Il congresso mondiale degli oblati benedettini

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S_Daniele
00mercoledì 7 ottobre 2009 18:16



Il congresso mondiale degli oblati benedettini

Oltre i fondamentalismi per un completo sviluppo umano


di Francesco Ricupero

"L'ascolto è fondamentale nel dialogo interreligioso per preservare l'identità di ciascuno, e all'interno di questo dialogo deve evidenziarsi sempre la forza dell'esperienza spirituale, religiosa e contemplativa". Lo ha detto padre William Skudlarek, segretario del Dim, Dialogo intermonastico, intervenendo alla tavola rotonda organizzata nell'ambito del secondo congresso mondiale degli oblati benedettini in corso di svolgimento presso il Salesianum di Roma.

"Le sfide religiose di oggi - La risposta benedettina" è il tema del congresso che si articola in momenti di preghiera, relazioni di studiosi internazionali, incontri artistico-spirituali e lavori di gruppo che insieme si prefiggono l'obiettivo di rendere gli oblati benedettini parte attiva di quel grande movimento per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato che le Chiese cristiane hanno avviato a Basilea, nel 1989, all'alba del mondo nuovo nato dalla caduta del muro di Berlino. Al congresso prendono parte duecentodieci oblati di trentasette Paesi dei cinque continenti.

Alla tavola rotonda hanno preso parte alcuni esponenti di fedi diverse come il monaco buddista Chandapalo Ajahn, per l'islamismo sunnita e sciita, Adnane Mukrani e Sharhzad Houshmand, per l'ebraismo Lisa Palmieri e il monaco benedettino Skudlarek.

Tutti i partecipanti hanno insistito sul fatto che all'interno del dialogo deve evidenziarsi la forza spirituale. "Bisogna tornare alle fonti pure delle diverse religioni - ha sottolineato Lisa Palmieri - contrastando le deviazioni fondamentaliste e terroristiche".
Il buddista Chandapalo Ajahn ha posto l'accento sulla necessità nella società di oggi dal dialogo interreligioso e a praticare "l'ascolto del cuore, indispensabile per la costruzione di un futuro di pace e di solidarietà".

In primo piano al congresso, quindi, il tema del confronto tra le fedi "che deve essere condotto - ha affermato monsignor Andrew Vissanu Thanya-Anan, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso - nel rispetto delle reciproche identità evitando i rischi del relativismo, del sincretismo e dell'indifferentismo".

Un dialogo che monsignor Thanya-Anan ha articolato in quattro momenti:  dialogo di vita, dialogo di azione, dialogo degli esperti e dialogo delle esperienze spirituali. "I cristiani e i musulmani integristi - ha aggiunto monsignor Thanya-Anan - non sono veri cristiani e musulmani. In India gli indù bruciano le chiese cristiane anche perché alcuni cristiani praticano il proselitismo. Sono due azioni da condannare perché offendono il necessario rispetto reciproco".

Tra i temi affrontati dal congresso degli oblati, un'attenzione particolare è stata rivolta all'Africa e ai suoi problemi. "I malati delle diverse pandemie, soprattutto quelli affetti da Aids, gli immigrati, le famiglie impoverite e il numero crescente dei disoccupati a causa della crisi economica globale - ha detto il cardinale Franc Rodé, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica - sono oggi il nostro prossimo e i cristiani autentici non possono far finta di non vedere, ma devono impegnarsi a fondo per risolvere secondo giustizia queste piaghe del mondo di oggi".
Citando Benedetto XVI, il cardinale Rodé ha poi affermato che "il dilemma di oggi è tra Cristo e l'indifferenza, in un tempo che ha ridotto la vita umana a semplice biologia, oscurando i valori all'ombra dell'idolo del mercato e del consumismo".

Infine, madre Maire Hickey ha posto l'attenzione sulle prossime sfide e la risposta dei benedettini.
"I monaci, le monache e gli oblati benedettini - ha detto la madre badessa - devono attingere al carisma di san Benedetto per dare il loro contributo a quel grande movimento di costruzione della comunità umana globale che, nonostante tutto, sta andando avanti in questo inizio di terzo millennio. Gli oblati - ha concluso - devono prendere parte attiva al movimento delle Chiese cristiane per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato, iniziatosi a Basilea nel 1989 e proseguito a Graz nel 1997 e a Sibiu nel 2008".


(©L'Osservatore Romano - 8 ottobre 2009)
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