Il tema della vocazione nella storia dell'arte

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S_Daniele
00venerdì 18 dicembre 2009 22:25




Il tema della vocazione nella storia dell'arte:  la chiamata in gioventù

La Madre e il Precursore


di Timothy Verdon

Tra le vocazioni rappresentate dagli artisti vi è quella, strettamente legata alla chiamata di Cristo, di Giovanni il Battista. Un busto in terracotta dipinta della fine del Quattrocento, attribuibile al fiorentino Benedetto da Maiano e oggi alla National Gallery di Washington, coglie l'elemento distintivo del caso, la chiamata in gioventù:  "E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati" (Luca, 1, 76-77).

L'artista ha capito il dibattito interiore che si sviluppa - che deve svilupparsi - in chi, giovane, si sente chiamato da Dio:  "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo", dice Dio a Geremia, e questi risponde:  "Ahimé, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane" (Geremia, 1, 4-5). In questa figura di giovane, la bocca semiaperta e gli occhi semichiusi, che cercano Colui che occhio umano non ha mai visto, esprimono perfettamente lo stato d'animo dell'adolescente che, timoroso e al contempo pieno di speranza, crede di avvertire una voce che l'interpella; la dimensione di interiore discernimento e valutazione che qui viene visualizzata fa parte poi della storia delle vocazioni cristiane almeno sin da sant'Agostino, che nelle Confessioni ne traccia un modello insuperabile.
Firenze, città del Battista e affascinata dalla psicologia giovanile, ha esplorato questo momento in numerose opere, tra cui anche la piccola tavola originalmente  parte  della predella di una pala d'altare conservata agli Uffizi, in cui vediamo il momento in cui, ancora fanciullo, san Giovanni abbandona  il  mondo  per entrare nel deserto dove si preparerà ad annunciare Cristo.

Subito dopo il Benedictus, l'evangelista Luca infatti nota che "il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele" (1, 80), e qui l'artista, Domenico Veneziano, ci fa vedere un adolescente nell'atto di deporre la veste mondana - del color rosso usato dai patrizi fiorentini dell'epoca - per indossare la pelle di cammello del profeta.

Sta all'inizio di un sentiero che lo porterà verso l'alto, tra montagne scoscese la cui durezza diamantina contrasta con la morbidezza del bel corpo efebico, chiosa eloquente ed elegante, questa, sulla rinuncia non solo all'abito lussuoso ma anche al piacere corporeo. La muscolatura classicheggiante del ragazzo allude infatti alla lotta morale in cui ogni "chiamato" deve impegnarsi per diventare atleta spirituale.
Vi è però una vocazione ancora più fondamentale di quella del Battista, che nell'ordine del tempo infatti la precede ed è inscindibile da quella di Cristo:  la chiamata di Maria.

"Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te!" (Luca, 1, 28), dice l'Angelo, e questa giovane donna in cui la Chiesa intera si specchia capisce che Dio la sta chiamando. Esita, avanza ragionevoli argomenti perché ciò che il messo divino propone non possa realizzarsi, ma alla fine crede all'impossibile e accetta l'invito, pronunciando le parole che ogni chiamato prima o poi deve pronunciare:  "Ecco la serva del Signore:  avvenga di me secondo la tua parola" (Luca, 1, 38).

Nella celebre Annunciazione eseguita da Piero della Francesca nella Basilica di San Francesco ad Arezzo, parte di un ciclo d'affreschi illustrante la Leggenda della Croce, emerge poi un altro aspetto del mistero della vocazione cristiana:  così come è rappresentata, Maria che ascolta l'invito e accoglie il dono è già inserita nel mistero della croce! L'architrave del portico della sua casa, la colonna di sostegno e la sagoma del piano superiore, dove ci aspetteremmo di trovare la camera da letto, configurano  una  croce  che Maria abita.
Ecco:  il chiamato, in particolare il sacerdote, sa che la gioia della vocazione, la pienezza spirituale che gli viene data, come l'intimità sponsale con Dio da cui Cristo nascerà nella sua vita, sono all'insegna paradossale ma strutturante della croce, luogo deputato alla sua vita di prete.

Piero della Francesca coglie anche l'esitazione di Maria davanti alla vocazione che la spaventa, e l'ascolto interiore delle sollecitazioni della Chiesa e della storia. "Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio", diceva san Bernardo di Chiaravalle, immaginandosi questo momento:  "L'angelo aspetta una risposta, deve fare ritorno a Dio che l'ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo, esule dal Paradiso, te ne supplicano Abramo e Davide; tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia. O Vergine, dà presto la risposta:  perché tardi? Perché temi? Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all'assenso, il grembo al Creatore!". E Maria, finalmente rispondendo, dice:  "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me quello che hai detto" (Omelie, iv, 8-9).

"Eccomi":  questa parola implica sempre adesione personale al progetto divino, alla plurimillenaria historia salutis, volontario inserimento in una comunione di santi e di sante che include tutta l'esperienza umana.
Un'altra versione di questo soggetto è ancora più vicina al nostro tema:  una grande pala d'altare di Piero di Cosimo, oggi agli Uffizi. Raffigura Maria circondata da santi, su un piedistallo dove vediamo raffigurata, a mo' di rilievo scultoreo, l'annunciazione. La figura stessa della Vergine non è però rappresentata in chiave narrativa ma contemplativa:  con la destra sul grembo dove sente muoversi la vita divina, Maria alza uno sguardo colmo di stupore allo Spirito che la ricopre con la sua ombra luminosa.

L'artista ha capito, cioè, che per Maria, come per tutti i chiamati, la circostanza particolare della vocazione - l'occasione, l'incontro, l'evento - è meno importante della consapevolezza che ne nasce, dello Spirito che ricolma di gioia inenarrabile.


(©L'Osservatore Romano - 19 dicembre 2009)
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