempo stesso farsi maestra che indica gli atteggiamenti, i comportamenti, gli abiti degni di questa lieta comunione con Dio.
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