In Italia la Consulta respinge i ricorsi sui "matrimoni omosessuali"

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S_Daniele
00giovedì 15 aprile 2010 18:51

In Italia la Consulta respinge i ricorsi sui "matrimoni omosessuali"


Roma, 15. La Corte costituzionale ha rigettato in Italia i ricorsi sui "matrimoni omosessuali" presentati dal Tribunale di Venezia e dalla Corte di appello di Trento per chiedere l'illegittimità di una serie di articoli del codice civile che impediscono le nozze tra persone dello stesso sesso.
L'iniziativa dei due tribunali era stata assunta in occasione della vicenda di tre coppie omosessuali alle quali l'ufficiale giudiziario aveva impedito di procedere alle pubblicazioni di matrimonio. Nei ricorsi alla Consulta si ipotizzava il contrasto tra gli articoli del codice civile sul matrimonio con diversi principi sanciti dalla Costituzione. In particolare, la compromissione degli articoli 2, 3, 29, 117, rispettivamente regolanti i diritti inviolabili dell'uomo, l'uguaglianza dei cittadini, i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e l'ordinamento comunitario e gli obblighi internazionali.
I ricorrenti, in sostanza, affermavano la non esistenza nell'ordinamento di un espresso divieto al matrimonio tra persone dello stesso sesso e lamentavano l'ingiustificata compromissione di un diritto fondamentale (quello di contrarre matrimonio) oltre che la lesione di una serie di diritti sanciti a livello comunitario.
Nel corso dell'udienza pubblica dello scorso 23 marzo, i legali delle coppie omosessuali avevano sollecitato la Corte a dare una risposta che, anticipando l'intervento del legislatore, consentisse il via libera ai "matrimoni omosessuali". L'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri, per conto della Presidenza del Consiglio, aveva invece ribadito che il matrimonio si basa sulla differenza tra sessi e aveva rivendicato il primato del legislatore a decidere su una materia tanto delicata.
La Corte, nel dichiarare inammissibili e infondati i ricorsi, fa già intendere ciò che metterà nero su bianco tra qualche settimana e cioè che non è  sua  competenza  stabilire  le  modalità più opportune per regolamentare le relazioni tra persone dello stesso sesso.


(©L'Osservatore Romano - 16 aprile 2010)
martinicm
00giovedì 15 aprile 2010 20:01
Meno male!
martinicm
00sabato 17 aprile 2010 18:37
16 Aprile 2010



La psicanalista femminista Agacinski: il diritto
di sposarsi si basa sulla differenza dei sessi

BUONE RAGIONI LAICHE
IN DIFESA DEL MATRIMONIO
La Corte costituzionale ha dichiarato in parte infondati e in parte inammissibili i ricorsi contro il fatto che il matrimonio, in Italia, sia riservato a persone di sesso diverso, ed è incredibile anche solo essere costretti a doverlo ribadire. Lo ha fatto in Francia, con argomentazioni limpidissime, la voce laica della psicanalista e femminista Sylviane Agacinski, che non ha nessuna paura di sfidare il politicamente corretto e la dittatura del desiderio spacciata per piena realizzazione dei diritti della persona. In un saggio sulla cosiddetta “omoparentalità”, uscito sulla rivista "Commentaire" nel 2007, Agacinski scriveva: “Le rivendicazioni degli ‘omosessuali’, in materia di matrimonio e di ‘parentalità’, vengono avanzate in nome di un’uguaglianza con gli ‘eterosessuali’… categoria di soggetti che non è mai esistita. Gli eterosessuali rappresentano in questo caso una classe immaginaria ritenuta depositaria del ruolo di coloro ai quali la sessualità darebbe il diritto di sposarsi e di avere figli. Si tratta in realtà di pura finzione, perché a permettere il matrimonio non è mai stata la sessualità degli individui, ma soltanto il sesso, vale a dire la distinzione antropologica tra uomini e donne.(…) E’ per questo che la coppia sposata è sessualmente mista e non ‘eterosessuale’. Il fatto che ci si sposi sempre e ovunque con una persona dell’altro sesso appartiene al principio stesso del matrimonio e non ha nulla di aleatorio e di accidentale”. E se se l’ordine umano, sociale e simbolico, conclude Agacinski, “dà agli individui una filiazione doppia, sessuata, maschile e femminile, non è per i sentimenti che possono legare i genitori tra loro, e ancor meno per i desideri che li animano. E’ a causa della condizione sessuata dell’esistenza umana e dell’eterogeneità di ogni generazione, di cui la cultura ha voluto fino a oggi conservare il modello e la traccia”.
Nicoletta Tiliacos


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