Il cardinale Bertone ordina tre nuovi vescovi : Segni del Dio vicino

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S_Daniele
00domenica 13 dicembre 2009 08:53
Il cardinale Bertone ordina tre nuovi vescovi

Segni del Dio vicino



"Vescovi dell'Avvento" chiamati a risvegliare nei cuori dei fedeli l'attesa di Dio:  è questa, per il cardinale Tarcisio Bertone, la missione affidata da Benedetto XVI a Jean Laffitte, della Comunità dell'Emmanuel, nuovo segretario del Pontificio Consiglio della Famiglia, al salesiano Mario Toso, nuovo segretario del dicastero Iustitia et Pax, e all'orionino Giovanni D'Ercole, ausiliare dell'Aquila, che nel pomeriggio di sabato 12 dicembre, hanno ricevuto l'ordinazione episcopale nella basilica Vaticana.
 
Cardinali, presuli, sacerdoti, religiosi, consacrate e molti fedeli - tra i quali familiari e amici, autorità e personalità - si sono uniti ai tre ordinandi, durante il rito presieduto dal segretario di Stato. Conconsacranti principali sono stati il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e monsignor Giuseppe Molinari, arcivescovo dell'Aquila.
All'omelia il cardinale Bertone si è soffermato sulla definizione di "vescovi dell'Avvento" scelta per i tre presuli, ricordando come lo stesso Pontefice abbia più volte sottolineato "che la prima necessità del nostro tempo è riportare Dio nel mondo. Nel mondo Dio c'è - ha aggiunto - ma spesso non è riconosciuto; né Lui vuole imporsi alla nostra attenzione. Dio bussa alla porta, e aspetta che noi apriamo. È Lui il primo, in un certo senso, ad "attendere"". Per questo "occorre aprire la mente e il cuore, imparare ad accoglierlo, ascoltarlo, per giungere a capirlo, amarlo, adorarlo".

Ma - si è chiesto il porporato - "come fare per risvegliare nei cuori l'attesa di Dio? Forse - è stata la risposta - prima di "come fare", sarebbe meglio domandarsi "come essere"". Del resto gli uomini di Chiesa sono "segno del "Dio vicino" - ha detto con un'altra espressione mutuata da Papa Ratzinger - prima di tutto con il nostro modo di essere. Se siamo uomini di preghiera, i fedeli lo percepiscono. Sentono che in noi c'è una profondità, che Dio abita in noi; se ne accorgono dallo sguardo, dal nostro modo di ascoltare, di parlare. Un Pastore che porta nel suo cuore l'attesa di Dio - ha aggiunto - la può suscitare negli altri, come una bella amicizia invita spontaneamente ad avvicinarsi all'amico, a conoscerlo, ad apprezzarlo".

Si tratta, secondo il segretario di Stato, di un aspetto ben evidenziato dal contesto liturgico:  l'ordinazione che avviene in Avvento, infatti, ricorda ai nuovi vescovi che essi devono essere "ministri della gioia". Quella gioia "che Cristo dona ai suoi Apostoli; quella gioia che voi stessi oggi provate e che ricevete in dono quale frutto dello Spirito Santo; quella gioia che già a lungo, in quanto sacerdoti, avete dispensato ai fedeli, mediante il Vangelo e i Sacramenti, mediante la vostra testimonianza". Tutto questo - ha affermato il cardinale Bertone - viene portato a pienezza dalla consacrazione episcopale, così che diventi patrimonio della vostra nuova missione, nei rispettivi campi di servizio ecclesiale, affinché possiate portare tutta la forza redentrice e liberatrice del messaggio evangelico".

Quindi facendo riferimento alle letture proclamate durante la celebrazione, il segretario di Stato si è soffermato sull'insegnamento che un vescovo può trovare nella predicazione del Battista. "Nel nostro ministero noi dobbiamo sempre dare innanzitutto esempio di giustizia, e ricordare alle persone, ai diversi gruppi sociali e professionali, che il primo dovere del cristiano è fare bene ciò che è di sua pertinenza. Specialmente nel trattare con i laici, è fondamentale, come insegna il Vaticano ii, far sentire loro il valore della competenza, della responsabilità nella famiglia e nel lavoro, come pure negli ambiti dell'impegno sociale e civile".

Successivamente il porporato ha auspicato "una condotta retta e giusta" poiché il vescovo è chiamato, oltre che a praticare questa via, a educare a essa il popolo. Quindi ha esortato a bruciare ogni residua intemperanza dell'io, perché "attraverso di voi, e certamente anche mediante le vostre buone qualità, sia sempre Cristo ad agire con la forza dello Spirito Santo".

Certo, la loro "fedeltà a Cristo e alla Chiesa è ben provata da lungo tempo" e "il popolo cristiano ha avuto modo di apprezzare le virtù e di sperimentare la carità" dei tre nuovi presuli, che nei diversi ambiti del servizio ecclesiale finora svolto "hanno dimostrato passione per la verità e attaccamento alla sana dottrina; abnegazione nel lavoro e spirito di sacrificio". Ma - ha avvertito il cardinale Bertone - "oggi tutto questo viene nuovamente offerto a Dio perché Egli porti a compimento l'opera che ha iniziato".

Infine il cardinale ha rivolto un invito personale a ciascuno dei tre:  a monsignor Laffitte ha chiesto di proseguire con rinnovato slancio il servizio alla Santa Sede e alla Chiesa universale in un ambito così importante qual è quello della famiglia, "in un'epoca in cui più che mai la Chiesa, con la sua voce e con la sua testimonianza, appare profetica nel difendere e promuovere" l'istituto familiare; al confratello Mario Toso il cardinale salesiano ha chiesto di "mettere le sue competenze a disposizione del Sommo Pontefice, affinché il suo Ministero possa sempre meglio orientare l'umanità sulle vie dell'autentico sviluppo"; e a monsignor D'Ercole, che dopo un servizio ventennale nella Segreteria di Stato ritorna al lavoro pastorale diretto, ha rammentato che il Papa lo invia a una Chiesa molto provata dal recente terremoto, perché "possa manifestare la sua sollecitudine e animare e organizzare la speranza".

In precedenza, venerdì 11, il segretario di Stato aveva presieduto la celebrazione eucaristica in occasione del Natale, per il consiglio direttivo, la giunta e i dipendenti dell'Unione degli industriali e delle imprese di Roma (Uir), presso la sede di via Noale. Commentando le letture, il porporato ha definito il Natale la "festa dell'umanità nuova" che invita i "credenti a essere nel mondo fermenti di novità". Con la nascita di Gesù - ha argomentato - "nasce l'umanesimo cristiano, cioè una concezione più alta dell'uomo, della sua identità e della sua dignità". Da qui l'esortazione a sollevare lo sguardo oltre le difficoltà quotidiane e ad accogliere le persone che sperimentano la malattia, l'anzianità, l'abbandono e l'emarginazione. Citando il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa e l'enciclica Caritas in veritate ha quindi auspicato che gli imprenditori sappiano "non soltanto far funzionare l'impresa dal punto di vista del profitto, ma anche aprirsi alle responsabilità sociali", soprattutto ponendo "al primo posto i valori evangelici per creare una cultura civile di impresa e promuovere la dignità della persona umana e le finalità autentiche del lavoro". C'è bisogno, in pratica, di "una nuova sintesi tra efficienza economica e sviluppo integrale dell'uomo". E questo è di conseguenza "il compito dell'imprenditore cristiano" individuato dal cardinale Bertone, che ha infine assicurato la presenza della Chiesa "al fianco degli imprenditori, come pure dei lavoratori dipendenti, per offrire spazi e strumenti per una concezione dell'impresa che vada nella direzione di tale sintesi".


(©L'Osservatore Romano - 13 dicembre 2009)
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