Il cardinale Rodé inviato speciale del Papa in Romania e Montenegro

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S_Daniele
00lunedì 19 ottobre 2009 18:41



Il cardinale Rodé inviato speciale del Papa in Romania e Montenegro

Il primato dell'amore di Dio per vincere le crisi sociali e politiche


"Nel riconoscere il primato dell'amore di Dio c'è anche la soluzione delle crisi sociali e politiche di un mondo che perseguita i cristiani con strategie meno cruente del passato ma sempre gravi":  è questo il messaggio che ha fatto da filo conduttore alle due missioni compiute, come inviato speciale del Papa, dal cardinale Franc Rodé in Romania e in Montenegro. Il 29 settembre ha celebrato il millennio dell'arcidiocesi di Alba Iulia in Transilvania e il 17 ottobre i 1200 anni della traslazione delle reliquie di san Trifone da Costantinopoli a Cattaro.
Due diocesi che hanno conosciuto la persecuzione in anni recenti e che oggi cercano faticosamente di rialzarsi dopo essere state ridotte praticamente a zero. Una volontà espressa anche dall'imponente partecipazione popolare alle celebrazioni. Il cardinale Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, ha indicato la strada del ricupero delle antiche radici di fede per affrontare i problemi di oggi e ha portato l'incoraggiamento e la benedizione del Papa.
Rivolgendosi ai cristiani di Transilvania, ha riaffermato che contro le crisi politiche e sociali di oggi "è necessario tornare al primato dell'amore nonostante che il mondo ne faccia sorgente di indescrivibili bassezze, lo confonda col piacere, lo sconsacri nell'innocenza, lo derida nella sua integrità, lo mercanteggi nella sua debolezza, lo esasperi per renderlo complice della passione". È con la loro stessa vita che i cristiani devono testimoniare "l'amore di Dio in un mondo divorato dall'egoismo individuale e collettivo, da antagonismi, inimicizie, gelosie, lotte di interesse e di classe e guerre". Controcorrente secondo il Vangelo, i cristiani "devono perdonare le offese e servire i poveri, senza calcoli o cercare elogi".
"La nostra cultura - ha proseguito - è segnata da problemi provocati da un materialismo economicista, ancor più aggressivo e sfrontato in questo periodo di crisi. La libertà svincolata dalla verità e da ogni norma morale crea solo ingiustizia, violenza. La risposta cristiana non è una teoria astratta, ma la persona di Cristo risorto" testimoniato dalla Chiesa.
"La vostra comunità è antichissima - ha detto - e le radici della sua storia giungono all'anno 1009 quando santo Stefano re di Ungheria mise le basi della diocesi di Transilvania. Avete resistito a gravi prove, mantenendo intatta e pura la fedeltà a Cristo e alla Chiesa". In particolare ha ricordato il "dramma della spietata persecuzione e la figura di monsignor Aaron Marton (1896-1980), vescovo di questa diocesi, prima incarcerato e poi costretto a vivere in domicilio coatto".
Il cardinale Rodé ha concluso la celebrazione in Transilvania auspicando che "tutti i cristiani maturino una fede sempre più forte, umile e capace di trasformare anche la società. Deve prevalere ovunque il senso della verità e dell'impegno responsabile, perché tutti cooperino al bene comune".
In Montenegro il cardinale ha ripreso i temi affrontati in Romania. La celebrazione a Cattaro è stata anche occasione per rinsaldare i legami tra Santa Sede e Montenegro, primo stato balcanico a stipulare un concordato nel 1886:  il primo re montenegrino Mihailo ricevette la corona da Gregorio VIIi nel 1077.
Lo spunto per un messaggio di speranza e riconciliazione è venuto dalla memoria di san Trifone, comune con gli ortodossi, patrono della diocesi - suffraganea dell'arcidiocesi croata di Split-Makarska - che si affaccia sul "golfo dei santi", come sono anche chiamate le Bocche di Cattaro. Trifone, nato nell'attuale Turchia, aveva appena 18 anni quando venne ucciso nel 250 a Nicea dall'imperatore Decio per essersi rifiutato di sacrificare agli idoli pagani. Una testimonianza "che interpella i cristiani di oggi", rimasta viva per 1200 anni nella storia della gente di Cattaro. "Trifone - ha detto il cardinale Rodé - sapeva bene che su Cristo non si fanno patteggiamenti. Questo vale anche per noi, 1759 anni dopo la sua morte. Ogni periodo storico ha visto persecuzioni contro i cristiani:  trenta milioni sono state le vittime solo nel secolo scorso, segnato dalle tre ideologie atee nazista, fascista e comunista. Eppure oggi si parla a malapena dei delitti commessi contro la Chiesa dai comunisti".
L'inviato del Papa ha affermato che "i nemici del cristianesimo oggi hanno cambiato tattica, usano metodi sofisticati di persecuzione rispetto al passato. Puntano sull'imposizione di principi atei, capovolgendo il sistema dei valori, promulgando leggi contro natura. E tutto in nome di un presunto progresso". In alcuni Paesi "i persecutori in modo discreto non consentono ai cattolici di essere equiparati agli altri cittadini, soprattutto dove sono una minoranza". E ha concluso chiedendo di "non far passare sotto silenzio la cancellazione delle radici cristiane".


(©L'Osservatore Romano - 19-20 ottobre 2009)
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