Il santo dal sultano

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Cattolico_Romano
00sabato 12 settembre 2009 11:17
Il contatto tra due culture nell'incontro tra Francesco e al-Kâmil

Il santo dal sultano


di Stefano Maria Malaspina

In una lettera scritta dal campo dei crociati nei primi mesi del 1220, il vescovo di Acri, Giacomo di Vitry, fa riferimento ad alcuni giovani frati, appartenenti a un ordine nato da poco e dediti alla predicazione e all'imitazione della vita degli apostoli. Accenna inoltre alla presenza nel campo di Damietta del loro fondatore Francesco, e al suo tentativo di evangelizzazione presso la corte del sultano al-Kâmil.



"Ardente dello zelo della fede, non ha temuto di attraversare l'esercito dei nemici, e dopo aver predicato per alcuni giorni la parola di Dio  ai  saraceni,  non  ottenne  gran  che. Il sultano,  re  dell'Egitto,  gli  chiese però in segreto  di  implorare  il Signore secondo le sue intenzioni  perché,  sotto  ispirazione  divina, egli  potesse aderire alla religione che più piacesse a Dio".

L'incontro del santo di Assisi con l'illuminato principe musulmano, noto per la sua giustizia e per la sua erudizione in Occidente, è stato da subito oggetto di commenti, riflessioni e fantasie. Ha suscitato interesse, curiosità e domande, e non ha smesso di stimolare la penna degli scrittori e l'ispirazione di pensatori e artisti; fino a diventare - nelle ultime interpretazioni - un pacifico incontro, collocato in un passato lontano, fra un esponente della religione islamica e un predicatore della croce di Cristo.

La memoria dell'avvenimento ha attraversato i secoli:  ne è ad esempio conservato il ricordo nella Vita di Tommaso da Celano; san Bonaventura descrive Francesco come "acceso di amore perfetto"; la visita diventa un'epica impresa, messa in versi da Enrico di Avranches; trova posto negli affreschi di Giotto ed è testimoniata dalla cosiddetta Tavola Bardi, opera del XIII secolo conservata presso la basilica di Santa Croce a Firenze, che colloca l'episodio di Damietta in un contesto urbano. La vicenda è inoltre costantemente ripresa all'apparire delle tensioni fra Occidente e Oriente:  così nel XV secolo, quando è ancora posto l'accento sulla violenza e sulla potenza del sultano, e così al tempo del fallimento ottomano davanti ai bastioni di Vienna, nel 1683.

La natura universale della missione predicatrice dei frati minori, indipendentemente dal risultato ottenuto, è testimonianza dell'ideale evangelico incarnato da Francesco d'Assisi:  già nella cosiddetta Regola non bullata, infatti, un capitolo è dedicato a "coloro che vanno fra i saraceni". Vi si propongono due vie:  una di testimonianza senza liti né contese, pur nella confessione della fede cristiana; e una seconda via più esplicita, di chiara predicazione del Vangelo, aperta alla possibilità del martirio.

John Tolan, dell'Università di Nantes, ha ripercorso attraverso lo studio delle testimonianze storiche e delle eredità artistiche otto secoli di interpretazioni dell'episodio, raccogliendone i frutti nel volume Il santo dal sultano. L'incontro di Francesco d'Assisi e l'islam (Bari, Laterza, 2009, pagine xii-420, euro 30). Appare chiaro che la missione in Egitto non è da leggersi come "una stravaganza o un semplice episodio fuori del normale:  è invece un momento chiave per capire Francesco e l'atteggiamento del nascente ordine dei frati minori verso l'islam", anche se non è facile comporre a sistema i punti di vista attraverso cui questo incontro è stato interpretato.

"Così, Voltaire presenta Francesco come un folle fanatico di fronte a un sultano saggio e tollerante"; mentre altri difendono la visione cattolica tradizionale, non senza amplificare la risonanza storica di un avvenimento che non modificò le sorti della quinta crociata. Arrivando a toccare i motivi della peculiare presenza francescana in Terra Santa e la costruzione, nel corso del XIX e del XX secolo, della figura di Francesco quale "apostolo della pace", Tolan ricostruisce "un ritratto delle paure e delle speranze", dei rischi e delle opportunità che nel corso della storia medioevale e moderna il contatto fra le culture ha suscitato e può ancora provocare.


(©L'Osservatore Romano - 12 settembre 2009)
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