Il passero di Natale.

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Gabbianella1.
00mercoledì 23 dicembre 2009 22:33

Il passero di Natale

(Bruno Ferrero, Storie di Natale)

La notte in cui Dio inviò l'arcangelo Gabriele a Maria, un passero si trovava per caso lì, sul

davanzale di una finestra.


Impaurito dall'apparizione, stava per fuggire. Ma non appena udì l'arcangelo annunciare a Maria
 
che essa avrebbe dato presto alla luce il figlio di Dio, il suo piccolo cuore cominciò a battere forte
 
per l'emozione. E rimase fermo come un sasso fin quando l'arcangelo non fu volato via.


«Ho davvero capito bene? Da Maria nascerà proprio il figlio di Dio?», si chiese l'uccellino. Provava
 
una grande felicità. «Sono stato fortunato a sentire tutto», pensò. «Devo andare subito a riferire

il meraviglioso annuncio agli uomini affinché si preparino ad accogliere e a festeggiare il bambino».


Così partì in volo sul villaggio di Nazaret e si diresse al mercato.


Lì vi erano donne che vendevano grano, farina e pane. «Ho uno straordinario segreto da
 
rivelarvi!», cinguettò il passero saltellando sulle zampette, impaziente di raccontare.


Ma una di loro gli gridò arrabbiata: «Voi passeri fate sempre i furbi per rubarmi il grano! Vattene
 
via di qui, impertinente!». E lo minacciò con una scopa, senza ascoltare ciò che le voleva dire.


«Si sta preparando qualcosa di grandioso!»


Il passero volò allora fino alla piazza. Riuniti sotto un albero, i saggi del villaggio stavano
 
discutendo animatamente.


«Loro sì, mi ascolteranno di certo», pensò, per farsi coraggio. «Si sta preparando qualcosa di
 
grandioso per le creature della terra!», cinguettò, posandosi su un ramo proprio sopra di loro.


I saggi alzarono per un attimo lo sguardo verso di lui, poi ripresero i loro discorsi. Neanche si
 
accorsero che l'uccellino, per nulla intimorito da un gatto, continuava a saltare di ramo in ramo
 
tentando disperatamente di attirare la loro attenzione. Scuotendo la testolina per la delusione, il
 
passero proseguì fino alla capitale e puntò diritto verso il palazzo del Re. «Come osi oltrepassare
 
le mura della reggia?», gridò una guardia.


«Vengo per darvi una notizia importante», cinguettò il passero. «Sta per nascere il Figlio di Dio,
 
il Signore dei cieli e della terra!».


«Se non taci immediatamente ti chiuderò in una gabbia!», tuonò il capitano. «è il nostro Re il
 
signore di tutto e di tutti!».
 

Ma il passero riuscì a sfuggire alle guardie. Entrò per una finestra nel palazzo, e si diresse verso
 
la sala del trono. «Cacciate via quell'uccello maleducato!» urlò il Re furente, senza ascoltare un bel
 
niente di quel che il passero cercava di dirgli.


Guardie e servitori inseguirono il passero. Per fortuna, proprio nell'ultima stanza, il passero trovò
 
una feritoia aperta, e in un baleno riguadagnò la libertà.


«I bambini mi daranno retta!»


«Salvo! Finalmente sono salvo!», esclamò l'uccellino librandosi alto nel cielo. Da lassù scorse,
 
vicino a un villaggio, dei bambini che giocavano allegri in mezzo alla neve.


«I bambini sì, loro mi daranno retta!», pensò, avvicinandosi velocemente.


Infatti, si era appena posato sulla neve, che tutti i bambini si erano già raccolti in cerchio attorno
 
a lui. «Com'è carino questo passerotto!», dissero. «Che cosa sarà venuto a fare? Forse vuole
 
giocare con noi». «Oh no! Sono qui per svelarvi un bellissimo segreto!», cinguettò l'uccellino,
 
piegando un po' di lato la testolina. «Nascerà tra poco sulla terra, proprio qui tra noi, un altro
 
bambino, il figlio di Dio!». «Ascoltate quanti cip cip... cip cip...», notò un bambino. «Sembra
 
proprio che voglia dirci qualcosa ..». «Io dico che ha fame!», esclamò una bambina, e gli diede
 
delle briciole di torta.
 

Ma il passero non pensava davvero al cibo. Era lì per qualcosa di ben più importante. Per
 
richiamare meglio la loro attenzione, batté eccitato le ali e ripeté da capo tutto, cinguettando nel
 
modo più chiaro possibile.


«Come vorremmo capirti!», disse un bambino all'uccellino, accarezzandolo. Il passero fu certo che
 
i bambini, purtroppo, non potevano comprenderlo.


«Gli adulti fanno i sordi...»


Al passero dispiaceva molto di non poter comunicare a nessuno il grande segreto. «Quale sfortuna
 
che gli uomini non sappiano ciò che sta per accadere!», pensava. «Gli adulti fanno i sordi e mi
 
cacciano via, e i bambini, tanto gentili, non riescono a capirmi...». «Se non posso raccontare nulla
 
agli uomini, non vi sarà nessuno ad accogliere Giuseppe e Maria al loro arrivo a Betlemme», si

preoccupava l'uccellino. «E nessuno, proprio nessuno sarà davanti alla stalla nella notte santa per
 
far compagnia al figlio di Dio! Debbo fare a ogni costo qualcosa!», decise.


Allora chiamò gli altri passeri e raccontò loro ciò che aveva udito nella casetta di Maria. I passeri
 
si rallegrarono subito quanto lui.
 

«Se gli uomini non vogliono capire quale bambino sta per nascere, noi lo faremo sapere almeno agli
 
altri uccelli», decisero. In men che non si dica, volarono in ogni direzione e diffusero ovunque la
 
notizia. Allodole e fringuelli, cinciallegre e pettirossi, usignoli e merli, proprio tutti seppero del
 
grande evento. Nel mondo degli uccelli cominciò a regnare l'impazienza.


Ovunque fervevano preparativi. Tutti provavano i loro più bei canti attendendo la nascita del figlio
 
di Dio. Quando Gesù nacque e fu deposto nella greppia, i primi a vederlo furono l'asinello che
 
aveva portato Giuseppe e Maria a Betlemme, il bue che abitava  nella stalla, e stormi di allodole,
 
fringuelli, cinciallegre, pettirossi, usignoli e merli venuti da ogni parte. Dal tetto della stalla i
 
passeri vegliavano su Gesù bambino, mentre gli altri uccelli cantavano gioiosamente tutt' attorno.


Poi arrivarono i primi pastori, che avevano finalmente udito l'annuncio dagli angeli discesi dal
 
cielo. Davanti a Gesù, si meravigliarono di trovare tutti quegli uccelli in festa. Si guardarono l'un
 
l'altro. «Cantiamo anche noi», dissero, e fecero un coro solo con allodole e fringuelli, cinciallegre
 
e pettirossi, usignoli e merli, suonando pure dolcemente i loro flauti e le zampogne.


Quando gli altri uomini li udirono di lontano e capirono che era nato il figlio di Dio, pure loro si
 
rallegrarono e cominciarono a cantare. Così in ogni luogo della terra fu festa per il sacro evento.
 

Potete immaginare la felicità del nostro passero! Per merito suo, Gesù, nascendo, aveva trovato
 
tante e tante creature e tanti canti di felicità attorno a sé. E ancor oggi, nella notte santa,
 
davanti al Presepio o all'albero di Natale, bambini e grandi riempiono di canti le loro case.



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