Il convegno mondiale dei bibliotecari

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S_Daniele
00mercoledì 18 novembre 2009 21:54


Il convegno mondiale dei bibliotecari

Conservare per crescere


Dopo 45 anni è tornato in Italia il congresso dell'International Federation of Library Association and Institutions, il convegno mondiale dei bibliotecari che si è svolto alla fiera di Milano sul tema:  "Libraries create futures:  building on cultural heritage".

di Luigina Orlandi
Biblioteca Apostolica Vaticana

Per la prima volta in un congresso dell'International Federation of Library Association and Institutions (Ifla) ha avuto luogo una riunione dedicata alle biblioteche religiose. I lavori si sono svolti all'Ambrosiana che ha festeggiato i 400 anni di vita proprio in occasione del convegno. Incentrata sul tema "Babel, Bible and Kor'an, from text to context:  dalle culture ai libri di culto, funzioni moderne delle biblioteche nelle tradizioni religiose delle civiltà del Mediterraneo", la manifestazione ha rappresentato un'occasione per rafforzare il dialogo e il confronto tra le esperienze di culture diverse.
La Biblioteca Apostolica Vaticana - che per l'occasione ha promosso l'emissione di un francobollo realizzato dal Governatorato della Città del Vaticano - ha inoltre contribuito alla realizzazione di una conferenza a margine del convegno mondiale dedicata alla conservazione del patrimonio documentario. Promossi dalla sezione "Preservation and conservation" dell'Ifla, i lavori hanno avuto luogo a Roma dal 31 agosto al 2 settembre nella sede dell'Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario (Icpal). In questa sede sono state esposte le attività di preservazione e conservazione delle  collezioni della Vaticana, attuate sia tramite interventi di restauro su documenti minacciati dal tempo e dall'uso, sia attraverso la digitalizzazione dei manoscritti.
Se è una novità l'istituzione di una giornata dedicata alle religious libraries - alla quale ha preso parte il prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, monsignor Cesare Pasini - è invece una consuetudine la collaborazione dell'istituzione con l'Ifla. I rapporti sono stati allacciati, infatti, già dalla prima conferenza mondiale dell'associazione, quella del 1929. Il congresso ebbe luogo proprio mentre alla Vaticana si stava effettuando una importante modernizzazione relativa agli spazi, alla formazione del personale e agli strumenti di ricerca e di consultazione e venivano intrapresi progetti catalografici nati dall'esigenza di fornire repertori adeguati agli studiosi che arrivavano da tutto il mondo. La catalogazione riguardava sia gli stampati - dalla cui esperienza derivano le Norme per il catalogo degli stampati pubblicate nel 1931 - sia i manoscritti, con la redazione di un indice su schede per autori, titoli e soggetti per agevolare l'accesso ai codici.
L'impresa della Vaticana fu determinante nella scelta di Roma, Firenze e Venezia come sedi della conferenza del 1929. Alcuni dei maggiori esponenti del mondo biblioteconomico di allora stavano dando il proprio contributo ai progetti della Biblioteca. Tra questi Isak Collijn, primo presidente dell'Ifla e direttore della Biblioteca reale di Svezia, e William Warner Bishop, decano dei bibliotecari americani e successore di Collijn alla guida dell'associazione.
Nel periodo della conferenza a Castel Sant'Angelo fu allestita un'esposizione sulle legature, mentre a Palazzo Margherita si poteva visitare una mostra storica bibliografica con antichi codici classici e le edizioni quattrocentesche di Dante e di Boccaccio. Pio XI, che era stato prefetto dell'Ambrosiana e della Vaticana, ricevette i "colleghi" delegati nella Cappella Sistina. Alcuni di loro poterono visitare la Biblioteca Apostolica Vaticana e osservare da vicino quanto si stava realizzando.
La riorganizzazione della secolare biblioteca dei Papi fu attuata con il sostegno della Carnegie Endowment for International Peace (Ceip), un'organizzazione privata non a scopo di lucro, fondata da Andrew Carnegie nel 1910 allo scopo di promuovere la pace e la cooperazione fra le nazioni e favorire iniziative volte al miglioramento delle relazioni e del dialogo. L'accordo con la Ceip, che suscitò grande interesse  nella comunità internazionale dei bibliotecari, fu annunciato nel 1927, come ricorda Nicoletta Mattioli Háry ricostruendo  la vicenda nel volume The Vatican Library and the Carnegie Endowment for International Peace (1927-1947) (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2009, Studi e Testi 445, pagine xx+783, euro 150). Inoltre Nicholas Murray Butler, presidente della Dotazione Carnegie e Nobel per la Pace nel 1931, da una parte offrì alla Vaticana il sostegno finanziario, dall'altra coinvolse nell'impresa, oltre a Warner William Bishop, anche Herbert Putnam, direttore della Library of Congress. Quest'ultimo consentì all'esperto catalogatore Charles Martel di recarsi per alcuni mesi alla Vaticana con altri colleghi, nella primavera del 1928, allo scopo di partecipare alla realizzazione di un catalogo a dizionario (per autori e materie) e aiutare i colleghi della Vaticana a passare al nuovo sistema senza troppe scosse. A loro volta sette catalogatori della Vaticana si recarono negli Stati Uniti tra il 1927 e il 1933 per perfezionare la loro preparazione professionale e continuare al ritorno il lavoro avviato dal gruppo americano. Erano monsignor Enrico Benedetti e monsignor Carmelo Scalia (che trascorsero alcuni mesi alla Library of Congress, su base volontaria, per descrivere opere di carattere religioso, soprattutto quelle riguardanti la Chiesa cattolica), Igino Giordani, Gerardo Bruni, Riccardo Matta, Giuseppe Graglia e Nello Vian, che frequentarono corsi universitari di biblioteconomia.
L'esperienza maturata in quegli anni fu di stimolo alla fondazione in Vaticano di una Scuola di biblioteconomia ispirata al modello americano. Aperta nel 1934, con trenta iscritti, questa realtà continua ancora oggi a fornire a generazioni di bibliotecari una valida esperienza formativa, fatta di insegnamento teorico e soprattutto di esperienza pratica. I primi docenti della scuola furono Igino Giordani e Nello Vian.
L'impresa della Vaticana, che coinvolse molte competenze provenienti da diversi Paesi, rispondeva pienamente a uno dei principi fondamentali dell'Ifla, quello che riguarda la collaborazione professionale internazionale senza barriere. La partecipazione corale di tante competenze consentì di superare le prevedibili difficoltà di un'impresa che intendeva realizzare la catalogazione di tutte le collezioni a stampa e la descrizione sintetica dei manoscritti. Lo spirito dei diversi collaboratori ha contribuito al successo di un'operazione che ancora oggi può essere presa a esempio nei suoi principi ispiratori e nelle sue modalità di realizzazione, e che potrebbe essere di stimolo a iniziative future poiché la Vaticana - come ha detto monsignor Pasini - "si sente felicemente chiamata a collaborazioni che dicono tutta l'universalità di ogni autentico sapere".



(©L'Osservatore Romano - 19 novembre 2009)
S_Daniele
00mercoledì 18 novembre 2009 21:55

Il futuro delle parole


di Mauro Guerrini
Università di Firenze

Le biblioteche sono chiamate a mantenere un equilibrio tra passato e presente. L'avvento dell'informazione digitale come comune denominatore della società moderna ha modificato radicalmente la qualità dell'informazione e della comunicazione. Come possono far fronte i bibliotecari a questi cambiamenti?
Fondata a Edimburgo nel 1927, l'Ifla è tornata a riunirsi in Italia a 45 anni dall'ultima volta. Al congresso di Milano hanno partecipato 4.496 bibliotecari provenienti da 136 Paesi - il numero più alto mai raggiunto - che si sono concentrati sul tema "Libraries create futures:  building on cultural heritage". In primo piano la necessità delle biblioteche di aumentare la cooperazione, idealmente a livello mondiale, i rapporti con archivi e musei e la funzione sociale, in aggiunta ai compiti tradizionali che consistono nel selezionare, catalogare, conservare i documenti e promuovere la lettura.
Ma come, usando le proprie specifiche competenze ed esperienze, le biblioteche possono essere un punto di riferimento anche nell'era digitale? In primo luogo dovrebbero aggiungere un aspetto educativo al proprio ruolo tradizionale nel fornire l'informazione. La società della conoscenza, quella in cui viviamo, ha bisogno di cittadini responsabili ed emancipati che abbiano acquisito le necessarie competenze informative. Le nuove tipologie di produzione e disseminazione dell'informazione impongono inoltre alle biblioteche di ridefinire la loro funzione all'interno della catena informativa. Nell'universo della carta stampata alla biblioteca era assegnato il ruolo di intermediario fra autore, editore, fornitore e lettore. Nel nuovo mondo digitale queste funzioni stanno cambiando:  internet consente a chiunque di essere al tempo stesso autore e lettore. Le biblioteche dovrebbero sostenere il principio dell'open access ("accesso libero") e affrontare le problematiche del diritto d'autore per poter cooperare in vista di un nuovo equilibrio tra produzione e uso della conoscenza. Le biblioteche dovrebbero occuparsi, in particolare, di gestire i materiali digitali, la cui conservazione nel lungo periodo è un problema da affrontare con urgenza, pena una perdita globale della memoria di dimensioni finora sconosciute.
Nel tema del convegno dell'Ifla, ad esempio, il termine "futuro" è stato declinato al plurale perché il mondo è plurale. E pluralismo significa diversità e multiculturalità, caratteristiche che sono sempre state assicurate dalle biblioteche in nome della tolleranza e del rispetto delle idee. La vicinanza fisica dei volumi su uno scaffale è il migliore esempio di coesistenza.
Il titolo del congresso richiama inoltre la responsabilità delle biblioteche nella costruzione del futuro. Bisogna chiedersi però se esse svolgano ancora un ruolo nell'epoca in cui molta documentazione è a disposizione di chiunque sul computer di casa. Internet ha comportato una democratizzazione dell'informazione e un ampliamento dell'offerta informativa. Le biblioteche sono state le prime a introdurre le nuove tecnologie, fin dagli anni Settanta del secolo scorso, e ciò ha aperto nuove possibilità per le comunità più piccole, che la tradizionale organizzazione del sapere lasciava ai margini. Ogni lettore può consultare on line il catalogo di biblioteche anche molto lontane e, nelle realtà più tecnologizzate, prenotare un libro e farselo recapitare. La biblioteca è dunque andata oltre le proprie dimensioni fisiche per assumere una connotazione più vasta dai contorni ancora indefiniti. Il nuovo scenario tecnologico richiede un'elevata professionalità degli addetti e l'adozione di tecniche sempre più sofisticate per facilitare al lettore la ricerca delle informazioni e l'acquisizione dei documenti.
Anche se i testi elettronici saranno i libri del futuro o se la trasmissione della conoscenza troverà altre strade, le biblioteche rappresenteranno sempre un punto di riferimento essenziale e i bibliotecari continueranno a svolgere un ruolo basilare di mediatori fra i saperi, offrendo a ciascuno, secondo i propri bisogni e capacità, un'informazione affidabile, pertinente, depurata dalla sovrabbondanza e dalla ridondanza tipiche della rete.



(©L'Osservatore Romano - 19 novembre 2009)
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