Il cardinale Tarcisio Bertone a Montecitorio per ricordare la visita di Papa Wojtyla

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S_Daniele
00venerdì 13 novembre 2009 19:07



Il cardinale Tarcisio Bertone a Montecitorio per ricordare la visita di Papa Wojtyla al Parlamento

Le leggi dello Stato non devono ledere i diritti della persona


12 novembre 2002:  una data che ha segnato la storia dei rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica. È quella della prima visita di un Papa al Parlamento della Repubblica. A compierla fu Giovanni Paolo II. Per commemorare l'evento, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, si è recato, giovedì sera 12 novembre, a sette anni esatti dalla visita, a Montecitorio per assistere alla proiezione del documento filmato "Credo", curato da Alberto Michelini, mentre per la colonna sonora Andrea Bocelli ha interpretato alcuni canti sacri.
Il cardinal Bertone al suo arrivo è stato accolto dal presidente della Camera Gianfranco Fini, dall'arcivescovo Rino Fisichella e dall'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi. Il segretario di Stato e Fini, prima della proiezione del filmato avvenuta nella sala della Lupa, si sono intrattenuti in colloquio privato, nello studio del presidente della Camera. Precedentemente alla proiezione il cardinale Bertone ha tracciato un breve profilo di Giovanni Paolo II. "Egli - ha esordito - non ha mai fatto mistero della sua malattia, non ha mai tentato di nasconderla. Attraverso la sua sofferenza fisica ci ha richiamato il valore del Vangelo della vita che impegna tutti, singoli, famiglie, associazioni e Istituzioni, ad adoperarsi "affinché le leggi dello Stato non ledano in nessun modo il diritto alla vita", anzi promuovano "la difesa dei diritti fondamentali della persona umana, specialmente di quella più debole", sia essa embrionale o morente". "Indubbiamente - ha aggiunto il porporato - come il Pontefice ricordava proprio nell'Aula di Montecitorio, questi valori appartengono alla radice più profonda della tradizione e della cultura del Popolo italiano. Nella nostra terra - affermava il Papa - "l'annuncio evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà ricca di valori universali". Egli ha voluto così esprimere il suo amore per l'Italia, terra che aveva imparato a conoscere fin da quando, ancora giovane sacerdote, era venuto nell'Urbe per completare gli studi".
"Non si può non rimarcare che Giovanni Paolo II - ha aggiunto il segretario di Stato - ha dimostrato anche di avere doti di grande comunicatore, capace di dialogare in modo autentico e proficuo con i tanti interlocutori che ha avuto occasione di incontrare. Egli, tuttavia, ha sempre inteso affermare che alla base di ogni vero dialogo deve regnare l'amore per la verità, potremmo dire lo "splendore della verità", riprendendo il titolo di una sua nota enciclica".
Il cardinale Bertone ha poi riproposto alcuni passaggi del discorso che Papa Wojtyla pronunciò dinnanzi al Parlamento italiano mettendo in guardia dal "rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo etico". "Tale alleanza - ha ricordato - "toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità". Forte di tale convinzione, la Chiesa considera perciò suo dovere intervenire sui temi che riguardano da vicino la crescita e lo sviluppo dell'uomo. Questo contributo non inficia, ma anzi arricchisce il principio di una "sana laicità", perché si sforza di fornire un apporto originale alla costruzione del bene comune".
Di laicità positiva aveva anche parlato il presidente della Camera Fini nel suo discorso iniziale. "Nella identità culturale dell'Italia - ha detto tra l'altro - non si può fare a meno di individuare il segno tangibile della presenza della Chiesa e del cattolicesimo. È questo il senso di quella laicità positiva che ho richiamato in altre occasioni e che si sostanzia nel riconoscimento del ruolo sociale e della dimensione pubblica della religione. È anche per questo che la sentenza della Corte europea di Strasburgo, che ha messo in discussione la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, ha destato una diffusa contrarietà presso la quasi generalità delle forze politiche, sociali e culturali del nostro Paese".
Un accenno, questo al Crocifisso, che ha dato modo al segretario di Stato di tornare sull'argomento. Dopo aver ricordato un incontro con il presidente Fini a Genova, quando era arcivescovo della città, in cui si parlò delle radici cristiane dell'Europa, il cardinale ha riproposto l'immagine di Giovanni Paolo II aggrappato alla croce al termine della Via Crucis del 2005 al Colosseo. "Avvinghiato alla Croce - ha detto il porporato - pronunciava faticosamente queste parole: "Sì, adoriamo e benediciamo il mistero della croce del Figlio di Dio, perché è proprio da quella morte che è scaturita una nuova speranza per l'umanità (...). Offro anch'io le mie sofferenze, perché il disegno di Dio si compia e la sua parola cammini fra le genti". Chi è stato con lui nelle sue ultime ore ci testimonia che ha pregato fino alla fine. Pregare significa riconoscere che la verità di sé si realizza nella comunione verso Dio, che però non può essere disgiunta da una comunione verso gli altri uomini".
Il cardinale Bertone ha infine rivolto un pensiero al ruolo dell'Italia nella storia, "alla sua capacità generativa di cultura - ha detto - notiamo quanto essa abbia attinto a quest'intima unione tra la dimensione verticale verso Dio e l'impeto del servizio al prossimo. Questo sguardo al trascendente si rivela necessario anche nel contesto attuale, in cui tante nuove sfide, prima fra tutte la sempre crescente multi-etnicità del Paese, si affacciano sul nostro orizzonte".
Tra gli altri interventi alla serata da segnalare quello del presidente emerito della Camera Pierferdinando Casini, il quale ha ricordato la preziosa eredità lasciata da Giovanni Paolo II:  la rivendicazione dell'identità cristiana dell'Europa e la centralità della persona umana e della sua libertà. Espressioni di saluto sono state pronunciate anche da Michelini e Bocelli. Numerosi gli  ospiti presenti, tra i quali, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, segretario generale del Governatorato, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e il presidente della Camera dell'Uruguay Roque Arregui.



(©L'Osservatore Romano - 14 novembre 2009)
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