Il cardinale presidente della Cei Angelo Bagnasco in visita agli alluvionati di Messina Responsabilità e interrogativi di fronte alle calamità
Messina, 29. Chi ha precise responsabilità deve fare la propria parte per accelerare la ricostruzione, così come è necessario attrezzarsi per evitare future sciagure. Ma è altrettanto doveroso riflettere su una realtà, drammatica e ineludibile, quale la presenza del male e della sofferenza nel mondo. Questi, in sintesi, i concetti espressi dal presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, nel corso della visita compiuta ieri a Messina e negli altri piccoli centri colpiti dall'alluvione che il 1° ottobre scorso ha provocato trentasette vittime accertate - sei le persone ancora disperse - insieme a danni ingenti. Il porporato, giunto nella città dello Stretto per la celebrazione conclusiva del centenario del terrificante sisma del 1908, ha così portato la vicinanza dell'episcopato italiano alla popolazione colpita da lutti e alle tante persone (circa duemila) rimaste senza tetto. Vicinanza già espressa dalla Cei nell'immediatezza degli eventi - come ha ricordato l'arcivescovo di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana - con lo stanziamento di un milione di euro e con l'invito a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas italiana.
"Chi ha responsabilità amministrative - ha detto Bagnasco visitando la frazione di Giampilieri - deve essere certamente in primo piano di fronte a tutti gli altri per superare queste difficoltà e queste calamità. Certo se ognuno fa la sua parte in modo tempestivo e responsabile, i problemi si risolvono al meglio sempre". La Chiesa - ha assicurato - "farà la sua parte per dare degli aiuti economici agli alluvionati". In questi casi, però, quello che più conta è "non scoraggiarsi" e il cardinale ha detto di aver incontrato della "gente che è decisa a reagire" e che "certamente spera di uscire da questa tragedia nel modo più rapido e migliore possibile". Una riflessione che si è fatta poi più approfondita nel corso della messa celebrata nel pomeriggio nella cattedrale di Messina. "Ogni sventura che percuote l'anima e segna la carne - ha detto Bagnasco nell'omelia - ci pone delle domande legittime: potevamo evitare le cose? Era possibile prevedere e prevenire? Oppure tutto era troppo imponderabile? Interrogarci è giusto e anche doveroso al fine di migliorare l'azione futura". Tuttavia - ha aggiunto - "è opportuno lasciarci richiamare anche ad altre considerazioni". Interrogativi che, senza cedere alla rassegnazione e al fatalismo, "ci rendono più realisti e meglio attrezzati interiormente davanti alla realtà del male nel mondo, il male che assume la veste della sofferenza fisica e della sofferenza morale". Un mistero rischiarato dalla luce del Natale. "Dio è venuto per tutti - ha concluso - per riscattare ciascuno dalle sue solitudini e dall'oscurità delle sue sofferenze".
(©L'Osservatore Romano - 30 dicembre 2009)