In vista del g8 un bilancio dei danni causati dal terremoto al patrimonio artistico

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Cattolico_Romano
00sabato 4 luglio 2009 06:47
In vista del g8 un bilancio dei danni causati dal terremoto al patrimonio artistico

Le ferite dell'Aquila


di Paolo Giovannelli

Prima le case, poi i beni culturali. O, almeno, l'impressione che si vuole dare è questa. Il governo italiano intende evitare ciò che accadde in Umbria, quando alla gente sembrò che la ricostruzione dei monumenti e delle chiese marciasse più spedita di quella delle abitazioni. Furono polemiche, anche marcate, rimbalzate sui media.

Il 16 maggio scorso, a Roma, gli abruzzesi hanno chiesto al governo italiano anche l'istituzione di un fondo specifico per ricostruire il loro immenso patrimonio edilizio dei beni culturali pubblici e privati. All'Aquila, tuttavia, il recupero dei beni culturali resta ancora sullo sfondo e il centro storico del capoluogo abruzzese è, di fatto, chiuso; anche se, a partire dal 21 giugno, dalle 11 alle 22, è aperto il corridoio che dalla villa comunale porta a piazza Duomo, protetto da impalcature e coperture in legno.



Fervono, nel frattempo, i preparativi per il g8 low cost, mentre la terra ha tremato ancora il 22 giugno  scorso:  ore 22.58, magnitudo 4,5 della scala Richter, epicentro a Pizzoli:  la scossa è stata avvertita distintamente anche a Roma.
Poi ancora lo sciame sismico, a martellare la psiche della popolazione e a scuotere ulteriormente gli edifici, in qualche caso fino a provocare nuovi crolli, di piccola e media entità.
Oggi far uscire le persone dalle tendopoli è la vera urgenza, come sostiene il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Una calda estate in tenda? Passi, ma l'autunno abruzzese proprio no. Le urgenze ci sono, anche per il recupero dei beni culturali.

Una su tutte:  mettere in sicurezza  dei  percorsi  che  permettano alle squadre di tecnici, esperti ed operai di attraversare il centro storico dell'Aquila e dunque di intervenire - senza rischiare inutilmente vite umane - sugli edifici e le chiese.
Troppi sono i muri dei palazzi a rischio di ribaltamento, così come alcune facciate delle chiese. Pochi, tuttora, i lavori di puntellamento dei muri, dei pavimenti, dei tetti, dei soffitti dei palazzi storici. Pertanto il rischio per chi deve valutare il danno al patrimonio culturale resta ancora elevato, così come per coloro che devono rimuovere le macerie.
E là dove i vicoli si stringono e gli edifici si fanno più alti, la difficoltà d'intervento e il pericolo aumentano. Nella cosiddetta zona rossa - in pratica tutto il centro storico dell'Aquila - dove si entra accompagnati solo dai vigili del fuoco (qui la distruzione è stata del 100 per cento, in periferia del 50) e dopo aver superato il cordone di sorveglianza che i militari hanno serrato tutt'intorno, occorre ripristinare i percorsi ortogonali per poter far intervenire le imprese della ricostruzione.

"In questo momento - afferma il vice commissario per il patrimonio culturale, Luciano Marchetti, insieme all'altro vice commissario Basti, nominato da Guido Bertolaso responsabile della messa in sicurezza degli edifici - siamo concentrati sulla necessità di mettere in sicurezza alcuni percorsi del centro storico, per riaprire un certo numero di strade per consentire ai cittadini di cominciare a riappropriarsi del centro storico, ovviamente nelle condizioni di massima sicurezza".
Quando pronuncia queste parole, Marchetti ha in mente un'esperienza ben precisa, ossia la pecora nera del pur buon lavoro di messa in sicurezza e ricostruzione svolto in Umbria:  Nocera Umbra, dove si blindò il centro storico negli anni, mentre gli abitanti iniziarono a ricostruirsi le case distrutte dal terremoto nella campagna circostante. Centro storico chiuso, uguale centro storico morto:  e quello di Nocera Umbra non è più tornato a vita nuova.

In Abruzzo sono circa 1.900 gli edifici di interesse storico-culturale. Circa 1.090 sono le chiese, circa 700 gli edifici privati. Dal 6 aprile a oggi, in Abruzzo, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Protezione civile, sono stati effettuati 1.163 sopralluoghi sui beni culturali. Dalle schede del danno elaborate dai gruppi di verificatori (15 sono le squadre autorizzate che si muovono nella zona rossa) sono risultati 279 gli edifici agibili, 26 gli edifici parzialmente agibili, 19 gli edifici inagibili per cause esterne.
Il dipartimento della Protezione civile ha chiarito che di queste verifiche, 721 hanno riguardato chiese, di cui 220 sono risultate agibili, 382 inagibili e 119 parzialmente agibili. Per quanto riguarda i palazzi sono state 397 le verifiche effettuate fino ad oggi, con questi esiti:  332 inagibili, 28 parzialmente agibili e 37 agibili.
Un lavoro, questo, che sarà concluso alla fine dell'estate:  a quel punto, il quadro dei danni al patrimonio culturale dovrebbe essere completo.

Per le altre tipologie di monumenti (torri, fontane, porte delle città) sono state 45 le verifiche effettuate:  22 le strutture agibili, 16 le inagibili e 7 parzialmente agibili. "Sulla base delle direttive del commissario straordinario Guido Bertolaso, il nostro programma - afferma il vice commissario per il patrimonio culturale, Luciano Marchetti - è quello di individuare tra le chiese parzialmente agibili quelle che si possono riaprire con interventi limitati, per fornire a ogni comunità un edificio di culto o di aggregazione, che rappresenterebbe un importante segnale di ripresa della vita sociale e cittadina".
Marchetti ne ha una particolarmente a cuore, quella di Collemaggio. Il motivo è semplice:  il 28-29 agosto sarà la festa della Perdonanza, molto sentita dagli abruzzesi. Visto che sarà impossibile riaprire la chiesa per quella data, Marchetti intende far varcare agli aquilani almeno la porta santa, per permettere ai fedeli di attraversarla e ottenere il perdono dei peccati; poi dovranno uscire da una porta laterale, ma il gesto sarebbe altamente simbolico e potrebbe restituire loro quel pizzico di fiducia in più.

"Fare la scheda del danno su una chiesa, magari isolata o quasi, è molto più facile che operare su un palazzo di un centro storico come quello dell'Aquila", spiega il vice commissario Marchetti. "Anche i tempi sono dilatati, nel caso di un palazzo. Indicativamente, posso affermare che per redigere una scheda di una chiesa occorre in media una mezza giornata, mentre per un palazzo anche tre giorni possono non bastare".



Nella scheda, i rilevatori devono comprendere il livello di danno dell'edificio esaminato, indicare le opere di valore e di pregio da far portare via immediatamente per sottrarle alle mire dei ladri e consentire la rimozione delle macerie. Gli edifici e le chiese del centro storico dell'Aquila sono stati letteralmente schiantati dal terremoto. Un disastro vero e proprio. Però spiegabile, almeno in parte. "Uno dei problemi - continua il vice commissario Marchetti - è che laddove, nel tempo, si è tentato di "far sposare" il cemento armato e la muratura più antica è accaduto il peggio". In altre parole, pietre e mattoni secolari "legati" col cemento o accostati a blocchi di cemento non hanno retto:  il sisma ha usato il pesante cemento armato contro la più leggera muratura, mandandola in mille pezzi e innescando la serie di crolli.
Un esempio è il Castello spagnolo, la cui parte settecentesca, omogenea per i materiali usati nella sua costruzione ha - tutto sommato - retto bene all'urto. Ma, tutto "il dopo" è venuto giù inesorabilmente. C'è poi la questione delle superfetazioni, ossia quelle costruzioni edilizie recenti o quasi che - dopo il terremoto - potrebbero non essere più ricostruite. "In tal senso, la ricostruzione sarebbe una buona opportunità per restituire all'Aquila un maggiore splendore, più veritiero sotto il profilo storico. Quello che ora occorre agli aquilani - ha continuato il vice commissario - è un urgente confronto culturale collettivo:  su quale città vorrebbero e su come ri-vivere, meglio che in passato, la sua bellezza storica, architettonica e artistica".

E adesso si attende il g8. Con ansia, visto che il Governo italiano ha annunciato che i Paesi stranieri partecipanti avrebbero adottato un monumento abruzzese, da scegliere in una lista di 45 indicata dal ministero dei Beni culturali.
All'Aquila sarebbe dunque la Francia ad adottare il restauro della chiesa del Suffragio, nota alla popolazione come la chiesa delle Anime Sante, letteralmente messa ko dal terremoto; l'Italia ha già pagato, con circa 250 mila euro, la sua messa in sicurezza.

Tuttavia su chi adotterà che cosa, ancora si inseguono delle voci e, soprattutto, non esistono atti formali. Sembra, così, che la Corea del Sud abbia manifestato il suo interesse per recuperare comunque un monumento e anche il Giappone e la Cina:  ma questi Paesi non hanno ancora indicato quale vorrebbero adottare. Si vocifera che la Spagna sia interessata a recuperare il Castello spagnolo e che l'Australia si sia proposta per la chiesa e l'oratorio di San Filippo.
In attesa di altri, la Regione Veneto si è impegnata per la messa in sicurezza della chiesa di San Marco, volontà testimoniata da una delibera da 200 mila euro. Ma la verità sulle adozioni dei monumenti uscirà fuori solo durante il g8, che si terrà a all'Aquila dall'8 al 10 luglio.


(©L'Osservatore Romano - 4 luglio 2009)
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:25.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com